mercoledì 16 ottobre 2019

IN-FORMAZIONE PERMANENTE ATTIVA - LA GUERRA TURCHIA SIRIA E IL DELICATO EQUILIBRIO INTERNAZIONALE


IN-FORMAZIONE PERMANENTE ATTIVA

LA GUERRA TURCHIA-SIRIA


E IL DELICATO EQUILIBRIO
INTERNAZIONALE

Non possiamo dimenticare quanto questo conflitto, quello in Siria, sia stato voluto e organizzato dagli Stati Uniti d'America, grazie anche alla loro complicità con l'ISIS, costola armata creata ad arte dagli USA in primis, con la complicità di altri attori occidentali, con lo scopo precipuo di creare destabilizzazione in certe aree del pianeta per interessi strategici favorevoli all'Occidente. Portare la guerra in Siria da parte dell'Occidente si spiega proprio per la posizione strategica di quel Paese se l'obiettivo finale rimane quello di entrare in guerra con Russia e Cina e contro l'Iran che, insieme al Venezuela, è il Paese foraggiatore di petrolio a Russi e Cinesi. La conquista della Siria significava quindi, sin dall'inizio, poter ottenere un avamposto strategico che avrebbe strappato un alleato alla Russia per fare un passo avanti nella direzione di un conflitto totale contro Russia e Cina.
Ma, inaspettatamente, in questo contesto ben concertato da nove anni a questa parte dalla politica predatoria americana, arriva un contrordine dal Presidente degli Stati Uniti d'America, Donald Trump, che dichiara: 
"Abbiamo pagato ai Curdi molti soldi; hanno ricevuto l'equipaggiamento per continuare a fare la guerra in Siria... (Non dobbiamo dimenticare che i Curdi sono stati finanziati e armati insieme all'ISIS dagli Stati Uniti perché insieme avevano il compito di destabilizzare e rovesciare il governo di Assad)... [...] "ma è tempo per noi di uscire da queste ridicole guerre infinite, molte di loro tribali e portare i nostri soldati a casa", scrive Trump, che ribadisce: "Combatteremo solo dove sarà beneficio per noi e combatteremo solo per vincere"
L'Occidente, non dimentichiamolo, è oggi diviso su tre linee diverse: 

1) la linea "trumpiana" presente oggi in una parte dell'opinione pubblica americana, che vuole riaprire il dialogo con la Russia in funzione anti-cinese e per questo favorevole allo scontro con l'Iran e con il Venezuela;

2) la linea clintoniana, quella del "deep State" che mira alla guerra definitiva con la Russia e con la Cina;

3) infine, la linea "Aquisgraniana", quella del Capitale europeo, favorevole ad un'apertura con la Russia e con la Cina per smarcarsi dagli Stati Uniti d'America e portare avanti le proprie politiche di profitto economico.

Dal canto suo, Trump vuole chiudere con tutte queste guerre, particolarmente dispendiose per gli Stati Uniti d'America, ma soprattutto non vuole perdere l'occasione di poter creare un'alleanza con la Russia come alleato essenziale da strappare alla Cina.

Come reagisce il deep State americano? 

Dichiara la scelta di Trump come un errore madornale, poiché abbandonare il Medioriente, dopo nove anni di una lunga e faticosa guerra per cercare di conquistarsi un avamposto, significa il suicidio della politica estera americana. D'altra parte Stoltenberg, il presidente della NATO, l'11 ottobre in un incontro con Erdogan e il ministro degli Esteri turco dichiara: 
"La Turchia è in prima linea in questa regione molto volatile. Nessun altro alleato ha subito più attacchi terroristici della Turchia; nessun altro è più esposto alla violenza e alla turbolenza proveniente dal Medio Oriente"
giustificando così la legittimità dell'intervento militare turco e legittimando la preoccupazione del governo turco per la propria sicurezza nazionale. 
Da una parte quindi gli Stati Uniti ritirano l'esercito, ma dall'altra, proprio per non perdere tutto, il deep State americano usa il suo alleato strategico per portare avanti ugualmente il conflitto. Trump, tuttavia, non se ne sta, rispondendo per le rime a Erdogan, facendo ben intendere la divergenza interna agli Stati Uniti e, testualmente, con un tweet dichiara:
"Come già precedentemente ho affermato con forza e ora lo ripeto: se la Turchia farà qualcosa che nella mia grande e impareggiabile saggezza ritengo superi i limiti, distruggerò totalmente e annienterò l'economia della Turchia. [...] Gli Stati Uniti hanno fatto più di chiunque si potesse aspettare, compresa la conquista del 100% del Califfato e adesso è tempo per altri nella Regione di proteggere il loro territorio".
Questa è la risposta di Trump, inequivocabile, contro il deep State e la NATO.


I Curdi abbandonati dagli Stati Uniti che fanno?

Nel frattempo, i Curdi della Siria che erano stati foraggiati dagli Stati Uniti che combattevano contro il regime di Assad con la speranza di conquistare una propria autonomia in uno stato sovrano, si trovano in questo momento a non avere più il loro alleato, senza foraggiamenti militari e alimentari, costretti o a morire prigionieri dei Turchi o a ri-allearsi con Assad per evitare che la Siria sia conquistata dalle truppe di Erdogan. Questa ultima opzione sembra essere la scelta finale delle milizie curde: la riconquista di importanti città della Siria del Nord, il 14 ottobre scorso, da parte dell'esercito arabo-siriano, con il supporto della popolazione e delle milizie curde dimostra la scelta di un'alleanza strategica dei curdi con la Siria di Assad, per cui sul territorio siriano nessuno combatte più per gli interessi degli Stati Uniti. 

Ecco spiegato questo attacco repentino della Turchia che in realtà rappresenta la longa manus della NATO, facendone essa stessa parte come la seconda forza militare più forte e numerosa, dopo quella degli Stati Uniti d'America: un partner strategico importantissimo dunque la Turchia, anche se negli ultimi anni un po' troppo ambivalente per la coalizione occidentale perché, dopo il fallito colpo di stato contro Erdogan, orchestrato dagli Stati Uniti, la Turchia si è aperta verso la Russia e verso l'Iran per cercare appoggi internazionali oltre quelli americani. Non sappiamo in realtà quindi fino a che punto la Turchia non stia facendo il doppio gioco. Si trova così in questo momento a dover accontentare sia i Russi, che gli Americani e fare, al contempo, la propria politica: posizione difficile dopo questo attacco, se non altro perché non piace alla Russia e all'Iran, che hanno negato il loro consenso, mentre piace di più agli Stati Uniti. 
Occorrerà vedere dunque il prosieguo della situazione: se questo conflitto lo ferma subito, per una strategia di propaganda interna, o se fa la scelta di proseguire e quindi, scoprendo le carte, deciderà di stare con gli Stati Uniti. 
La decisione appare oltremodo cruciale, poiché il posizionamento strategico della Turchia è fondamentale per l'obiettivo della guerra totale che si vuole organizzare. Qui vi confluiscono infatti gli interessi di Medioriente, Europa e Asia. Se la scelta sarà di allearsi con la Russia, c'è da credere che ci vorrà più tempo per arrivare alla guerra; al contrario le cose potrebbero evolversi molto più velocemente.

fonte: cfr. intervista per "Il vaso di Pandora tv" a Simone Lombardini 
         del 1ottobre 2019. 

   

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