"Immagini" da un trasloco
Dinaweh
Avete mai affrontato tutte le emozioni che vi produce un trasloco, il cambio di casa, una nuova relazione, una nuova residenza?
Bene! E' quello che sto vivendo ora in queste due ultime settimane con Allipur, la mia nuova ragazza cosmica (in realtà un incontro dopo mille altri incontri in diverse e innumerevoli vite!). Diciamo che il tempo da dedicare ai post questo ultimo mese si è drasticamente ridotto, a causa dell'impegno a far scatoloni e poi a caricarli e scaricarli, dall'abitazione precedente alla nuova residenza.
In realtà ogni trasloco rappresenta un po' come una morte per una nuova rinascita; è il momento in cui si fa obbligatoriamente il punto della situazione; c'è la stanchezza e il desiderio di sentirsi di nuovo protetti da nuove mura e si spera che la nuova casa sia di nuovo per noi un rifugio, una nicchia di pace e di familiare sussistenza... Ma c'è un momento in tutto questo "movimento", in cui si rimane 'sospesi'... una sorta di limbo che non è un bozzolo presso cui trovar riparo, ma un luogo in cui mente e psiche, soprattutto, si sentono vulnerabili; attimi di prolungata fragilità, di fronte a quel marasma che il trasloco ti provoca e che si manifesta nella fisicità come "il luogo di un non luogo", la crepa che si forma tra due sistemi compatti, come quella tellurica che compare improvvisamente dopo una forte scossa di terremoto. E' nel trasloco e grazie ad esso che affiorano ricordi, quelli gradevoli come quelli sgradevoli; intere pagine della nostra vita si srotolano davanti ai nostri occhi, riportandoci alla coscienza avvenimenti significativi anche se a lungo rimossi, apparentemente dimenticati, che ora improvvisamente riaffiorano in superficie, come le bolle del sub appaiono sul pelo dell''acqua durante l'immersione profonda. In realtà il trasloco assomiglia proprio ad un'immersione e, come tale, esso provoca un senso di circospetta attenzione e a volte di paure che dal profondo degli abissi interiori affiorano potenti. Capita che un trasloco arrivi proprio nel momento in cui siamo pronti per riceverlo; mi viene in mente l'immagine di un potente temporale, che irrora la terra dopo la prolungata arsura estiva di fine estate!
La vita sembra sempre stupirci, per la sincronicità degli eventi che ci propone. In realtà sarebbe più giusto e sensato dire che noi stessi provochiamo e produciamo effetti attorno a noi, nella materia, proprio appena dopo che hanno preso forma e sono maturati dentro di noi. La manifestazione di un nostro cambiamento interiore si produce nella realtà fisica, proprio come la nascita di un figlio si innesca nelle cellule del ventre della donna che lo partorisce, dopo aver accolto l'amore dell'amato. Nel gergo religioso appartenente alla tradizione cristiana si dice: "E il Verbo si è fatto carne". Il Verbo, questo suono immaterico e sostanziale nel suo essere scarnificato di ogni apparente visibilità nella tridimensione, improvvisamente "si fa carne", cioè compare nella fisicità e occupa finalmente uno spazio, tanto da poter essere visto anche dagli occhi di coloro che fino a quel punto erano stati estranei al processo di inveramento: i pagani, appunto, ovvero gli abitanti del "pagus"; gli estranei per eccellenza, i lontani, gli abitanti delle desolate lande, i custodi delle periferie antropiche.
...Tanto è vero che il re dei re, che si è formato al pari di tutti nel grembo di una madre fa fatica a trovare un luogo, un posto adatto alla sua manifestazione nella fisicità del mondo e nasce in una grotta, in una stalla, più adatta ad accogliere animali da soma che uomini ed appare ai lontani, agli abitanti del pagus, a coloro che alla fine hanno ancora conservato lo stupore proprio dei puri, perché più vicini al ventre della Madre delle madri, la terra, che con la sua ancestrale saggezza formatasi nel corso delle precessioni e delle ere, rimane pregna della selvaggia presenza dello Spirito che si invera nei suoni, nei colori degli animali, delle piante, dei boschi e delle caverne; negli spazi infiniti di orizzonti accesi della luce a volte potente a volte tenue di un sole che sorge o che si avvia inesorabile al suo tramonto!
Il trasloco, dicevamo...
Eh già...guarda un po' che scherzi ti può fare un trasloco! Ci si sente un po' come nella grotta di Betlemme; lì infatti esiste di noi solo l'essenziale. Tutto il resto è ancora in viaggio verso le mura della nuova abitazione, chiuso dentro gli scatoloni. Rimane di noi l'essenziale, rimaniamo noi appunto e, ad un tratto, ci accorgiamo di quanto le cose che trasferiamo con noi, ogniqualvolta arriva il momento fatidico di un trasloco nella nostra vita, non siano altro che il frutto delle nostre speculazioni mentali, di tutti quei pensieri che poi hanno trovato forma nella dimensione spazio-temporale, che si sono fatti carne, nei svariati momenti della nostra vita ed è proprio durante quel momento, quello del trasloco, che noi abbiamo l'opportunità di valutare la necessità o meno di trattenere ancora quelle stesse 'speculazioni della mente' che avevano dato vita a oggetti, libri, fotografie, immagini e cristallizzazioni spurie di qualcosa che forse non ci appartiene più, anche se non riusciamo ancora a distaccarcene. Ogni oggetto cui eravamo attaccati o da cui siamo ancora "posseduti" assume così i contorni e la sostanza di un veicolo attraverso il quale la nostra consapevolezza di essere nel mondo cresce o rimane ferma a stadi precedenti. Alcun stadio 'precedente' mi viene da dire, se pensiamo ancora di non poterci disfare di alcun orpello, ma quello di un eterno presente che rimane attaccato al passato, proprio come la cozza rimane avvinghiata alla chiglia dell'imbarcazione! Dipende da noi e da ciò che crediamo essere se osare il cambiamento (e il trasloco ci dice quanto già siamo pronti per quel passo) o se rimanere a nostra volta avvinghiati ad un passato eternamente presente.
Quale rara occasione, quale momento magico rappresenta il trasloco, se solo ne sapessimo scorgere la profondità del messaggio, come un critico d'arte fa, quando osserva scrupolosamente le venature del dipinto, per stabilirne l'epoca e la mano geniale che l'ha immaginato e poi affrescato sulla parete o gettato sulla tela!
In realtà in quei magici anche se faticosi momenti possiamo arrivare a comprendere molto di più di noi stessi e di quanto alla fine noi realmente siamo, senza essere null'altro che noi stessi, al di là di tutte le identificazioni e le abitudini. Identificarsi con una bella casa, con dei bei mobili, con una ricca biblioteca e dei luccicanti lampadari stile veneziano, non ci dice ancora nulla di ciò che noi siamo. Conservare antiche abitudini, come posare le scarpe o sederci a tavola sempre al solito posto non aggiunge nulla a quello che in realtà siamo. Il trasloco ci mette a nudo di fronte a noi stessi; ci fa vedere tutte le nostre fragilità, scopre le nostre abitudini e le immobilizza per un attimo, dandoci la possibilità di lasciare andare quello che non ci serve più e che ci impedisce la corsa verso la sostanzialità dell'Essere che siamo.
Sri Bhagavan fa recitare un mantra che dice: "la mente non è la mia mente, il corpo non è il mio corpo, i pensieri non sono i miei pensieri, io come persona non esisto", e fa concludere dicendo: "io sono Esistenza, Coscienza e Beatitudine".
Questo dovremmo tutti raggiungere! Avere la consapevolezza di essere al di là di tutte le identificazioni, di tutti i pensieri, poiché i pensieri che ci attraversano spesso non sono nemmeno nostri, di tutte le abitudini, poiché non siamo il nostro corpo ed esistiamo soltanto in quanto Essenza, coscienza e deità, poiché siamo soltanto spirito che si fa carne, sebbene in quella non identificato!
Con ciò non si voglia credere di rimanere distaccati dalle cose materiali o dalla sensazione di calore che ci produce avere un nido, una casa accogliente che ci protegge e ci offre riparo dalle preoccupazioni o dallo stress della vita quotidiana! La materia è altrettanto sacra quanto il significato delle parole del Mantra citato poco prima. Essa non è altro che Spirito condensato, nulla di meno. Eppure, come il Cristo ricordava ai suoi, dovremmo riuscire a vivere come se non vivessimo, a essere nel mondo ma non del mondo, cioè appunto non completamente identificati con esso, con gli abiti che portiamo, con l'automobile che scegliamo, con i soldi che abbiamo sul conto in banca, con la bella compagna che ci sta al fianco, con i figli che consideriamo nostri, mentre non ci appartengono affatto, e così via...
Il trasloco dunque come anticipazione della morte, passaggio, non méta finale; piccola morte anch'esso a tutti gli effetti: a ciò che eravamo e che non siamo più, se non altro perché ci spostiamo nello spazio oltre che nel tempo e la casa di ieri non serve più oggi, perché diventata troppo piccola per la famiglia che cresce o perché troppo lontana dalla nostra nuova occupazione o non più corrispondente al sogno di un diverso stile di vita per noi e i nostri cari.
Perché mai dunque lasciarsi sfuggire una così ghiotta occasione di portare fino in fondo il cambiamento dentro noi stessi, di assaporare la novità e di immergerci nell'ignoto?! La vita non è altro che un susseguirsi di innumerevoli morti e rinascite e noi, seppure fatti di poco meno degli Angeli, come dice la Bibbia, siamo in questo molto più simili a crisalidi che si trasformano in variopinte farfalle colorate, se solo sappiamo accettare il cambiamento che noi stessi, a scadenze più o meno regolari, provochiamo 'da noi stessi' alle nostre meravigliose esistenze immortali!
Dinaweh
La vita sembra sempre stupirci, per la sincronicità degli eventi che ci propone. In realtà sarebbe più giusto e sensato dire che noi stessi provochiamo e produciamo effetti attorno a noi, nella materia, proprio appena dopo che hanno preso forma e sono maturati dentro di noi. La manifestazione di un nostro cambiamento interiore si produce nella realtà fisica, proprio come la nascita di un figlio si innesca nelle cellule del ventre della donna che lo partorisce, dopo aver accolto l'amore dell'amato. Nel gergo religioso appartenente alla tradizione cristiana si dice: "E il Verbo si è fatto carne". Il Verbo, questo suono immaterico e sostanziale nel suo essere scarnificato di ogni apparente visibilità nella tridimensione, improvvisamente "si fa carne", cioè compare nella fisicità e occupa finalmente uno spazio, tanto da poter essere visto anche dagli occhi di coloro che fino a quel punto erano stati estranei al processo di inveramento: i pagani, appunto, ovvero gli abitanti del "pagus"; gli estranei per eccellenza, i lontani, gli abitanti delle desolate lande, i custodi delle periferie antropiche.
...Tanto è vero che il re dei re, che si è formato al pari di tutti nel grembo di una madre fa fatica a trovare un luogo, un posto adatto alla sua manifestazione nella fisicità del mondo e nasce in una grotta, in una stalla, più adatta ad accogliere animali da soma che uomini ed appare ai lontani, agli abitanti del pagus, a coloro che alla fine hanno ancora conservato lo stupore proprio dei puri, perché più vicini al ventre della Madre delle madri, la terra, che con la sua ancestrale saggezza formatasi nel corso delle precessioni e delle ere, rimane pregna della selvaggia presenza dello Spirito che si invera nei suoni, nei colori degli animali, delle piante, dei boschi e delle caverne; negli spazi infiniti di orizzonti accesi della luce a volte potente a volte tenue di un sole che sorge o che si avvia inesorabile al suo tramonto!
Il trasloco, dicevamo...
Eh già...guarda un po' che scherzi ti può fare un trasloco! Ci si sente un po' come nella grotta di Betlemme; lì infatti esiste di noi solo l'essenziale. Tutto il resto è ancora in viaggio verso le mura della nuova abitazione, chiuso dentro gli scatoloni. Rimane di noi l'essenziale, rimaniamo noi appunto e, ad un tratto, ci accorgiamo di quanto le cose che trasferiamo con noi, ogniqualvolta arriva il momento fatidico di un trasloco nella nostra vita, non siano altro che il frutto delle nostre speculazioni mentali, di tutti quei pensieri che poi hanno trovato forma nella dimensione spazio-temporale, che si sono fatti carne, nei svariati momenti della nostra vita ed è proprio durante quel momento, quello del trasloco, che noi abbiamo l'opportunità di valutare la necessità o meno di trattenere ancora quelle stesse 'speculazioni della mente' che avevano dato vita a oggetti, libri, fotografie, immagini e cristallizzazioni spurie di qualcosa che forse non ci appartiene più, anche se non riusciamo ancora a distaccarcene. Ogni oggetto cui eravamo attaccati o da cui siamo ancora "posseduti" assume così i contorni e la sostanza di un veicolo attraverso il quale la nostra consapevolezza di essere nel mondo cresce o rimane ferma a stadi precedenti. Alcun stadio 'precedente' mi viene da dire, se pensiamo ancora di non poterci disfare di alcun orpello, ma quello di un eterno presente che rimane attaccato al passato, proprio come la cozza rimane avvinghiata alla chiglia dell'imbarcazione! Dipende da noi e da ciò che crediamo essere se osare il cambiamento (e il trasloco ci dice quanto già siamo pronti per quel passo) o se rimanere a nostra volta avvinghiati ad un passato eternamente presente.
Quale rara occasione, quale momento magico rappresenta il trasloco, se solo ne sapessimo scorgere la profondità del messaggio, come un critico d'arte fa, quando osserva scrupolosamente le venature del dipinto, per stabilirne l'epoca e la mano geniale che l'ha immaginato e poi affrescato sulla parete o gettato sulla tela!
In realtà in quei magici anche se faticosi momenti possiamo arrivare a comprendere molto di più di noi stessi e di quanto alla fine noi realmente siamo, senza essere null'altro che noi stessi, al di là di tutte le identificazioni e le abitudini. Identificarsi con una bella casa, con dei bei mobili, con una ricca biblioteca e dei luccicanti lampadari stile veneziano, non ci dice ancora nulla di ciò che noi siamo. Conservare antiche abitudini, come posare le scarpe o sederci a tavola sempre al solito posto non aggiunge nulla a quello che in realtà siamo. Il trasloco ci mette a nudo di fronte a noi stessi; ci fa vedere tutte le nostre fragilità, scopre le nostre abitudini e le immobilizza per un attimo, dandoci la possibilità di lasciare andare quello che non ci serve più e che ci impedisce la corsa verso la sostanzialità dell'Essere che siamo.
Questo dovremmo tutti raggiungere! Avere la consapevolezza di essere al di là di tutte le identificazioni, di tutti i pensieri, poiché i pensieri che ci attraversano spesso non sono nemmeno nostri, di tutte le abitudini, poiché non siamo il nostro corpo ed esistiamo soltanto in quanto Essenza, coscienza e deità, poiché siamo soltanto spirito che si fa carne, sebbene in quella non identificato!
Con ciò non si voglia credere di rimanere distaccati dalle cose materiali o dalla sensazione di calore che ci produce avere un nido, una casa accogliente che ci protegge e ci offre riparo dalle preoccupazioni o dallo stress della vita quotidiana! La materia è altrettanto sacra quanto il significato delle parole del Mantra citato poco prima. Essa non è altro che Spirito condensato, nulla di meno. Eppure, come il Cristo ricordava ai suoi, dovremmo riuscire a vivere come se non vivessimo, a essere nel mondo ma non del mondo, cioè appunto non completamente identificati con esso, con gli abiti che portiamo, con l'automobile che scegliamo, con i soldi che abbiamo sul conto in banca, con la bella compagna che ci sta al fianco, con i figli che consideriamo nostri, mentre non ci appartengono affatto, e così via...
Il trasloco dunque come anticipazione della morte, passaggio, non méta finale; piccola morte anch'esso a tutti gli effetti: a ciò che eravamo e che non siamo più, se non altro perché ci spostiamo nello spazio oltre che nel tempo e la casa di ieri non serve più oggi, perché diventata troppo piccola per la famiglia che cresce o perché troppo lontana dalla nostra nuova occupazione o non più corrispondente al sogno di un diverso stile di vita per noi e i nostri cari.
Perché mai dunque lasciarsi sfuggire una così ghiotta occasione di portare fino in fondo il cambiamento dentro noi stessi, di assaporare la novità e di immergerci nell'ignoto?! La vita non è altro che un susseguirsi di innumerevoli morti e rinascite e noi, seppure fatti di poco meno degli Angeli, come dice la Bibbia, siamo in questo molto più simili a crisalidi che si trasformano in variopinte farfalle colorate, se solo sappiamo accettare il cambiamento che noi stessi, a scadenze più o meno regolari, provochiamo 'da noi stessi' alle nostre meravigliose esistenze immortali!
Dinaweh