mercoledì 8 gennaio 2020

"LE TERRE RARE" DELL'AUSTRALIA E "GLI INTERESSI NASCOSTI" DELLE MULTINAZIONALI


"LE TERRE RARE"
DELL'AUSTRALIA



E "GLI INTERESSI NASCOSTI
DELLE MULTINAZIONALI

(leggi e ascolta)

Dinaweh

Ma davvero possiamo ancora credere alla favola dei roghi che da mesi stanno divorando le foreste in Australia come a fenomeni del tutto naturali, dovuti semplicemente al torrido caldo estivo, tipico di quelle regioni?
O meglio, proviamo a riformulare la domanda retorica: "davvero pensiamo che il fenomeno dei roghi che stanno interessando a fasi alterne intere aree diverse del pianeta, così distanti e diverse tra loro per clima e posizione geografica, dall'Amazzonia all'Australia, dalla Siberia all'Africa australe, all'Indonesia non siano indotti e favoriti dalla manipolazione climatica [e dagli interessi delle multinazionali], di cui ci informavano con dovizia di particolari i Fratelli Maggiori nel loro messaggio del post precedente?" 
Certamente, interrotte le correnti di getto in atmosfera che in modo del tutto naturale servivano a movimentare le correnti calde-umide in alternanza a quelle secche e fredde, tutto l'ecosistema terrestre ne risente e ciò che sta avvenendo da mesi in Australia non è che la prova che il delicatissimo equilibrio naturale ha subito un danno irreparabile, autoalimentando un fenomeno tipicamente normale in terra australiana, quello degli incendi che da sempre, per le caratteristiche geofisiche e climatiche indotte dalla presenza del deserto australiano e dalla tipica vegetazione limitrofa, favoriscono naturalmente l'avvicendarsi del fuoco.
Un aspetto del tutto inedito è la simultaneità del fuoco in territori enormi e  così distanti tra loro. Un altro fattore quantomeno preoccupante è che generalmente in Australia sono le savane del centro-nord che nella stagione secca bruciano, con all'incirca 38 milioni di ettari di praterie che vanno in fumo, mentre qui la tipologia degli incendi sta interessando aree con un ecosistema completamente diverso da quello delle praterie: si tratta infatti di foreste ad alto fusto, poco inclini a bruciare... 

Quindi: cerchiamo ora di comprendere la natura del territorio e la sua vegetazione, ma senza dimenticare l'assunto di fondo di cui abbiamo ricordato all'inizio e che già si preannunciava nel titolo del post: la manipolazione climatica e gli interessi delle multinazionali.


Che tipo di vegetazione sta bruciando?

Per lo più si tratta di foreste di eucalipto e del bush, una savana semi-arida con arbusti bassi, fitti e più o meno sparsi, simile alla macchia mediterranea. Sembrerebbe essere una vegetazione fatta per bruciare e lo è in effetti; il clima dell'Australia è generalmente arido da almeno 100 milioni di anni, da quando ha compiuto il suo tragitto dall'Antartide alla sua attuale posizione e gli incendi spesso causati dai fulmini hanno costretto le piante ad evolversi per superarli nel modo migliore possibile per loro: lasciarsi bruciare! Infatti, il fuoco, se da un lato brucia le piante, dall'altro è il modo migliore per permettere loro di espandersi, aprendo nuovi spazi perché si possano rinnovare e replicare. Molte specie di "bush" sono altamente infiammabili, contenendo al loro interno olii e resine, in modo da bruciare intensamente quando arriva il fuoco, nonostante i loro semi siano perfettamente impermeabili al fuoco, essendo questo l'unico stratagemma per  battere la vegetazione concorrente e riprodursi con successo, sfruttando le condizioni avverse a proprio vantaggio.
Questa volta però, le condizioni climatiche così estreme hanno intaccato anche gli ecosistemi forestali, tradizionalmente più umidi e raramente interessati dal fuoco.
La manipolazione climatica globale ha fatto sì che venisse meno il naturale avvicendarsi delle piogge, in modo tale che il 2019 sia stato registrato come l'anno più caldo dal 1900 ad oggi. Nell'ultimo anno infatti le temperature sono state 1,5 più alte rispetto alla media 1961-1990, le massime oltre 2°C in più, con un ammanco di precipitazioni piovose di oltre un terzo, rispetto a quelle che solitamente interessano il continente. 
Ondate di calore terrestre e marino hanno fatto registrare temperature da record nel mese di dicembre, dai 42°C di media, fino a punte di 49°C, mentre la siccità si protrae ormai da due anni. Con l'aria calda e secca la vegetazione perde rapidamente acqua per evaporazione e si dissecca. Più la siccità è prolungata, più grandi sono le dimensioni delle parti vegetali che si seccano e quando anche quelle parti (fusti e rami grandi) perdono acqua, cosa molto rara, gli incendi possono durare molto più a lungo, proprio come un caminetto: i "pezzi" piccoli fanno accendere il fuoco e quelli grandi sono quelli che bruciano per molto tempo.
Ciò che diffonde le fiamme è il vento che spinge l'aria calda generata dalla fiamma sulle piante vicine. Tutto questo viene favorito durante le giornate molto ventose, ma, quando gli incendi assumono vaste proporzioni, sono addirittura in grado di auto-prodursi il vento da soli: l'aria calda salendo produce un "vuoto", che viene riempito da altra aria che accorre violentemente dalle zone circostanti. Il risultato è un "vento di fuoco", detto "firestorm", con il quale il vento si auto-sostiene fino all'esaurimento del combustibile disponibile!
Quello che era il ciclo degli avvicendamenti naturali, da tempo interrotto, produce ora disarmonia e disequilibrio anche tra gli stessi abitanti della savana e delle foreste - gli animali - i quali, in periodi di ordinaria successione degli agenti atmosferici avversi, erano in grado di prevederne gli effetti spostandosi in tempo e colonizzando via via altre aree nell'ecosistema ancora disponibile. 
In una situazione come questa invece, un gran numero di esemplari non ce l'ha fatta ed è probabile addirittura l'estinzione di diverse specie, poiché, anche se alcuni di loro, come più facilmente gli uccelli, sono riusciti a fuggire dal fuoco, altrettanti non riusciranno più a trovare condizioni idonee per la loro sopravvivenza.

Le conseguenze a breve e lungo termine

Occorre considerare lo stato di emergenza in cui si trova oggi il continente Australia, considerando che da ottobre ad oggi gli incendi hanno bruciato circa 8 milioni di ettari di territorio tra New South Wales, Victoria, Sud Australia e Queensland - una superficie doppia a quella degli incendi del 2019 in Siberia e Amazzonia insieme, pari ai quattro quinti di tutte le foreste italiane!

Il fuoco in Australia è diventato un pericolo per la sopravvivenza di alberi protetti come il pino di Wollemi, che ha resistito indenne sul continente da ben 100 milioni di anni! 
E' oltremodo problematico per la stessa sopravvivenza dell'uomo, con intere proprietà e attività distrutte dalle fiamme; con il fumo che rende l'aria irrespirabile e pericolosa per i polmoni. Inoltre, incendi dalle così vaste proporzioni, creano l'erosione dei suoli, aumentano il rischio idrogeologico e rischiano di rendere  a loro volta ancora più grave la crisi climatica sia a livello globale, con l'immissione in atmosfera di enormi quantitativi di CO₂, sia a livello locale, depositando i loro residui sui ghiacciai neozelandesi che, resi così più scuri, rischiano di fondersi con maggiore rapidità.

Una concomitanza di fattori imprevisti, come la totale assenza del Niňo e l'intensità del Dipolo dall'oceano indiano (IOD) che ha portato con grande intensità una gran quantità di aria secca sulle coste australiane (e di aria umida sulle coste africane), ha favorito sul continente una siccità senza precedenti. L'interruzione dei cicli naturali dei venti e delle correnti marine, causate dalla manipolazione del clima, ha sortito quindi l'effetto di potenziare la frequenza di eventi estremi come nello IOD e, indiscriminatamente, in tutta l'atmosfera terrestre¹. 


SI SENTE PUZZA DI BRUCIATO

Scorgendo la mappa satellitare di Google, mi sono accorto che tutte o quasi le aree devastate dagli incendi in Australia sono aree protette, cioè "Parchi nazionali" e la cosa mi ha lasciato alquanto interdetto. Non vi sembra una strana coincidenza?
Quali e di chi sono scopi e interessi nascosti che hanno sfruttato a loro vantaggio le particolari 'favorevoli' condizioni del clima, come il caldo della stagione estiva, l'intensità di venti caldi provenienti dall'oceano, le immense zone desertiche che si accendono come fiammiferi, dove nessuna presenza umana può resistere a presidiare un territorio così vasto e ostile?!
Avete mai sentito parlare delle "Terre Rare"? Ebbene, queste pullulano proprio in territori come quello australiano. Ma cosa sono e a chi fanno gola?
Proprio in questi giorni il Pentagono ha iniziato la prima fase di discussione con il governo australiano su un accordo che porterebbe all'importazione di terre rare, richieste dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.

Le terre rare sono minerali le cui applicazioni sono davvero innumerevoli, soprattutto in elettronica; lantanio, ittrio, cerio e samario. Si utilizzano per produrre superconduttori, microchip, magneti, fibre ottiche laser, schermi a colori, il tutto con riferimenti non casuali al settore militare. I due competitor in ambito internazionale sono Cina e Stati Uniti, che si contendono l'approvvigionamento delle terre rare. La Cina è  il principale fornitore globale delle terre rare da cui gli Stati Uniti importano l'80% del materiale. E la Cina può decidere di porre fine all'esportazione delle terre rare negli USA solo in risposta all'aumento dei dazi. 
L'Australia è tra le prime quattro potenze al mondo per la presenza del coltan, dietro solo al Brasile. La columbite-tantalite, o coltan, è considerato il petrolio 4.0 e viene utilizzata per la costruzione di turbine aeronautiche, per la produzione missilistica e nucleare, nella telefonia mobile come ingrediente fondamentale per la batteria di cellulari, cerca-persone, personal computer, videogame e infine medicina, in quanto alcune apparecchiature per funzionare necessitano di microcondensatori al tantalio.

Le riserve stimate in Australia sono pari a 3,4 milioni di tonnellate e alcuni esperti illustrano un trend in ascesa, con i produttori australiani capaci di sfruttare i tagli alla produzione cinese di quest'anno per approfittare di prezzi più favorevoli e una maggiore domanda.  Il continente è pertanto nel mirino di alcune delle maggiori società giapponesi, con fondi che raggiungono i 1,5 miliardi di dollari.
Essendo l'Australia Paese amico degli Stati Uniti, a fine agosto il Pentagono stava negoziando con il governo australiano affinché ospitasse un impianto di lavorazione delle terre rare. Non molto tempo dopo la Reuters aveva rivelato che l'esercito americano ha in programma di finanziare la costruzione di impianti di trasformazione di questi minerali. Caso vuole che l'Australia stia vivendo dallo scorso settembre un'emergenza incendi senza fine, che sta mettendo in ginocchio il Paese².

Chi ci dice che non siano state usate le stesse armi esotiche (tipo il raggio della morte di Tesla), per provocare incendi così vasti in simultanea in tutto il Paese, come quelle usate in California?  


Possiamo senza ombra di dubbio affermare che la crescente rilevanza strategica delle terre rare comporta un insieme combinato fra la sfera economica e finanziaria, dei rapporti di forza militare, l'attivazione di dinamiche criminali, i rapporti geopolitici e guerre ambientali.




















A questo proposito, tra l'altro, occorrerebbe avere il coraggio di mettere in discussione il nuovo Totem dell'economia cosiddetta "Green", quale una delle maggiori cause di distruzione del pianeta, ancor più distruttive di qualsiasi altra attività estrattiva, oltreché responsabile dell'immissione in atmosfera di enormi quantità di CO
₂, per la fabbricazione di batterie per automobili, cellulari e per l'industria elettronica, informatica e nucleare di cui abbiamo detto sopra³.

Pur non avendo pretesa di esaustività nell'aver cercato di comprendere che cosa si celi dietro gli incendi australiani, come quelli che stanno tuttora devastando vaste zone dell'Amazzonia e dell'Africa australe, ci siamo comunque fatti un'idea più chiara e precisa di quali interessi ingenti e articolati muovano le speculazioni di Stati predatori, come USA e Cina, delle strategie militari a loro servizio, delle società multinazionali e delle speculazioni finanziarie che sempre accompagnano simili predazioni ai danni del pianeta e dei popoli, se non del tutto ignari, comunque ancora impotenti, di fronte a tali soprusi.
Per la compilazione del post mi sono servito di fonti multimediali e di riferimenti bibliografici che potrete facilmente consultare anche voi.

Fonti:

¹Giorgio Vacchiano, ricercatore in selvicoltura e pianificazione forestale dell'Università degli studi di Milano, autore del saggio La resilienza del bosco;

²Pietro Mecarozzi, La Terra brucia - La nuova sfida tra USA e Cina passa dalle terre rare dell'Australia, 3 gennaio 2020, in https://www.nogeoingegneria.com/motivazioni/risorse/la-terra-brucia-la-nuova-sfida-tra-usa-e-cina-passa-dalle-terre-rare-dellaustralia/ ;



P.S. Desidero chiudere in bellezza questo post, donando alle vostre orecchie e soprattutto al vostro cuore il canto sciamanico del cantautore aborigeno-australiano Xavier Rudd, canto che sgorgò dal suo cuore e dalla sua voce, durante un ritiro spirituale che fece sul monte sacro degli Antenati in Australia, in loro onore e in onore di quella meravigliosa terra. Che sia ancora una volta di buon auspicio per l'Australia, per tutti noi e per l'intero pianeta Terra!

Dinaweh





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