giovedì 29 ottobre 2020

A TARALLUCCI E VINO, GIOCANO A DADI CON IL NOSTRO DESTINO


A TARALLUCCI E VINO

 
GIOCANO A DADI CON
IL NOSTRO DESTINO

Dinaweh


Mentre loro scherzano e ridono, giocando a dadi con il destino dei popoli, l'Europa e il mondo vanno a rotoli: le piccole e medie imprese chiudono, tutti i comparti dell'economia reale falliscono, si continua a terrorizzare la gente attraverso un mainstream criminale e bugiardo con la scusa di un virus che ha fatto meno morti dell'influenza dell'anno scorso, se si escludono dalla lista funebre quelli "uccisi" con le intubazioni ad oltranza della primavera scorsa, complice il vaccino anti-influenzale addittivato del virus Sars-cov2 che gli ignari bresciani e bergamaschi si sono fatti iniettare in massa, dopo il battage ossessivo e ipnotico promosso da Big Pharma attraverso le televisioni e i media del mainstream nazionale.

A guardarli bene quei due scannapopoli, sembra che si divertano parecchio: danno l'impressione di essere come il gatto e la volpe nella fiaba di Pinocchio. E' come se eseguissero un compito loro assegnato, con la spocchia di chi è sicuro di non essere sgamato, immune da ogni atto d'accusa contro la propria persona, protetto dai loro stessi padroni, alla faccia dei popoli che dovrebbero difendere e rappresentare. C'è in verità in atto una vera e propria guerra contro i popoli dell'umanità intera. 
Bande di criminali in giacca e cravatta che muovono i fili dei loro burattini stanno portando avanti i loro piani (Agenda 2021-30) per ridurre la popolazione ad un ammasso indistinto di robot transumanizzati, secondo quanto ci hanno fatto già vedere in tanti dei loro show spiattellati in vetrina attraverso le televisioni di tutto il mondo, come hanno fatto durante la cerimonia di apertura dei Giochi olimpici di Londra del 2012 o durante l'inaugurazione del tunnel del San Gottardo, al confine tra la Svizzera e l'Italia, il 1 giugno 2016. 

Ma la sensazione è che questa foto sia già "sbiadita" dal tempo, considerando che da quando l'avvocatino così provinciale nei modi e nelle maniere era stato immortalato in tal postura, in ossequioso atteggiamento a Frau Merkel, ne sia già passata di acqua sotto i ponti e crediamo che il signor avvocato abbia ultimamente ben poco da ridere. 
Del resto tutti i complici tentativi per far fallire l'Italia secondo quanto dettatogli dal Protocollo trans-nazionale europeo con promesse di soldi che non arriveranno mai o che, se arriveranno, saranno da restituire con interessi da usura, lacrime e sangue, sono sotto gli occhi di tutti; anche di chi finora ha dormito sonni tranquilli e che si sta svegliando con il formicolio alle gambe e le ossa già rotte, mentre sta cominciando a togliere dagli usurati balconi il triste tricolore con la patetica frasetta "ANDRA' TUTTO BENE"...


Cosa rimane...

Rimangono le mascherine sulla faccia dei sudditi a ricordare loro che, come scriveva George Sorel, la funzione del mito non è tanto quella di dire la verità, ma che il mito funzioni e che la gente ci creda. 
Lo stesso famigerato CTS (comitato tecnico-scientifico) ha dichiarato, in totale 'inconsapevole' ottemperanza alle considerazioni del pensatore francese, che le mascherine non servono a niente anzi, che sono persino dannose alla salute di chi le porta, ma che sono "un simbolo" e, fosse solo per questo motivo, sono da imporre all'intera popolazione, punto e basta! 
Simbolo de che, verrebbe da chiedersi? Lascio la risposta alla vostra creatività e fantasia...
Rimane la stanchezza, la disillusione, la fatica delle persone; rimangono nel ricordo di ognuno di noi tutti quelli che non ce l'hanno fatta e che si sono suicidati per non essere riusciti a sostenere il peso dei debiti, l'onta del fallimento, a causa di quella che già molti osservatori hanno definito "la truffa del secolo", descritta dal terrorismo mediatico come pandemia. Persino l'OMS ha ritratto la definizione di "pandemia" in relazione a quella che a tutti gli effetti rimane una "epidemia virale", con il suo decorso che ha il suo picco fino al suo totale esaurimento.


Non tutto è perduto...

Le notizie degli ultimi giorni e delle ultime settimane fanno ben sperare che sempre più persone aprano gli occhi, non solo perché questi decreti liberticidi hanno messo loro le mani nel sangue e nel portafoglio, ma perché finalmente si accorgano di essere vissuti fino ad ora come schiavi, ora che quella parvenza di libertà non gli è più nemmeno concessa e garantita dagli stessi politicanti che avevano votato, verso i quali avevano riposto tutta la loro fiducia secondo l'odioso e nefasto principio della delega, che poi altro non era: "io faccio un favore a te, tu fai un favore a me".
La speranza è che la privazione delle libertà individuali che stiamo vivendo, il continuo e costante calpestamento della Costituzione da parte di politici nominati e non eletti, la perdita della libertà di scelta di cura e di pensiero, il continuo terrorismo mediatico (le vere fake news), scuotano alle fondamenta le coscienze, perché per la prima volta possano non più "chiedere", ma "rivendicare" i loro diritti fondamentali; non più per elemosinare un lavoro da schiavi, ma perché imparino a rendersi creatori, veri signori ciascuno della propria vita, senza più delegare la  felicità a chi non gliela darà mai, in cambio di un'esistenza fatta di solo lavoro, tasse e bollette da pagare, salvo poi essere esclusi dalla vita sociale non appena, pensionati, non serviranno più.


Essere giovani: uno stato dell'essere...

Tutto questo sconcerto lo urlano soprattutto i giovani che ieri ho visto scatenare con slogan rabbiosi la loro frustrazione in piazza, in una delle tante piazze d'Italia che si sono animate per dire basta a questa pantomima criminale, voluta dalle élites con la scusa del virus, che tiene senza fiato - è proprio il caso di dirlo - intere generazioni, famiglie, singoli individui e aziende ormai al tracollo. I giovani non hanno più futuro; sanno di non contare nulla, non vengono ascoltati dai genitori, non vengono capiti dagli insegnanti, non sono considerati dai politici; e ora sono stati privati di quel poco che era rimasto a loro disposizione: la scuola e l'università per i più fortunati, i luoghi di aggregazione come i centri e le società sportive, le palestre, le discoteche, i pub, le piazze...
Negli occhi di alcuni di loro ieri sera ho visto però ancora la speranza, la luce e il bagliore tipici dell'età, la voglia di sorprendere e di sorprendersi ancora di fronte alla vita, verso la quale i loro occhi, le loro anime sono ancora attaccate e fedeli, seppur con tutte le ovvie contraddizioni. Ho visto in alcuni di loro la distaccata osservazione di quella piazza, come attraverso uno sguardo disincantato, non per questo spento o totalmente disilluso; ho intravisto nelle loro pupille luminose come se scorgessero altre vie, come se avessero da suggerire altri parametri di lettura della realtà, come se intravvedessero altre visioni non ancora scritte, non ancora calpestate, sperimentate, percorse, ma che loro stessi sapranno prima o poi donare al mondo. 


Un'altra vita è possibile

Ognuno di noi può riprendersi in mano la propria vita e, alla fine, forse questo è un momento davvero prezioso per tutti, che può creare una spinta nuova in ognuno di noi, un momento di revisione profonda di tutte le credenze e i falsi valori a cui abbiamo dato voce e nutrimento, spesso perdendoci. Ora possiamo ritrovarci, scoprire delle vie diverse e cercare la felicità come primo e assoluto valore per noi stessi e per le persone che amiamo.
Ieri un'amica conosciuta per la prima volta in quella piazza mi ha detto di essere stata contenta di aver conosciuto me e la mia compagna, di aver sentito una spinta dentro che andava verso se stessa, forse per la prima volta con una carica così forte!


C'è solo la strada...

Mi piace ultimare questo breve scritto proponendo l'ascolto di una delle canzoni più significative di un Grande della musica cantautorale italiana "C'è solo la strada" di Giorgio Gaber. Mi sono chiesto cosa farebbe lui se fosse ancora tra noi in questa situazione paradossale: la risposta me la sono data ascoltando di nuovo la sua canzone...
Trovo che quello di cui parla sia quanto di più attinente e coerente con ciò che molti di noi in Italia, in Europa e nel mondo stanno sperimentando in questi giorni affannosi: la bellezza di incontrarsi per la strada e nelle piazze. Vi ricordate le piazze di Santiago del Cile soltanto un anno fa? O le strade di Francia con i Gillet Gialli? Pur nel grave momento per quelle popolazioni sembrava di scorgere un manifesto alla solidarietà, alla socialità perduta che questa tecnologia manipolatoria dei "social" (mai nome è stato meno appropriato, volutamente!) ci ha strappato tenendoci più lontani, più separati, più divisi, persino da noi stessi.
Ciò che stiamo subendo ora cos'è infatti, se non il parossismo di questa separazione pianificata a tavolino da secoli dalle élites? Il distanziamento sociale, la didattica a distanza, le videoconferenze non sono altro che la celebrazione ultima della "diabolica" genìa del Male: "dià-ballein" in greco antico vuol dire proprio "separare", "disunire", "dividere". Il diavolo è per antonomasia colui che separa. Separa l'anima da se stessa, l'uomo dall'uomo, l'uomo dalla donna, l'uomo dalla natura. Viene da pensare che questi signori che governano il mondo siano davvero i suoi fedeli servitori. 
Tuttavia...NON PRAEVALEBUNT!

Dinaweh






    
 😊
   
      

 

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