L'INTEGRITA' DELL'ESSERE
UNIFICATO
La suggestione di questo video compare sul desktop del mio portatile come per magia; come se l'Universo si incaricasse in questo particolare momento della mia incarnazione di porgermi tutte le risposte, o meglio, tutte le conferme necessarie che dovevano palesarsi alla mia vista interiore e non per un caso, ma per una sincronicità di eventi che si sono dipanati in queste ultime ore.
Succede infatti di scoprire che persone vicine per percorso interiore e condivisione di intenti, si disvelino ai miei occhi e forse anche a loro stesse, agganciate a schemi obsoleti, frutto di condizionamenti derivanti dalle svariate identificazioni sociali, che vogliono per loro natura incasellare la vita degli altri e quindi anche la loro, distinguendo di ognuna la sfera pubblica da quella privata, l'essere dall'avere e dal fare, la professione dalla vita...
Si direbbe che non si sia compreso ancora abbastanza l'entrata in vigore della nuova era tanto decantata tra le fila new age: quella dell'Acquario; era che indicherebbe un altro movimento, un altro concerto: la circolarità dell'essere inscindibile dalla forma, contro la direzionalità di una freccia che scocca dall'interno verso l'esterno, che spicca il suo volo dal dentro al fuori, per riconoscere ruoli e identificazioni completamente scissi e schizofrenici rispetto all'essere fondamentalmente se stessi.
Quale fessura allora potrebbe insinuarsi in una vita che invece ha scelto di far combaciare totalmente l'essere con il fare, la persona con la maschera, l'identificazione formale con quella sostanziale!?
Nessuna, appunto.
Questa circolarità dell'essere unificato esprime quindi un'esistenza non affabulata da discorsi, non affaticata da programmi, seminari, esercizi spirituali sterili e inefficaci, dal momento che tutto il resto della propria esistenza rimarrebbe come congelata in un ghiaccio scuro, risultato di vecchie identificazioni imposte dall'esterno: dalla famiglia, dalla scuola, dalla religione, dalla società, dallo Stato....
La circolarità di un'esistenza libera da ogni identificazione invece non si abbisogna di etichette, di ruoli, di definizioni, mentre essenzialmente "è" quello che è; in ogni istante essa vede e percepisce se stessa come un disegno unico, un intreccio di relazioni avvincenti e arricchenti, spunto di rinnovate creazioni, tuffata com'è nell'alveo di quello stesso fiume che si chiama "vita".
Forse che il pesce che nuota nel mare si sente altro dalla massa d'acqua che tutto lo avvolge, sostiene e vivifica? Se solo per un attimo se lo chiedesse, diventerebbe simultaneamente pasto per altri suoi simili meno problematici di lui!
E dunque, proprio con questi occhi e con queste orecchie ho ascoltato le parole di questi due genii della vita: Tiziano Terzani e Silvano Agosti. In compagnia dei loro scritti e delle loro riflessioni ho trascorso le giornate estive o quelle autunnali di ragazzo; i libri di Tiziano mi hanno allietato e fatto riflettere sulle tematiche scottanti sul senso della vita, attraverso lo sguardo curioso e stupefatto di un uomo che ha saputo entrare dentro gli occhi e le ossa di uomini e donne tanto distanti dalla propria cultura, con rispetto e in punta di piedi.
Silvano Agosti è stato per me una rivelazione, quando le sue parole ho scoperto davano vita alle mie stesse mai dette, ai miei pensieri solitari che spesso, ancora adolescente, buttavo giù sulla carta di un diario ormai perso tra i mille traslochi e abitazioni che ho cambiato nel corso degli anni.
Forse proprio il mio stato di viandante, le mie diverse collocazioni giovanili e poi adulte, i diversi abiti che nella mia esistenza ho vestito sin qui, mi hanno reso inidentificabile e hanno soccorso in me quel desiderio del mio io più profondo di essere, al di là di ogni non più necessaria identificazione o ruolo.
Ecco perché quelle parole sono diventate finalmente vita, scoperta, sfida quotidiana, di contro ad una società programmata, precostituita, dove l'individuo viene catalogato e scisso, separato e isolato dagli altri prima ancora che da se stesso.
Perché mai poi occorrerebbe vestire i panni del buon "volontario" che, vivendo una vita caotica e senza senso nel perseguire i vecchi schemi di competitività, velocità e consumo, si ritagliasse quel mistico spazio finto, fatto di buone azioni e buoni sentimenti, trattando poi con lo stesso identico piglio e rigore del mondo da cui proviene quei loro simili meno fortunati, autoesclusisi da loro stessi dalla ruota del criceto?
Davvero non più nelle mie corde è questo scisso modo di condurre la vita, sempre alla ricerca di quel senso che, buttato dietro le spalle, qualche ignaro pretende di scorgere davanti a sé!
Viceversa la vita corrisponderebbe a se stessa in ogni attimo e ogni atto sarebbe un tutt'uno con quell'Io unificato a ritrovar la bellezza di essere immersi nella natura, riscoprendo la stanzialità creatrice in una casa nel bosco, diventando una cosa sola con gli alberi, con il canto degli uccelli, vivendo relazioni di verità, autenticità, sostegno e corrispondenza di cuori. Allora e solo allora chi incontrasse un simil viandante non gli chiederebbe più: "Che cosa fai nella vita?", ma vedrebbe semplicemente "chi è" e la domanda, prima ancora di esser formulata, troverebbe da sola la sua risposta.
Dinaweh
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