EZLN E NO GLOBAL
CHE FINE HANNO FATTO?
CHE FINE HANNO FATTO?
HASTA SIEMPRE,
SUBCOMANDANTE MARCOS!
SUBCOMANDANTE MARCOS!
Dinaweh e Kate Charlotte
Alla fine degli anni Novanta nasceva il Movimento "No global", ponendosi in contrapposizione al neo-liberismo rampante che organizzava in quegli anni la globalizzazione dell'economia con gli accordi sul commercio, sanciti in organismi internazionali come il WTO, nei forum politici dei G8 e in istituzioni internazionali come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale.
Il movimento, coniando lo slogan "Un altro mondo è possibile", si riuniva ogni anno a Porto Alegre a partire dal gennaio 2001 per il Forum Sociale Mondiale in contrapposizione al Forum economico mondiale di Davos, organizzando 'contro-forum' ogniqualvolta erano previsti dei vertici internazionali.
In seguito all'attentato delle Torri Gemelle a New York e alla guerra voluta da Georges Bush in Iraq e Afghanistan, il movimento confluiva in un più vasto movimento pacifista mondiale. Anche in Italia metteva radici, soprattutto a partire dal Genoa Social Forum del 2001, che si tenne proprio a Genova in occasione del fatidico G8. Sappiamo che cosa successe a Genova# e di come rimasero impuniti i colpevoli tra le forze dell'ordine che avevano dato luogo ai massacri tra i pacifici manifestanti, mentre veniva lasciata mano libera ai loro infiltrati nei Black-bloc, con la complice omertà dell'allora vice-presidente del Consiglio Gianfranco Fini, presente personalmente nella Questura della città!
Poi ci fu il Forum sociale europeo del 2002 a Firenze, che vide coinvolti migliaia e migliaia (stima degli organizzatori 1 milione circa) di giovani e meno giovani durante tre giorni intensissimi di workshop, seminari, conferenze, oltre ad una imponente manifestazione per le vie della città medicea, titolata dai giornali come "Florence Capital of Europe"...
Come non ricordare infine, la giornata di mobilitazione mondiale contro la guerra il 15 febbraio 2003 a Roma per la pace in Iraq, che coinvolse 52 Paesi in una manifestazione simultanea con la partecipazione di centinaia di città del mondo alla quale si unirono tutti i movimenti pacifisti; la manifestazione di Roma fu trasmessa in streaming da tvglobal.org, con 8 ore di trasmissione satellitare; i manifestanti pacifisti italiani ebbero l'onore di ricevere una lettera di condivisione e sostegno dedicata loro dal subcomandante Marcos.
In tutte e due le manifestazioni oceaniche di Firenze e Roma non si verificò alcun incidente, nonostante le previsioni catastrofiche dei soliti detrattori. Furono manifestazioni gioiose, pacifiche, ove le popolazioni residenti accolsero con partecipazione emotiva e condivisione di intenti i numerosi, pacifici e un po' ingombranti invasori!
Da allora, che fine ha fatto quel movimento? Che fine ha fatto l'unico vero movimento antagonista al sistema neo-liberista che si ricordi a memoria d'uomo, dopo i giorni sanguinosi di Genova? Forse che le violenze della polizia avessero raggiunto lo scopo di fungere da monito e da deterrente, tanto da scoraggiare nell'immediato futuro ogni possibile e ulteriore tentativo di ribellione al sistema? Sembrerebbe di no, vista la partecipazione oceanica del movimento a Firenze e poi a Roma, documentata anche dalle immagini qui sopra.
Eppure, ad un certo punto sembra essere tutto svanito nel nulla...
Che ne è stato dunque di quel movimento che a ragione potremmo considerare l'ultimo argine democratico e di popolo che seppe dire con fermezza di NO al globalismo e al neo-liberismo rampante di quegli anni?
In maniera del tutto speculare potremo chiederci che fine abbia fatto il subcomandante Marcos e il movimento di liberazione zapatista che dal 1994 cercò di dar voce alle popolazioni indigene del Chiapas, le più povere e bistrattate dal governo messicano...
I due movimenti, quello zapatista e quello dei No Global, si intersecarono tra loro e si riconobbero come complementari nella lotta al neo-liberismo che in modi similari e in luoghi diversi del pianeta, mostrava già allora di portare avanti la sua politica economica globalista di rapina e di sradicamento delle tradizioni e delle identità locali dei popoli.
Se proprio ci deve venire nostalgia per le manifestazioni oceaniche di protesta e soprattutto di proposta per ridisegnare il mondo, allora possiamo riferirci a quelle di quegli anni, le ultime che abbiano avuto un significato e un senso politico autentico; un movimento mondiale di persone che nel nome della solidarietà tra i popoli e del primato dell'uomo sulla finanza e l'economia di rapina, riusciva nei suoi variopinti colori e nelle differenze multiculturali di cui si componeva ad essere anelito di speranza e di pace, esempio di una convivenza diversa e pacifica, nel nome della giustizia, della libertà e della bio-diversità!
Altro peso specifico, altri autentici valori, anche perseguiti con la difesa armata, se necessario, come in Chiapas...
...Non erano certo i tempi dell'ecologismo turbo-capitalista degli ultimi saldi di stagione, pilotato dalle multinazionali e dai loro interessi miliardari "green-color", massmediaticamente veicolati attraverso l'ignara e innocente ragazzina svedese, debitamente manipolata e introdotta sulla scena dagli squali della finanza internazionale...
Altro che sardine!
Ho detto e ribadito più volte negli ultimi post di quanto inutile appaia oggi a mio giudizio, ogni tentativo di dar vita a un partito o ad un movimento politico che non parta dall'impegno di ciascuno a cambiare il proprio modello di vita, che non obblighi ciascuno di noi a fare il primo passo, che non ci determini a compiere delle scelte personali in direzione 'ostinata e contraria' ai dettami di un consumismo divoratore di risorse e foriero di dipendenze (materiali e psichiche) e, soprattutto, che non esplichi se stesso se non come l'ultima conseguenza di un differente modo di pensare e di progettare il mondo. Siamo certi che molti di quelli che parteciparono al movimento no Global degli anni Novanta abbiano successivamente intrapreso nelle loro esperienze di vita un autentico cambiamento di rotta e, seppur non appaiano, in quanto minoranza silenziosa, siano tutti coloro (e sono tanti) che stanno costruendo il nuovo, che stanno facendo la differenza tra un prima e un dopo! Di alcuni di loro dalle pagine di questo blog vi abbiamo anche parlato, ve li abbiamo fatti conoscere attraverso le video interviste di Daniel Tarozzi, nelle rubriche di "L'Italia che cambia", spesso riportate da youtube sul blog.
E' in questa direzione che vogliamo continuare a spronarvi ed è nelle parole del subcomandante Marcos riportate qui sotto che ancora riconosciamo i nostri passi. Vogliamo intessere una rete fatta da Pacifici Ribelli che possa innalzare ponti, non muri, che possa continuare a leggere la diversità come un valore imprescindibile, che possa rispondere ad ogni attacco contro l'uomo non con la contrapposizione violenta, ma attuando una consapevole Resilienza; vogliamo "essere con" e non "essere contro".
Forse proprio questo ci ha insegnato il Movimento! Oggi più di ieri è tempo di attuazione di tutte le visionarie creazioni di noi ventenni, trentenni o quarantenni di allora; oggi è tempo di compiere passi concreti e silenziosi, pacifici e determinati, reali seppur invisibili, perché non sotto i riflettori delle televisioni.
Vi lascio ad una delle tante toccanti comunicazioni in forma di lettera del subcomandante Marcos, immaginando che anche lui oggi si trovi in qualche zona sperduta del pianeta ad operare pacificamente e silenziosamente nella stessa direzione, ostinata e contraria.
Poi ci fu il Forum sociale europeo del 2002 a Firenze, che vide coinvolti migliaia e migliaia (stima degli organizzatori 1 milione circa) di giovani e meno giovani durante tre giorni intensissimi di workshop, seminari, conferenze, oltre ad una imponente manifestazione per le vie della città medicea, titolata dai giornali come "Florence Capital of Europe"...
In tutte e due le manifestazioni oceaniche di Firenze e Roma non si verificò alcun incidente, nonostante le previsioni catastrofiche dei soliti detrattori. Furono manifestazioni gioiose, pacifiche, ove le popolazioni residenti accolsero con partecipazione emotiva e condivisione di intenti i numerosi, pacifici e un po' ingombranti invasori!
Eppure, ad un certo punto sembra essere tutto svanito nel nulla...
Che ne è stato dunque di quel movimento che a ragione potremmo considerare l'ultimo argine democratico e di popolo che seppe dire con fermezza di NO al globalismo e al neo-liberismo rampante di quegli anni?
In maniera del tutto speculare potremo chiederci che fine abbia fatto il subcomandante Marcos e il movimento di liberazione zapatista che dal 1994 cercò di dar voce alle popolazioni indigene del Chiapas, le più povere e bistrattate dal governo messicano...
I due movimenti, quello zapatista e quello dei No Global, si intersecarono tra loro e si riconobbero come complementari nella lotta al neo-liberismo che in modi similari e in luoghi diversi del pianeta, mostrava già allora di portare avanti la sua politica economica globalista di rapina e di sradicamento delle tradizioni e delle identità locali dei popoli.
Altro peso specifico, altri autentici valori, anche perseguiti con la difesa armata, se necessario, come in Chiapas...
...Non erano certo i tempi dell'ecologismo turbo-capitalista degli ultimi saldi di stagione, pilotato dalle multinazionali e dai loro interessi miliardari "green-color", massmediaticamente veicolati attraverso l'ignara e innocente ragazzina svedese, debitamente manipolata e introdotta sulla scena dagli squali della finanza internazionale...
Altro che sardine!
Ho detto e ribadito più volte negli ultimi post di quanto inutile appaia oggi a mio giudizio, ogni tentativo di dar vita a un partito o ad un movimento politico che non parta dall'impegno di ciascuno a cambiare il proprio modello di vita, che non obblighi ciascuno di noi a fare il primo passo, che non ci determini a compiere delle scelte personali in direzione 'ostinata e contraria' ai dettami di un consumismo divoratore di risorse e foriero di dipendenze (materiali e psichiche) e, soprattutto, che non esplichi se stesso se non come l'ultima conseguenza di un differente modo di pensare e di progettare il mondo. Siamo certi che molti di quelli che parteciparono al movimento no Global degli anni Novanta abbiano successivamente intrapreso nelle loro esperienze di vita un autentico cambiamento di rotta e, seppur non appaiano, in quanto minoranza silenziosa, siano tutti coloro (e sono tanti) che stanno costruendo il nuovo, che stanno facendo la differenza tra un prima e un dopo! Di alcuni di loro dalle pagine di questo blog vi abbiamo anche parlato, ve li abbiamo fatti conoscere attraverso le video interviste di Daniel Tarozzi, nelle rubriche di "L'Italia che cambia", spesso riportate da youtube sul blog.
E' in questa direzione che vogliamo continuare a spronarvi ed è nelle parole del subcomandante Marcos riportate qui sotto che ancora riconosciamo i nostri passi. Vogliamo intessere una rete fatta da Pacifici Ribelli che possa innalzare ponti, non muri, che possa continuare a leggere la diversità come un valore imprescindibile, che possa rispondere ad ogni attacco contro l'uomo non con la contrapposizione violenta, ma attuando una consapevole Resilienza; vogliamo "essere con" e non "essere contro".
Forse proprio questo ci ha insegnato il Movimento! Oggi più di ieri è tempo di attuazione di tutte le visionarie creazioni di noi ventenni, trentenni o quarantenni di allora; oggi è tempo di compiere passi concreti e silenziosi, pacifici e determinati, reali seppur invisibili, perché non sotto i riflettori delle televisioni.
Vi lascio ad una delle tante toccanti comunicazioni in forma di lettera del subcomandante Marcos, immaginando che anche lui oggi si trovi in qualche zona sperduta del pianeta ad operare pacificamente e silenziosamente nella stessa direzione, ostinata e contraria.
Messico, 1994
Benvenuti nella realtà zapatista. Benvenuti in questo territorio in lotta per l'umanità. Benvenuti nel territorio in rivolta contro il neoliberismo. Quando iniziammo a vagheggiare il sogno che si realizza oggi a La Realidad, pensavamo che sarebbe fallito. Ritenevamo di poter riunire qui qualche decina di attivisti provenienti da un numero ristretto di Paesi. Ci siamo sbagliati [...]. Non qualche decina, ma migliaia di persone sono venute dai cinque continenti e si incontrano nella realtà di questo fine millennio. Le parole scaturite da queste montagne zapatiste hanno raggiunto le orecchie di chi ha saputo ascoltarle, farle proprie e rilanciarle rinnovate, così che possano circolare nel mondo.
[...] In breve tempo, tutte le folle del pianeta hanno cominciato a impegnarsi per portare il sogno a La Realidad. Chi sono costoro che osano far incontrare i loro sogni con quelli di tutto il resto del mondo? Che cosa sta succedendo sulle alture del Messico sud-orientale, che riecheggia e si riflette nelle strade europee, nei sobborghi asiatici, nelle campagne americane, nei distretti africani e nelle abitazioni dell'Oceania? Che cosa sta accadendo alle popolazioni dei cinque continenti, abituate a incontrarsi soltanto per competere o combattere?
[...] Noi dichiariamo di costruire una rete collettiva..., una rete intercontinentale di resistenza contro il neoliberismo, una rete intercontinentale di resistenza per l'umanità. Consapevole delle differenze e delle somiglianze, questa rete di resistenza intercontinentale cercherà di connettersi ad altre resistenze diffuse nel mondo. La rete non è una struttura organizzata: non ha un capo, né un decisore, non ha gerarchie, né comandi centrali. Tutti noi che resistiamo siamo la rete.
Subcomandante insurgente Marcos, portavoce degli Zapatisti.
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