lunedì 31 agosto 2020

IL FENOMENO DEGLI ORTI COLLETTIVI: L'ORTO COLLETTIVO DI GENOVA, IL PIU' GRANDE D'EUROPA


 IL FENOMENO DEGLI ORTI COLLETTIVI



L'ORTO COLLETTIVO DI GENOVA,

IL PIU' GRANDE D'EUROPA


L'orto collettivo più grande d'Europa è quello di Genova. Genova ospita l'orto urbano collettivo più grande d'Europa, un progetto che in pochissimo tempo ha fatto innamorare tutta la città. Merito del Comitato 4 valli che nel 2015 ha intrapreso questa iniziativa dopo aver ricevuto in concessione 7 ettari di terreno abbandonato nella zona tra Campi e Coronata, di proprietà del gruppo Lavazza, lasciato in comodato d'uso gratuito: un suolo scosceso, ricoperto da un bosco spontaneo nato da decenni di abbandono.

Questo ambiente collinare lasciato a se stesso da decenni è stato bonificato e restituito alla città e oggi più di 300 persone collaborano spalla a spalla per coltivare e realizzare i terrazzamenti nascosti tra la boscaglia.

Il Comitato 4 valli decise di recuperare l'ambiente che in passato Stendhal decantò per la produzione del vino Bianchetta, con un intervento di ingegneria naturalistica capace di limitare le frane e di rendere produttivo il terreno; il tutto all'insegna della solidarietà e dell'amore per la città e la natura.



Sin dall'inizio, i volontari che si sono dati da fare nell'impresa sono stati tantissimi, molto più di quanto ci si aspettasse. Sono state 300 le persone che si sono messe all'opera gratuitamente per realizzare quel che molti avevano solo sognato. Sotto la guida di Andrea Pescino, una vita da ingegnere alle spalle, i volontari hanno cominciato con l'abbattimento degli alberi pericolanti, preservando la legna per i lavori di terrazzamento, in modo da realizzare piani coltivabili a fasce da gestire comodamente in piedi. Non solo, grazie alle competenze di Andrea, è stato realizzato un sistema di canalizzazioni sull'esempio di quelle che furono le sistemazioni idriche dell'antica Mesopotamia. Vasche e corsi d'acqua che permettono di irrigare le zone coltivate, ma anche di trattenere e conservare l'acqua in eccesso per utilizzarla quando serve.

Il tutto su terrazzamenti creati utilizzando solamente il materiale vivo trovato nella boscaglia.


Lavorare tutti e lavorare meno, possibilmente a piedi nudi



L'orto collettivo è uno spazio aperto a tutti, e proprio tutti possono portare a casa un cesto di verdura con qualche ora di lavoro a settimana, perché "qui la terra è di chi la lavora", proprio come suggeriva una vecchia canzone.

Nell'orto collettivo , a differenza di moltissime altre esperienze di condivisione attiva, lo spazio è di chi lo coltiva e non è diviso in parcelle, bensì è condiviso in tutto e per tutto. E quando qualcuno non può portare avanti le proprie mansioni, c'è sempre qualcun'altro pronto a sostituirlo senza nemmeno che serva a domandare: l'orto nel bosco è di tutti e tutti se ne prendono cura, sempre con il sorriso sulle labbra.

E con tutti, intendiamo proprio con tutti, nessuno sta con le mani in mano: se l'essere umano coltiva gli ortaggi, le galline regalano quotidianamente le loro uova, protette dai gatti che controllano la zona 24 ore su 24, scongiurando la presenza di topi e contrastando i predatori che fiutano il pollame. La grande partecipazione e lo spirito che si è andato a formare attorno all'iniziativa sono il vero e proprio motore, valori che hanno permesso al gruppo di realizzare oltre all'orto anche un'aula all'aperto e un teatro in cui poter svolgere moltissime attività, rivolte a giovani e meno giovani.

Così, lungo le pendici collinari si possono vedere scolaresche impegnate a divertirsi "nel bosco a pè": un percorso nella vegetazione da compiere a piedi nudi lungo sentieri composti da frasche, fango o pigne; un'attività che permette di scoprire il contatto attivo con la natura.

Le iniziative rivolte alla città sono molte e hanno attirato moltissima gente, ma sono le numerose proposte di integrazione sociale che rendono ancor più speciale questo orto.


L'integrazione passa per un percorso di studi e un vitigno antico da recuperare



Le attività verdi nel bosco tra Coronata e Campi sono d'esempio e a breve si pensa che possano essere replicate in altre zone marginali della città, sempre e solo grazie a volontari, meglio se bisognosi.
Ed è proprio in questo contesto che l'Orto collettivo di Genova ha svolto un'azione a dir poco importante: le attività pratiche vengono affidate a chi ha più bisogno, coloro che solitamente vengono iscritti nelle "classi deboli" della società.

Uno degli obiettivi dell'Orto collettivo è proprio essere solidali e aiutare il prossimo e, in un periodo storico come questo, in cui accoglienza e immigrazione sembrano correre su binari diversi, le attività di inclusione attiva messe in atto da questo gruppo sembrano proprio andare controcorrente. 

Come è accaduto agli orti didattici di comunità di Castelnuovo Bocca d'Adda, anche qui a Genova gli immigrati hanno la possibilità di mettersi in gioco in prima persona con lavori pratici, nozioni e competenze che acquisiscono e utilizzano per sé e per gli altri, portando avanti per primi lo spirito che caratterizza l'iniziativa.
Nei mesi scorsi molti di loro hanno conseguito il diploma di "costruttori di paesaggio", proprio grazie alle ore passate a lavorare a contatto con la terra.
Questo è il vero significato di integrazione ed è un piacere sapere che i ragazzi sono impegnati a vangare e zappare anche fuori dai confini del bosco-orto: chi ha un terreno ma non riesce più a seguirlo, può adottare un contadino a domicilio, pronto a coltivare le verdure in cambio di un'offerta. Ed è così che i ragazzi provenienti dalle zone difficili del mondo riescono a conquistarsi la fiducia e l'affetto dei Genovesi, si integrano nel tessuto sociale del quartiere e possono dimostrare a tutti quanto siano un valore aggiunto per la società.

E c'è una soluzione anche per i più pigri, chi non può proprio dare una mano, può sovvenzionare le attività dell'Orto collettivo di Genova e ricevere ogni settimana una cesta di verdura di stagione e delle uova a chilometro zero.

A proposito delle tecniche di coltivazione, gli ortaggi coltivati qui non sono biologici, ma naturali. Ciò significa che, a differenza della coltura bio, in questo orto le piante non vengono mai e poi mai a contatto con agenti chimici: in ambiente spontaneo le piante, verdure comprese, riescono a trovare un equilibrio tra loro e crescono sane e produttive senza alcuno sforzo, o quasi, del coltivatore.

Cos'altro? Sì, negli ultimi tempi si sono proposti di riportare alla luce un antico vitigno, il Bianchetto Genovese. Hanno cominciato seguendo 500 piante e sono pronti a produrre la Bianchetta, un vino rinomato che a Ponenteha acquisito la certificazione DOP con il nome di "Val Polcevera".

Qui a Genova le idee non mancano mai e le iniziative si susseguono una dietro l'altra a ritmo vertiginoso. Non possiamo allora che invitarvi all'orto. Andrea e Valentina, la presidentessa dell'associazione saranno felicissimi di accogliervi e di accompagnavi tra alneri, ortaggi e sorrisi amici.



Foto: Orto Collettivo di Genova



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