Uomo - Natura:
un rapporto d'amore interrotto
Dinaweh
Il terremoto che ha investito l'Italia centrale ripropone l'urgenza di ripensare a un rapporto diverso tra l'Uomo e la Natura, tra la comunità e il suo territorio. Sì, certo; ma siamo proprio sicuri che basti questo? Intendo dire: siamo proprio certi che sia sufficiente continuare a credere che, di fronte alla "manifestazione" di una disarmonia, di un danno, di una catastrofe, sia sufficiente rispondere esternalizzando una nuova "manifestazione" che le sia opposta e contraria, per addivenire ad un risanamento completo, totale e definitivo e, più che tutto, evitare che si possano insinuare per il tempo e lo spazio a venire nuove crepe, nuovi agenti di crisi, nuovi motivi di preoccupazione?
Sono consapevole che l'incipit del post possa dare adito a fraintendimenti o peggio ancora risultare del tutto criptico e per nulla chiaro. Cercherò di offrire più elementi e il più semplicemente possibile arrivare alla vostra comprensione.
Parto proprio dall'uso di quest'ultima parola: "comprensione". La comprensione di cui parlo è, come dice la parola, comprensiva di più fattori, che non hanno solo a che fare con la mente, con la quale "capiamo", analizziamo, dividiamo il capello in quattro; comprendere con la mente e soprattutto con il cuore, cercare quell'unità che è insita in tutte le cose a sé stanti, per come si presentano davanti ai nostri occhi. La vita è, e basta. Siamo noi che abbiamo necessità di analizzarla e, così facendo, la sezioniamo in elementi separati tra loro. Questo meccanismo non ci potrà mai condurre alla comprensione della natura in quanto ente completo a se stesso.
Krishnamurti diceva che era sufficiente sedersi davanti a un grande albero e contemplarlo nella sua interezza, senza farsi alcuna domanda, senza porre in mezzo alcun concetto o considerazione che volesse darsi ragione del perché sia fatto in un certo modo e non in un altro. Osservare e contemplare sentendosi parte dello stesso albero era per lui del tutto sufficiente.
Questo atteggiamento che a molti può sembrare banale in realtà porta in sé il seme della visione delle cose nella loro interezza; esime l'osservatore da qualsiasi forma di giudizio sulla cosa osservata e quindi lo scagiona e lo libera, insieme a ciò che osserva, da qualsiasi rozzo o sofisticato tentativo manipolatorio. Egli entra così in perfetta comunione con la realtà, per così come si presenta, e questa comincia a interagire con lui favorendolo o, perlomeno, innescando una complicità telepatica da cui scaturirà una nuova creazione del tutto compatibile e armonica. L'armonia tra le parti sarà dunque salva, pur essendo entrambi i latori di due spiriti vitali differenti, ma non per questo non comunicanti tra loro.
Questo era significativamente il rapporto dell'uomo con la natura, prima della Caduta, quando - come dicono le Scritture - il leone pascolava con l'agnello e le fiere non suscitavano spavento né rappresentavano un pericolo per l'uomo!
Via via che l'umanità si è allontanata da questo ascolto e dalla pura osservazione del creato, ha sentito il bisogno, per difendersi da qualcosa che non più riconosceva come parte di sé, di manipolare la natura, staccandosi al tempo stesso sempre più da lei. Per questo motivo in epoche non troppo lontane la natura veniva descritta come "matrigna"; non più la si percepiva come "madre", ma come matrigna, appunto, dando a questa parola tutto il significato dispregiativo e di diffidenza che solo una matrigna crudele e cattiva potrebbe suscitare nella timorosa e spaventata prole affidatale. Questa relazione di asservimento e di paura è perdurata nei secoli e potremmo affermare che questo processo è iniziato da quando Argo ha solcato il mare per la prima volta, suscitando lo sguardo attonito e sorpreso del dio Poseidone... Da allora in poi l'uomo ha continuato a far crescere dentro si sé questo sentimento di diffidenza, misto a paura e reverenza, nei confronti di tutti gli elementi che non riusciva a governare, ma che anzi davanti a lui si paravano minacciosi e forieri di pericolo e di morte.
Il bambino, da adolescente sembra diventato adulto, un adulto ribelle però, un adulto colmo di rancore, mosso da spirito di rivincita nei confronti di quella madre-matrigna che ora crede di aver soggiogato e addomesticato al suo volere.
Nell'era della techne l'uomo ha scavato un solco sempre più profondo tra sé e la Natura, nell'illusione di averla definitivamente addomesticata, attraverso la manipolazione e la scissione dell'atomo, l'elemento primordiale costitutivo della sua 'parvenza': quella visibile, quella esperibile e sottoponibile al microscopio. L'illusione di averla messa "con le spalle al muro" ha distrutto ogni tipo di relazione sufficiente a raggiungerla, a comprenderla nella sua bellezza e interezza; sradicandola dal regno al quale appartiene l'ha sottoposta a giudizio, a sperimentazione; all'interno di laboratori asettici illuminati da neon freddi e artificiali, l'ha privata della sua voce e del suo canto.
Ogni suo trasferimento, necessario alla manipolazione di una realtà sempre più virtuale, l'ha privata della sua essenza e così, nel migliore dei casi le grandi metropoli addobbano i loculi ove gli esseri viventi della specie umana vivono con piante cresciute senza terra e con pochissima acqua (l'idroponica), mentre nel peggiore dei casi, coltivano enormi estensioni di terra con ibridi di laboratorio di piante da coltivazione della stessa specie (monocultura) irrorandole con insetticidi chimici per "combattere" l'attacco dei parassiti, sempre più virulenti e resistenti, mutanti essi stessi, per difendersi dalla guerra posta loro in atto!
E che dire dei fiumi violentati e deviati dal loro libero corso, delle montagne ridotte a gruviera per far passare gallerie di autostrade e ferrovie sempre più minacciose e invasive? E poi antenne per le telecomunicazioni, satelliti in orbita che gravitano, molti ormai come spazzatura intorno al pianeta, onde elettromagnetiche che percorrono l'atmosfera come ingorghi di autostrade invisibili e ancora più subdole di quelle di asfalto...?!
Nemmeno i cieli dunque, né le acque dei mari sono risparmiati dalla forza vendicatrice dell'homo technologicus.
Si rapina il sottosuolo del sangue della Terra, perforando la sua superficie a più non posso per prelevarne il contenuto liquido e gassoso; si disperdono nei cieli tonnellate e tonnellate di particolato di metalli dannosi e mortiferi per creare quella copertura elettromagnetica utile alle comunicazioni e ai sistemi d'arma più potenti e distruttivi della bomba atomica: le armi scalari; con quelle si crea distruzione e morte manipolando le correnti di getto in atmosfera, creando danni irreparabili a tutti gli esseri viventi sul pianeta e provocando inondazioni, terremoti, tsunami e siccità, a proprio piacimento... Effetto serra, effetto microonde, bombe d'acqua,
voragini che si producono in vaste aree del terreno, sono solo le conseguenze di un rapporto malato dell'uomo con la Natura; non più relazione di affetto e riconoscenza, non più complicità sacra per il conseguimento di un'utilità condivisa, ma rapporto a senso unico, ove l'uomo sembra aver preso il sopravvento.
Orgoglioso della sua rivincita, sembra a un passo dal matricidio finale!
Eppure noi stessi facciamo parte della Natura e siamo una cosa sola con lei, che ce lo ricordiamo o no, esiste pur sempre un interscambio di energia, di vibrazioni sottili, difficili da cogliere, ma pur sempre reali; più reali ancora di ciò che si manifesta ai nostri occhi fisici! Essa è il contenitore che ci avvolge, che permette alla nostra stessa vita di espandersi, di riprodursi, di manifestarsi nella densità delle forme e dei colori. Ma dove avviene la scaturigine di quella manifestazione, se non prima nel pensiero creativo invisibile, ricolmo di Amore che solo può creare?
Un figlio d'uomo, non è allo stesso modo la manifestazione tangibile dell'amore bramato, concupito e trasformato tra un uomo e una donna? Anche quando il figlio non è cercato coscientemente l'Amore lo manifesta e lo sprigiona dalla caverna della creazione! Esiste quindi una volontà di potenza insita nell'Amore stesso che pretende visibilità ed espansione fino a presentarsi nella materia densa. Avete mai visto la forza della gramigna che si fa spazio tra i ciotoli del pavimento di un giardino, con quale potenza virgulta, spacca e travalica le linee di fuga dello stesso? Dove sta quella forza? Come può quell'esile filo d'erba infiltrarsi tra le pieghe del cemento e irrompere con ostinazione nei suoi interstizi?
Come potrà mai un figlio allontanarsi dalla casa paterna sbattendo la porta dietro di sé per sempre, senza tradire se stesso votandosi alla perdita definitiva della propria identità?
Se è vero dunque che il pensiero crea la realtà che ci circonda, è altrettanto vero che quella realtà sarà lo specchio fedele di quel pensiero. E se quel pensiero è un pensiero di rivalsa e di sopraffazione dell'altro, esso creerà ad un certo punto dell'esistenza una risposta uguale e contraria che ci sopraffarrà quando meno ce lo aspettiamo! Come nel micro, così nel Macro; come sopra, così sotto; come in alto, così in basso. E' la legge dello specchio o del doppio.
No, la Natura non starà muta; risponderà, colpo su colpo, ad ogni ferita infertale. E questo, se ci facciamo caso, sta già accadendo. Essa, Spirito vivente, con un'anima e una Coscienza cosmica, non può essere oggettivata, né prelevata a campione e posta sotto sequestro all'osservazione di un microscopio.
Mi vengono in mente le pietre delle case distrutte di Amatrice, Accumoli, Pescara del Tronto e di tutte le altre frazioni e paesini danneggiati dal terremoto...
Di fronte alla violenza di quelle scosse, le pietre di quei muri antichi, come avrebbero potuto reggere? L'energia e lo spirito che li aveva edificati era già volato via da tempo e se era rimasto imprigionato dentro quei muri, non avrebbe mai potuto sostenere una vibrazione così potente.
Attenti! Se cominciamo a 'sentire' l'energia e a renderci conto che esiste un nesso tra spirito e materia, questo mio discorrere non vi farà venire i brividi dietro la schiena!
Sto dicendo che al tempo in cui quei paesi erano stati costruiti, l'uomo era ancora un 'bambino', assoggettato alla natura, timoroso di essa; c'era ancora un rapporto di relazione con lei. Ecco perché sono durati così a lungo! La Natura risponde e concede riparo agli esseri che la abitano con rispetto e cura. C'era una relazione! Il terremoto stesso è la conseguenza di una rottura, prima ancora che fisica, spirituale, sottile con la Madre!
Oggi quella relazione c'è ancora, ma come sopraffazione dell'uomo sulla Natura.
Certo, i terremoti ci sono sempre stati, fin dall'epoca dei Romani. Pensiamo all'eruzione mortale del Vesuvio del 79 d. C., o ai terremoti che colpirono l'Italia e il resto dell'Europa durante il Medioevo e l'era Moderna (1492-1789)...
Ebbene, già allora esisteva una relazione costante tra l'uomo e la natura, che se ne fosse consapevoli o meno, quella relazione c'era. Lo sapevano gli studiosi. Lo sapevano le cerchie esoteriche ristrette.
Caterina da Siena scrisse che la peste nera del 1347, quella che in soli due anni aveva falcidiato più della metà della popolazione europea, era stata la conseguenza delle scelleratezze, dell'ingiustizia e della sopraffazione dell'uomo sull'uomo, protrattesi troppo a lungo. Naturalmente il suo dialogare intriso com'era della terminologia e della cultura cristiana di quel tempo, le aveva fatto dire che fu "Nostro Signore" a scatenare quell'epidemia, per castigare gli uomini e la Chiesa corrotta e simoniaca.
In effetti, fu curioso come il bacillo della peste nera, il terribile jezzina pestis, quattro anni dopo, scomparve miracolosamente da tutto il Continente, senza mai più ripresentarsi, tanto che, ancora oggi, gli epidemiologi non riescono a spiegarselo scientificamente! Nulla a che vedere infatti la peste nera con quella "bubbonica" del Seicento (di Manzoniana memoria), che imperversò durante il XVII secolo...
Tanto per capirci: alcuni di voi forse avranno letto il post che scrissi sulle ragioni dell'essere vegetariani (http://incantodiluce.blogspot.it/2016/05/del-perche-sulla-dieta-vegetariana.html),
se non l'avete fatto, fatelo ora...
Per riprendere quel discorso, mi viene in mente lo scienziato Albert Einstein che era convinto che sulla Terra ci sarebbero sempre state guerre, finché l'uomo avesse continuato a cibarsi di carne animale...
Esiste un nesso tra il pensiero e l'azione, tra lo spirito e la materia e il discorso che facciamo qui ora vuole portarvi dalla stessa parte: accorgervi di quanto tutto sia legato e connesso. E' un inganno della mente credere che questo nesso non ci sia. Facciamo parte del Tutto e come tali, ogni nostro pensiero, ogni nostra emozione, carica di energia la realtà sottile che ci circonda e ci risponde con la stessa moneta sul piano della materia. La materia infatti è la manifestazione 'densa' dello Spirito; non vi è alcuna differenza "sostanziale", ma solo "accidentale"!
Se avessimo più rispetto e conoscenza di questa relazione, cesserebbero le guerre e anche la Natura sarebbe più accondiscendente con l'uomo che la abita.
In una rinnovata relazione di cooperazione reciproca l'umanità sceglierà in futuro (speriamo prossimo) di costruire le proprie abitazioni in armonia con la Natura, usando materiali nobili, come il legno, la paglia, i mattoni di terra; adoperando energie pulite e libere per scaldarsi e nutrire i propri figli; cibandosi di frutta, legumi e verdura.
Allora, come il figliol prodigo della parabola del Vangelo, torneremo alla Madre, questa volta, con rinnovato rispetto e devozione; sicuri di essere finalmente riconosciuti come figli prediletti, riceveremo da lei protezione, nutrimento e cura.
Krishnamurti diceva che era sufficiente sedersi davanti a un grande albero e contemplarlo nella sua interezza, senza farsi alcuna domanda, senza porre in mezzo alcun concetto o considerazione che volesse darsi ragione del perché sia fatto in un certo modo e non in un altro. Osservare e contemplare sentendosi parte dello stesso albero era per lui del tutto sufficiente.
Questo atteggiamento che a molti può sembrare banale in realtà porta in sé il seme della visione delle cose nella loro interezza; esime l'osservatore da qualsiasi forma di giudizio sulla cosa osservata e quindi lo scagiona e lo libera, insieme a ciò che osserva, da qualsiasi rozzo o sofisticato tentativo manipolatorio. Egli entra così in perfetta comunione con la realtà, per così come si presenta, e questa comincia a interagire con lui favorendolo o, perlomeno, innescando una complicità telepatica da cui scaturirà una nuova creazione del tutto compatibile e armonica. L'armonia tra le parti sarà dunque salva, pur essendo entrambi i latori di due spiriti vitali differenti, ma non per questo non comunicanti tra loro.
Questo era significativamente il rapporto dell'uomo con la natura, prima della Caduta, quando - come dicono le Scritture - il leone pascolava con l'agnello e le fiere non suscitavano spavento né rappresentavano un pericolo per l'uomo!
Via via che l'umanità si è allontanata da questo ascolto e dalla pura osservazione del creato, ha sentito il bisogno, per difendersi da qualcosa che non più riconosceva come parte di sé, di manipolare la natura, staccandosi al tempo stesso sempre più da lei. Per questo motivo in epoche non troppo lontane la natura veniva descritta come "matrigna"; non più la si percepiva come "madre", ma come matrigna, appunto, dando a questa parola tutto il significato dispregiativo e di diffidenza che solo una matrigna crudele e cattiva potrebbe suscitare nella timorosa e spaventata prole affidatale. Questa relazione di asservimento e di paura è perdurata nei secoli e potremmo affermare che questo processo è iniziato da quando Argo ha solcato il mare per la prima volta, suscitando lo sguardo attonito e sorpreso del dio Poseidone... Da allora in poi l'uomo ha continuato a far crescere dentro si sé questo sentimento di diffidenza, misto a paura e reverenza, nei confronti di tutti gli elementi che non riusciva a governare, ma che anzi davanti a lui si paravano minacciosi e forieri di pericolo e di morte.
Il bambino, da adolescente sembra diventato adulto, un adulto ribelle però, un adulto colmo di rancore, mosso da spirito di rivincita nei confronti di quella madre-matrigna che ora crede di aver soggiogato e addomesticato al suo volere.
Nell'era della techne l'uomo ha scavato un solco sempre più profondo tra sé e la Natura, nell'illusione di averla definitivamente addomesticata, attraverso la manipolazione e la scissione dell'atomo, l'elemento primordiale costitutivo della sua 'parvenza': quella visibile, quella esperibile e sottoponibile al microscopio. L'illusione di averla messa "con le spalle al muro" ha distrutto ogni tipo di relazione sufficiente a raggiungerla, a comprenderla nella sua bellezza e interezza; sradicandola dal regno al quale appartiene l'ha sottoposta a giudizio, a sperimentazione; all'interno di laboratori asettici illuminati da neon freddi e artificiali, l'ha privata della sua voce e del suo canto.
Ogni suo trasferimento, necessario alla manipolazione di una realtà sempre più virtuale, l'ha privata della sua essenza e così, nel migliore dei casi le grandi metropoli addobbano i loculi ove gli esseri viventi della specie umana vivono con piante cresciute senza terra e con pochissima acqua (l'idroponica), mentre nel peggiore dei casi, coltivano enormi estensioni di terra con ibridi di laboratorio di piante da coltivazione della stessa specie (monocultura) irrorandole con insetticidi chimici per "combattere" l'attacco dei parassiti, sempre più virulenti e resistenti, mutanti essi stessi, per difendersi dalla guerra posta loro in atto!
E che dire dei fiumi violentati e deviati dal loro libero corso, delle montagne ridotte a gruviera per far passare gallerie di autostrade e ferrovie sempre più minacciose e invasive? E poi antenne per le telecomunicazioni, satelliti in orbita che gravitano, molti ormai come spazzatura intorno al pianeta, onde elettromagnetiche che percorrono l'atmosfera come ingorghi di autostrade invisibili e ancora più subdole di quelle di asfalto...?!
Nemmeno i cieli dunque, né le acque dei mari sono risparmiati dalla forza vendicatrice dell'homo technologicus.
Si rapina il sottosuolo del sangue della Terra, perforando la sua superficie a più non posso per prelevarne il contenuto liquido e gassoso; si disperdono nei cieli tonnellate e tonnellate di particolato di metalli dannosi e mortiferi per creare quella copertura elettromagnetica utile alle comunicazioni e ai sistemi d'arma più potenti e distruttivi della bomba atomica: le armi scalari; con quelle si crea distruzione e morte manipolando le correnti di getto in atmosfera, creando danni irreparabili a tutti gli esseri viventi sul pianeta e provocando inondazioni, terremoti, tsunami e siccità, a proprio piacimento... Effetto serra, effetto microonde, bombe d'acqua,
voragini che si producono in vaste aree del terreno, sono solo le conseguenze di un rapporto malato dell'uomo con la Natura; non più relazione di affetto e riconoscenza, non più complicità sacra per il conseguimento di un'utilità condivisa, ma rapporto a senso unico, ove l'uomo sembra aver preso il sopravvento.
Orgoglioso della sua rivincita, sembra a un passo dal matricidio finale!
Eppure noi stessi facciamo parte della Natura e siamo una cosa sola con lei, che ce lo ricordiamo o no, esiste pur sempre un interscambio di energia, di vibrazioni sottili, difficili da cogliere, ma pur sempre reali; più reali ancora di ciò che si manifesta ai nostri occhi fisici! Essa è il contenitore che ci avvolge, che permette alla nostra stessa vita di espandersi, di riprodursi, di manifestarsi nella densità delle forme e dei colori. Ma dove avviene la scaturigine di quella manifestazione, se non prima nel pensiero creativo invisibile, ricolmo di Amore che solo può creare?
Un figlio d'uomo, non è allo stesso modo la manifestazione tangibile dell'amore bramato, concupito e trasformato tra un uomo e una donna? Anche quando il figlio non è cercato coscientemente l'Amore lo manifesta e lo sprigiona dalla caverna della creazione! Esiste quindi una volontà di potenza insita nell'Amore stesso che pretende visibilità ed espansione fino a presentarsi nella materia densa. Avete mai visto la forza della gramigna che si fa spazio tra i ciotoli del pavimento di un giardino, con quale potenza virgulta, spacca e travalica le linee di fuga dello stesso? Dove sta quella forza? Come può quell'esile filo d'erba infiltrarsi tra le pieghe del cemento e irrompere con ostinazione nei suoi interstizi?
Come potrà mai un figlio allontanarsi dalla casa paterna sbattendo la porta dietro di sé per sempre, senza tradire se stesso votandosi alla perdita definitiva della propria identità?
Se è vero dunque che il pensiero crea la realtà che ci circonda, è altrettanto vero che quella realtà sarà lo specchio fedele di quel pensiero. E se quel pensiero è un pensiero di rivalsa e di sopraffazione dell'altro, esso creerà ad un certo punto dell'esistenza una risposta uguale e contraria che ci sopraffarrà quando meno ce lo aspettiamo! Come nel micro, così nel Macro; come sopra, così sotto; come in alto, così in basso. E' la legge dello specchio o del doppio.
No, la Natura non starà muta; risponderà, colpo su colpo, ad ogni ferita infertale. E questo, se ci facciamo caso, sta già accadendo. Essa, Spirito vivente, con un'anima e una Coscienza cosmica, non può essere oggettivata, né prelevata a campione e posta sotto sequestro all'osservazione di un microscopio.
Mi vengono in mente le pietre delle case distrutte di Amatrice, Accumoli, Pescara del Tronto e di tutte le altre frazioni e paesini danneggiati dal terremoto...
Di fronte alla violenza di quelle scosse, le pietre di quei muri antichi, come avrebbero potuto reggere? L'energia e lo spirito che li aveva edificati era già volato via da tempo e se era rimasto imprigionato dentro quei muri, non avrebbe mai potuto sostenere una vibrazione così potente.
Attenti! Se cominciamo a 'sentire' l'energia e a renderci conto che esiste un nesso tra spirito e materia, questo mio discorrere non vi farà venire i brividi dietro la schiena!
Sto dicendo che al tempo in cui quei paesi erano stati costruiti, l'uomo era ancora un 'bambino', assoggettato alla natura, timoroso di essa; c'era ancora un rapporto di relazione con lei. Ecco perché sono durati così a lungo! La Natura risponde e concede riparo agli esseri che la abitano con rispetto e cura. C'era una relazione! Il terremoto stesso è la conseguenza di una rottura, prima ancora che fisica, spirituale, sottile con la Madre!
Oggi quella relazione c'è ancora, ma come sopraffazione dell'uomo sulla Natura.
Certo, i terremoti ci sono sempre stati, fin dall'epoca dei Romani. Pensiamo all'eruzione mortale del Vesuvio del 79 d. C., o ai terremoti che colpirono l'Italia e il resto dell'Europa durante il Medioevo e l'era Moderna (1492-1789)...
Ebbene, già allora esisteva una relazione costante tra l'uomo e la natura, che se ne fosse consapevoli o meno, quella relazione c'era. Lo sapevano gli studiosi. Lo sapevano le cerchie esoteriche ristrette.
Caterina da Siena scrisse che la peste nera del 1347, quella che in soli due anni aveva falcidiato più della metà della popolazione europea, era stata la conseguenza delle scelleratezze, dell'ingiustizia e della sopraffazione dell'uomo sull'uomo, protrattesi troppo a lungo. Naturalmente il suo dialogare intriso com'era della terminologia e della cultura cristiana di quel tempo, le aveva fatto dire che fu "Nostro Signore" a scatenare quell'epidemia, per castigare gli uomini e la Chiesa corrotta e simoniaca.
In effetti, fu curioso come il bacillo della peste nera, il terribile jezzina pestis, quattro anni dopo, scomparve miracolosamente da tutto il Continente, senza mai più ripresentarsi, tanto che, ancora oggi, gli epidemiologi non riescono a spiegarselo scientificamente! Nulla a che vedere infatti la peste nera con quella "bubbonica" del Seicento (di Manzoniana memoria), che imperversò durante il XVII secolo...
Tanto per capirci: alcuni di voi forse avranno letto il post che scrissi sulle ragioni dell'essere vegetariani (http://incantodiluce.blogspot.it/2016/05/del-perche-sulla-dieta-vegetariana.html),
se non l'avete fatto, fatelo ora...
Per riprendere quel discorso, mi viene in mente lo scienziato Albert Einstein che era convinto che sulla Terra ci sarebbero sempre state guerre, finché l'uomo avesse continuato a cibarsi di carne animale...
Esiste un nesso tra il pensiero e l'azione, tra lo spirito e la materia e il discorso che facciamo qui ora vuole portarvi dalla stessa parte: accorgervi di quanto tutto sia legato e connesso. E' un inganno della mente credere che questo nesso non ci sia. Facciamo parte del Tutto e come tali, ogni nostro pensiero, ogni nostra emozione, carica di energia la realtà sottile che ci circonda e ci risponde con la stessa moneta sul piano della materia. La materia infatti è la manifestazione 'densa' dello Spirito; non vi è alcuna differenza "sostanziale", ma solo "accidentale"!
Se avessimo più rispetto e conoscenza di questa relazione, cesserebbero le guerre e anche la Natura sarebbe più accondiscendente con l'uomo che la abita.
In una rinnovata relazione di cooperazione reciproca l'umanità sceglierà in futuro (speriamo prossimo) di costruire le proprie abitazioni in armonia con la Natura, usando materiali nobili, come il legno, la paglia, i mattoni di terra; adoperando energie pulite e libere per scaldarsi e nutrire i propri figli; cibandosi di frutta, legumi e verdura.
Allora, come il figliol prodigo della parabola del Vangelo, torneremo alla Madre, questa volta, con rinnovato rispetto e devozione; sicuri di essere finalmente riconosciuti come figli prediletti, riceveremo da lei protezione, nutrimento e cura.
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