domenica 28 febbraio 2021

GIORDANO BRUNO "PROEMIALE EPISTOLA"


GIORDANO BRUNO


"PROEMIALE EPISTOLA"


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SCRITTA ALL'ILLUSTRISSIMO 
SIGNOR MICHEL DI CASTELNOVO



Se io, illustrissimo Cavalliero, contrattasse l'aratro, pascesse un gregge, coltivasse un orto, rassettasse un vestimento, nessuno mi guarderebbe, pochi m'osservarebono, 
da rari sarei ripreso e facilmente potrei piacere a tutti.
Ma per essere delineatore del campo de la natura, sollecito circa la pastura de l'alma, vago de la coltura de l'ingegno e dedalo circa gli abiti de l'intelletto,
ecco che chi adocchiato me minaccia, chi osservato m'assale, chi giunto mi morde,
chi compreso mi vora;
non è uno, non son pochi, son molti, 
son quasi tutti. 
Se volete intendere onde sia questo, vi dico che la caggione è l'universitade che mi dispiace, 
il volgo ch'odio, 
la moltitudine che non mi contenta, 
una che m'innamora: quella per cui non invidio a quei che son servi nella libertà, han pena nei piaceri, son poveri ne le ricchezze e morti ne la vita, perché nel corpo han la catena che le stringe, nel spirto l'inferno che le deprime, ne l'alma l'errore che le ammala, ne la mente il letargo che le uccide;
non essendo magnanimità che le delibere, non longanimità che le inalze, non splendor che le illustre, non scienza che le avvive.

Indi accade che non ritrao, come lasso, 
il piede da l'arduo camino; 
né, come desioso, dismetto le braccia da l'opra che si presenta; 
né, qual disperato, volgo le spalli al nemico che mi contrasta; 
né, come abbagliato, diverto gli occhi dal divino oggetto; mentre, per il più, 
mi sento riputato sofista, 
più studioso d'apparir sottile 
che di esser verace; 
ambizioso, che più studia di suscitar nova e falsa setta che di confirmar l'antica e vera;
ucellatore, che va procacciando splendor di gloria con porre avanti le tenebre d'errori, spirto inquieto, 
che subverte gli edificii de buone discipline e si da fondator di machine di perversitade.
Cossì, Signor, gli santi numi disperdano da me que' tutti che ingiustamente m'odiano, cossì mi sia propicio sempre il mio Dio,
cossì favorevoli mi sieno tutti governatori 
del nostro mondo, 
cossì gli astri mi faccian tale il seme al campo ed il campo al seme ch'appaia al mondo utile e glorioso frutto del mio lavoro con risvegliar il spirto ed aprir il sentimento a quei che son privi di lume: 
come io certissimamente non fingo 
e, se erro, non credo veramente errare e, parlando e scrivendo, 
non disputo per amor de la vittoria per se stessa 
(perché ogni riputazione e vittoria stimo nemica a Dio, vilissima e senza punto di onore, dove non è la verità), 
ma per amor della vera sapienza e studio della vera contemplazione m'affatico, 
mi crucio, mi tormento. 

Questo manifestaranno gli argumenti demonstrativi, che pendeno da vivaci raggioni, che derivano da regolato senso, che viene informato da non false specie che, come veraci ambasciatrici, 
si spiccano da gli suggetti de la natura, facendosi presenti a quei che le cercano,
aperte a quei che le rimirano, 
chiare a chi le apprende, 
certe a chi le comprende.
Or ecco, vi porgo la mia contemplazione circa l'infinito, universo e mondi innumerabili. 



Giordano Bruno


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