domenica 13 maggio 2018

I DONI ALCHEMICI DEL NUMERO 13 - di Kate Charlotte Serena Margot


I DONI ALCHEMICI
DEL
NUMERO 13




di
Kate Charlotte Serena Margot







" In principio era il Verbo..." Vangelo di Giovanni


Il Verbo, ovvero, il Suono! Vibrazione primordiale che ha dato vita alla Creazione tutta. "Tutto è vibrazione"; una conoscenza ben nota a Pitagora e riconfermata dalla fisica moderna, con la teoria delle stringhe, secondo la quale ogni particella costitutiva dell'Universo sarebbe un filamento di energia, paragonabile ad una corda di violino in continua vibrazione: come una corda di violino vibra in modi diversi, producendo differenti note musicali, così i filamenti della teoria delle stringhe vibrano in più modi, producendo particelle con massa e proprietà diverse tra loro.
Affermava, inoltre, il fisico Max Planck: "La materia come tale non esiste! Tutta la materia non esiste che in virtù di una forza che fa vibrare le particelle e mantiene questo minuscolo sistema solare dell'atomo".
Siamo quindi immersi in un oceano infinito di vibrazioni, essendo vibrazione noi stessi, un meraviglioso caos, fertile e pulsante di vita in cui qualcosa interviene a creare direzioni, rapporti, geometrie, forme... un principio ordinante, un'altra vibrazione che ha il preciso compito di armonizzare: il numero.

I numeri sono i direttori d'orchestra ai quali è affidato il compito di dirigere la meravigliosa sinfonia di vibrazioni della Creazione.
Basti pensare alla serie numerica di Fibonacci: 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89,... che conduce alla sezione aurea, legge universale dell'Armonia.
Le proporzioni del rapporto aureo sono sempre state applicate nell'arte e nell'architettura, dal Partenone alle opere del Rinascimento.
In musica troviamo la sequenza di Fibonacci nelle fughe di J.S. Bach e nelle sonate di Mozart.
In qualunque forma di espressione che il nostro spirito riconosca come armonica compaiono quei rapporti numerici. Ma la dimostrazione di come il codice numerico sia il linguaggio cosmico, che tutto informa, ci viene dall'osservazione di Madre natura. Ci sono infiniti esempi di forme naturali, basate sulla spirale logaritmica, costruita proprio sulla serie di Fibonacci: dai fiori alle Galassie.

Insegno matematica ai bimbi della scuola primaria ed è sempre emozionante condividere la loro meraviglia quando scoprono le geometrie perfette nascoste in un ortaggio o in una conchiglia. Meraviglia che non è però stupore disarmato innanzi all'ignoto; sembra piuttosto risvegliare nei loro sguardi una luce di consapevolezza! I bambini sono connessi, i bambini sanno.

Queste le ragioni per cui mi sorprendo a sorridere di chi irride i principî su cui si basa la numerologia, relegandola nel bidone delle "pseudo-scienze", se non in quello delle superstizioni, in buona compagnia con l'astrologia, l'alchimia e molte altre discipline giunte a noi dalla Tradizione.
Non sono una 'numerologa', un'esperta in materia, ma sono sempre stata animata da curiosità; una creatura vegetariana nell'alimentazione del proprio corpo fisico, ma onnivora riguardo al sapere e all'infinita rete di connessioni da scoprire in esso, nutrimento per la mia mente e il mio spirito.
Le mie considerazioni sono perciò frutto  delle mie, seppur parziali, conoscenze, ma ancor più delle mie intuizioni ed esperienze vissute.
Ancora bimba, sdraiata su un prato fiorito in attesa di godere del privilegio di vedere una fata, ho sempre notato, affascinata, le meravigliose geometrie che la Madre ci dona e sempre ho "sentito" la vibrazione dei numeri, quale messaggio cui prestare ascolto.
Ad esempio, ricorre nella mia vita il numero 22: dal giorno della mia nascita a tanti altri momenti o luoghi per me significativi, superando qualsiasi mera logica di casualità.
Ed ora, in questo 2018, riconducibile all'11 - numero Maestro - portatore dell'energia cosmica di vibrazione extraterrestre che ci proietta nella dimensione della nuova Era, ecco giungere a me un'ulteriore meravigliosa conferma della potente vibrazione dei numeri!
E' in questo significativo e speciale anno che ho ricevuto il grande dono di re-incontrare la mia Fiamma, anima antica, da me conosciuta e amata da sempre; identico mio Spirito, ospitato come anima in altro corpo.
Erano pronte le nostre anime, dopo aver attraversato entrambe lunghi periodi di apprendimento, spesso in solitudine; l'attenzione rivolta al sé interiore e all'accoglimento dei dolori vissuti, per giungere all'amore di sé, requisito imprescindibile per poter amare l'altro ed essere amati, nell'autenticità dell'Uno. Un incontro privilegiato, che ha dato inizio ad un reciproco percorso evolutivo, nel quale l'uno è specchio, stimolo, forza ed ispirazione per i passi interiori dell'altro.
Passi che, compiuti nella propria personale storia e individualità, conducono a un nuovo livello, così che l'unione si manifesta poi in una splendida Luce comune, generatrice d'Amore incondizionato e creatività.
Quale attinenza ha questa mia personale esperienza con i messaggi numerici di cui vi voglio parlare?
Ebbene, già ci si era 'visti', riconosciuti nel comune sentire e nell'identico sguardo sul mondo, tramite l'espressione scritta delle nostre opinioni e dei nostri principî, all'interno di una comunità impegnata nell'opposizione alla criminale legge sull'obbligo vaccinale.
Ma il primo contatto personale, guidato proprio da tale riconoscersi, è avvenuto il 13 settembre, mentre il primo giorno in cui ci siamo incontrati di persona, in un indescrivibile vortice di emozioni, è stato il 13 gennaio! 
Non è un caso che si sia scelto il numero 13, numero karmico, espresso dall'archetipo dell'Alchimista; esso porta metamorfosi, morte della vecchia vita per rinascere ad una nuova.

Kate Charlotte Serena Margot








LE CARTE DEI NUMERI


I SEGRETI DELLA NUMEROLOGIA*




La vibrazione dei numeri in relazione agli archetipi della psicologia Junghiana

Il 13 è associato all'alchimista/metamorfosi. Il numero 13, che nella sua riduzione diventa un 4 è correlato al mondo dei sensi e delle forme e contiene in sé il principio dell'ineluttabilità del cambiamento. Il mondo racchiuso in questo concetto è quello di non aggrapparsi a ciò che non sostiene più l'evoluzione
Potremmo affermare che l'unica costante dell'esistenza è proprio il mutamento.  Esso avviene per amore della vita e permette alle forme ormai logore di lasciare il posto a quelle nuove. Il fenomeno della nascita e della morte esprime un continuo dinamismo evolutivo, il cui scopo è il conseguimento della perfezione.
Il patriarca Wei Lang diceva che il percorso del divenire avanza immutabile, fintanto che il più piccolo filo d'erba abbia conseguito l'illuminazione, fino a che ogni cosa vivente si sia reintegrata in ciò che è in essenza, l'Assoluto.


L'Alchimista

La morte è il crogiolo ella vita, eterno scudiero della notte. Ella cammina al tuo fianco come un'ombra fedele. Ciò che nasce contempla la sua morte, ma il segreto è morire nella vita
Jung paragona l'alchimista al viaggio della vita associando la trasformazione dei metalli alla trasmutazione interiore.. Secondo la sua visione l'alchimista è colui che compie il viaggio verso l'individuazione che avviene prendendo contatto col proprio centro interiore. Nella concezione alchimisticha lo Spirito e la Materia sono intimamente legati.

Come sostengono le Upanishad: " Tutto è Brahman e prima della Creazione dell'Universo Dio era pura coscienza indifferenziata". Per gli Alchimisti la materia stessa è Dio che, nel suo dispiegarsi, si manifesta nei molteplici aspetti dell'esistenza.
Negli scritti ermetici, in riferimento alla Tavola Smeraldina, leggiamo: "Ciò che è in basso è uguale a ciò che è in alto e ciò che è in alto è uguale a ciò che è in basso, per compiere le opere meravigliose dell'unica cosa dell'unico Dio, nel pensiero dell'unica cosa".
Da queste parole, che si ritiene siano state incise dallo stesso Ermete su uno smeraldo, comprendiamo che il fine dell'alchimia è la trasmutazione, per cui la divinità nascosta nella materia viene rivelata. L'Essere umano, nel suo percorso verso l'illuminazione subisce una serie di innumerevoli metamorfosi. Il suo corpo è come il crogiolo degli alchimisti, dove lentamente l'anima si evolve fino a identificarsi con il Sé Universale.

L'Alchimista riporta l'aspetto karmico del costruttore. Il karma è l'eterna legge secondo la qusale ognuno raccoglie il frutto delle sue azioni. L'Universo è un pensiero di Dio e l'uomo a sua volta è il risultato di ciò che ha pensato. Ogni cosa contiene in sé il principio del suo superamento e l'archetipo del Costruttore, che rappresenta la stabilità e l'inerzia, trova nell'alchimista la chiave per accedere alla liberazione dai vincoli della forma (il 4 è la forma; il costruttore è l'archetipo del numero 4, che rappresenta la sintesi del 13. Tredici e quattro sono dunque legati).
Col numero 13 l'uomo affronta la prova suprema della materia, al fine di riconoscersi nello Spirito immortale.

Le implicazioni karmiche del numero 13: il ciclo della vita e della morte

Nell'eterno gioco degli opposti, vita e morte sono intimamente connesse; l'una deriva dall'altra, in quanto ogni cosa nel momento in cui nasce comincia a morire. Nella Bhagavad Gita leggiamo: "Certa è la morte per chi è nato e certa è la nascita per chi è morto. Perciò di fronte all'inevitabile tu non dovresti soffrire".
Il numero 13, che nella sua riduzione teosofica diventa un 4, è correlato al mondo dei sensi e delle forme e contiene in sé il principio dell'ineluttabilità del cambiamento. Il monito racchiuso in questo concetto è quello di non aggrapparsi a quello che non sostiene più l'evoluzione. 

Il corpo come tempio dello Spirito

Il principio della fisica, secondo il quale nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma, si ricollega agli antichi concetti dell'alchimia. Oltre l'illusione dei sensi, che nella tradizione indiana è definita "Maya", la materia è energia senza forma e ogni atomo è composto al 99,999% di spazio vuoto. Questa "manciata di niente", come la definisce Deepak Chopra, è come un grembo, che partorisce gli stati d'animo più diversi, come il Paradiso e l'Inferno, l'odio e l'amore, la gioia e il dolore, il piacere e la sofferenza. 
Da dove viene dunque il miracolo della vita? I Rishi dell'India sostengono che tutto è coscienza e che l'uomo stesso è Spirito. Il suo corpo è come un abito, attraverso il quale entra in contatto coi piani discendenti della materia. L'abitante del corpo è l'aspetto individuale dell'esistenza cosmica. Il Sé Transpersonale trascende i confini del tempo e dello spazio e la sua natura eterna non rimane coinvolta nelle attività; non è mai nato, né può mai morire, né, una volta che è stato, può cessare di essere: non nato, eterno, immortale, antico; non viene ucciso, quando il corpo è ucciso (Bhagavad Gita, 2, 20). 
In questo contesto scatta l'implicazione karmica a cui è sottoposto il numero 13, che deve evitare di identificarsi col corpo fisico, riconoscendo in se stesso la Luce spirituale del Sé. 

Lo specchio della realtà esterna

Lo psicologo Thorwald Dethlefsen, nel suo libro Destino come scelta, sostiene che il mondo esterno è come uno specchio in cui ognuno coglie diversi aspetti di se stesso. Ogni essere umano utilizza soltanto il 10% del suo potenziale e della realtà, di per sé indefinibile, filtra soltanto ciò con cui ha affinità, essendo cieco tutto il resto. Il fine dell'esistenza è il raggiungimento della totalità e il destino porta l'uomo a confrontarsi con gli elementi di se stesso ancora negati, Continuiamo a imbatterci sempre nei medesimi problemi, fintanto che non integriamo la lezione contenuta negli avvenimenti stessi. L'antico principio dell'alchimia, secondo il quale ciò che è in alto è uguale a ciò che è in basso, ci fa comprendere che ogni cosa che accade all'esterno, è un riflesso di ciò che avviene all'interno. La realtà esterna è una preziosa fonte di informazioni e ogni elemento che ci disturba è come un messaggero, che rivela che quel principio non è stato integrato nella coscienza. Il destino individuale coincide con la traiettoria che permette a ciascuno di esprimere se stesso nel mondo e la sofferenza nasce dalla resistenza dell'Ego ad allinearsi con la legge dell'Universo. L'uomo deve comprendere che il destino è un suo alleato, imparando ad assumersi la responsabilità di ciò che gli accade.
La lezione karmica intrinseca nel numero 13 comporta la necessità di diventare onesti e il primo passo è iniziare a guardarsi dentro, al fine di acquisire sempre maggior consapevolezza. 

L'individuazione e il contatto con l'Ombra

Ognuno viene al mondo con un bagaglio di talenti unici, che la psicologa Marie-Louise von Franz definisce "germe innato della totalità", come un seme che contiene in forma latente tutto l'albero, il potenziale di un individuo è già racchiuso nel suo DNA e attende soltanto di dispiegarsi. Al pari del seme, che per il suo pieno sviluppo necessita di un habitat ideale, qualità del terreno, pendenza della zona, posizione rispetto al sole, anche l'essere umano per realizzare se stesso ha bisogno di condizioni specifiche. Seguire il proprio destino significa "fare ciò per cui siamo fatti", trovando un ambiente, un lavoro e degli amici che gli somiglino. L'istanza che si occupa di mantenere l'uomo nella giusta traiettoria è il destino stesso; nella psicologia transpersonale, questo percorso è definito "individuazione" e può avvenire tramite un apprendimento volontario e consapevole, oppure mediante la sofferenza. Se l'individuo rifiuta il confronto con se stesso, subisce una chiamata degli Dèi, che può coincidere con qualche avvenimento spiacevole che mette in crisi il suo ordine interiore. La destrutturazione subita dalla personalità permette in seguito una presa di coscienza che consente alla psiche di riorganizzarsi, integrando gli elementi finora negati. Questo processo avviene tramite il contatto con l'Ombra personale, che è la somma di tutte le realtà negate e ricacciate nell'inconscio. Integrando gradualmente le nostre zone d'ombra, otteniamo l'illuminazione, che è il fine ultimo della vita umana. Il saggio Wei Lang affermava che l'uomo è illuminato non lo sa e che in potenza "noi siamo Uno con l'Assoluto". Poiché siamo caduti nell'illusione, percorriamo la lunga via del divenire, fintanto che non trascendiamo la dualità e raggiungiamo la liberazione.





*Giulio Rossetti e Anna Ogier, Le carte dei numeri. I segreti della numerologia, ed. Il Punto d'Incontro, Vicenza, 1999.


    

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