GIORDANO BRUNO
《Verrà un giorno che l’uomo si sveglierà dall’oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera, che lo rende
e lo tiene schiavo》
Giordano Bruno
(Nola, gennaio 1548 - Roma 17 febbraio 1600)
Il cardinale Roberto Bellarmino, che istruì il processo di Giordano Bruno e di Galileo, è stato canonizzato nel 1930... per ragioni politiche evidenti legate all’epoca: era solo un anno che il "duce" Benito Mussolini, firmatario dei "Patti Lateranensi", aveva offerto al Papa, con questi accordi di Laterano, una piena e definitiva sovranità sullo stato del Vaticano; Pio XI, ben deciso a sostenere quanto meglio possibile il dittatore fascista, l’aveva d’altra parte qualificato come "Uomo della provvidenza". Ma questa canonizzazione interveniva anche in reazione all’edificazione a Roma di una statua di Giordano Bruno posta lì dai massoni.
Il 3 febbraio 2000, in occasione del 400° anniversario della morte di Giordano Bruno, il cardinale Poupard, presidente del consiglio pontificio della cultura – organismo che riabilitò Jan Hus e Galileo – ha espresso il rammarico della Chiesa davanti ai roghi dell’Inquisizione. Affermò nettamente la loro «incompatibilità con la verità evangelica». Ha anche annunciato che il Papa Giovanni Paolo II avrebbe chiesto perdono il 13 marzo nella basilica di San Pietro, durante una celebrazione volta a «ricreare il dialogo della Chiesa con tutti gli uomini». Ciononostante confermò che Bruno non sarebbe stato riabilitato, sebbene ci sia motivo di biasimare l’uso della forza impiegata contro di lui: «La condanna per eresia di Bruno, indipendentemente dal giudizio che si voglia portare sulla pena capitale che gli fu imposta, si presenta pienamente motivata» dichiarò il prelato.
Si spinse fino ad affermare che la Chiesa aveva fatto di tutto per non uccidere Bruno ma è, al contrario, l’attitudine di lui, ottusa e dogmatica ad essere stata causa della sua perdita!
La "Santa" Sede si rammaricava dunque, a denti stretti, del rogo ma manteneva la validità teologica della condanna. Non poteva fare altrimenti poiché l’inquisitore responsabile delle condanne di Bruno e Galileo, il cardinale R. Bellarmino, era stato beatificato, canonizzato e fatto Dottore della Chiesa. Si constata dunque che la Chiesa ha manifestato alcuni pentimenti certi, ma che questi non sono arrivati fino alle de-canonizzazioni e de-beatificazioni che tuttavia s’imporrebbero se i pentimenti fossero sinceri ed i rimorsi reali.
Altrimenti detto, se Bruno ritornasse oggi, avendo sempre le stesse convinzioni, non sarebbe più palesemente condannato a morte, ma sarebbe condannato comunque, poiché poco importano alla Chiesa i nuovi progressi della scienza che provano che è lei ad essere in errore, le convinzioni di Giovanni Paolo II rimangono le stesse di Clemente VIII...
Si spinse fino ad affermare che la Chiesa aveva fatto di tutto per non uccidere Bruno ma è, al contrario, l’attitudine di lui, ottusa e dogmatica ad essere stata causa della sua perdita!
La "Santa" Sede si rammaricava dunque, a denti stretti, del rogo ma manteneva la validità teologica della condanna. Non poteva fare altrimenti poiché l’inquisitore responsabile delle condanne di Bruno e Galileo, il cardinale R. Bellarmino, era stato beatificato, canonizzato e fatto Dottore della Chiesa. Si constata dunque che la Chiesa ha manifestato alcuni pentimenti certi, ma che questi non sono arrivati fino alle de-canonizzazioni e de-beatificazioni che tuttavia s’imporrebbero se i pentimenti fossero sinceri ed i rimorsi reali.
Altrimenti detto, se Bruno ritornasse oggi, avendo sempre le stesse convinzioni, non sarebbe più palesemente condannato a morte, ma sarebbe condannato comunque, poiché poco importano alla Chiesa i nuovi progressi della scienza che provano che è lei ad essere in errore, le convinzioni di Giovanni Paolo II rimangono le stesse di Clemente VIII...
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