Spunti di meditazione quotidiana
Dinaweh
Poniamoci sempre nell'atteggiamento interiore più consono all'ascolto: l'ascolto dell'altro non può giungere se prima non siamo in grado di ascoltare noi stessi. E come può giungere questo ascolto? Concedendoci spazi di silenzio. Ci accorgeremo subito quanto sia difficile all'inizio trovare questo silenzio dentro di noi, anche quando iniziassimo a predisporci alla meditazione. Un dialogo interiore costante ci subisserà di pensieri, fino a suscitare emozioni: rabbia, tristezza, amarezza, paura che ostacoleranno il nostro tentativo di essere come vasi vuoti, pronti a ricevere ogni benedizione dalla parte più profonda e più saggia di noi: L'IO SONO, il nostro Sé Superiore che tutto sa e che attende soltanto di essere ascoltato e percepito come il Signore del nostro Regno interiore.
Non pretendiamo di ottenere tutto subito, non fermiamo i pensieri, viviamo le emozioni che ne possono derivare; soffermiamoci sul loro contenuto quel tanto che basta per non dar loro troppo spazio, ma nemmeno cerchiamo di inibirli.
Attraverso una pratica costante proviamo a respirare i pensieri e tutto ciò che essi trascinano con sé, come fa la corrente del fiume quando, impetuosa, trasporta tronchi di albero, foglie, rami, fino a limare con la sua tenacia le dure pietre del suo greto, come il vasaio fa con la creta, quando vuole dare forma alla bellezza che lo possiede! Non opponiamo resistenza quindi; lasciamo che tutto scorra davanti ai nostri occhi e dentro le nostre viscere e sempre, di nuovo e di nuovo, torniamo sul respiro.
Il respiro è lo stesso di Dio, che manifesta se stesso nella sua Creazione; come la diastole e la sistole del nostro cuore, così olograficamente palpita l'intero Universo, il ciclo ininterrotto delle stagioni, in un moto costante di contrazione e di espansione.
Perché mai dunque, dovremmo tirarci fuori dallo stesso eterno movimento? In musica tale ripetizione armonica si chiama "Ostinato". E' da quello stesso ostinato movimento, da quella tessitura incessante che la trama della materia insufflata dallo Spirito Creatore dà forma a se stessa. Perché mai non dovremmo accettare di farne parte, di esserne travolti a volte, altre volte di cavalcarne l'onda?
La pratica costante, insieme alla consapevolezza di essere noi stessi parte del Tutto, piano piano aprirà un varco dentro che condurrà alla totale assenza di pensieri, in quello spazio vuoto ove ogni creazione è possibile, come la tela bianca del pittore aspetta di essere violata dal pennello intinto di colore, strumento esso stesso nelle mani dell'artista creatore; e così essa (la tela) rimane, per farsi sfondo all'opera mirabile che darà sostanza, gioia e colore ad ogni atomo della sua fibra. Così accadrà anche a voi, quando il vuoto avvolgerà tutto lo spazio interno, proprio come la polpa della nespola avvolge tutto il nocciolo.
Nella consapevolezza di quel centro, tutto si aprirà alla vostra comprensione, non più attraverso gli anfratti angusti della ragione, ma come rivelazione proveniente dall'intuizione espansa che non vorrà più concedersi al gioco della separazione; voi sentirete di essere Coscienza pura, parte del Tutto, senza più limitazioni né confini.
Uno dei miei più amati maestri indiani, Bhagavan, ci faceva ripetere all'infinito: "Io sono Esistenza, Coscienza e Beatitudine". Sat-Chit-Ananda. Solo ora comprendo il profondo significato di quel mantra, che solo qualche anno fa mi sembrava così avulso dalla realtà che stavo vivendo.
Vivere nell'inconsapevolezza è come camminare al buio, trascinandosi a fatica, percorrendo a tentoni piccoli timidi passi, sentendosi separati dalla realtà che ci circonda come una minaccia da cui difendersi. Svegliarsi alla luce del proprio cristallo interiore è uscire dall'incubo, è sentirsi a casa, è vedere la verità delle cose e la Verità, come disse Gesù il Cristo, "vi renderà liberi".
Questo sia l'invito che potete fare al vostro Spirito: andare oltre il visibile per incontrare l'invisibile. Abbiate fiducia e siate molto indulgenti con voi, non giudicatevi; amate ogni piccola vostra imperfezione, poiché l'opera d'arte che voi siete è già tutta conchiusa dentro il blocco informe di quell'inconsapevolezza che è lì per essere trasformata. Il grande Michelangelo di tutte le sue opere quella che amava di più era "I Prigioni", poiché non era mai riuscito a concluderla! Era convinto che la vera bellezza non stesse nella Perfezione, ma nell'inconclusione, nell'imperfezione delle forme nel loro incessante divenire, ancora potenzialmente inespresse e, per questo, vive...
La perfezione non ci viene chiesta, cari Cuori, ma l'Amore, la compassione, il coraggio di Essere ciò che siamo realmente, la tensione a disvelare l'opera d'arte nascosta che noi stessi nascondiamo a noi stessi!
I post successivi potranno diventare uno spunto alle meditazioni da assumere come un appuntamento quotidiano, un balsamo, un nutrimento per la vostra anima e per i vostri cuori. Potreste stampare le frasi più ricche di senso per voi e, accendendo una candela, un incenso, magari alla presenza di un Cristallo, ricavarne la quintessenza e incontrare la vostra luce, attraverso il respiro e, ad ogni respiro, esprimere la Gratitudine alla vita che è in voi. Amatevi, accettatevi, siate pazienti con voi stessi e tutto, prima o poi, piano piano, vi condurrà alla Maestrìa del Sé.
Grazie, grazie, grazie.
Dinaweh
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