IL FENOMENO DEGLI ORTI COLLETTIVI
L'ORTO COLLETTIVO DI GENOVA,
IL PIU' GRANDE D'EUROPA
L'orto collettivo più grande d'Europa è quello di Genova. Genova ospita l'orto urbano collettivo più grande d'Europa, un progetto che in pochissimo tempo ha fatto innamorare tutta la città. Merito del Comitato 4 valli che nel 2015 ha intrapreso questa iniziativa dopo aver ricevuto in concessione 7 ettari di terreno abbandonato nella zona tra Campi e Coronata, di proprietà del gruppo Lavazza, lasciato in comodato d'uso gratuito: un suolo scosceso, ricoperto da un bosco spontaneo nato da decenni di abbandono.
Questo ambiente collinare lasciato a se stesso da decenni è stato bonificato e restituito alla città e oggi più di 300 persone collaborano spalla a spalla per coltivare e realizzare i terrazzamenti nascosti tra la boscaglia.
Il Comitato 4 valli decise di recuperare l'ambiente che in passato Stendhal decantò per la produzione del vino Bianchetta, con un intervento di ingegneria naturalistica capace di limitare le frane e di rendere produttivo il terreno; il tutto all'insegna della solidarietà e dell'amore per la città e la natura.
Sin dall'inizio, i volontari che si sono dati da fare nell'impresa sono stati tantissimi, molto più di quanto ci si aspettasse. Sono state 300 le persone che si sono messe all'opera gratuitamente per realizzare quel che molti avevano solo sognato. Sotto la guida di Andrea Pescino, una vita da ingegnere alle spalle, i volontari hanno cominciato con l'abbattimento degli alberi pericolanti, preservando la legna per i lavori di terrazzamento, in modo da realizzare piani coltivabili a fasce da gestire comodamente in piedi. Non solo, grazie alle competenze di Andrea, è stato realizzato un sistema di canalizzazioni sull'esempio di quelle che furono le sistemazioni idriche dell'antica Mesopotamia. Vasche e corsi d'acqua che permettono di irrigare le zone coltivate, ma anche di trattenere e conservare l'acqua in eccesso per utilizzarla quando serve.
Il tutto su terrazzamenti creati utilizzando solamente il materiale vivo trovato nella boscaglia.
Lavorare tutti e lavorare meno, possibilmente a piedi nudi
Nell'orto collettivo , a differenza di moltissime altre esperienze di condivisione attiva, lo spazio è di chi lo coltiva e non è diviso in parcelle, bensì è condiviso in tutto e per tutto. E quando qualcuno non può portare avanti le proprie mansioni, c'è sempre qualcun'altro pronto a sostituirlo senza nemmeno che serva a domandare: l'orto nel bosco è di tutti e tutti se ne prendono cura, sempre con il sorriso sulle labbra.
E con tutti, intendiamo proprio con tutti, nessuno sta con le mani in mano: se l'essere umano coltiva gli ortaggi, le galline regalano quotidianamente le loro uova, protette dai gatti che controllano la zona 24 ore su 24, scongiurando la presenza di topi e contrastando i predatori che fiutano il pollame. La grande partecipazione e lo spirito che si è andato a formare attorno all'iniziativa sono il vero e proprio motore, valori che hanno permesso al gruppo di realizzare oltre all'orto anche un'aula all'aperto e un teatro in cui poter svolgere moltissime attività, rivolte a giovani e meno giovani.
Così, lungo le pendici collinari si possono vedere scolaresche impegnate a divertirsi "nel bosco a pè": un percorso nella vegetazione da compiere a piedi nudi lungo sentieri composti da frasche, fango o pigne; un'attività che permette di scoprire il contatto attivo con la natura.
Le iniziative rivolte alla città sono molte e hanno attirato moltissima gente, ma sono le numerose proposte di integrazione sociale che rendono ancor più speciale questo orto.
L'integrazione passa per un percorso di studi e un vitigno antico da recuperare
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