mercoledì 27 novembre 2019

LE CATENE DELLA SCHIAVITU' - Giancarlo Rosati


LE CATENE DELLA SCHIAVITÙ


di Giancarlo Rosati

La grande malattia dell'uomo è la schiavitù. Siamo schiavi del cibo, del sesso, del denaro, del successo e quindi schiavi politici e sociali. Chi è schiavo cerca un padrone e quel padrone non può essere che un tiranno il quale ti dà qualcosa in cambio della libertà di pensare e soprattutto di essere in maniera del tutto limitata. I padroni uccidono la libertà, il pensiero, lo spirito. Accendono e spengono la luce quando vogliono e noi siamo costretti a sottostare ai loro voli mentali. Il padrone interiore più prepotente e sottile è il desiderio; quello esterno, grossolano e concreto, è colui che pretende di conoscere una verità senza peraltro possederla e cerca di imporla con il terrorismo.
[...] 
Se nella ricerca del proprio Sé interiore dobbiamo cercare di eliminare il padrone più crudele che alberga dentro di noi e che ci allontana dalla ricerca di Dio, non possiamo nemmeno pensare di avere padroni esterni o istruttori, a meno che essi non dimostrino di avere trasceso le leggi e le conoscenze che fanno parte di una cultura comune. Questi maestri illuminati sono così rari che compaiono soltanto di epoca in epoca. Non ci lasciano mai soli, questo è vero, ma difficilmente in un'epoca discende più di un maestro alla volta, eccezione fatta per le gravi crisi dell'umanità. Non possiamo pertanto affidare la nostra vita e la nostra eternità ad un sacerdote, chiunque esso sia. Il sacerdote potrà soltanto compiere per noi dei rituali destinati a purificare gli strumenti della vita fino a quando noi stessi continueremo a credere nei rituali. Il sacerdote non potrà mai essere l'intermediario tra noi e Dio. Anch'egli più di chiunque altro è vittima della chiesa e del mondo. Dio è dentro di noi, attorno a noi, in ogni cosa che ci circonda. Non abbiamo bisogno di un operatore esterno per scavare dentro al nostro stesso Io profondo. Dobbiamo soltanto imparare a volgere lo sguardo in una direzione piuttosto che nell'altra. Ogni uomo è sacerdote di se stesso. Il sacerdote potrà avere un compito storico, quello di provvedere a custodire alcuni grandi insegnamenti, ma il suo compito termina qui. La nostra eternità dipende esclusivamente da noi stessi. Nessun essere umano ha la capacità o l'autorità di interferire nella nostra ricerca spirituale o nella conquista di questa nostra eternità. Nessuno, all'infuori del grande illuminato che ha trasceso la dimensione materiale, ha il magistero di consigliare o di guidare.
Se non abbiamo bisogno di sacerdoti è perfettamente inutile la sopravvivenza di una qualsiasi chiesa. La chiesa è un'istituzione destinata a sfornare sacerdoti. Quando scopriamo che ogni uomo è sacerdote a se stesso, scopriamo anche l'inutilità dell'istituzione. Se così non fosse passeremmo tutte le nostre esistenze portando ai piedi le catene della schiavitù. Oggi saremo schiavi politici, domani schiavi sociali, dopodomani schiavi di una religione. Le catene, qualunque sia la loro marca, restano sempre, solo e soltanto, delle catene. 
L'uomo ha sempre demandato le proprie responsabilità agli altri. Ha persino incaricato alcuni individui di prenotargli un posto nell'aldilà, di arare il proprio terreno, di seminare il proprio grano, di irrigare, raccogliere e macinare. La pigrizia e l'ignoranza hanno condotto l'intera umanità nella profonda crisi in cui si trova. E' giunto il momento di alzarsi in piedi e gridare ai quattro venti l'autorità che ciascuno di noi possiede nel cercare la verità, nel valutare con più responsabilità le cose e gli eventi del mondo. Non abbiamo più bisogno di intermediari. Oggi abbiamo capito finalmente come funziona il meccanismo che conduce a Dio.
Nessuno sarà più la causa del nostro futuro all'infuori di noi stessi. Nessuno potrà più causare disastri morali, sociali ed ecologici operando nel nome di questo o quel gruppo. Oggi l'uomo si alza in piedi e si dichiara responsabile del proprio destino. Ciascuno di noi è responsabile fino in fondo del proprio successo o del proprio fallimento.,
Le campane sono state slegate e suonano a stormo per adunare gli uomini di buona volontà. Non ci resta che alzarci in piedi, raggiungere la piazza della vita e combattere per la nostra stessa liberazione. Ora siamo pronti e decisi ad afferrare la zappa e ad aprire la terra dei nostri campi per seminare ciò che sarà effettivamente utile alla nostra vita e alla nostra missione di uomini.
Le religioni hanno mancato all'appuntamento che ci avevano dato duemila anni fa. Esse non rispondono più alla ricerca dell'amore e alla donazione dell'amore. Il corpo fisico come strumento di ricerca della verità è stato così denigrato che qualcuno, nel tentativo di arrivare più in fretta alla verità, si è autoflagellato demolendo così l'unico veicolo che gli consentiva di attraversare il mare dell'incertezza e dell'illusione. L'attuale generazione è la prima che, nel corso della storia dell'umanità, ha la certezza di mangiare anche domani, ma è anche la prima che ha assistito al fallimento di tutti i sistemi politici, filosofici e religiosi. Il passato pertanto viene rifiutato in quanto il grande comandamento di tutti i maestri di verità, "ama il tuo prossimo come te stesso", è universalmente fallito.
[...]
Il tempo che l'uomo e Dio hanno concesso alle istituzioni è scaduto. I mandati sono scaduti. Il fallimento storico di tutti i sistemi sono una realtà ineffabile e incontrovertibile. Oggi ogni uomo intende diventare sacerdote del tempio che si porta nel cuore. L'uomo è stanco di essere considerato un peccatore fin dalla sua nascita, di portarsi dietro delle colpe inesistenti, di essere sempre valutato, innanzitutto, come un miserabile che cerca di liberarsi dal peccato, che deve espiare delle colpe; e stanco di pensare che tutto ciò che lo circonda è contaminato e contaminante. Chi è responsabile di questa situazione, chi è responsabile della nevrosi universale che colpisce tutti gli uomini? In definitiva che cos'è il peccato?
Il peccato è tutto ciò che impedisce di giungere alla liberazione, quindi tutto ciò che genera karma. Dice Sai Baba: "Antipatie e simpatie sono ostacoli alla realizzazione di Dio che è Sat Chit Ananda, cioè 'Essenza, Coscienza e Beatitudine' ". Non è detto, quindi, che ciò che noi consideriamo buono sia in realtà produttivo. Anche le simpatie generano karma. Tutto ciò che è attaccamento genera karma. Il karma non è altro che il bagaglio che ci portiamo sulle spalle e che rallenta notevolmente la nostra marcia verso casa. Più pesante è il bagaglio e meno strada faremo. Pertanto, il peccato o il male è tutto ciò che rallenta questa marcia o il raggiungimento della consapevolezza del Sé interiore.
Noi occidentali siamo abituati a ritenere che il peccato si annidi soltanto in alcune pratiche e che esso verrà punito dal Padreterno. Sostenere che il peccato è un'azione che verrà punita direttamente da Dio, significa non avere capito nulla della vita, di Dio e del nostro destino. Il karma ci tiene legati alla ruota delle rinascite, ci impedisce di avvicinarci al giardino della nostra casa paterna. Quindi tutto ciò che genera karma è male. Il Male deve essere visto soltano sotto questo profilo. Non esiste altro male sul pianeta. Noi abbiamo identificato il peccato nel male che possiamo fare al nostro prossimo o nell'offesa diretta fatta a Dio venendo meno alle sue disposizioni.

Il peccato è ciò che rallenta la realizzazione del Sé.





Giancarlo Rosati, Sai Baba. Il Cristo è tornato, edizioni Rosati, Parma, 1991, pp. 288-269.


















SARDINE...? "NO, GRAZIE!"


SARDINE...?


"NO GRAZIE!"


Il leader delle sardine
si chiama Mattia Sartori,
ha trent'anni ed è uno 
dei sette ricercatori del RIE.
che si occupa di comunicazione sociale.

Il RIE è una società privata
di consulenza, fondata da
Romano Prodi e
Alberto Clo'.

Alberto Clo' - oltre ad essere 
il padrone di casa della famosa 
e mai chiarita "seduta spiritica"
nella quale fu rivelato a Prodi
l'indirizzo della prigione di Aldo Moro -
è tutt'oggi membro del CdA della GeDi,
cioè della società di
De Benedetti e degli Agnelli
che edita quei capolavori 
di informazione eterodiretta 
chiamati Espresso, Stampa,
Secolo XIX, ecc. 

Contenti?



[Maurizio Attilio Ricci]



martedì 26 novembre 2019

EZLN E NO GLOBAL CHE FINE HANNO FATTO? HASTA SIEMPRE SUBCOMANDANTE MARCOS!


EZLN E NO GLOBAL
CHE FINE HANNO FATTO?


HASTA SIEMPRE, 
SUBCOMANDANTE MARCOS!

Dinaweh Kate Charlotte 


Alla fine degli anni Novanta nasceva il Movimento "No global", ponendosi in contrapposizione al neo-liberismo rampante che organizzava in quegli anni la globalizzazione dell'economia con gli accordi sul commercio, sanciti in organismi internazionali come il WTO, nei forum politici dei G8 e in istituzioni internazionali come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale
Il movimento, coniando lo slogan "Un altro mondo è possibile", si riuniva ogni anno a Porto Alegre a partire dal gennaio 2001 per il Forum Sociale Mondiale in contrapposizione al Forum economico mondiale di Davos, organizzando 'contro-forum' ogniqualvolta erano previsti dei vertici internazionali.
In seguito all'attentato delle Torri Gemelle a New York e alla guerra voluta da Georges Bush in Iraq e Afghanistan, il movimento confluiva in un più vasto movimento pacifista mondiale. Anche in Italia metteva radici, soprattutto a partire dal Genoa Social Forum del 2001, che si tenne proprio a Genova in occasione del fatidico G8. Sappiamo che cosa successe a Genova# e di come rimasero impuniti i colpevoli tra le forze dell'ordine che avevano dato luogo ai massacri tra i pacifici manifestanti, mentre veniva lasciata mano libera ai loro infiltrati nei Black-bloc, con la complice omertà dell'allora vice-presidente del Consiglio Gianfranco Fini,  presente personalmente nella Questura della città!

Poi ci fu il Forum sociale europeo del 2002 a Firenze, che vide coinvolti migliaia e migliaia (stima degli organizzatori 1 milione circa) di giovani e meno giovani durante tre giorni intensissimi di workshop, seminari, conferenze, oltre ad una imponente manifestazione per le vie della città medicea, titolata dai giornali come "Florence Capital of Europe"...


Come non ricordare infine, la giornata di mobilitazione mondiale contro la guerra il 15 febbraio 2003 a Roma per la pace in Iraq, che coinvolse 52 Paesi in una manifestazione simultanea con la partecipazione di centinaia di città del mondo alla quale si unirono tutti i movimenti pacifisti; la manifestazione di Roma fu trasmessa in streaming da tvglobal.org, con 8 ore di trasmissione satellitare; i manifestanti pacifisti italiani ebbero l'onore di ricevere una lettera di condivisione e sostegno dedicata loro dal subcomandante Marcos.
In tutte e due le manifestazioni oceaniche di Firenze e Roma non si verificò alcun incidente, nonostante le previsioni catastrofiche dei soliti detrattori. Furono manifestazioni gioiose, pacifiche, ove le popolazioni residenti accolsero con partecipazione emotiva e condivisione di intenti i numerosi, pacifici e un po' ingombranti invasori! 


Da allora, che fine ha fatto quel movimento? Che fine ha fatto l'unico vero movimento antagonista al sistema neo-liberista che si ricordi a memoria d'uomo, dopo i giorni sanguinosi di Genova? Forse che le violenze della polizia avessero raggiunto lo scopo di fungere da monito e da deterrente, tanto da scoraggiare nell'immediato futuro ogni possibile e ulteriore tentativo di ribellione al sistema? Sembrerebbe di no, vista la partecipazione oceanica del movimento a Firenze e poi a Roma, documentata anche dalle immagini qui sopra.
Eppure, ad un certo punto sembra essere tutto svanito nel nulla...
Che ne è stato dunque di quel movimento che a ragione potremmo considerare l'ultimo argine democratico e di popolo che seppe dire con fermezza di NO al globalismo e al neo-liberismo rampante di quegli anni? 

In maniera del tutto speculare potremo chiederci che fine abbia fatto il subcomandante Marcos e il movimento di liberazione zapatista che dal 1994 cercò di dar voce alle popolazioni indigene del Chiapas, le più povere e bistrattate dal governo messicano...
I due movimenti, quello zapatista e quello dei No Global, si intersecarono tra loro e si riconobbero come complementari nella lotta al neo-liberismo che in modi similari e in luoghi diversi del pianeta, mostrava già allora di portare avanti la sua politica economica globalista di rapina e di sradicamento delle tradizioni e delle identità locali dei popoli.



Se proprio ci deve venire nostalgia per le manifestazioni oceaniche di protesta e soprattutto di proposta per ridisegnare il mondo, allora possiamo riferirci a quelle di quegli anni, le ultime che abbiano avuto un significato e un senso politico autentico; un movimento mondiale di persone che nel nome della solidarietà tra i popoli e del primato dell'uomo sulla finanza e l'economia di rapina, riusciva nei suoi variopinti colori e nelle differenze multiculturali di cui si componeva ad essere anelito di speranza e di pace, esempio di una convivenza diversa e pacifica, nel nome della giustizia, della libertà e della bio-diversità! 
Altro peso specifico, altri autentici valori, anche perseguiti con la difesa armata, se necessario, come in Chiapas... 
...Non erano certo i tempi dell'ecologismo turbo-capitalista degli ultimi saldi di stagione, pilotato  dalle multinazionali e dai loro interessi miliardari "green-color", massmediaticamente veicolati attraverso l'ignara e innocente ragazzina svedese, debitamente manipolata e introdotta sulla scena dagli squali della finanza internazionale... 
Altro che sardine!

Ho detto e ribadito più volte negli ultimi post di quanto inutile appaia oggi a mio giudizio, ogni tentativo di dar vita a un partito o ad un movimento politico che non parta dall'impegno di ciascuno a cambiare il proprio modello di vita, che non obblighi ciascuno di noi a fare il primo passo, che non ci determini a compiere delle scelte personali in direzione 'ostinata e contraria' ai dettami di un consumismo divoratore di risorse e foriero di dipendenze (materiali e psichiche) e, soprattutto, che non esplichi se stesso se non come l'ultima conseguenza di un differente modo di pensare e di progettare il mondo. Siamo certi che molti di quelli che parteciparono al movimento no Global degli anni Novanta abbiano successivamente intrapreso nelle loro esperienze di vita un autentico cambiamento di rotta e, seppur non appaiano, in quanto minoranza silenziosa, siano tutti coloro (e sono tanti) che stanno costruendo il nuovo, che stanno facendo la differenza tra un prima e un dopo! Di alcuni di loro dalle pagine di questo blog vi abbiamo anche parlato, ve li abbiamo fatti conoscere attraverso le video interviste di Daniel Tarozzi, nelle rubriche di "L'Italia che cambia", spesso riportate da youtube sul blog.

E' in questa direzione che vogliamo continuare a spronarvi ed è nelle parole del subcomandante Marcos riportate qui sotto che ancora riconosciamo i nostri passi. Vogliamo intessere una rete fatta da Pacifici Ribelli che possa innalzare ponti, non muri, che possa continuare a leggere la diversità come un valore imprescindibile, che possa rispondere ad ogni attacco contro l'uomo non con la contrapposizione violenta, ma attuando una consapevole Resilienza; vogliamo "essere con" e non "essere contro".
Forse proprio questo ci ha insegnato il Movimento! Oggi più di ieri è tempo di attuazione di tutte le visionarie creazioni di noi ventenni, trentenni o quarantenni di allora; oggi è tempo di compiere passi concreti e silenziosi, pacifici e determinati, reali seppur invisibili, perché non sotto i riflettori delle televisioni.
Vi lascio ad una delle tante toccanti comunicazioni in forma di lettera del subcomandante Marcos, immaginando che anche lui oggi si trovi in qualche zona sperduta del pianeta ad operare pacificamente e silenziosamente nella stessa direzione, ostinata e contraria.

Messico, 1994
 Benvenuti nella realtà zapatista. Benvenuti in questo territorio in lotta per l'umanità. Benvenuti nel territorio in rivolta contro il neoliberismo. Quando iniziammo a vagheggiare il sogno che si realizza oggi a La Realidad, pensavamo che sarebbe fallito. Ritenevamo di poter riunire qui qualche decina di attivisti provenienti da un numero ristretto di Paesi. Ci siamo sbagliati [...]. Non qualche decina, ma migliaia di persone sono venute dai cinque continenti e si incontrano nella realtà di questo fine millennio. Le parole scaturite da queste montagne zapatiste hanno raggiunto le orecchie di chi ha saputo ascoltarle, farle proprie e rilanciarle rinnovate, così che possano circolare nel mondo.
[...] In breve tempo, tutte le folle del pianeta hanno cominciato a impegnarsi per portare il sogno a La Realidad. Chi sono costoro che osano far incontrare i loro sogni con quelli di tutto il resto del mondo? Che cosa sta succedendo sulle alture del Messico sud-orientale, che riecheggia e si riflette nelle strade europee, nei sobborghi asiatici, nelle campagne americane, nei distretti africani e nelle abitazioni dell'Oceania? Che cosa sta accadendo alle popolazioni dei cinque continenti, abituate a incontrarsi soltanto per competere o combattere?
[...] Noi dichiariamo di costruire una rete collettiva..., una rete intercontinentale di resistenza contro il neoliberismo, una rete intercontinentale di resistenza per l'umanità. Consapevole delle differenze e delle somiglianze, questa rete di resistenza intercontinentale cercherà di connettersi ad altre resistenze diffuse nel mondo. La rete non è una struttura organizzata: non ha un capo, né un decisore, non ha gerarchie, né comandi centrali. Tutti noi che resistiamo siamo la rete. 
Subcomandante insurgente Marcos, portavoce degli Zapatisti.








martedì 12 novembre 2019

DALLE PAROLE AI FATTI


DALLE PAROLE...AI FATTI 


Dinaweh

Cari amici del blog, 

un invito a tutti voi nel sostenere un progetto degno di nota e meritorio di tutta la nostra solidarietà! Riceviamo da una nostra compagna di corso in permacultura l'invito all'acquisto di olio extravergine di oliva prodotto da una cooperativa agricola sociale calabrese, la "Cooperativa Nelson Mandela". La possibilità è quella di acquistare olio biologico certificato, oltre agli agrumi, che non possono mancare in questa ricca terra d'Italia! Ognuno di voi può acquistare il quantitativo che ritiene più consono al proprio consumo personale o familiare, senza dimenticare che oltre i 150€ di spesa non saranno addebitati i costi di spedizione. La cooperativa Nelson Mandela, presente sul territorio dal 2017, vuole essere una risposta concreta al problema della disoccupazione giovanile, un punto di accoglienza e di lavoro per migranti e infine è anche una splendida location per un turismo responsabile, con la gestione di "Villa Santa Maria" (www.villasantamariagioiosa.it), una villa settecentesca sapientemente restaurata, una splendida piscina e i residence in un altrettanto splendido parco verde in prossimità dell'antico borgo di Gioiosa Ionica. 
I prodotti della terra, tutti esclusivamente biologici e certificati sono l'olio e gli agrumi: arance, mandarini, limoni, pompelmi e bergamotti.
Ecco qui di seguito la loro stessa presentazione, oltre ad una video-intervista da youtube per "Italia che cambia":

Buongiorno,
siamo la Cooperativa sociale "Nelson Mandela" e vi scriviamo da Gioiosa Ionica (RC), a pochi chilometri da Riace. Ci occupiamo di agricoltura  biologica e di turismo sostenibile nel territorio della Locride, favorendo l'inserimento lavorativo di persone in condizione di svantaggio sociale: giovani (e meno giovani) disoccupati del territorio, migranti provenienti da situazioni di grave sfruttamento lavorativo e persone in uscita da percorsi penali.
Produciamo in modo biologico, olio d'oliva ad alte proprietà organolettiche ed agrumi nel rispetto della terra, dei diritti dei lavoratori e della salute di chi li consumerà.
I nostri prodotti possono essere spediti in tutta Italia ed Europa. Per il catalogo dei prodotti e il listino prezzi vi invitiamo a scrivere alla nostra mail: coopnelsonmandela@tim.it.
Cooperativa "Nelson Mandela", via Abruzzo, 34 - CAP 89042 Gioiosa Ionica (RC) - cell. 338-1826920 - P.IVA 02978000806


Crediamo fermamente che il cambiamento di passo della società civile abbia inizio con azioni concrete e un cambio sostanziale delle nostre perniciose abitudini di vita.
Ognuno come una goccia del mare può fare la differenza, diventare uno tsunami di amore e di cambiamento vero, al di là di qualsiasi proclama programmatico, al di fuori di manifestazioni di protesta che altro non fanno se non rafforzare il lato oscuro della Forza, dandogli potere e giustificazione per giri di vite ancora più pressanti sulla popolazione inerte e imbelle, con la restrizione degli spazi di azione e la repressione autoritaria dei promotori disobbedienti. Con ciò non vogliamo dire che si debba "fare di ogni erba un fascio" e per questo rimaniamo aperti ad ogni iniziativa propositiva volta a far crescere la consapevolezza e la responsabilità in ogni fratello o sorella, compagno o compagna che possiamo incontrare nel percorso della nostra esistenza anche con azioni collettive, ma rimaniamo fermi nel ribadire l'importanza delle azioni, a cominciare dalle piccole alle grandi scelte quotidiane, promuovendo stili di vita consoni al rispetto del pianeta: i luoghi dell'abitare, i luoghi dello spendere (dal cibo al vestiario, al turismo, ai mezzi di locomozione, alla salvaguardia della salute e alle opere di volontariato critico e responsabile), i luoghi del risparmio e del finanziamento (banca popolare etica), con il sostegno di progetti etici e solidali.
Personalmente ci stiamo muovendo in questa direzione, anche grazie all'approfondimento quotidiano dei valori promossi da una visione di 'cultura permanente', che abbiamo avuto modo di sperimentare quest'estate durante il PDC (Permaculture Designer Course) dell'Accademia Italiana di Permacultura presso Tertulia Farm. Tale visione infatti prende lo spunto dalla lettura e dall'osservazione della natura, promuovendo azioni responsabili e di minor impatto possibile dell'uomo in relazione all'ecosistema su ogni essere vivente abitante sul pianeta.  

Fate quindi il vostro ordine, se lo ritenete opportuno per voi, considerando di dare una spinta di amore e un'iniezione di coraggio che va in direzione della corresponsabilità e del reciproco aiuto a persone che realmente stanno impegnando tutte le loro forze per tramutare la cultura del sospetto, il perbenismo mafioso, la collusione politica con la criminalità organizzata, in solidarietà con i più deboli, nel rispetto per la terra in amore per le proprie radici.
Un abbraccio a tutti.



sabato 9 novembre 2019

DER BERLINER MAUER - TESTIMONIANZA DI UNA SCONFITTA


DER BERLINER MAUER





TESTIMONIANZA DI UNA SCONFITTA

Dinaweh


Il racconto di un testimone oculare quello di Giulietto Chiesa, che visse gli anni della guerra fredda sia nell'impegno politico, come iscritto al partito comunista italiano, sia dal punto di vista professionale, come giornalista inviato a Mosca per il quotidiano "La Stampa" di Torino. 
Con il suo ultimo libro Giulietto ci racconta il passato tenendo ben fermi gli occhi nel presente, per stimolare il lettore ad essere in grado di leggere quel passato e il presente non con gli occhi dei vincitori, ma con quelli consapevoli e attenti di chi sa usare discernimento, a prescindere dal pensiero unico dominante. Saper leggere correttamente gli avvenimenti che interessarono la Germania dopo la sconfitta della guerra, l'ineluttabile e conseguente costruzione del muro di Berlino, la cortina di ferro che divise l'Europa..., fino ad arrivare a quel 9 novembre 1989, quando il presidente Gorbaciov ordinò lo smantellamento del muro, ci spinge a considerazioni e valutazioni diverse rispetto a quelle trascritte sui libri di storia; prima tra tutte, il vero motivo per cui si arrivò alla costruzione di quel muro, volutamente omesso dallo storty-telling occidentale delle potenze vincitrici. 
La presentazione di Giulietto Chiesa ci porta infine ad una seria analisi della politica internazionale di oggi, comprensibile soltanto alla luce di quei fatti, come logica conseguenza di quello stesso passato. Un elemento nuovo però sembra affacciarsi in questo scorcio di terzo millennio: l'Occidente non è più graniticamente unito contro un nemico comune, come all'epoca del muro di Berlino. 
Interpretazioni e visioni del mondo contrapposte e in conflitto tra loro emergono dalle pieghe della politica interna americana ed europea, lasciando trapelare, nonostante il mainstream ufficiale non ce ne voglia dare alcun segnale, uno strappo profondo non solo all'interno degli Stati Uniti, scissi e sconvolti da due visioni incompatibili fra loro (trumpiani e deep-state), ma anche da una presa di distanza dell'Europa loro storica alleata, che si avvia verso l'autonomia dal dollaro americano, con alleanze economiche e strategiche fino a qualche tempo fa impensabili, per esempio con la Cina e l'Oriente (la via Aquisgraniana, già citata e ricordata in altro post dall'amico Simone Lombardini).
Insomma, la caduta del muro di Berlino di cui oggi ricorre il trentennale, sembra aver presagito non solo al crollo dell'Unione Sovietica e del blocco dei Paesi dell'Est, ma - a più lunga scadenza - sembra anche aver segnato l'inizio di un declino lento e inesorabile per il capitalismo americano-occidentale. 
Buon ascolto e buona visione.

Dinaweh         





    


SAMSARA


S A M S A R A


La guaina della beatitudine è l'anticamera del Brahman.
Chi ha raggiunto questo livello  gode di una beatitudine eterna, 
ma non sarà un vero realizzato.
Non rinascerà più in quanto avrà trasceso l'ultimo corpo ancora condizionante 
(il corpo causale),
ma non avrà ancora preso coscienza del Sé interiore.

(leggi e ascolta)



In altre parole, non essendosi fuso con il Sé universale,
non potrà essere consapevole della propria divinità
e non potrà considerarsi Dio e agire come Dio.

Gautama il Buddha aveva raggiunto questa spiaggia,
ma aveva realizzato il Sé?
A differenza dei mistici musulmani o indù che,
una volta realizzato il Sé, dichiarano di essere Dio
onnipotente e lo dimostrano attraverso 
la loro conoscenza del tutto,
il Buddha si è forse fermato sulla spiaggia.
Ancora un passo e avrebbe potuto confondersi con l'Oceano
e diventare Dio,
ma la Beatitudine sperimentata su quella spiaggia aveva frenato la sua ricerca.

《Questo corpo fatto di beatitudine》
dice Samkara
《non può essere il supremo Atma
perché è un semplice rivestimento,
perché è una modificazione della sostanza,
perché è l'effetto di azioni meritorie,
perché è inserito nelle altre guaine-corpo
che sono anch'esse modificazioni.
Tuttavia, una volta soggiogato l'Io empirico,
esso può ancora riapparire anche per un istante
alla tua mente, procurando centinaia di calamità,
pari alle nuvole minacciose che si agitano 
nella stagione delle piogge》.

La grande illusione è costituita dalle guaine (fisico, astrale, mentale e causale). 
Finché non vengono trascesi questi quattro livelli coscienziali, la rinascita è inevitabile.
Quando le guaine sono state sgretolate 
resta il Testimone Assoluto (Sé o Anima)
che ci ha seguito in silenzio per milioni di anni
pronto ad illuminarci o a prenderci in braccio
quando i nostri piedi sono piagati.
Egli è il fazzoletto per le nostre lacrime,
la scarpa per i nostri piedi,
il balsamo per le nostre piaghe,
la fiaccola nella nostra oscurità.
Attende pazientemente che lo riconosciamo
e nel momento in cui lo faremo
il suo abbraccio sarà tenero e confortante.

Nel Sé interiore è racchiuso il nostro passato 
e il nostro futuro.
Tutto è scolpito in questa particella energetica primordiale.
Realizzare il Sé significa conoscere la nostra origine
e il nostro destino,
sia all'interno del mondo illusorio della vita,
sia in quello immutabile dell'eternità.
L'universo è l'espressione esterna e visibile di Dio,
mentre il reale è l'intima invisibile realtà del Sé.
Se la realtà interiore è Dio,
il mondo fenomenico non è altro che una sua irradiazione, come la pala di un ventilatore che, girando,
fa pensare all'osservatore che si tratti di una ruota.
Quando la rotazione termina ci si rende conto
che quella ruota non è altro che una semplice pala.
Quando spegneremo la mente ci renderemo conto 
che la realtà non è tutto questo fantasmagorico mondo materiale, ma una semplicissima particella energetica 
che tutto può e tutto sa. 
Nel momento in cui la particella si riveste di fenomeni
compare di nuovo il mondo illusorio
che tutti conosciamo. 
Per scoprire la realtà vera dobbiamo soltanto
fermare la rotazione.

Quando potremo raggiungere la liberazione?

Nel vangelo di Matteo 
leggiamo la parabola dei vignaioli.

Un padrone uscì di casa per assoldare manodopera.
Incontrò degli operai e li invitò a lavorare nella sua vigna
pattuendo con loro la paga di un soldo
per l'intera giornata di lavoro.
Uscì ancora in ore diverse e incontrando altri operai liberi
li invitò a lavorare. Così fece nel pomeriggio.
Alla fine della giornata fece chiamare gli ultimi arrivati
che avevano lavorato soltanto un'ora e diede loro un soldo.
Questi si lamentarono:
《Tu hai dato un soldo a coloro che sono arrivati per ultimi
e a noi che abbiamo lavorato un intero giorno
dai la stessa paga? Questo non è giusto!》.
Il padrone della vigna, senza scomporsi,
fece notare che lui aveva l'autorità di dare agli altri
quello che voleva, dal momento che non era venuto meno
alla paga pattuita con i primi lavoratori.

Questa è l'interpretazione che si può dare
dopo aver compreso che cos'è il Sé interiore. 
Chiunque ha diritto alla realizzazione del Sé.
Chi arriva per primo o per ultimo 
mantiene questo stesso diritto.
Non importa che abbia lavorato per mille anni
o per due soli giorni. 
Lo stato di consapevolezza può giungere in qualsiasi momento 
indipendentemente dall'ora
e dal momento in cui il devoto si è immerso
nella ricerca di Dio. 
Il premio è sempre lo stesso e questo premio
per il lavoro svolto è la realizzazione del Sé interiore.

Una storia orientale è ancora più chiarificatrice.

Dio passeggiava per la foresta quando incontrò un santone
che viveva tutto il giorno immerso nel fango.
Alla vista del Signore il santone domandò:
《Quante vite dovrò ancora sperimentare 
prima di essere liberato dalla ruota delle rinascite?》.
Il Signore lo guardò con compassione e disse:
《Vedi le foglie di quell'albero? Le tue future esistenze
saranno tanto numerose quanto le foglie di quella chioma》.
Il santone scoppiò in lacrime di disperazione:
《Io sto soffrendo grandi pene e mi ci vorranno ancora
tante vite prima di raggiungere la salvezza?》.
Il Signore si allontanò mentre il santone imprecava 
contro il destino avverso. 
Cammin facendo il Signore incontrò un pazzo
che viveva la sua vita senza pensieri e senza flagellarsi
o rinunciare ai piaceri della vita.
《Signore》, disse il pazzo,
《mi vuoi dire quante vite dovrò vivere 
prima di realizzarmi?》.
E il Signore, con tanta pazienza,
spiegò al pazzo che doveva ancora sperimentare
tante vite quante erano le foglie dell'albero più grande
della foresta.
《E alla fine sarò libero? E' meraviglioso.
Non sono poi tante le vite che dovrò vivere
se alla fine potrò godere di una beatitudine eterna!》.
Il pazzo si realizzò nel preciso momento
in cui connotò positivamente le sue disgrazie.

Chi è arrivato al distacco, qualunque sia l'ora
in cui giunge alla vigna, entrerà nel Regno dei Cieli
ottenendo il premio della liberazione finale.
Non è questione di giorni, di mesi o di anni.
La paga è soltanto una e non può essere nulla di più 
e nulla di meno.
La paga per il lavoro svolto sarà pari ad un soldo,
qualunque sia il numero delle ore
che avremo lavorato.
Ciò che conta è la consapevolezza del lavoro
che dobbiamo svolgere e di come lo svolgiamo.

Quello che è importante non è il comportamento esteriore
quanto piuttosto l'atteggiamento interiore.


 Con la schiena
appoggiata al mondo,
ti tengo accovacciato
nel mio cuore
in un abbraccio
che ti comprende tutto.
E non ho bisogno d'altro.
Ti ritrovo al cadere
delle prime foglie,
o ai primi venti 
di primavera.
Tu resti nel mio cuore,
al di fuori d'ogni
dimensione,
al di là del tempo,
e dello spazio,
per l'eternità e oltre.




Giancarlo Rosati, Sai Baba. Il Cristo è tornato
Rosati editore, Parma, 1991, pp. 180-182.


martedì 5 novembre 2019

SIRIA... OTTO ANNI DI GUERRA, DI SANGUE ...E DI BUGIE


SIRIA...


OTTO ANNI DI GUERRA,
DI SANGUE ...E DI BUGIE

Dinaweh

Le riflessioni qui sotto riportate vogliono essere uno stralcio da alcuni degli argomenti principali toccati dal fotoreporter e giornalista indipendente Giorgio Bianchi, durante l'intervista di Margherita Furlan per Byoblu. 
Al di là di quello che ho cercato di fermare sulla pagina virtuale di questo post, vi suggerisco l'ascolto attento della lunga e interessante intervista che, ancor più di quanto scritto qui di seguito, potrà senz'altro aprire la vostra mente alla complessità dell'attuale situazione geo-politica internazionale. Per comprendere davvero cosa sta accadendo nel mondo - ci ricorda Giorgio - occorre uscire dalla banalità delle semplificazioni e dal rischio di interpretare gli avvenimenti creando ad hoc personaggi caricaturali e macchiettistici. Occorre piuttosto conoscere la storia ed operare degli approfondimenti, senza i quali non potremo dichiararci immuni da manipolazioni e fraintendimenti creati ad arte per sviarci dalla retta lettura e interpretazione della realtà che ci circonda. 
  

Chi volesse capire qualcosa di quanto sta accadendo oggi in Siria, di quali siano i reali motivi che hanno visto questa terra ricca di storia e di fascino sprofondare in una guerra che sembra non aver mai fine, farebbe bene a spegnere la televisione, cominciando a fare una considerazione, la più ovvia, nonostante non così scontata come sembri: dovrebbe poter considerare di quanto poco o nulla gli organi di informazione occidentali e filo-occidentali siano al servizio del cittadino, quanto piuttosto al servizio degli asset di potere in mano a gruppi economici e finanziari i quali tutto hanno a cuore fuorché quello di restituire al mondo la verità, se quella può in qualche modo danneggiare o anche solo mettere a repentaglio i loro interessi più immediati.
L'esempio più eclatante di tutto questo lo abbiamo proprio in Siria, ove per anni il mainstream americano, europeo e dei paesi arabi allineati al 'Washington Consensus' ha voluto far passare il presidente siriano Bashar Al Assad come un tiranno, novello Hitler, capace persino di avvelenare col gas la sua stessa popolazione! Peccato che soltanto poche settimane fa, un informatore interno all'OPAC (Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche) ha rivelato a Bruxelles che ci sarebbe stata una manipolazione delle prove sul presunto attacco chimico a Duma per il quale era stato accusato il presidente-dittatore Assad! 
Non sembra sia stato orchestrato lo stesso battage mediatico di smentita tale quale quando occorreva criminalizzare Assad, presidente di uno stato sovrano non allineato! E che dire di quei pochi e onesti giornalisti free-lance che saranno senz'altro rabbrividiti nel dover accogliere per buona una notizia dalla fonte imprecisata che nessun'agenzia ha mai potuto verificare come autentica e veritiera e che in ogni caso veniva battuta come certa e inequivocabile?!  
La verità è che da otto anni assistiamo ad un attacco (mediatico, economico e militare) internazionale ai danni della Siria e del suo governo e sembra proprio che la verità stia finalmente venendo a galla, se un funzionario di un'organizzazione internazionale come l'OPAC, organizzazione accreditata con un premio Nobel per la pace, oggi ritiene di poter denunciare la falsità di una notizia (quella della gassificazione della popolazione siriana ad opera di Assad)  che ha gettato nel discredito un intero Paese e il suo legittimo governo.   
Gli Stati Uniti, che non hanno difeso i Curdi dall'avanzata turca, difendono ora però i pozzi petroliferi, lasciando i Curdi al loro destino. La difesa dei Curdi da parte degli Stati Uniti è valsa quindi fino a quando è loro convenuto; era giustificabile soltanto perché i Curdi controllavano le zone petrolifere, a discapito della Siria. Per impedire infatti all'esercito arabo-siriano di riprendere il controllo dei pozzi gli Stati Uniti avevano fatto un accordo con i terroristi dell'ISIS facendoli arretrare e anteponendo lì le postazioni dei Curdi, in modo che l'esercito siriano per avanzare e riprendere il controllo dei pozzi si sarebbe dovuto scontrare con loro. Quel petrolio è stato a lungo gestito quindi dai Curdi che poi lo rivendevano al governo siriano. Oggi gli Stati Uniti hanno preso in mano il controllo dei pozzi siriani, privando la Siria del controllo e della gestione del suo petrolio, schiacciando quella popolazione con un embargo pesantissimo e costringendo un Paese produttore di petrolio ad essere totalmente in emergenza per quanto riguarda l'approvvigionamento di carburante!
Ciò che grida vendetta al cospetto di Dio sono soprattutto le sanzioni economiche che colpiscono non tanto l'entourage di Assad e il suo governo, quanto una popolazione che non ha nessuna colpa e che è ridotta alla fame, letteralmente. E' come essere di fronte ad un assedio medioevale; quello che fanno gli Stati Uniti e i Paesi loro vassalli è esattamente la stessa cosa: stringendo d'assedio i Paesi non allineati attraverso le sanzioni, spingono le popolazioni di quei Paesi alla fame, alla ribellione, alla sedizione, tanto da far sì che qualcuno di loro, preso dai morsi della fame e della disperazione, arrivi ad aprire le porte della cittadella per fare entrare il nemico. Questo è ciò che sta succedendo in Siria; è successo in Venezuela, in Ucraina...
Ciò che accade in Siria è sconvolgente da questo punto di vista, se si pensa che i Curdi avendo avuto per molto tempo il controllo dei pozzi petroliferi, hanno costretto i Siriani a comprare il loro stesso petrolio per poi sparargli addosso, sulle chiatte che trasportavano il petrolio appena acquistato, spesso affondandole su ordine degli Americani, perché vigeva l'embargo nei confronti della Siria!

Quei pozzi petroliferi rendono qualcosa come 30 milioni di dollari al mese! Siamo di fronte ad una situazione paradossale, dove in maniera del tutto illegittima Paesi come la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti occupano illegalmente sotto il profilo del diritto internazionale uno stato sovrano come la Siria; così accade che mentre la Russia è sotto sanzioni per la questione della Crimea, gli Stati Uniti hanno arbitrariamente donato la regione del Golan ad Israele, quando il Golan, secondo una risoluzione dell'ONU, dovrebbe ritornare a far parte della Siria.
Quindi siamo di fronte ad un Paese sotto assedio da otto anni di guerra, che conta mezzo milione di morti, un'economia allo sfascio e una popolazione che non ce la fa più! Questo Paese, che aveva da tempo preso a modello l'Occidente, con un governo laico e progressista a differenza di altri Paesi arabi, si è sentito completamente deluso e abbandonato dall'Occidente, col risultato di stringersi ancora di più attorno al suo presidente, visto ormai come l'unica figura in grado di garantire l'unità del Paese.

Il ruolo della Russia in Siria

A chi obiettasse il ruolo della Russia come altrettanto illegittimo, occorre ricordare di quanto sia vero il contrario, essendo l'esercito russo stato invitato dal legittimo presidente rappresentato all'ONU e quindi in accordo col diritto internazionale.
Quando i Russi entrano nel conflitto siriano, la situazione del Paese era catastrofica; da solo l'esercito siriano doveva tener testa ad una linea del fronte vastissima; l'intervento militare russo in aiuto alle linee siriane ha di fatto aiutato la Siria a sopravvivere. Certamente la Russia è un Paese amico, con delle basi navali importanti, non è certo lì per fare beneficenza, ma ha svolto un ruolo di aiuto importantissimo nei confronti di un governo legittimo e di un popolo assediato su più fronti, che non sarebbe riuscito a difendersi da solo.
Ciò che invece costantemente viene riportato sulla questione siriana dal mainstream occidentale e che la gente è portata a credere come verità incontrovertibile è che Assad sia un macellaio e Putin un dittatore!

Le contraddizioni del mainstream ufficiale

Abbiamo visto cosa è accaduto in Cile: interviene l'esercito, fa una mattanza dei manifestanti eppure non c'è un governo occidentale che dia del "macellaio" a Piñera! Contro Assad, contro Gheddafi, contro Maduro invece, si scatena a comando un'ondata di indignazione... 
In Venezuela si era sull'orlo della guerra civile con un presidente in pectore che andava in piazza arringando la folla perché si rivoltasse contro il legittimo governo del Paese, mentre se una cosa analoga accade in Cile, i giornali ci mettono tre giorni per riportare la notizia. Una manifestazione a Santiago del Cile ha raccolto più di un milione di persone a manifestare contro il governo, filmati sulla rete che riproducono ondate oceaniche di persone che cantano in piazza e ci si limita a scrivere due, tre righe sui giornali, in sordina... Mentre Guaidò in Venezuela aveva tutte le telecamere delle televisioni accreditate dal pensiero unico puntate su di lui...
C'è da chiedersi chi siano i veri spacciatori delle cosiddette "fake-news", se internauti e blogger impazziti o piuttosto le televisioni di Stato che spacciano notizie false e tendenziose, obnutilando completamente alla vista e alle orecchie degli ignari sudditi, le verità scomode su ciò che sta accadendo veramente nel mondo!

Si può davvero parlare di un genocidio dei Curdi?

La questione non è proprio così come ce la vogliono far passare. In effetti non dobbiamo dimenticare che i Curdi occupavano militarmente un terzo del territorio siriano pur essendo una minoranza in quella zona, abitata da millenni da altre etnie come i Circassi, i Turcomanni, gli Yazidi, gli Assiri. Quello che invece va ricordato e che nessuno racconta è che l'Occidente, e la Francia in particolare, essendo questo un progetto francese, puntava sulla costituzione di uno stato etnico alla maniera del Kossovo o peggio ancora alla maniera di Israele, ai danni di tutte le altre popolazioni che vivevano in quella zona, dove semmai i Curdi erano una minoranza. I Curdi avevano già cominciato a fare pulizia etnica in quella zona; le scuole imponevano la loro lingua... A ciò ha fatto seguito un'operazione di marketing gigantesca, laddove si scrisse che le fantastiche Amazzoni curde da sole avevano sconfitto l'ISIS. Un marketing portato avanti dagli Stati Uniti, da Israele, dalla Francia per creare un mito, quello dei Curdi, che aveva lo scopo nascosto di far nascere uno stato etnico allineato con l'Occidente all'interno dello stato siriano, in violazione di qualsiasi diritto internazionale in una zona ricchissima di petrolio, come abbiamo detto in precedenza, ma soprattutto ai danni di uno stato sovrano e di tante altre minoranze che hanno sempre vissuto in modo pacifico all'interno dello stato siriano, da sempre coacervo di diverse religioni ed etnie, in cui tutti erano da sempre rispettati. Come non ricordare che Assad nel 2010 fu premiato dal presidente Napolitano con l'onorificenza dell'Ordine di Gran Croce, mentre i Francesi gli avevano assegnato la Legion d'Onore (che poi lui gli rimandò indietro!)...?

Chi è veramente Assad?

Assad diventò presidente suo malgrado, al posto del fratello che avrebbe dovuto ricoprire quell'incarico. Assad infatti studiava a Londra da oftalmico e non aveva mai pensato di entrare in politica, privo persino di quel karisma e di quella durezza tipici di chi spesso veste i panni del leader, ma che, di fronte all'ineluttabile ha deciso di non scappare e anzi di rimanere a guidare il Paese, cercando di tenerlo unito; non corrisponde davvero la sua figura alla narrazione occidentale che lo dipinge come un dittatore. Sotto di lui i Curdi erano riconosciuti e rispettati; anzi, occorre ricordare che nemmeno tutti i Curdi che vivono da sempre pacificamente in Siria sono favorevoli alla creazione di questo stato. 
I Turchi si sono limitati ad ottenere quello che il padre di Assad gli aveva garantito di ottenere, cioè una fascia di 32 km su cui esercitare un controllo, per via del PKK e dei guai che potevano derivare dalla loro presenza in Siria ai danni della Turchia, nel timore che si potessero verificare colpi di artiglieria alle frontiere; per questo avevano ottenuto questa fascia di rispetto di 32 km che corrisponde appunto alla gittata massima dei colpi di artiglieria. Quindi non hanno fatto altro che entrare in questa zona, cacciando via i Curdi e si sono fermati. Oggi accade, proprio a ridosso della missione "Fonte di pace" che delegazioni curde abbiano chiesto protezione ai Russi e al governo siriano dai Turchi.

La guerra in Siria, una guerra per procura

Possiamo senza timore di smentita affermare dunque in relazione a quanto detto sin qui che la guerra in Siria non è stata una guerra civile come è stata raccontata fino ad oggi, ma è una guerra per procura, combattuta da Paesi stranieri, il cui numero di Paesi coinvolti risulta essere superiore a 12, dove ognuno di questi che non è intervenuto direttamente, ma indirettamente, aveva delle proprie forze sul campo. Le forze sostenute dalla Turchia e in parte anche dall'Europa, che per lungo tempo sono state spacciate per i ribelli moderati, oggi vengono attaccate dai media che fino all'altro ieri le incensavano, perché adesso sono a fianco dei Turchi contro i Curdi!

Senza rischiare di essere di parte è altresì vero che la situazione di quei Paesi sia piuttosto complessa, non paragonabile a quella degli Stati occidentali; un Paese come la Siria, lo abbiamo ricordato, è un crogiolo di religioni e di etnie. Non possiamo certamente essere certi che non ci siano stati soprusi o persino torture sotto il governo di Assad, ma del resto la Siria è un Paese circondato dalla minaccia di Israele il quale ha tutto l'interesse a indebolire i Paesi confinanti che in quell'area sente come una minaccia costante. Anche in Israele del resto ci sono le torture e queste sono all'ordine del giorno, eppure nessuno si indigna per questo! Israele possiede la bomba atomica e rappresenta sicuramente una minaccia per i Paesi arabi dell'area mediorientale... Non sembra nemmeno ci sia un'ondata di indignazione per Guantanamo negli Stati Uniti, dove le torture vengono fatte in continuazione. Ad Abu Graib i soldati americani hanno torturato i soldati iracheni; in Afganistan forse non tutti sanno che dei soldati americani hanno giocato a "war-game" con i civili: li hanno vestiti da jaidisti, da talebani, li uccidevano per gioco e poi raccoglievano le dita come trofeo; alla fine contavano il numero delle dita e chi ne aveva di più vinceva il premio (fonte: The Guardian) e tuttavia non ci pare ci sia stata un'ondata di indignazione mondiale nei confronti degli Stati Uniti per questo.
Perché non parlare della Francia e di cosa ha fatto il governo Macron con i gilet gialli? Si parla di morti, di feriti, di arresti... Vogliamo parlare di Occupy Wall Street? 800 arresti in un giorno! Sempre negli Stati Uniti è stato posto in arresto un attivista di "Black Lives Matter" per un post su facebook. Il vantaggio dell'Occidente fino ad ora, rispetto ai Paesi non allineati è stato che la popolazione si era allineata ai diktat dell'Impero di sua spontanea volontà; quindi non c'era bisogno di controllare il corpo, perché era sufficiente ne controllava le menti: la gente si comportava come loro volevano che si comportasse. Anche in Occidente, quando la gente smette di comportarsi come tu ti aspetti che si comporti, come esce un attimo dal seminato, allora sì che scatta la repressione. Basti vedere cosa sta succedendo in Cile o in Equador... Quindi i Paesi occidentali o amici dell'Occidente agiscono spesso come i cosiddetti dittatori; l'unica differenza è che attorno a loro non c'è la campagna mediatica di discredito, non ci sono gli opinionisti un tanto al chilo, i cosiddetti intellettuali (vedi Saviano). Come mai ad Hong Kong i manifestanti sono riusciti a bloccare un aeroporto internazionale? Immaginiamoci in Cile i manifestanti che occupano l'aeroporto di Santiago! Cosa succederebbe con l'esercito?! Ve lo siete mai chiesto?

Il doppio standard giornalistico

La definizione di "doppio standard giornalistico" è quella che vuole sottolineare ciò che realmente è oggi l'informazione: un doppio standard, un doppio binario...Se l'Iran fa qualcosa, tutti contro l'Iran; se l'Arabia Saudita fa a pezzi un giornalista con la motosega, tutto sommato va bene!

In Siria si è visto l'Occidente, la coalizione a guida americana, che ha fatto da supporto aereo ai terroristi dell'ISIS e, come se non bastasse, oggi abbiamo le sanzioni nei confronti della Siria che stanno uccidendo la popolazione, costringendola a scappare.

I giornalisti accreditati quindi sono quelli che vanno al Bilderberg e ricevono il frame del dibattito pubblico, cioè le istruzioni, gli argomenti. Esiste solo ciò che è nel frame; quello che è fuori dal frame, non esiste! Quindi la Siria governativa e l'esercito arabo-siriano non esiste, non esiste il loro punto di vista.