domenica 5 novembre 2017

PERDERSI PER RITROVARSI


PERDERSI


 PER RITROVARSI

Dinaweh

Questi giorni, mi tornava in mente la fanciullezza e il perduto senso dello stupore che se ne andava via con lei. Ho trovato sempre una resistenza a lasciare andare via quella stupefatta visione del mondo e delle cose che mi circondavano; mi pareva che qualcuno o qualcosa mi avesse voluto rubare la chiave della felicità, quella stessa chiave con la quale avrei potuto aprire dentro di me tutte le porte e che mi avrebbe permesso un giorno di ritrovare quel bambino, giurando a me stesso di non perderlo mai più! 
Ma tutto ha un suo moto, una sua direzione e, quella direzione e quel moto, mi avrebbero condotto lontano dalla riva del mio cuore; mi avrebbero imbarcato su una scialuppa che via via, allontanandosi dalle sponde amate del mio Sé, mi avrebbe fatto salire su un enorme transatlantico, stipato di donne, uomini e bambini inconsapevoli e del tutto ignari di quel viaggio e di dove quella nave li avrebbe portati. 
E' il cammino dell'uomo: perdersi per avere il vantaggio di ritrovarsi! Il cammino iniziatico, il migliore che ci possa essere, la vita... Solo il vivere dà a tutti noi la possibilità di scoprire piano piano chi siamo. Sono le esperienze che dalla morte-nascita facciamo a svolgere davanti a noi quello stesso programma concordato su altri piani, per portare a perfezione ciò che era rimasto imperfetto, concluso a metà, o come accade per alcune anime, per tornare a servire e aiutare su questo piano. 
Se durante la fanciullezza e la giovinezza rimaniamo quasi del tutto inconsapevoli, condizionati come siamo dall'educazione ricevuta come bagaglio dalla famiglia, dalla scuola e dalla religione, piano piano, attraverso un impulso a rifiutare tutti quei meccanismi indotti, che non sentiamo nostri, piano piano ci svegliamo e cominciamo la nostra missione nel mondo. 
"L'uomo è una macchina. Tutto quello che fa, tutte le sue azioni, le sue parole, pensieri, sentimenti, convinzioni, opinioni, abitudini, sono i risultati di influenze esteriori, di impressioni esteriori."
Non ci si sveglia mai subito e del tutto; ci si sveglia a tratti; riporto a questo proposito  questi due passi, dal libro "Frammenti di un insegnamento sconosciuto" di Ouspensky, libro che trasse dagli insegnamenti di G. I. Gurdjieff, di cui per un periodo della sua vita fu allievo:
"Svegliarsi, morire, nascere, sono tre stadi successivi; e se studiate attentamente i Vangeli, vedrete che sovente vi sono riferimenti sulla possibilità di 'nascere', ancora più sovente sulla necessità di 'morire' e più spesso ancora sulla necessità di 'svegliarsi': "Vegliate, poiché non sapete né il giorno, né l'ora...". Ma queste tre possibilità, svegliarsi o non dormire, morire e nascere non sono messe in rapporto l'una all'altra. Tuttavia, qui sta tutto il problema. Se un uomo muore senza essersi svegliato, non può nascere. Se un uomo nasce senza essere morto, può diventare una 'cosa immortale'. Così il fatto di non essere 'morto' impedisce ad un uomo di 'nascere' e il fatto di non essersi svegliato gli impedisce di 'morire', e se è nato prima di essere 'morto', questo fatto gli impedisce di 'essere'. Abbiamo già abbastanza parlato della 'nascita'. Nascere sta a significare l'inizio di una nuova crescita dell'essenza, l'inizio della formazione dell'individualità, l'inizio di un 'Io indivisibile'. Ma per essere capaci di giungervi o perlomeno di intraprendere questa via, l'uomo deve morire; questo vuol dire che deve liberarsi da una moltitudine di attaccamenti e identificazioni che lo mantengono nella situazione in cui è. Nella sua vita egli è attaccato a tutto, attaccato alla sua immaginazione, attaccato alla sua stupidità, attaccato persino alle sue sofferenze, forse più alle sue sofferenze che ad ogni altra cosa. Egli deve liberarsi da questo attaccamento. L'attaccamento alle cose, l'identificazione con le cose, tengono vivi nell'uomo migliaia di 'io' inutili. Questi 'io' devono morire, perché il grande Io possa nascere. Ma come si possono far morire? essi non lo vogliono. E' qui che la possibilità di svegliarsi viene in nostro aiuto. Svegliarsi significa realizzare la propria nullità, cioè realizzare la propria meccanicità, completa e assoluta, e la propria impotenza, non meno completa, non meno assoluta. E non è sufficiente comprendere queste cose filosoficamente, a parole. Bisogna rendersene conto attraverso fatti semplici, chiari, concreti, fatti che ci concernono. Quando un uomo comincia a conoscersi un po', vede in se stesso delle cose che lo fanno inorridire. Fintanto che un uomo non si fa orrore, non sa niente di se stesso." 
All'inizio sono scossoni interiori che ci muovono e ci spingono  alla ribellione, mossi dal disagio esistenziale; diventiamo ribelli e sbandiamo qua e là, ben sapendo cosa non vogliamo, ma con la stessa assoluta certezza nel non sapere che cosa in realtà vogliamo.  
Il cammino della vita è imprevedibile e meraviglioso, anche quando azioni inconsapevoli ci gettano in situazioni ostili e difficili da superare; mai le avremmo volute, eppure noi stessi le abbiamo provocate. Lentamente e pagando prezzi a volte molto elevati, impariamo che ad ogni pensiero e azione corrisponde sempre un conseguente stato apparentemente del tutto imprevedibile, e invece logica conseguenza del nostro pensare e del nostro agire. Si dipanano davanti a noi gli incontri fatali, quelli karmici, ci uniamo alla vita di un'altra persona; ci innamoriamo perdutamente, per poi scoprire che sono più i suoi lati oscuri di quelli luminosi, come all'inizio credevamo e così ci allontaniamo piano piano da lei. Quello strappo, quando avviene, fa male al cuore; la separazione da ciò che pensavamo fosse un punto fermo della nostra vita ci dilania dentro e ci fa sentire persi. Ed è nella perdita di noi stessi, o meglio di ciò che credevamo essere noi stessi che possiamo trovare la via per ritrovarci davvero. "Chi perderà la propria vita la troverà", diceva Jeshua, diventato il Cristo. Solo chi sarà disposto a perdersi potrà ritrovarsi e, ritrovandosi, donarsi al mondo.
Qui sta il significato della nuova nascita. Come può un corpo adulto rientrare di nuovo nel ventre della madre e rinascere, chiese Nicodemo a Gesù. Questa seconda nascita può dunque solo avvenire dopo una morte interiore, dopo che ci siamo liberati e purificati, per poter godere di una nuova luce*. Soltanto così il bambino che è in noi potrà nuovamente essere libero di esprimere se stesso e ricongiungersi alla vita.

*In questo passo del vangelo si nasconde anche un altro significato: nel momento in cui l'anima che inabita un corpo non è in grado di "perdersi del tutto e rinascere a nuova vita", ha la possibilità di rivestire un altro corpo, dopo il momento del trapasso, a tempo debito,  per perfezionare e raggiungere gli obiettivi rimasti incompiuti. Il concetto della reincarnazione più volte trasluce dalle parole del Maestro e rimase una convinzione assoluta non solo nel cristianesimo delle origini, ma in molte altre tradizioni religiose, nonché  fondamento di molteplici scuole filosofiche.  




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