lunedì 22 aprile 2019

LA LUCE ADAMANTINA - INSEGNAMENTI ESOTERICI PER LA NUOVA ERA (11) [parte prima - Capitolo VII]


LA LUCE ADAMANTINA


INSEGNAMENTI ESOTERICI PER LA NUOVA ERA

(11)

CAPITOLO VII

[parte prima]


LA MORTE, L'ANGELO LIBERATORE

"Splendido e luminoso è l'Angelo della morte, che con la Legge nella mano, spoglia la nostra anima dei suoi paramenti densi, liberandoci così verso una più piena e pura dimensione".

Risulta facile comprendere, dopo avere studiato le lezioni precedenti, che la "morte" intesa, come indica il termine, come scomparsa totale della vita, non esiste. Più avanti, man mano che la scienza moderna continuerà ad evolvere, questa parola smetterà definitivamente di esistere e sarà sostituita dal termine "transizione" che, nel suo significato reale, esprime adeguatamente il senso della mal utilizzata espressione "morte".
Il grande asceta Ramacharaka a questo proposito fa una riflessione profonda: 
"L'umanità, in generale, è ipnotizzata dall'idea della morte. Il volgare impiego di questa parola denota l'illusione ed il miraggio esistente nelle menti materialiste e superficiali della nostra malata civiltà occidentale. In bocca a chi dovrebbe avere maggiore conoscenza, sentiamo espressioni come: implacabile falce della 'morte', 'troncato nel fiore della vita', 'scomparso per sempre', 'tutto finì per lui', 'perdita irreparabile', ecc., in riferimento a una persona che ha appena lasciato questo mondo, come a voler significare che quell'individuo ha abbandonato ineluttabilmente l'esistenza e che non è ormai niente in nessun piano o mondo dell'esistenza infinita..."
Il niente non esiste e dove c'è stata esistenza e vita non può sopravvenire il "niente". Il niente è niente e dove c'è qualcosa, quel qualcosa è energia, pertanto non può sparire come per arte di magia. 
E' comprovato dalla scienza e molto prima dagli Iniziati, che:
"TUTTO E' ENERGIA E L'ENERGIA NE' NASCE, NE' MUORE, NE' SI DISTRUGGE, MA SI TRASFORMA INCESSANTEMENTE".
Quindi la "morte" tanto temuta è solo un'illusione, un miraggio creato dall'ignoranza umana. La "morte" non è stata dimostrata scientificamente, è solo un vuoto attuale nella conoscenza scientifica.
Pensare che il grande sforzo che realizza Madre natura per creare incessantemente migliori modelli o forme per coltivare la vita e per svilupparla dentro il grande impulso dell'evoluzione; pensare che la vita che la natura infonde a tutti i Regni, con le loro qualità, le loro sofferenze ed esperienze, che sono in definitiva il loro impulso a "essere", pensare che tutto ciò non serva a niente e che il destino degli esseri non è altro che scomparire, morire per sempre, come se non fossero mai esistiti, è un pensiero francamente insensato. Certamente chi pensa così va contro le chiare evidenze della stessa natura delle cose. La saggia natura dimostra instancabilmente davanti ai nostri occhi la sua maestosa intelligenza tanto in geometria, come in colore, bellezza e forme matematiche; essa è piena di saggezza ed ingegno creativo. Quindi non è difficile affermare, a questo punto dei nostri studi, che non è sensato, né logico pensare che la morte, come assenza di vita, abbia un posto nello schema della Creazione.
Continua l'asceta Ramacharaka:
"Soprattutto nel mondo occidentale predominano queste pessimiste e scettiche idee, nonostante che la religione cristiana, qui prevalente, descriva le delizie del Cielo con termini tanto forti ed attraenti che tutti i suoi fedeli dovrebbero desiderare il transito a tanto felice e gloriosa vita".
Se i cristiani credessero sinceramente a quello che la loro religione insegna e promette loro, invece di lamentarsi amaramente e vestirsi a lutto quando qualcuno dei loro parenti muore, dovrebbero intonare rituali cantici di gioia e adornarsi con ghirlande fiorite, come succede in alcuni Paesi di religioni orientali.
In generale le persone, nonostante la fede che professano teoricamente, temono la morte, essa li spaventa, la sua immagine e il suo ricordo li perturba con invincibile terrore. Tuttavia coloro che sanno che la morte è illusione non sperimentano tali sinistre emozioni; benché naturalmente sentano la provvisoria separazione dall'essere amato, sanno che non l'hanno perduto per sempre, ma che egli è passato solamente ad un'altra fase della vita e che niente del suo vero essere si è annientato, ma soltanto il suo involucro corporeo che lo mantenne in questo piano fisico

Racconta una favola:

"Notando il bruco l'imminenza della fine del suo stato strisciante di verme e il principio del suo lungo sonno di crisalide, riunì le sue compagne e disse loro: 'E' triste pensare al forzoso abbandono di questa vita che tanto lusinghiere sorti mi prometteva. Tagliata dalla falce della morte nel fiore della mia esistenza, sono un esempio della crudeltà della natura. Addio! Mie buone amiche, addio per sempre!" Domani ormai non esisterò!.
Accompagnata dalle lacrime e dai lamenti delle amiche che circondavano il suo letto di morte, il bruco passò al suo altro stato. Un vecchio bruco esclamò tristemente: 'Nostra sorella ci ha lasciato. Il suo destino è anche il nostro. Una dopo l'altra ci abbatterà la falce distruttrice come l'erba dei prati. La fede ci spinge ad aspettare un'altra vita, ma chissà se è una vana speranza. Nessuna di noi sa niente di certo dell'altra vita. Ci rammarichiamo del comune destino della nostra specie'.
Poi andarono via tutte tristemente...".

Poveri bruchi! Inconsci come i comuni mortali. Ben chiara si legge l'ironia di questa favola e ci fa sorridere che il bruco ignori la gloriosa vita che l'aspetta quando, risvegliatosi dal sonno dell'apparente morte, si trasformerà in una policroma e bella farfalla. Ma non dobbiamo sorridere tanto, perché tutti abbiamo la stessa illusione del bruco.
Tutti gli occultisti riconoscono che i tre stati del bruco: erme, crisalide e farfalla, sono l'immagine divina della trasformazione che aspetta ogni essere umano.
La morte per l'uomo non è altro che lo stato di crisalide per il bruco. In nessuno dei due stati la vita cessa per un solo istante, ma persiste mentre la natura effettua le sue trasformazioni. Consigliamo allo studente di assimilare bene la morale di questa favola che di secolo in secolo e di generazione in generazione imparano i bambini induisti.
Rigorosamente parlando, dal punto di vista esoterico, non esiste la morte. E neanche dal punto di vista scientifico, in quanto alla continuità dell'energia in di diversi stati. Non c'è morte. C'è solo vita in molte fasi e modalità, delle quali una è chiamata "morte" dai "ciechi" del mondo...
"Niente muore realmente, benché Tutto sperimenti un cambiamento di forma e di attività".
Così dice un passaggio del Bhagavad Gita (Libro sacro indù):
"Non nacque mai lo spirito, né smetterà mai di essere. Non fu mai tempo nel quale non fosse, perché il principio e la fine sono solo sogni. Senza nascita né morte né mutazioni rimane lo spirito per sempre. La morte non lo tocca, benché sembri morta la casa in cui abita".
I materialisti dogmatici argomentano frequentemente contro l'immortalità dell'anima, dicendo che tutto nella natura si dissolve e si distrugge. Se così fosse, risulterebbe logico dedurre da ciò la morte dell'anima; ma non c'è in realtà niente di simile perché niente muore realmente. Quello che chiamiamo morte o distruzione, anche del più insignificante essere inanimato, non è altro che un cambiamento di forma o condizione della sua energia ed attività. Neanche il corpo muore realmente, nello stretto senso della parola. Il corpo non è un'entità, ma un insieme di cellule che servono da veicolo a certi tipi di energia che lo vivificano. Quando l'anima lascia il corpo, le cellule si disgregano invece di unirsi come all'inizio. La forza unificante che le manteneva insieme ritira il suo potere e si manifesta l'attività inversa.
Quando questa "vita" non sostiene più il corpo, questo si putrefà naturalmente e si decompone in ognuno degli elementi che lo compongono: calcio, fosforo, magnesio, ferro, ecc., che vanno nuovamente a riunirsi nel loro luogo originario, occupando nell'economia della natura la posizione da dove erano partiti. Così, possiamo comprendere ora quello che intendeva un saggio autore quando affermò: "mai il corpo è più vivo di quando muore".
Gli Iniziati di tutti i tempi hanno potuto constatare la persistenza della vita dopo l'apparente morte. In realtà fa parte dell'allenamento esoterico risvegliare facoltà superiori che ci permettano di vedere altre realtà più elevate delle comuni, poiché la morte è la prima credenza che cade sotto il peso dell'evidenza spirituale. Oltre le forme si nasconde la vita spirituale che dà vita ad ogni oggetto materiale, ad un atomo, ad un albero, ad un uomo o ad un universo. Da un insignificante filamento fino all'angelo più eccelso, tutto, assolutamente tutto, è vitalizzato da uno Spirito divino e immortale, il quale rimane alieno alle leggi naturali di nascita e di morte. Nelle regioni dell'inconscio e del super-cosciente della mente si trova la consapevolezza di molte fondamentali verità, tra di esse le due seguenti:
1° La certezza dell'esistenza di una suprema potestà che compenetra e mantiene l'Universo;
2° La certezza dell'immortalità del nostro vero essere, dell'intimo Io che né il fuoco brucia, né l'acqua soffoca, né l'aria disperde. 
"Lasciate che l'anima parli per se stessa ed ascolterete il suo sonoro, armonico, vigoroso e splendido canto che dice: 'Non c'è morte, non c'è morte, non c'è morte. Non c'è che vita e questa vita è eterna'. Tale è il canto dell'anima. E' il canto di vita, negatore della morte. Non c'è morte. C'è solo eterna, immortale 'vita'. Ascoltatelo nel silenzio, perché solo così potranno arrivare al vostro udito le sue vibrazioni".

Prima di introdurci nel pieno della descrizione delle diverse tappe o fasi che hanno luogo dopo la morte, in questa introduzione tocchiamo diversi aspetti, ad essa relazionati, per accrescere le nostre conoscenze e prospettive, poiché trattiamo veramente un problema radicato nel più profondo dell'essere umano.
Innanzitutto cerchiamo di definire questo misterioso processo al quale sono soggette tutte le forme e che frequentemente si ritiene la fine eterna temuta, temuta perché non compresa. La mente dell'uomo è così poco sviluppata che la paura dell'ignoto, il terrore per la perdita di un familiare e l'attaccamento alla forma hanno provocato una situazione nella quale uno degli avvenimenti più benefici del ciclo della vita di un figlio di Dio è visto come qualcosa che deve essere evitato e posticipato il più a lungo possibile. Naturalmente dobbiamo curarci, e cercare di mantenerci il più sani e vitali possibile, ma quando questo comportamento si trasforma in ossessione l'individuo produce un campo magnetico nella sua periferia che ostacola ogni corretta espressione delle leggi che regolano tutta la sua natura. Nella misura in cui la nostra coscienza si identifica con l'aspetto forma, la morte continuerà a incutere il suo antico terrore. Quanto prima ci riconosceremo come anime e constateremo che siamo capaci di mettere a fuoco a volontà la nostra coscienza e la nostra percezione in qualunque forma o piano, in qualunque direzione dentro la forma di Dio, non conosceremo più la morte.
Possiamo portare un esempio di come agisce il problema dell'identificazione: al principio, quando entriamo nell'automobile per guidarla, siamo abbastanza coscienti della differenza tra l'automobile e il nostro "io", l'autista, ma quando la stiamo conducendo, c'identifichiamo e ci compenetriamo tanto con l'auto che in qualche modo "diventiamo parte dell'automobile", perfino a livello inconscio, poiché quasi tutti i nostri movimenti dentro il veicolo diventano automatici o meccanici. E cosa succede quando qualcuno graffia la carrozzeria dell'auto o questa subisce qualche leggero danno?... C'infuriamo, ci alteriamo, e siamo perfino capaci di insultare o aggredire, diciamo cose che denotano una profonda identificazione col veicolo. Diciamo cose sorprendenti come: "Che cosa mi hai fatto! Mi hai fatto un danno!". Parliamo come se avessero toccato noi stessi, tale è l'eccesso d'identificazione. Come se l'automobile facesse parte del nostro essere. Certamente così è quando c'identifichiamo: si produce l'attaccamento e per estensione il dolore. 
Così, come la nostra automobile è un veicolo che utilizziamo nella vita, il nostro corpo fisico è un altro veicolo, molto più preciso e meglio funzionante, che utilizziamo per muoverci in questo piano fisico.
Il corpo umano è una macchina e noi la conduciamo. E qui sta la chiave, dobbiamo riconoscerci come autisti e non come il veicolo condotto. Quando sapremo fare questa separazione con la chiarezza dovuta ai frutti dell'esperienza spirituale, la paura della morte sparirà come l'oscurità all'alba.
Dormire e morire sono sinonimi.
Dice Omram Mikhaël Aivanhov: "La natura è un libro aperto e il vero iniziato lo sa leggere. La vita è piena di esempi che ci rivelano a volte i più complessi enigmi. Dove possiamo cercare qualche sinonimo della morte? La risposta è tanto chiara e semplice che la proviamo tutti i giorni... dormendo. Quasi tutte le persone in generale dimenticano che tutte le notti, durante le ore del sonno, moriamo per quello che riguarda il piano fisico e viviamo ed agiamo in un altro luogo. Dimenticano anche che hanno acquisito già la facilità di lasciare il corpo fisico, perché non possono conservare nella coscienza del cervello fisico i ricordi di quella "morte" e dell'intervallo in cui vi è stata sospensione della vita attiva e non relazionano la morte col sonno".
Dopotutto la morte è solo un intervallo più esteso nella vita attiva nel piano fisico: "ce ne andiamo" per un periodo più lungo, ma il processo del sonno quotidiano ed il processo della morte occasionale sono identici, con l'unica differenza che nel sonno il filo magnetico (cordone d'argento), attraverso il quale corrono le forze vitali, si mantiene intatto e costituisce la via di ritorno al corpo. Con la morte, questo filo della vita si rompe o si taglia. Quando questo accade, l'entità cosciente non può ritornare al corpo fisico denso che, appena manca il principio vitale di coerenza, si disintegra.

Il terrore della morte è basato su:

a) il terrore del momento della morte nel processo dello strappo finale;
b) l'orrore dell'ignoto e dell'indefinito;
c) il dubbio rispetto all'immortalità;
d) il dolore di dover abbandonare gli esseri cari o di essere abbandonati da loro;
e) le antiche reazioni alle passate morti violente, radicate profondamente          
    nell'inconscio (in riferimento alle incarnazioni anteriori);
f) l'afferrarsi alla vita della forma o alla materia, l'attaccamento a questa, 
    poiché si è vissuti in essa;  
g) i vecchi ed erronei insegnamenti relativi al Cielo e all'inferno, entrambi 
    prospettive spiacevoli per un certo tipo di persone.

Anche l'istinto di auto-conservazione ha la sua radice in un'innata paura della morte; a causa della presenza di questa paura, la razza ha lottato fino a raggiungere la presente situazione di longevità e resistenza.

Ora cercheremo di evidenziare quali sono i differenti mezzi di studio che possediamo per potere investigare questo fenomeno da distinti punti di vista. Questi pilastri sono: le religioni, l'ipnosi, le investigazioni realizzate da dottori su pazienti che sono stati tra la vita e la morte, la chiaroveggenza, lo sdoppiamento astrale e, principalmente, la conoscenza trasmessa dai Maestri ed Iniziati di Saggezza inesauribile.

Le religioni

Praticamente, tutte le religioni del mondo sostengono l'idea basilare della vita dopo la morte. Su questo si basano per poter manifestare coerenza riguardo all'esistenza, mantenere vivo il senso profondo e mistico di Dio e della sua creazione e promettere all'uomo il trionfo dell'anima sulla morte.

L'ipnosi

L'ipnosi è una scienza psico-mentale riconosciuta e praticata oggigiorno da diverse discipline scientifiche, come la psicologia, la psichiatria e, da parte di medici più progressisti, anche da alcuni rami della medicina. E' anche vero che questa scienza è stata regolarmente utilizzata da persone prive di scrupoli in programmi televisivi e spettacoli vari.
E' utile ricordare che la pratica di questa scienza è molto pericolosa, specialmente per l'individuo ipnotizzato, per cui si raccomanda seriamente di non praticarla né di sottomettersi ad essa. Orbene, riguardo ai contenuti di questo capitolo sulla morte, diremo che con studi seri e rigorosi realizzati da veri studiosi, i ricercatori hanno potuto comprovare ripetutamente le conoscenze e le teorie utilizzando il metodo conosciuto come regressione: hanno frugato in certe aree molto profonde ed inconsce dell'individuo, facendolo retrocedere nel tempo a prima della sua nascita, in un tempo in cui gli individui dicono di avere vissuto altre vite, con altri nomi, in altri paesi, dimostrando la conoscenza di altre lingue e vivendo particolari circostanze.
In alcuni casi queste affermazioni sono state investigate consultando registri civili ufficiali e certificati di nascita, che hanno dato come risultato l'autenticità di quelle vite, di quei personaggi e di quelle circostanze. Questo già in sé dimostrerebbe sufficientemente l'esistenza dell'anima dopo la morte.

Studi clinici

Qui ci piace evidenziare, senza sottovalutare il lavoro di altri investigatori, l'opera di Raymond A. Moody Jr. dottore in medicina ed il suo libro "La vita dopo la vita". Questo libro fu un sorprendente best-seller che descrive clinicamente le esperienze di molte persone dichiarate "morte". Le descrizioni, così coincidenti, così "realmente vissute" e così positive, sono capaci di cambiare per sempre le idee sulla vita, sulla morte e sulla sopravvivenza dello spirito.
Il libro si basa su testimonianze relative a casi reali di persone che rivivono - per dir così - dopo la morte clinica. Davanti a queste sorprendenti dichiarazioni post-mortem, c'è sempre chi tenta a tutti i costi di dare la spiegazione più materialistica possibile per criticare i possibili riferimenti ultraterreni o superfisici, anche se, a dire il vero, a costoro diamo atto del loro impegno. Alcuni di questi ricercatori assicurano che il cervello, proprio prima di morire, secerne sostanze allucinogene, che producono tutte le immagini post-morte, riferite; in tal modo essi intendono dimostrare che non esiste nulla di divino in questi fenomeni, ma che si tratta di una situazione puramente fisico-cerebrale.
Ma, in nome della verità, bisogna dire che una cosa è avere delle allucinazioni e altra cosa è essere completamente coscienti dell'uscita dal corpo e vedere da un punto elevato della stanza - come assicurano coloro che sono tornati alla vita - come i medici tentano di salvarli; vedere e sentire perfettamente tutte le loro conversazioni e muoversi verso altre stanze osservando e ascoltando quello che lì succede. Questo fatto prova sostanzialmente che si è verificata una vera e propria uscita dal corpo e che non si tratta di allucinazioni come alcuni suppongono. Il dr. Raymond descrive molte esperienze, tra di esse c'è una grande somiglianza indipendentemente dai condizionamenti culturali o religiosi; egli pertanto giunge alla seguente conclusione:
Un uomo sta morendo e, quando arriva al punto i maggiore tensione, sente che il suo dottore lo dichiara morto. Comincia a sentire un rumore sgradevole, un ronzio stridulo e, contemporaneamente sente di doversi muovere rapidamente per un lungo tunnel. Poi si trova fuori del corpo fisico... Subito comincia a succedere qualcosa. Altri vengono a riceverlo ed aiutarlo. Vede gli spiriti di parenti ed amici che erano già morti ed appare davanti a lui uno Spirito amorevole e cordiale che prima non aveva mai visto.
La visione chiaroveggente

La visione chiaroveggente è un altro pilastro di studio per la dimostrazione della vita dopo la morte. Sono molte le persone che hanno sviluppato la visione eterica ed astrale. Con questo sviluppo della vista dei piani più sottili, è possibile evidenziare con assoluta sicurezza la differenza sostanziale che esiste tra il corpo fisico e l'eterico e fra questo e l'astrale. Inoltre questa visione ci permette di vedere altri esseri che vivono in altri piani e conoscere il campo energetico che circonda tutte le forme materiali.
Lo sviluppo della visione chiaroveggente ha molti livelli di percezione; per questo alcuni vedono più di altri. Lo sviluppo chiaroveggente, in ciò che si riferisce ai suoi aspetti più inferiori, è indipendente dal grado di evoluzione dell'individuo che lo possieda. Orbene, la chiaroveggenza Superiore, che è quella che ci permette di scorgere i piani più elevati del sistema solare, è posseduta solo dagli Iniziati di un certo grado di evoluzione, per cui possiamo essere sicuri che i segreti più ambiti della Creazione sono ben salvaguardati da qualunque abuso negativo.

Lo sdoppiamento astrale

Lo sdoppiamento, o viaggio astrale cosciente, è un altro punto da avere presente nel momento di affrontare il tema della morte. Sono innumerevoli i casi riportati a proposito di questa esperienza, nel corso della quale l'uomo si vede abbandonare il corpo e muoversi dolcemente fuori da esso.
In realtà si tratta di un processo estremamente semplice quando ci si è esercitati, poiché è un processo naturale; quando il corpo riposa ed i suoi sensi non esercitano nessuno stimolo sull'individuo, la coscienza focalizzata lo trasporta in un altro livello, dove la mente, o l'Io, continua ad avere un'intensa attività, come dimostrano gli studi scientifici realizzati con encefalogrammi. Un individuo che è capace di sdoppiarsi evidentemente non è spaventato dalla morte, perché riconosce con la sua propria esperienza l'indipendenza che esiste tra sé ed il suo corpo fisico, dato che può uscire ed entrare in esso volontariamente.

Il lascito esoterico trasmesso dai Maestri

Un altro pilastro e probabilmente il più preciso, è la conoscenza che durante tutte le età dell'umanità è stata trasmessa dagli Esseri più evoluti. Questa conoscenza esoterica è il lascito più benedetto che essi ci hanno potuto offrire. Benché in principio si tratti solo di dati teorici - come sono anche i contenuti di tutte le religioni - essi contengono anche, e questa è la cosa importante, i passi che bisogna fare per arrivare con la nostra propria visione ed esperienza all'evidenza diretta e reale delle più profonde verità.
Ogni conoscenza teorica che non possa essere confermata dalla nostra propria consapevolezza non ha essenzialmente validità diretta, poiché, non potendola investigare, non potremo mai essere sicuri della sua verità. I discepoli più avanzati, gli Iniziati e i Maestri di Saggezza ci hanno dato gli attrezzi e le conoscenze necessarie per potere investigare direttamente tutti i processi della vita e della morte. Essi hanno detto con molta enfasi "la Morte non esiste! Ma vi è invece la transizione ed essi ci hanno dato i metodi per provarla, specialmente attraverso la profonda e serena attenzione, la meditazione e la corretta applicazione dei principi spirituali nella vita quotidiana. Questo libro-corso svolge questo compito, essendo il risultato degli insegnamenti trasmessi da un numero notevole di Maestri ed Iniziati.


LE TAPPE DELL'ANIMA DOPO LA MORTE

Cercheremo qui di descrivere le tappe successive del processo della morte, così come le registra l'anima quando inizia l'atto di abbandonare il corpo fisico.

L'Angelo della morte esegue il compito, successivo alla morte, di liberazione della forma nei tre piani della natura: il fisico, l'astrale ed il mentale.
Si tratta di un processo alchemico di sublimazione delle energie mediante il quale, attraverso i così detti Angeli del Silenzio, l'anima si va liberando progressivamente dei suoi veicoli o corpi inferiori di manifestazione.

Questa liberazione consta di quattro fasi:

1. Rottura del cordone
2. ricapitolazione dei fatti
3. esame di coscienza
4. entrata nel Devashan (il "Devachan" ha lo stesso significato del Cielo per i cristiani)

Dopo l'abbandono del corpo fisico, l'Ego (anima) continua a vivere nel suo corpo astrale fino a consumare l'energia  dalle emozioni e passioni che visse durante la vita terrena, dopodiché sopravviene quella che è stata chiamata "la seconda morte" e si disintegra anche il corpo astrale, in modo che l'Ego continua a vivere nel suo corpo mentale inferiore. In questa condizione rimane fino a che si estinguono le energie mentali generate durante le sue ultime vite astrale e fisica; più tardi abbandona anche il corpo mentale e torna ad essere un Ego nel suo proprio mondo, agendo nel suo corpo causale (situato nei sottopiani più elevati del piano mentale).
Pertanto la morte non è ciò che s'intende comunemente come tale, bensì una successione di tappe di vita continua che si svolgono una dietro l'altra nei tre mondi fisico, astrale e mentale.
Pertanto la morte non è ciò che s'intende comunemente come tale, bensì una successione di tappe di vita continua che si svolgono una dietro l'altra nei tre mondi fisico, astrale e mentale.

Il processo nascosto della Morte

Estratti degli insegnamenti del Maestro D. K. "Il Tibetano".

PRIMA TAPPA

L'ordine dell'anima di ritirarsi al suo proprio piano. Quest'ordine ha un effetto molto definito ed evoca reazioni interne nell'uomo, sul piano fisico:

Hanno luogo certi eventi fisiologici, che riguardano direttamente i tre grandi sistemi che tanto potentemente condizionano l'uomo fisico: la corrente sanguigna, il sistema endocrino.  La patologia della morte è ben conosciuta dalla medicina tradizionale.

Si produce una vibrazione che corre attraverso i NADI. i nadi sono la controparte eterica di tutto il sistema nervoso che sottosta ad ogni nervo del corpo fisico. Essi sono gli agenti per eccellenza degli impulsi-direttori dell'anima, i quali reagiscono all'attività vibratoria che deriva dalla controparte eterica del cervello. Rispondono alla parola direttrice, reagendo all'"attrazione" dell'anima e poi si organizzano per la ritirata o Astrazione.

C   La corrente sanguigna si involve in una particolare forma nascosta.
Si dice che il "Sangue è Vita"; la corrente sanguigna è invertita interiormente come risultato di due precedenti tappe, ma principalmente come risultato di un'attività presumibilmente non ancora scoperta dalla scienza moderna, della quale è responsabile il "sistema ghiandolare".
Le ghiandole in risposta alla chiamata della morte iniettano nella corrente sanguigna una sostanza che a sua volta confluisce nel cuore. Lì è ancorato il filo della vita (cordone d'argento); questa sostanza del sangue è cosiderata "produttrice" della morte ed una delle cause basilari dello stato di coma e della perdita di coscienza, evocando un'azione riflessa nel cervello.

Si produce il tremore psichico il cui effetto è allentare o spezzare la connessione tra i nadi ed il sistema nervoso, per cui il corpo eterico si staccherà dal suo involucro denso benché ancora interpenetri ognuna delle sue parti.

Riassumendo la prima Tappa, essa consiste essenzialmente nel ritiro della forza vitale del veicolo eterico; ne consegue la "corruzione" ed esso diviene "disperso negli elementi".

SECONDA TAPPA

In questa tappa si produce frequentemente una Pausa di breve o lunga durata. Ciò è permesso affinché il processo di allentamento dei nadi termini nel modo più delicato possibile e senza dolore. Detto allentamento incomincia negli occhi. Spesso questo processo di distacco si manifesta nel rilassamento e nella mancanza di paura che il moribondo dimostra spesso, evidenziando una condizione di pace e la volontà di fare sforzi mentali.

TERZA TAPPA

Il corpo eterico organizzato comincia a raccogliersi per la partenza finale. Si ritira dalle estremità verso la prevista "porta di uscita". Questa porta di uscita presenta l'utilizzo di tre possibilità che dipendono dallo stato evolutivo raggiunto in vita:

1. l'uscita dalla testa, utilizzata dalle donne e dagli uomini di tipo intellettuale e anche, ovviamente, dagli Iniziati e discepoli del mondo.

2. l'uscita dal cuore, utilizzata dagli uomini e donne buoni e ben intenzionati, dai buoni cittadini, amici intelligenti e lavoratori filantropi.

3. l'uscita dal plesso solare, utilizzata dalle persone molto emozionali, irriflessive e da coloro la cui natura animale è molto pronunciata.

Tutti si focalizzano intorno aduna di queste tre porte, aspettando il "Richiamo" finale dell'anima direttrice. E' curioso notare che in questo livello esistono due tipi di "Richiamo", uno prodotto dall'anima che attrae verso di sé la coscienza e l'altro proveniente dalla "terra", esercitato da quella misteriosa entità che chiamiamo lo "Spirito" della Terra, il quale reclama la parte materiale del corpo, poiché gli appartiene.
E' stato detto: "Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio". Questa espressione riassume molto bene i due richiami che hanno luogo in questo livello.

QUARTA TAPPA

Il corpo eterico esce definitivamente dal corpo fisico denso. Nel momento stesso in cui si rompe il Cordone d'Argento (il Filo della Vita) che univa il corpo all'anima, quest'ultima penetra nel quarto subpiano del piano fisico, chiamato esotericamente SOTTO-ETERICO ed inizia lì un processo incredibilmente rapido di memorizzazione o ricapitolazione di tutti i fatti realizzati nell'esistenza fisica, considerati nei loro più piccoli dettagli. Durante questo processo di separazione, si deve mantenere grande tranquillità e dominio di se stessi. Durante questo tempo tutta la vita passa velocemente in rivista davanti all'Ego, come hanno raccontato alcuni che sono stati sul punto di affogare e hanno attraversato questo stato di incoscienza e quasi di morte totale.
Un Maestro ha scritto:
"Nell'ultimo momento tutta la vita si riflette nella nostra memoria e sorgono da tutti gli angoli avvenimenti dimenticati, scena dopo scena, evento dopo evento. L'uomo può sembrare spesso morto; tuttavia, dall'ultima pulsazione, dall'ultiumo battito del cuore, fino al momento in cui l'ultima scintilla  di calore animale abbandona il corpo, il cervello pensa e l'Ego durante questi brevi secondi ripercorre tutta la sua vita".
Si possono osservare i veicoli Superiori - eterico, astrale e mentale - che abbandonano il corpo denso con un movimento a spirale, portando con sé l'anima di un atomo denso. Non l'atomo in se stesso, bensì le forze che operavano attraverso di esso. Ognuno dei corpi dell'uomo possiede un Atomo Seme, o "Atomo Permanente", il quale ha il compito di raccogliere tutte le esperienze vissute dal proprio rispettivo corpo. E' come un minuscolo super-computer poiché, pur essendo sempre lo stesso, ogni volta acquisisce maggiori informazioni e, con l'esperienza acquisita vita dopo vita, è addetto a formare i nuovi corpi quando l'anima ritorna ad incarnarsi.
In questo modo niente si perde, nessuna esperienza assimilata, né alcun livello raggiunto. Questo Atomo è situato nel ventricolo sinistro del cuore, vicino all'apice. Con la morte, detto atomo-seme sale al cervello attraverso il nervo pneumo-gastrico, abbandonando il corpo denso, insieme ai veicoli superiori, per mezzo della commessura delle ossa parietali e occipitali.

Il Cordone argentato

Dopo che i corpi superiori hanno lasciato il corpo denso, rimangono tuttavia ancora connessi con esso per mezzo di un cordone o filo vibrante argentato, molto simile a due numeri 6 uniti e messi alla rovescia, l'uno in posizione verticale e l'altro in orizzontale, collegati dalle estremità delle loro forcelle. Un estremo è unito al cuore per mezzo dell'atomo-seme e la rottura di questo produce la paralisi del cuore. Il cordone non si rompe fino a che il panorama sulla vita passata, contenuto nel corpo eterico o vitale, non è stato completato. Non appena l'Angelo della Morte o Liberatore rompe quel cordone, il corpo denso è completamente morto. Il cordone argentato si rompe nel punto dove i 6 si uniscono, rimanendo la metà col corpo denso e l'altra metà coi veicoli superiori.
In questa quarta tappa, quando il corpo eterico ha terminato l'uscita, il corpo vitale assume vagamente i contorni della forma che energizzò, realizzando ciò sotto l'influenza della forma mentale di se stesso che l'uomo costruì per anni: produce cioè la stessa immagine che aveva il corpo fisico che abitò.
Benché liberato della prigione del corpo fisico, il corpo eterico non è ancora libero dalla sua influenza. Esiste ancora tra i due lieve relazione, che mantiene l'uomo spirituale vicino al corpo abbandonato. Per questo motivo i chiaroveggenti affermano spesso di avere visto il corpo eterico galleggiare attorno al letto di morte o alla bara.

QUINTA TAPPA

Il corpo eterico si disperde gradualmente man mano che le energie che lo compongono si riorganizzano e si ritirano, lasciando unicamente la Sostanza PRANICA, che si identifica col veicolo eterico del pianeta stesso. Nel caso della persona non evoluta, il corpo eterico può rimanere per lungo tempo nella vicinanza del suo guscio esterno in disintegrazione. Quando una persona è evoluta ed il suo pensiero è scollegato dal piano fisico, la dissoluzione del corpo vitale può essere molto rapida.
Quando il pensiero del moribondo si è fissato in modo intenso su qualcuno di coloro che lascia, quando una gran ansietà ha occupato la mente nell'ultimo momento, quando si è tralasciato di fare cose necessarie o quando qualche confusione del momento ha perturbato la tranquillità dell'entità che parte, a colte il corpo eterico è visto da persone nella casa o nella prossimità di questa.
In questi casi, o altri simili, il Doppio o Corpo Eterico può essere visto o sentito in qualche modo, dipendendo ciò dalla sensibilità delle persone presenti. Man mano che passa il tempo, più o meno a seconda della sua evoluzione, l'uomo spirituale si stacca dal suo copro eterico, come fece dal suo corpo fisico denso ed incomincia ad agire nei suoi corpi più sottili: l'Astrale e il Mentale.

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Uno dei grandi vantaggi della Cremazione (incinerazione(), a parte le notevolmente migliori condizioni sanitarie, consiste nella pronta devoluzione dei componenti del corpo, gli elementi materiali che compongono il cadavere fisico e l'eterico, a Madre Natura per mezzo del Fuoco. Invece di una decomposizione lenta e graduale, ha luogo una desiderata rapida disintegrazione senza che rimangano resti fisici né eterici che producano eventualmente danni nei rispettivi piani o all'uomo interiore.
Una volta che l'uomo interiore si è slegato definitivamente dal suo corpo fisico ed eterico, il processo di restituzione è concluso: l'uomo è libero, almeno temporaneamente, da ogni reazione fisica; rimane nei suoi corpi sottili preparandosi per Grande atto denominato "l'Arte dell'Eliminazione".

SESTA TAPPA

Una volta che l'uomo interiore ha scartato i suoi corpi fisico ed eterico, rimane in un corpo sottile, composto di sostanza astrale e mentale. L'anima, allora, si rifugia normalmente, nel secondo subpiano, o livello del Piano astrale, il sesto a partire dall'alto, dove passerà un certo tempo dedicato a quello che esotericamente e misticamente si chiama esame di coscienza. Questo periodo di tempo, considerato in relazione al nostro concetto tridimensionale del tempo, può essere breve o lungo, da giorni a mesi e persino a molti anni, dipendendo ciò in ogni caso dall'evoluzione spirituale raggiunta dall'anima. Quanto minore è il grado di evoluzione, tanto maggiore sarà il tempo di permanenza nel piano astrale.
In questo livello ha anche luogo una seconda ricapitolazione interamente astrale, che consiste nel ricapitolare o memorizzare tutti gli avvenimenti astrali vissuti dall'anima attraverso i Desideri, le Emozioni e i Sentimenti durante il processo dell'incarnazione fisica. Se il defunto potesse lasciare dietro di sé tutti i suoi desideri, si staccherebbe ben presto dal corpo dei desideri o astrale, rimanendo così libero di entrare nel Mondo Celeste situato nel piano mentale. Ma non succede così generalmente; la maggioranza degli uomini, specialmente se muoiono nella primavera della loro vita, hanno molti legami e molto interesse per la vita sulla Terra. Perdendo il loro corpo fisico, non per questo i loro desideri sono dissolti; in realtà, molto spesso i loro desideri sono accresciuti da un anelito intenso di ritornare. E questo fa sì che essi si aggrappino ancor di più al mondo del desiderio o piano astrale in una forma che è spiacevole, benché disgraziatamente non lo comprendano. D'altro canto, le persone anziane e tutti coloro che sono stati debilitati da una lunga malattia e sono stanchi della vita, passano rapidamente attraverso questo piano.
Finché l'uomo mantiene desideri relazionati alla vita terrestre, deve rimanere nel suo corpo di desideri; e, poiché il progresso di un individuo richiede che egli passi alle regioni superiori, l'esistenza nel mondo del desiderio deve essere forzosamente purgatrice, tendendo a purificarlo dalle catene dei suoi desideri. Il modo in cui si effettua ciò sarà ben compreso attraverso alcuni esempi:
"l'avaro che ama il suo oro nella vita terrestre, lo segue amandolo ugualmente dopo la morte; ma, in primo luogo, non può acquisirne di più, perché non ha un corpo denso a sua disposizione per acquisirlo e, quel che è peggio, non può conservare ormai quello che accumulò durante la vita. I suoi parenti se lo spartiranno, probabilmente parlando molto male del vecchio avaro, ed egli soffrirà intensamente; la sua sofferenza sarà tanto più intensa perché non è completamente mentale. Nel mondo astrale questa sofferenza ha un'ampia espansione ed il misero soffrirà fino a che imparerà che l'oro può essere una calamità o un castigo. In questo modo si va adeguando gradualmente al suo destino e si libera finalmente del suo corpo di desideri, o corpo astrale, e può proseguire".

Riportiamo un altro esempio da un testo di C.W. Leadbeater:

"dopo la sua morte un bevitore ha tanto desiderio di liquori come l'aveva prima di morire, ma ora non è il corpo denso quello che gli richiede di bere.
In vita si è ammalato per l'alcool e ancora adesso non può farne a meno. Invano protesta in diversi modi, il corpo di desiderio del bevitore esige liquori poiché ne ricava una sensazione di piacere, dato che quel prodotto aumenta la vibrazione. Questa caratteristica del corpo astrale sussiste dopo la morte del corpo denso; ma il bevitore che si trova nel suo corpo del Desiderio non ha né bocca, né stomaco capaci di contenere liquori fisici. Può, e così fa, andare ai bar o caffè dove interpola il suo corpo astrale denso con quello dei bevitori per approfittare così di una parte delle loro vibrazioni per induzione; ma è troppo debole perché queste gli diano soddisfazione. Può trattenersi dentro una botte di acquavite; ma neanche questo gli dà risultati, perché una botte non produce quei vapori che si generano solo negli organi digestivi del bevitore. L'atto non ha il minimo effetto su di lui ed egli si viene a trovare nelle stesse circostanze in cui si troverebbe un uomo che stesse in mezzo all'oceano in una barchetta... "acqua e acqua ovunque, ma neanche una sola goccia da bere" e, di conseguenza, soffre intensamente. Col tempo impara, tuttavia, l'inutilità di desiderare bevande che non può assaggiare. Allo stesso modo come succede con molti dei nostri desideri della vita terrestre, tutti i desideri nel mondo astrale muoiono per mancanza di opportunità di essere soddisfatti. Quando il bevitore è stato così purgato è preparato, per quel che riguarda quell'abitudine, a lasciare lo stato del Purgatorio ed ascendere al Mondo celeste. 

"Vediamo dunque che non c'è quel Dio vendicativo che ha fatto il purgatorio o l'inferno per noi, ma i creatori di questi sono stati i nostri propri atti e le nostre cattive abitudini. Tanto grande è l'intensità dei nostri desideri tanto lungo sarà il tempo in cui dobbiamo soffrire per la loro purificazione".
Dopo la morte, nel mondo del desiderio, o Piano astrale, la Legge di causa-effetto opera purificando o purgando l'uomo dei suoi desideri inferiori, correggendo le debolezze e i vizi che ostacolano il suo progresso, facendolo soffrire nella maniera più idonea a quel fine. Se egli ha fatto soffrire altri o si è comportato con loro ingiustamente, dovrà soffrire nell'identica maniera ed è giusto così. Ma si deve notare, tuttavia, che se una persona è stata soggetta ai suoi vizi o ha fatto male ad latri ma è riuscito infine a dominare quei difetti o si è pentito sinceramente e, per quanto possibile, ha riparato al male causato, tale pentimento, riforma e restituzione lo ha purificato di quei vizi e delle cattive azioni. L'equilibrio è stato ristabilito e la lezione si è appresa durante quell'incarnazione; pertanto, le azioni non causeranno sofferenza dopo la morte. Questa è la legge divina giusta e misericordiosa allo stesso tempo.
Il fine del Purgatorio è cancellare le cattive abitudini rendendo impossibile la loro gratificazione. L'individuo soffre esattamente quello che ha fatto soffrire ad altri con la sua disonestà, crudeltà, intolleranza o altro. Per questa sofferenza impara ad operare con gli altri, nel futuro, affettuosamente, onestamente e benevolmente. In conseguenza di questo vantaggioso atteggiamento, l'uomo impara il valore della virtù e dell'azione "giusta e retta".

Alcuni possono pensare: com'è che, avendo soggiornato in purgatorio precedentemente, in vite passate, non abbiamo imparato la lezione? La risposta è semplice: nella nostra attuale situazione certamente conosciamo in gran misura quello che è bene e quello che è male; in realtà quando operiamo male c'è sempre una voce nella nostra coscienza che ci avverte e ci fa sentire il rimorso. Quella voce è,la voce della coscienza saggia e giusta. E' il risultato di tutte le nostre esperienze ed in realtà, se la seguissimo, saremmo uomini saggi. Pertanto, nel nostro interno, abbiamo imparato la lezione, ma molte volte la nostra natura inferiore ha il sopravvento e di conseguenza soffriamo e continuiamo a fare soffrire per cui soffriremo ancora di più.
Nel Nuovo Testamento cristiano la sofferenza prodotta dai desideri inferiori nel piano Astrale chiamata la morte seconda, che generalmente è pi o meno dolorosa a seconda dell'intensità dei nostri legami e desideri terreni, poiché l'anima deve morire ai suoi desideri terreni prima di proseguire la sua Ascensione ai Mondi Superiori. Quando l'uomo è ormai libero da ogni legame emozionale, abbandona il suo corpo astrale e passa al piano mentale libero dagli ormeggi del desiderio animale. L'uomo disincarnato esce pertanto completamente dalla sfera di attrazione della terra.
Dobbiamo comprendere che la morte non cambia un uomo in alcun modo; egli continua ad essere lo stesso sotto ogni aspetto, eccetto il fatto di avere perso il suo corpo fisico. I suoi pensieri, desideri ed emozioni sono esattamente gli stessi e la sua felicità o disgrazia dipendono dal grado in cui egli ha affrettato la perdita del suo corpo fisico. Spesso egli non crede di essere morto perché vede gli antichi oggetti a lui familiari ed i suoi amici intorno a sé; comincia a rendersi conto della realtà non appena si accorge che non può comunicare con loro. Per qualche tempo tenta di persuadersi che sta sognando ma gradualmente scopre che egli "è davvero morto".
Allora, generalmente, i morti incominciano a sentirsi delusi degli insegnamenti che ricevettero. Non comprendono dove si trovano o che cosa è successo loro, poiché la loro situazione non è quella che speravano dal punto di vista delle credenze ortodosse. Così si espresse un generale inglese, trovandosi in una condizione similare: "Allora, se sono morto, dove mi trovo? Se questo è il Cielo, non mi sembra gran cosa. E se è l'inferno, è migliore di quello che mi aspettavo".
Tutta la vita astrale dopo la morte è un processo costante e deciso di riportare l'Ego dentro se stesso e, quando a tempo debito l'anima arriva al limite di quel piano, rifiuta il corpo della materia di quel piano e lo lascia dietro di sé, passando ad una vita più elevata e più piena nel mondo celeste.
Un assassino che in Kamaloka (piano astrale) sta ricostruendo più e più volte le scene dell'assassinio e gli eventi successivi, ripetendo incessantemente il suo nefasto crimine e passando di nuovo per tutti i luoghi del suo arresto e della sua esecuzione, sta senza dubbio sperimentando un inferno la cui rappresentazione col fuoco e lo zolfo è mera finzione teatrale. In molti casi, mentre l'assassino pensa e ripensa più volte al crimine commesso, questa incessante meditazione, mezzo maligna, mezzo terrificante, produrrà qualcosa di simile ad una ripetizione ossessiva della scena della sua morte violenta.
Ma nessuna di queste condizioni è eterna e nessuna è punitiva. Sono l'inevitabile risultato di cause messe in gioco durante la vita nel mondo fisico, condizioni che durano solamente finché persistono le forze generatrici. Col trascorrere del tempo si esaurisce la forza-desiderio ma solamente a costo di terribile sofferenza per l'uomo; e, dato che nel mondo astrale il tempo può misurarsi unicamente per mezzo di sensazioni, poiché non ci sono gli altri mezzi per calcolarlo che abbiamo nel mondo fisico, ogni giorno può compararsi a mille anni. Pertanto la blasfema idea della dannazione eterna sembra essere una erronea interpretazione di questo fatto.
Tuttavia, eccetto che per una piccola minoranza, la situazione dopo la morte è per tutti più felice che sulla Terra, dato che non c'è ormai naturalmente necessità di guadagnarsi il sostentamento giornaliero. Il corpo astrale non ha fame né freddo, né soffre malattie; ogni essere, nel mondo astrale, con il solo esercizio del pensiero, potrà vestirsi come gli piaccia. Per la prima volta, dalla sua infanzia, l'uomo si sente l' interamente libero di usare il suo tempo e di fare esattamente quello che gli piace. Le persone che hanno gli stessi gusti e propositi si raggrupperanno naturalmente, come fanno nel mondo fisico; e non mancherà mai un'occupazione utile per un uomo che abbia interessi legittimi, purché questi non richiedano un corpo fisico per la sua espressione. Un innamorato delle bellezze della natura potrà viaggiare rapidamente a cento chilometri al secondo, senza fatica, fino ai più deliziosi paesi del mondo; un altro, il cui piacere sia l'Arte, avrà a sua disposizione i capolavori del mondo intero mentre lo studente di scienze troverà aperti tutti i laboratori del mondo, potrà visitare tutti gli uomini di scienza e captare i loro pensieri.
Per un essere che durante la sua vita terrena avesse trovato il suo piacere in azioni altruistiche e nel lavoro per il benessere degli altri, questo sarà un mondo della più grande gioia e del più rapido progresso. Per un uomo che sia stato intelligente e allo stesso tempo utile, che comprenda le condizioni di questa esistenza non fisica e si adatti ad esse, si apre una splendida prospettiva , tanto per acquisire nuove conoscenze, quanto per effettuare utili lavori. Egli potrà in realtà fare molto più bene in pochi anni di tale esistenza astrale di quanto aveva potuto fare durante la sua vita fisica per lunga che fosse stata. Quindi, il mondo 
astrale è pieno di ampie possibilità tanto per la gioia, quanto per il Progresso.


SETTIMA TAPPA

Una volta abbandonato il corpo astrale, l'uomo interiore segue il suo percorso di ascensione evolutiva verso la sua fonte, che è l'anima nel suo proprio piano particolare. L'uomo, di conseguenza, lascia dietro di sé il suo corpo astrale, i suoi desideri e si trasferisce ed agisce nel suo corpo mentale; lì ha luogo una terza Ricapitolazione di tutti gli eventi a livello mentale e dei pensieri che ha vissuto durante la vita che ha appena lasciato. In questo stato, più che nel precedente, si trova vicino all'anima; e benché Veli di Illusione oscurino ancora la sua vista, essi sono molto più trasparenti di quelli che l'accecavano quando era rivestito di carne ed emozioni.
Il corpo mentale delle persone, generalmente, è un veicolo che non è stato creato perfetto; esso si perfeziona attraverso l'energia prodotta da pensieri elevati ed non egoisti. I pensieri egoistici e materialistici creano nell'uomo un rivestimento Kama-Manasico, cioè un miscuglio di desideri e pensieri emozionali, originati dagli impulsi della personalità. Al risveglio dalla sua "seconda morte", nel piano astrale, il primo sentimento dell'individuo è di indescrivibile giubilo e vitalità, di così intensa gioia di vivere che per il momento non anela ad altro che a godere di quell'intensa vitalità spirituale che respira. Questo giubilo è l'essenza della vita in tutti i piani o mondi superiori del Sistema.
"Man mano che aumenta la felicità si accresce la saggezza e si amplia la visione"
La natura inferiore della personalità dell'uomo si è consumata durante la vita astrale ed ora gli rimangono solo gli alti e puri pensieri, le nobili ed altruistiche aspirazioni che ebbe nella vita terrena e che l'avvolgono a mo' di conchiglia per mezzo della quale è capace di rispondere a determinate vibrazioni di questa sottilissima materia. "Nel mondo mentale l'infinita pienezza della 'mente divina' è aperta con illimitata abbondanza a tutte le anime nella giusta proporzione dei loro meriti, necessari per riceverla".

La ricapitolazione nel piano mentale è molto più breve che nei precedenti e, una volta realizzata e completata., l'Ego, (anima) penetra nel DEVACHAN (il DEVACHAN è il Cielo Superiore per i cristiani è, potremmo dire, il Paradiso perfetto). Esso è situato nel piano mentale Superiore, molto vicino, come dicemmo già in un capitolo precedente, al Piano Causale. Più che un piano, lo stato Devachanico è uno stato di coscienza, dove, per come può intendere il mortale ordinario, la felicità è completa. E' l'oblio assoluto di tutto iò che gli causava dolore o pena nell'incarnazione passata e persino l'oblio del fatto che esistono pena e sofferenza. L'entità devachanica vive questo ciclo intermedio, fra due incarnazioni, circondata da tutto quello a cui aveva aspirato invano: si fanno realtà tutte le sue utopie e i nobili sogni che non poté mai realizzare durante la vita terrena insieme a tutto quello che amava nella terra. Lì ottiene la Realizzazione di tutti i desideri dell'anima e, durante lunghi secoli, vive un'esistenza di felicità ininterrotta che è la ricompensa per le sue sofferenze nella vita terrestre. In una parola, si bagna in un mare di felicità costante intercalata da eventi felici di un grado ancora superiore. Il DEVACHAN è chiamato anche la Terra degli Dei e il Mondo dei Deva.
Quello che l'uomo desidera, proietta, pensa e vive nel Devachan è precisamente l'insieme di tutti quei fatti, esperienze, situazioni e circostanze che non poterono manifestarsi o modificarsi nel Piano Fisico durante l'esistenza terrestre. Il Devachan è in realtà un vero Cielo, ma non l'eterna e passiva contemplazione bensì una dinamica attività e una creativa realizzazione. Liberato dalla necessità karmica, benché solo temporaneamente, l'essere umano vive più vicino a se stesso e alla Grazia divina di quanto non fu mai. Nel Devachan si trova la sua gloria immediata, il massimo potere alla sua portata ed il punto più elevato della sua Unione e Contatto con l'Essere supremo.

OTTAVA TAPPA

Infine le Cause che condussero l'Ego al Devachan si esauriscono; le esperienze acquisite sono state assimilate completamente e l'Anima comincia a sentire di nuovo la necessità e la sete di vita materiale per evolvere, che può soddisfare solo nel Piano Fisico.

Le fasi che abbiamo descritto precedente,mente sono solo introduttive, poiché danno semplicemente un'idea di quello che realmente succede dopo la morte fisica. Esiste tutta una serie di tappe minori e tutta una gran varietà di eccezioni e casi particolari su cui si potrebbero scrivere interi volumi. Pertanto si raccomanda allo studente di considerare attentamente le otto tappe prima menzionate e di continuare a investigare.


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