sabato 19 marzo 2016

Splende la Luce

Splende la Luce 


Splende la Luce sulla Terra
irradiante di Amore la tua forza
- Padre Sole -
e canta la Gioia il mio corpo

Mentre del mondo il suo clamore
non si accorge del tuo celeste passare
rimango invisibile 
alla solida e trattenuta forza degli umani


Vibra piuttosto in me
 la frequenza tua dorata
calcando e battendo a piedi nudi il ritmo
sulla Terra amata

della stessa Luce Io Sono
mentre l'Ombra mi passa di lato
e tutt’intorno di me non si avvede

Amore di tutti gli amori
Ordito di tutti gli orditi
Trama e termine di tutti i sentieri

Mio Amore e mio Tutto





Chiavari, 19 marzo 2016
Dinaweh




La tecnica di Armonizzazione o di Rilascio psico-emozionale


Dopo l'interessante conferenza sul significato della vita dell'uomo sulla Terra,
è necessario addentrarsi nel lavoro interiore, o almeno in una delle tecniche che Gaetano Pedullà ha ricevuto dagli Esseri Cosmici: la tecnica di "Armonizzazione", o di Rilascio emozionale. 
Come spiegato da lui stesso in questa registrazione tenutasi a Leivi (GE) il 18 novembre scorso, si tratta di scaricare a terra le emozioni e le forme pensiero che inibiscono la nostra salita verso il raggiungimento di una vibrazione più elevata, seguendo un processo 'discensionale', attraverso il quale possiamo liberarci di quelle forze interiori che, se non liberate, impediscono l'evoluzione dell'anima e la sua liberazione dal lungo ciclo ininterrotto delle reincarnazioni. Liberarsi di quelle forze significa accelerare il processo di apprendimento dell'anima, evitando di "tornare" milioni di volte a rivestire un corpo fisico nella dimensione. 
Ciò significa stabilire un processo di connessione sempre più forte col nostro Sé Superiore, per rivelare a noi stessi in modo sempre più chiaro lo scopo della nostra missione d'amore sulla Terra.
Per lavorare su se stessi è necessario uno sforzo di volontà, una determinazione costante. Si tratta qui di una tecnica "attiva", dove anche la postura del corpo fisico si dispone ad un processo faticoso, attivando un canale di scarico che si compie attraverso l'unione del dito indice col pollice delle due mani, simile al mudra dell'Om, se possibile stando seduti nella posizione del loto; le due dita devono compiere una fortissima pressione tra loro, in modo da attivare il circuito energetico di rilascio. Al contempo vengono 'urlate' silenziosamente le vocali, ognuna delle quali lavora sui chakra corrispondenti. 

Tutto questo lo troverete nelle righe seguenti, spiegato per esteso da Gaetano Pedullà, prima della sperimentazione vera e propria della tecnica che ne è poi seguita.  

Buona lettura.
Dinaweh                


LA TECNICA 
DI 
ARMONIZZAZIONE





O  

"RILASCIO EMOZIONALE"

con Gaetano Pedullà

18 novembre 2015





Ci sono vari passi:

il primo passo è vivere e sperimentare quella che noi chiamiamo “vacuità”, uno stato di totale assenza di pensieri, emozioni, percezioni fisiche e visioni di ogni tipo; uno stato dove si manifesta un Amore, una Pace, una Tranquillità profonda. 

Il secondo passo è risvegliare la mente Superiore, o Coscienza; 

il terzo passo è concretizzare quello che la nostra Coscienza o Mente Superiore o Voce del cuore spirituale ci comunica.

Quindi nel momento in cui manifestiamo quello che il nostro Spirito ci manifesta nella vita quotidiana, noi stiamo compiendo la nostra missione spirituale su questo corpo, in questa incarnazione, in questo ciclo di vite sul pianeta Terra.
Questi tre punti però causano inevitabilmente anche il dover vivere, il dover imparare ad esprimere quello che è il dolore. Perché? Perché dove ci sono incomprensioni, inconsapevolezze derivate da ricerche equivoche di aspetti veri che sono dentro di noi ma magari li abbiamo ricercati all’esterno, in altre persone, in un ideale, in qualcosa che è all’esterno di noi, la ricerca è stata equivoca e quindi si è rivelata una ricerca illusoria e nel momento in cui l’illusione si è andata a rompere, a spezzare, si è generato un TRAUMA e ogni trauma che viene generato ha come conseguenza un KARMA e poi degli stati psico-emozionali, cioè del DOLORE.

Il DOLORE in una certa forma ha un impatto istintivo, nel nostro istinto, quindi il nostro istinto a livello comportamentale tende a rifuggire da certe esperienze che possono ricordare dei traumi, da certe situazioni; quindi parliamo di chiusure, di atteggiamenti automatici, non controllabili e nemmeno consapevoli, l’istinto: quello che forma la personalità inferiore di una persona.

Dall’altra parte gli stati psico-emozionali hanno come effetto emozioni e pensieri negativi apertamente evidenti, per cui non è sufficiente fare tecniche di ascensione o elevazione, come la respirazione; non è sufficiente risvegliare la Coscienza Superiore; è anche molto, ma molto importante imparare a integrare, ad amare e a vivere il dolore. Quindi il dolore non va mai cercato, come nessun tipo di esperienza, nessun aspetto, non va mai cercato; ma se si presenta bisogna sapere come muoversi; quando si lavora internamente il dolore si presenta in modo potente, sia sotto forma di pensieri, sia sotto forma di emozioni, cioè nel senso che sotto l’influsso del dolore o di un condizionamento che deriva da un trauma di questa o di una precedente incarnazione in pratica noi abbiamo una visione alterata della realtà, quindi tendiamo a vedere distorto tutto quello che abbiamo intorno, con degli occhi che non sono i nostri e quindi abbiamo una parte di pensieri, di concezioni negative e dall’altra una vera e propria emozione, un insieme di stati emozionali che caratterizzano questo stato di malessere che c’è dentro di noi, Più in generale si parla di emozioni e pensieri di un certo tipo disarmonici e, vedendola ancora da un punto di vista più generale, questi stati che viviamo, in realtà, sono degli avvisi, dei messaggi. In generale se io mi sento male, non mi sento felice in un luogo è perché devo in qualche modo comprendere un messaggio che riguarda quel luogo specifico; se non mi sento felice o a mio agio con una persona e mi arrabbio o mi sento triste, certamente magari cerco di non farlo pesare all’altra persona o di non reprimerlo, però comunque dietro c’è un messaggio, c’è una comprensione profonda; quindi le emozioni e i pensieri non sono soltanto delle cose che vengono quando uno ha un trauma, ma in realtà è un senso del tatto che ci dice qual è lo stato del nostro essere in una determinata situazione; è un aiuto. Se io non sto male in un luogo, come faccio a capire che non mi trovo bene? Se io non sento tristezza a stare con una persona, come faccio a capire che non voglio più stare con quella persona? Sono esempi concreti, per cui l’emotività e le modalità di vedere certe situazioni, al di là che quando ci dominano creano un processo distruttivo, però in realtà se si impara a viverle in una modalità costruttiva sono un importante avviso per muoversi nella vita quotidiana; quindi diciamo che non sono conseguenze di un trauma, perché stiamo facendo un lavoro intensivo su di noi; chiaramente, se stiamo facendo un lavoro intensivo su di noi, non solo le emozioni e i pensieri derivati ci danno segnali sulla vita quotidiana, di quello che viviamo giorno per giorno, ma possono essere anche emozioni e pensieri che derivano dal lavoro che stiamo facendo e quindi a maggior ragione sono avvisi, segnali che c’è qualcosa su cui dobbiamo lavorare; quindi il punto non è cercare di tappare o anestetizzare le nostre emozioni e i nostri pensieri negativi, ma è quello di imparare a viverli e a manifestarli in una forma costruttiva e poi andare a comprendere qual è il messaggio che c’è dietro. 


  • Perché io ho un pensiero negativo? 
  • Perché provo questa emozione? 
  • Qual è l’apprendimento? 
  • Qual è il messaggio che mi sta trasmettendo il mio veicolo astrale o il mio veicolo mentale? 
  • Cos’è che devo cogliere? 

Ecco, alla fine ci vuole la coscienza, quindi non è sufficiente esprimere l’emozione che comunque è la prima fase, e in questa fase dove dobbiamo manifestare i pensieri negativi vanno manifestati in una modalità aperta, senza inibizioni, senza nessun freno e senza cercare di capire. Quindi c’è una fase solo espressiva e in questa fase espressiva non c’è comunicazione all’esterno, non c’è comprensione, non c’è niente: c’è solo esprimere! Finché questa parte non è completamente espressa e armonizzata. Dopodiché c’è una seconda fase di quiete che consegue a un grande processo liberatorio espressivo e di armonia e infine c’è una fase di comprensione, che non è detto che sia immediata; può darsi che impieghi giorni o mesi, ma piano piano arriva la comprensione di quello che stiamo vivendo. Quindi la comprensione deve arrivare sempre e solo in uno stato di pace, di armonia, di serenità; non dev’essere una congettura mentale. Arriva con più intuizioni, di colpo un messaggio, anche un sogno potrebbe essere, per chi non sta ancora facendo un lavoro intensivo con la mente Superiore.

Infine il passaggio della concretezza; quindi a volte il messaggio implica quasi sempre un’azione nella quotidianità o comunicare all’esterno il mio disagio, però in modo armonico, senza le emozioni, senza quindi scaricare addosso alla persona quello che è il nostro stato emotivo, oppure semplicemente prendere una decisione. Quindi sono varie fasi: 

la prima fase è LIBERARE, MANIFESTARE, L’ESPRIMERE; 

la seconda fase è LA CENTRATURA, LA PACE;

poi c’è una fase di COMPRENSIONE;

poi c’è una fase di AZIONE. 

Quindi l’emozione e i pensieri disarmonici contengono un messaggio importante di vita o di lavoro interiore, che comunque alla fine impatta sempre nella vita, magari non subito, ma dopo un po’ sicuro.

Torniamo al punto focale di oggi: oggi impareremo attraverso la tecnica specifica che qui non abbiamo mai fatto in gruppo una tecnica di scarica emozionale, di scarica intesa come scarica di pensieri e emozioni disarmoniche, silenziosa! Che quindi può essere applicata in qualunque momento, cioè anche quando uno sta meditando o anche quando uno sta in presenza di altre persone, perché, essendo silenziosa e basandosi su un principio di scarica fisica diverso da quello del suono o del grido, consente un’azione immediata, che normalmente quando si grida o si urla o si fanno delle danze particolari non è possibile perché uno è in ufficio, perché uno è con i figli, o non si può allontanare o non ha la macchina o non ha un luogo silenzioso dove può andare nell’immediato, però il lavoro è ugualmente efficace e oggi lo verificheremo.

Come si manifesta quindi uno stato emotivo? Uno stato psico-emotivo si manifesta facendolo esprimere da un piano che è il piano mentale e il piano astrale, farlo scendere in quello che è il piano materiale, quindi è una discesa; c’è un’energia che per essere pacificata, perché la sua evoluzione possa avere un termine, dev’essere portata nel piano terreno. 
Questo è un significato molto importante che poi andremo a vedere bene più nel dettaglio il 14 dicembre, nella conferenza che farò per spiegare certi processi in modo molto più chiaro, più dettagliato, più che altro… 

Vedremo che ci sono due tendenze nell’universo: c’è una TENDENZA DISCENSIONALE, c’è una TENDENZA ASCENSIONALE.  

La tendenza discensionale c’è in tutto quello che è inteso come materia, cioè materia non animata, non dotata di intelligenza o comunque dove non si sta manifestando la scintilla divina; cioè in altre parole quello che è il corpo universale della Madre; quindi tutto ciò che viene dalla materia, dai piani più sottili, quindi dalla settima dimensione fino alla prima dimensione ha un moto discensionale, cioè di differenziazione; quindi da un piano che è un piano unico, divino perfetto, assolutamente coerente, piano piano si crea come una differenziazione sempre più grande, sempre più grande, fino ad arrivare a quello che noi conosciamo come piano materiale e questa è proprio la tendenza intrinseca, proprio di crescita, legata proprio alla Creazione che l’Universo ha avuto dall’inizio dei tempi.

Poi c’è un secondo processo che non è più discensionale, ma è Ascensionale, per cui qui invece sono le scintille di vita che si incarnano approfittando del fatto che si è formato un substrato fisico dell’Universo; e quindi quando per esempio è pronto un Pianeta per la formazione della vita, eccolo che le prime scintille divine in attesa di poter fare esperienza, ecco che cominciano a sperimentare il mondo minerale, e dopo ecco che cominciano a sperimentare il mondo vegetale e dopo, ecco che cominciano a sperimentare il mondo animale e poi, il mondo umano e poi il mondo superumano e poi il mondo angelico, arcangelico, sempre più fino a salire ai Logos Kosmikos, praticamente quelli Universali. 
Quindi c’è un’evoluzione ascensionale per quelli che sono i punti di coscienza; mentre invece la materia che in questo senso non è legata a un punto di coscienza, ha un moto discendente per il suo proprio processo creativo e di differenziazione, quindi evolve, differenziandosi. Noi invece evolviamo ritornando all’infinito e sfruttando il corpo della Madre. Anche noi abbiamo un corpo della Madre, che è questo [indica il corpo fisico]; in fondo è un’estensione geometrica, come esattamente il Pianeta è un’estensione geometrica della Coscienza più profonda. 

Ecco, per cui, quando si scarica un’emozione, l’emozione non siamo noi, neanche i pensieri negativi siamo noi, ma semplicemente è un substrato, una parte di materia che appartiene al piano astrale e al piano mentale, che noi abbiamo generato e abbiamo prodotto come conseguenza di un’esperienza di vita precedente e viene continuamente alimentata, questa parte di materia che andiamo a generare e quando c’è un eccesso molto forte porta anche proprio alla costituzione di quelle che vengono chiamate ”forme pensiero”, che sono proprio forme completamente autonome a un certo punto e, questa parte di materia per essere portata a un livello evolutivo di trasmutazione deve essere portata quindi in un moto discensionale, proprio per assecondare quello che è il moto dell’Universo, Se invece si cerca di ascendere, si cerca dii ignorare questa materia che si va a creare su un piano astrale e su un piano mentale, è come creare un accumulo; è come un ignorare, è come un atto di non-amore; è come un problema che rimane lì in sospeso, ma non lo affrontiamo. La modalità con cui devono essere espressi gli stati psico-emotivi è di portarli a terra. Ecco perché nelle culture sciamaniche e nelle culture primordiali esiste sempre una tecnica di portare a terra certi stati; di solito attraverso una danza, una danza selvaggia, una danza tribale dove si urla, dove si scalcia, dove si colpisce la terra, dove c’è una fase ipercaotica; superata questa fase ipercaotica, poi c’è una fase ascensionale.

Quindi la scarica psico-emozionale ha proprio questo funzionamento; prima porta una discesa, quindi una fase ipercaotica, dove esce fuori tutto, senza nessun controllo: ma non facciamo male a nessuno, perché non grido in faccia a te, non scarico addosso a te quello che io sto vivendo, come non me lo tengo dentro; lo esprimo fino in fondo, lo porto a terra e poi arrivo a un punto in cui l’ho espresso veramente tanto che sono in perfetto equilibrio. Il principio della scarica emozionale è questo: è esprimere, portando a terra.

D. Questa tecnica funziona per esempio per i traumi da vite passate? Per esempio, uno in una vita passata è annegato e quindi, sin da piccolo non riesce a toccare l’acqua, oppure… la fobia dei ragni, cioè qualsiasi cosa che insiste in questa incarnazione. Quindi, è qualcosa che è rimasto su quei piani astrali e che non è stato affrontato e quindi può servire questa pratica?

R. Diciamo, non è esattamente così. Quello che accade nelle vite passate viene registrato sul piano causale, poi si ri-propaga da quel piano sul piano astrale e sul piano mentale. Sul piano astrale e sul piano mentale non si mantiene nulla perché muore il tuo corpo astrale, come muore il tuo corpo mentale ad ogni incarnazione, però si riforma, perché alimentato da un piano superiore, che si chiama piano causale. Però diciamo di sì: rimane sul piano causale. Ma poi si ritrasmette, si ricodifica nei piani sottostanti. Certo. E quando è una cosa di questo tipo, se è arrivato il momento di lavorarci perché è il tuo Sé Superiore che te lo sta comunicando, allora, certo: se ti viene fuori quella paura o quella fobia allora ci puoi lavorare, attraverso un processo di armonizzazione emozionale; però ci dev’essere una presa di coscienza che ti arriva. I segni, se uno fa il lavoro interiore, ti arriva il messaggio dal Sé Superiore che è ora che puoi ricominciare a fare il bagno in mare e affronti la paura; ti arriva proprio. Puoi chiedere; lanci il messaggio.




Bene. Allora come si fa: parliamo di sperimentazione diretta. Il lavoro si manifesta in questa modalità: il principio è semplice; parte proprio da quelle che sono le modalità più spontanee e arcaiche che ci sono nell’essere umano. I bambini come liberano le emozioni quando stanno a scuola, o in un luogo dove magari è troppo tempo che stanno e non ce la fanno più? Urlano, gridano, sbraitano, fanno casino. Sono pazzi? No, semplicemente è un gesto spontaneo che fanno perché dà loro liberazione. Poi cosa accade? Che il bambino cresce e gli viene insegnato che è sbagliato urlare perché dà fastidio, che è sbagliato arrabbiarsi perché può creare problemi agli altri, che è sbagliato essere triste perché sennò poi tutto va male e quindi, quello che inizialmente era un atteggiamento spontaneo dove il bambino urlava e subito dopo stava bene come se niente fosse accaduto, improvvisamente il bambino si trova ad essere completamente bloccato; di solito avviene dopo gli otto anni. Dipende anche in che Paese nasce, dove nasce, in che cultura, se è una cultura in cui c’è poco insegnamento a livello di mente razionale il bambino rimane libero per più tempo; ci mette un po’ più di tempo a strutturare la mente razionale; se  invece è un processo di ristrutturazione pesante, normale come nell’Occidente dopo gli otto/nove anni già è abbastanza chiuso, anzi si vergogna proprio a urlare; diventa rosso, si guarda in giro… Per cui una delle modalità è l’urlo. Come funziona l’urlo? 


L’urlo dev’essere un urlo che non è un urletto o un urlo così finto, ma dev’essere un urlo proprio grottesco, forte, un urlo selvaggio, non un urlo così, fatto tanto per urlare… Innanzitutto l’urlo dev’essere un urlo per davvero, sennò è una presa in giro; poi l’altro aspetto è il seguente: ogni urlo, ogni sonorità ha una funzione specifica nel nostro corpo astrale-mentale; cioè stiamo lavorando su due piani: su quello delle emozioni, cioè astrale e sul piano dei pensieri, quindi il mentale. Quando si fa la “O” si manifesta rabbia, angoscia, ansia, paura (anche se la paura può essere trasversale), irritazione, inquietitudine, anche il nervosismo. Però in realtà il nervosismo è generico; non è detto: può darsi anche ci sia dolore. Dietro si nasconde…, come un cavallo di Troia, dietro c’è un altro tipo di emozione, però di solito il nervosismo con la “O”. Dipende. Ci possono essere delle differenze, non è una suddivisione rigida, c’è una certa flessibilità. Quando si urla la “O” dev’essere urlata proprio come se uno stesse partorendo, quindi dev’essere un sentire che l’urlo non viene dalla gola, ma viene dalla bocca dello stomaco, due, tre dita sopra l’ombelico, dove c’è il plesso solare e dev’essere un grido che proprio viene da là; è come se uno stesse partorendo, quindi ci dev’essere una pressione fisica in quel punto preciso del corpo. Questo è molto importante. Poi c’è la “A” che viene dal plesso cardiaco, da quel punto del petto e quando manifestiamo la “A” manifestiamo dolore, sofferenza, solitudine, mancanza, senso di tradimento, senso di abbandono, sentirsi incapaci di amare… tutto ciò che è legato alle emozioni di cuore. E anche qui dev’essere un urlo come un parto: uno sta partorendo dal centro del petto. Poi c’è la “E”. La “E” invece è l’impotenza che viene in questo caso urlata proprio dalla gola; l’impotenza e l’incomunicabilità: non riesco a farmi capire, non sono capito, cioè l’impossibilità di dire o aver detto delle cose a qualcun altro: l’incomunicabilità e l’impotenza. Dopodiché c’è la “I” e la “I” è molto importante al pari della “E” perché lavora al centro della testa, tra il sesto e il settimo chakra e la “I” lavora sul senso di colpa. Lavora su una serie di emozioni che non sono così esplicite, perché io dico: “Beh, faccio la scarica emozionale però solo quando sono arrabbiato e solo quando sento dolore”. Questo è quello che succede spesso: un dolore forte. Invece in realtà questo tipo di lavoro, di portare a terra, di amare, in definitiva di armonizzare una parte di noi, va fatto tutte le volte che abbiamo uno stato psico-emotivo, non solo emotivo, ma anche psichico alterato; quindi tutte le volte che abbiamo pensieri negativi, tutte le volte che ci accorgiamo che abbiamo una visione distorta della realtà, che incominciamo a vedere delle cose, ma ci accorgiamo che in quel momento non siamo obiettivi; ci accorgiamo che in quel momento sentiamo una melanconia, sentiamo il senso di inevitabilità, oppure un senso di demotivazione: “non va bene niente di quello che sto facendo, non vado bene, ho sbagliato tutto, non avanzo, sono bloccato”… Tanta emotività, soprattutto per chi ha represso per così tanto tempo, non si manifesta in un modo chiaro e netto, ma tende sempre di più a sublimare. In alcuni casi, per esempio, una forma tipica della rabbia sublimata è quella del pettegolezzo o è quella del sarcasmo; invece di arrabbiarmi con te, faccio del sarcasmo su di te, magari neanche con te presente… di fronte a un’altra persona o parlo continuamente di te a un’altra persona insistendo, insistendo, insistendo e magari faccio anche un lavoro spirituale e cerco e so quindi che non devo parlare male di te e cerco di non farlo in modo aperto però escono comunque delle parole che colpiscono, che sono proprio delle frecce. Questo è un caso tipico di scarica emozionale sublimata, praticamente in pensieri. In generale se è un’arrabbiatura verso di noi possono essere pensieri cinici, giudizio verso di noi: “io non sono capace, io non so farlo, io non so amare, io non so fare questo, non sono in grado di fare quest’altro”, cioè il ‘Giudice interiore’ praticamente. Anche quella è una forma di autofustigazione, di pretendere di avere questa visione alterata di noi stessi dove pretendiamo; dove ci giudichiamo, perché non riusciamo, perché non facciamo e quella è anche una visione distorta della realtà ed è una forza psico-emotiva fortemente sbilanciata verso la parte alta delle nostre auree astrali e mentali. Quindi questo lavoro non va fatto solo quando uno è incavolato come una iena, perché uno che lavora normalmente quasi mai è incavolato come una iena, a meno che non gli succede una cosa fuori dal normale, ma tutte le volte ci sono quegli stati promiscui, mezzi e mezzi, dove uno si sente un po’ giù però non è così tanto giù, dove uno si sente melanconico, però comunque non è che si sente così male, dove uno ha quei pensieri cinici, un po’ grigi, che però non sono abbastanza neri inizialmente, da far pensare a qualcosa di forte o di denso; quindi questo lavoro poi va applicato nella quotidianità, ogniqualvolta si manifestano questi stati; chiaramente all’inizio uno non se ne accorge, ci casca completamente, poi dopo un po’ comincia ad accorgersene e lo applica e magari all’inizio applichi una volta ogni dieci, poi due volte ogni dieci, poi tre volte ogni dieci e questo poi dopo ha come risultato, se uno non ha subito il contatto con la mente Superiore comunque ha già un grande risultato perché in pratica tutte le relazioni dove prima buttavamo fuoco contro persone vanno migliorando, perché non esplodiamo più con la persona e perlomeno glielo diciamo in un secondo momento con molta più calma e quindi c’è anche possibilità che la persona comprenda quello che stiamo comunicando; magari non è esattamente quello che sente la nostra mente Superiore, però è già un passaggio intermedio. Già il fatto di imparare ad esprimere i pensieri e le emozioni è un grandissimo aiuto.
Avete capito tutti su questo discorso delle emozioni che tendono a sublimarsi in pensiero? È importante, soprattutto per chi lavora da tempo! …Di non farsi ingannare: a volte uno pensa di pensare e quello che in realtà sta pensando è una forza interna, una specie di maschera che si sovrappone a noi e agisce al posto nostro; però non è una cosa negativa: è sempre una parte di noi, che però tende a prendere il dominio, magari non ci riesce con l’emozione più densa, però ci riesce con una visione alterata della vita; quindi laddove c’è l’emozione riusciamo bene a lavorare, laddove invece c’è quella parte di pensiero che àltera la nostra visione, che fa sempre parte di quello stesso dolore, invece ci frega…, ci fa cadere.

D. Anche una persona “illuminata“ ha sempre questo combattimento, quindi nell’astrale le si formano sempre…

R. Non è un combattimento. Il combattimento è nel momento in cui tu reprimi o ti fai dominare; se invece tu non ti reprimi e non ti fai dominare le emozioni ti attraverseranno sempre. È il veicolo astrale…

D. Anche il Cristo, per dire…?

R. E certo: Cristo ha detto: “Dio mio perché mi hai abbandonato”… Quando tu hai un corpo astrale, il corpo astrale comunque risponde agli stimoli; poi dopo dipende il potere che tu dai agli stimoli. Per spiegare questo fatto, degli stimoli, io faccio sempre l’esempio dell’accendino e della mano: lo stimolo è che se io accendo l’accendino e avvicino la mano alla fiamma, la mia mano si brucia; il senso del tatto mi avvisa che la mia mano sta bruciando, quindi lo stimolo io ce l’avrò sempre finché ho il corpo fisico. Se io vedo che sgozzano un bambino di fronte a me… e certo che provo dolore! Mi attraversa tutto, certo! Però, la differenza fra una persona che è aperta da una persona che non è aperta è che chi è aperto non è condizionato assolutamente da quelli che sono questi stati, quindi rimane nel centro.

D. Istantaneamente…?

R. Beh, istantaneamente no, però ha una piccola fase in cui deve comunque vivere quello stato e poi rimane veramente nel centro, cioè la sua vita quotidiana non è condizionata da questi stati e non c’è nemmeno un atteggiamento repressivo.

D. Però, in ogni caso deve mettere in atto questa tecnica?

R. Soprattutto per chi è in un percorso di crescita spirituale sì, poi piano piano i tempi si riducono; quindi quello che lo impiegavi  in mezz’ora, dopo lo impieghi in un minuto, poi trenta secondi, poi due secondi… è sempre di meno, sempre di meno, sempre di meno… Però ci sono alcune cose che sono molto forti dove comunque, anche se tu hai sciolto un mare di cose, hai bisogno comunque di uno sfogo e anche per questo – per dire – lo stesso Gesù tante volte andava nel deserto; non è un segreto, lo sanno tutti. Quando aveva un accumulo forte prendeva e andava là. Certo che c’è più resistenza, però comunque di lì devi passare, se c’è un accumulo forte devi portarlo a terra, o con una modalità come questa o con una modalità che abbia un effetto simile; non è che questo sia l’unico modo, ovviamente. Questa è una tecnica che è utile in questo percorso, ma non è che sia unica al mondo, o che abbiamo la sfera della verità in mano; è una tecnica, poi sicuramente in passato ce n’erano delle altre, non ho dubbi.
Ecco, come funziona, se non si urla, qual è la modalità con cui si manifesta a terra tutto lo stato psico-emotivo? Come può avvenire? Attraverso LE DITA; quindi, invece di usare l’ugola o le corde vocali, tutta la scarica avviene con le dita fisiche delle mani: quindi l’indice si unisce al pollice e (non è un mudra, tolgo subito il dubbio, non c’entra nulla con i mudra; questa è una tecnica che mi è stata passata proprio da Adoniesis, che è un’Entità solare, del Roseto solare); le mani si tengono dritte. La scarica fisica avviene attraverso il contatto fra le due dita; quindi il veicolo che porta dal piano astrale al piano fisico è questo contatto qua; per cui il contatto delle dita è fondamentale. Le dita non vanno incrociate, non vanno unite, le mani vanno lasciate separate la pressione sulle dita dev’essere FORTE, COSTANTE; PRESSANTE; dev’essere un qualcosa di molto, molto, molto potente. È proprio che a un certo punto le dita cominciano a vibrare e fanno male le mani. Possono far male, ma se fanno male, non fanno male per le dita fisiche; fanno male perché si sta creando una densificazione da un piano all’altro e quindi se l’energia non è abituata a passare da un certo punto, questo si traduce in una stanchezza dell’organo corrispondente, per cui la mano può far male, ma se fa male non staccate le dita, anzi, continuate a tenere la stessa tensione, come il discorso degli occhi con l’allaccio di cuore. Vi ricordate? Quando trema l’occhio non dovete chiudere; dopo un po’ si calma e lo stesso è con le dita. Quando fanno male le dita, non le staccate! Lasciatele continuare e non diminuite mai l’intensità della stretta fra le due dita, mai! Ecco, questo è fondamentale: se si lasciano le dita si stacca la connessione, poi bisogna ripristinarla e il lavoro è indebolito; non dico che è compromesso, ma sicuramente è indebolito. Il corpo si manifesterà in modo potente; vuol dire che si moltiplica per duecento; quindi è una tecnica molto forte. Non è una tecnica che si può fare con l’idea di non farla o di farla ‘così’… Quando l’andremo a fare adesso, non c’è possibilità di fuga. Uno perché, in pratica io seguo uno per uno ed è un continuo incalzare. In pratica il lavoro non è pensare alla rabbia, non è pensare al dolore, non è pensare all’impotenza o ai sensi di colpa. Proprio per niente! 



È solo urlare. 
È urlare, è urlare, è urlare, è urlare, è entrare in un grido ipnotico e mano a mano che tu entri in un grido ipnotico si crea una connessione potentissima con le dita e da sole escono le emozioni; si manifesta tutto da solo, senza che voi vi preoccupiate di controllare nulla. E se vi vengono in mente immagini con la famiglia, con i figli, con il lavoro, lasciatele scorrere senza dargli importanza; durante l’espressione si fa solo espressione; durante la parte di espressione attraverso i suoni, si fa solo quello; un suono continuo: qualunque pensiero, qualunque visione, qualunque cosa ci grido sopra, ci grido sopra; è come un grido ipnotico: tun–tun–tun–tun…tenendo e dando al massimo. Quindi non è una tecnica di rilassamento, non è un tipo di lavoro dove uno appoggia la schiena o si stende, anche se poi quando uno lo impara lo può fare anche da steso, quando non si perde e non se la racconta, ma non è una tecnica che si fa distesi; è una tecnica che si fa da seduti, in una posizione ginnica, quindi con il busto leggermente in avanti, non rilassata; è impossibile farla da rilassati; non viene. È  l’opposto di quella che è la tecnica del respiro, quindi mentre nel respiro ti rilassi, qui almeno fino a che non finisce la tecnica è il contrario, è una continua tensione, un continuo bum-bum-bum-bum-bum-bum-bum-bum…


D. Quanto dura?

R. Adesso durerà circa un’ora.

D. Un’ora?????

R. E certo, certo! Deve uscire fuori tutto, deve uscire fuori tutto. Deve durare almeno un’ora. Se si fa in gruppo deve durare almeno un’ora, mezz’ora, tre quarti d’ora. Io vi guido uno per uno e vi guido anche nel cambio delle vocali, però dico subito questo: se voi cominciate a lavorare con le vocali e incominciate per esempio a fare la “O” e sentite che a un certo punto vi viene una nausea… a parte che se vi viene nausea,… ho il secchio…
Se uno è molto bloccato, può succedere che vomiti. È normale, succede. Raramente succede, ma è capitato a volte che se la persona è completamente bloccata, non ha mai espresso emotività, può darsi che abbia un’esplosione di quel tipo; succede con i suoni, succede con il ballo, succede con questa tecnica. Quindi voi cominciate a urlare la “O”, incominciate a sentire nausea o incominciate a sentire un cerchio alla testa; spesso accade così. Bene! Se si verifica questo vuol dire che state lavorando bene e quindi dovete insistere di più. È proprio così, schiacci di più e spingi internamente, tipo modalità di parto e a un certo punto, dopo un po’ che tu spingi e continui imperterrito/a il senso di nausea e il senso di cerchio alla testa, dopo un po’ si calma da solo; perché la nausea viene perché non sei abituata a esprimere e anche il vomito se viene perché hai un malloppone gigantesco che ti porti da anni, magari una situazione tosta in famiglia.

Può succedere che voi cominciate a sentire sintomi nel corpo: bene! Se sentite sintomi ci avete azzeccato: andate  con più forza, con più energia e come un guerriero andate avanti, piano piano i sintomi del corpo cominciano a sedarsi. Poi può succedere questo: a seconda di quanto uno è represso o non represso succede che accanto a queste cose che percepisce sul corpo (che non è detto che percepisca, perché magari percepisce direttamente lo stato emotivo, come succede con le altre tecniche) o se percepisce direttamente lo stato emotivo, continuate a urlare fino a che lo stato fisico non si calma. Fate conto che fate la “O” e vi esce una rabbia atavica, continuate a fare la “O” finché la rabbia non si esprime completamente; non passate all’altra vocale: è inutile. Passare dalla “O” alla “A”, quando sono nel furore della rabbia, o quando ho ancora nausea, non va bene, quindi vado avanti con la “O” finché la situazione a livello del plesso non si è completamente armonizzata e allora a quel punto passo alla vocale successiva. Questo perché io adesso vi dirò di cambiare la vocale e di andare avanti col lavoro, quindi quando io vi dico: “passiamo alla “A”” però voi ancora sentite che c’è da continuare sulla “O”, continuate, non vi fermate, finché non c’è un passaggio di armonizzazione, allora a quel punto passate alla “A”! non importa se fate meno vocali: l’importante è che capite com’è questo lavoro.

Può accadere talvolta che sentiate nel corpo, ma non sentite l’emotività. Perché questo? Perché uno è represso e allora magari sente la somatizzazione, quindi la parte che incide sul corpo sottile, ma non è cosciente dell’emozione che sta provando, perché non se lo permette di essere cosciente, perché la nega e c’è anche questa fase qua. Quindi può capitare che non sentite nessuna emozione, ma sentite un dolore boia nello stomaco o nel cuore. A quel punto, state lavorando bene, quindi continuate a fare il suono finché quel dolore non si esprime completamente e poi piano piano si sederà, si armonizzerà. È chiaro? Importante è mettercela tutta. La scarica emozionale non è un gioco, non è una tecnica tanto per farla, ma è un lavoro dove uno deve dare tutto, tutto fino in fondo. Il luogo è protetto, l’energia è protetta, non vi preoccupate. Munitevi di un numero abbondante di fazzoletti e metteteci tutta l’energia che avete dentro, altrimenti il lavoro non è efficace. Vi ricordo che questa tecnica è fondamentale per imparare a manifestare il dolore quando si presenta, non perché uno sia sadomasochista, ma quando si presenta sotto forma di pensieri negativi e di emozioni negative, quindi è una tecnica che permette di farlo in qualunque momento. Cercate in questo momento di dare tutto, il massimo, assolutamente il massimo, senza risparmiarvi,, altrimenti il lavoro non è efficace. Questa è una tecnica che permette di affrontare le difficoltà fino in fondo, quindi bisogno che uno vada oltre, tanto non succede niente. Bisogna che ci mettiate tutta la grinta possibile: questo dev’essere il lavoro spirituale, sennò non funziona. C’è paura? Eh esprimi ‘sta paura!
Chiudiamo gli occhi:



INIZIO TECNICA



Entriamo in connessione con il nostro essere, chiediamo al nostro Sé di aprirsi, di manifestare tutto ciò che non è manifesto.


Chiediamo Protezione all’Arcangelo Michele, a tutti gli Esseri di luce, chiediamo Protezione e Presenza.



venerdì 18 marzo 2016

Il ritorno alla natura come esperienza di riunificazione

IL RITORNO ALLA NATURA  
COME ESPERIENZA  
DI RIUNIFICAZIONE 





Spesso cerco un contatto fisico con la natura selvaggia. E' un'esigenza istintiva, che non può trovare soddisfazione altro che immergendomi in lei. Per me è meglio di qualsiasi pratica meditativa o esoterica, persino meglio dello yoga, poiché in lei trovo la manifestazione fisica di Dio; esprimendo se stessa in tutta la sua magnifica bellezza, mi toglie il fiato, mi riempie ogni volta dello stupore del bambino e soprattutto basta a se stessa. La cosa sensazionale che provo quando mi immergo totalmente in lei è l'assoluta mancanza di pensieri. Entro dentro uno spazio vuoto, che mi porta semplicemente a osservare con profonda commozione quello che c'è. Divento un tutt'uno con ciò che osservo senza porre alcuna interpretazione della mente. Tutto diventa gioioso ed espanso. Ad  un certo punto non sento più confini. Il più delle volte se posso cerco il contatto con la terra, togliendomi i sandali. E'molto bello sentire il contatto con la terra. Mi aiuta a sentire il legame con la madre; siamo infatti cellule di una immensità, figli della stessa matrice! In questo momento della mia vita la vicinanza alla natura diventa per me un ingrediente essenziale che mi permette di ri-bilanciare e integrare le disarmonie e i disequilibri energetici, nella relazione con gli altri, oppure semplicemente per integrare le potenti ondate di neutrini che investono il pianeta.
Ecco cosa scrive J. Krishnamurti quando indaga i processi della mente che si affaccia all'osservazione del mondo e della natura:

Come può il cervello, che chiacchiera sempre con se stesso o con altri, che sempre giudica, valuta, prova simpatia e antipatia, si agita in continuazione, come può il cervello essere assolutamente quieto. [...] Solo un cervello assolutamente fermo può guardare una nuvola, un albero, un fiume che scorre. Può capitarvi di vedere la straordinaria luce sulle montagne mentre il cervello è assolutamente fermo - l'avete osservato, no? Come è avvenuto questo? La mente di fronte ad un spettacolo di straordinaria magnificenza, come un meccanismo complesso, un meraviglioso calcolatore elettronico, uno stupendo tramonto, si fa assolutamente quieta, anche se per la frazione di un secondo. [...] Allo stesso modo con la loro grandezza, le montagne, la bellezza di un albero, le acque fluenti, assorbono la mente e la rendono ferma.

Ecco cosa ci suggerisce un altro maestro del nostro secolo, il già citato Arnaud Desjardins:
  
Dovete prendere in mano l'insieme della vostra esistenza e non solo praticare esercizi di concentrazione e di meditazione magari tutti i giorni. Dovete assumervi il compito della vostra riunificazione, del diventare "uno con" il movimento dell'universo, qui e ora, attimo per attimo. Siete divisi, in diversi modi, e lo sapete. E' il punto di partenza. E il lavoro consiste nel ritorno all'unità.

Anche Bhagavan, l'iniziatore del movimento mondiale della Oneness ci ricorda l'importanza di riconoscere dove siamo, quale sia il nostro punto di partenza, per vedere e accettare chi c'è veramente e quindi iniziare il cammino di consapevolezza:

Tutto quel che puoi fare è vedere quello che c'è.

Il Cristo ricordava a chi lo seguiva come fosse importante 'vedere' per essere liberi: "la verità vi renderà liberi" - diceva. Ecco di nuovo Bhagavan in uno dei suoi innumerevoli Darshan:

Innanzitutto non sai quello che c'è perché in tutti questi anni non hai fatto altro che scappare via ogni giorno e ora te ne accorgi....Ora, c'è un modo indiretto di sapere... ma poi in effetti guardare ti fa male, guardare tutti i tuoi pensieri di invidia, di gelosia, di paura e d'ansia non è un'esperienza tanto bella e quindi la rifuggi sempre, in continuazione.Questo è il solo problema che ha l'uomo. Poi, siccome noi ti diciamo fermati, girati,affrontalo,guardalo, allora magari ti dici "va bene, fammi provare". All'inizio potrebbe essere difficile, ma poi ti rendi conto che, anzi, ti attira, ti tenta, è piacevole vederlo e, mano a mano che vedi il tuo lato più oscuro, più negativo, stranamente, smetti di giudicare, perché sai che è tutto vero e poi, viene anche la gioia… e con quella gioia ben presto vieni a scoprire che c'è una totale assenza di conflitto, il che non significa che il tuo lato negativo sia sparito, o che smetti di essere geloso o invidioso, ansioso o pauroso, assolutamente no, niente del genere. Ma, per la prima volta nella tua vita, sei in grado di dire, sì io sono così e non me ne vergogno, questa è la sola verità, sono sincero, onesto. E questo è il primo passo che fai verso la spiritualità ed è anche l'ultimo passo. Da ora in poi è tutto automatico. Non c'è bisogno di nessun guru, di nessun insegnamento. E' tutto automatico.

La verità su noi stessi sembra la più difficile da raggiungere, perché ci costringe alla revisione permanente di tutte le abitudini, dei condizionamenti che abbiamo ereditato al momento della nascita dalla famiglia; perché ci costringe a togliere la maschera e spesso ci sembra impossibile persino perdonare: prima di tutto noi stessi per non essere riusciti a raggiungere i nostri obiettivi e, in secondo luogo, i nostri genitori i quali vengono investiti di tutte le colpe per averci impedito di raggiungerli...
Ecco perché siamo divisi! Non accettando noi stessi non potremo riconciliarci nemmeno con gli altri, a partire da quelli che sono a noi più prossimi: i genitori! 
Uno dei processi più importanti se non il fondamentale, mentre ci si avvicina allo stato di riunificazione interiore, è proprio la guarigione del rapporto con i genitori, archetipo di tutti i rapporti futuri, modello di relazione a prescindere dal quale nulla può essere "giocato"nella vita futura, se non a costo di innumerevoli cadute e difficoltà insuperabili.
Come potremmo mai preferire la scissione da noi stessi -  e lo si può certo affermare in maniera inequivocabile - dal momento che madre e padre SONO il nostro DNA!? Il punto fondamentale dunque è sentirsi parte di un tutto che affonda però le sue radici in un particolare contesto familiare, base di partenza della nostra avventura nel mondo. Che importanza avrebbe - qualcuno di voi potrebbe obiettare - visto che la mia anima è immortale, dare tutta questa importanza alla relazione che più di ogni altra è causa di grandi sofferenze e incomprensioni nella mia vita? Come potrebbe l'atleta scattare al colpo di pistola dello starter se non avesse il terreno sotto ai piedi su cui fare presa per darsi la spinta?  Vi sembra scontata l'immagine? Pensateci bene: come potreste sperimentare il mondo e tutte le molteplici sue forme e dimensioni, se non aveste trovato il punto di partenza, qualsiasi esso sia, per darvi la spinta e iniziare la vostra avventura? Ai fini dunque della nostra corsa verso l'unità e quindi verso il ritorno a casa è assolutamente necessario riconciliarci con ciò che siamo a partire dalla relazione primigenia, quella con i genitori, scelti da noi stessi per innescare il processo di consapevolezza e integrare tutte le successive esperienze, come figlie di quella originaria.
Espansione e contrazione, espirazione ed inspirazione, dispersione e riunificazione come flusso ininterrotto del ciclo vitale dell'Universo! Non posso unificare e integrare tutte le esperienze, se prima non ho accettato di perdermi nei mille rivoli dell'esistenza; non riuscirò a tornare alla riunificazione di tutte le mie parti se prima non ho sperimentato tutta la loro frammentarietà, fino a perdere il senso compiuto, il bandolo della matassa. Non c'è dunque più alcun bisogno di classificare alcuna esperienza come positiva o negativa; tutto assume in sé il valore assoluto della Perfezione, che si compie proprio attraverso le mille imperfezioni e sfaccettature proprie dell'esistenza stessa. E' soltanto questo sguardo privo di giudizio che potrà ricondurmi a casa, che potrà riconciliare tutte le parti, che saprà accettare ogni apparente perdita, ogni presunta sconfitta, guarire ogni colpo, tenendo sempre presente che la sofferenza non consiste tanto nell'esperienza in sé, quanto nella percezione che abbiamo di quell'esperienza, percepita come tale. 


Dinaweh

sabato 12 marzo 2016

La Nuova Scienza dello Spirito: il significato della vitta dell'uomo sulla Terra - ultima parte


La Nuova Scienza dello Spirito


Il significato della vita dell'uomo 
sulla Terra

(ultima parte)


A questo punto io insegno la scarica emozionale, meglio definibile come armonizzazione, che ha proprio questo compito preciso; attraverso la scarica psico-emozionale si esprimono questi stati psico-emozionali e si portano sul piano fisico, si manifestano direttamente sul piano materiale, attraverso delle pratiche dove si fa esplodere l’emotività, cioè non si nasconde, non ci si assenta, non si va nel quinto piano, ma si rimane e si esprimono fino in fondo. 

Un conto è il passo tecnico in cui io sto veramente male per cui devo andare 'sopra' e allora va bene; altro conto invece che c’è una forza potentissima che ha bisogno di essere espressa e io sono pronto per affrontarla e allora non scappo, non mi assento; rimango "nel qui e ora" e la faccio esplodere fino in fondo in modo tale che questa parte finalmente trovi sfogo; finalmente trova una strada verso il compimento. Una cosa che non ho detto per questioni di tempo, però un po’ l’ho introdotta, è quella riguardo le sette densità; man mano che si scende, le densità sono sempre più dense; è il Sé cosmico che si manifesta nella materia! Le nostre emozioni sono una parte di noi che è fatta di materia astrale e quindi essendo fatta di questa materia tende a seguire il flusso con cui questa materia è stata creata. 

C’è una discesa dall’alto verso il basso e così sono anche gli stati psico-emozionali, come ogni forma inanimata sui piani sottili; tende a scendere e quindi  quando si vive uno stato psico-emozionale è importante comprendere il concetto base che va fatto scendere, perché per quel tipo di energia, l’evoluzione è 'scendere', non è salire, mentre invece, per un essere dotato di coscienza, l’evoluzione è 'salire'. Però se un essere dotato di coscienza come siamo noi è costituito nella sua parte astrale da una serie di materiali  che non è lui, ma sono parti di lui, quindi sono parti inanimate, queste parti vanno espresse, in modo tale che questo materiale da una dimensione più sottile si manifesti come per naturale evoluzione in una dimensione più densa, che è quella fisica e quindi la scarica emozionale è proprio un passaggio che permette alle forme emotive e mentali di evolvere, altrimenti l’altra strada è quella di assentarsi, ma se io mi assento quella forma rimane lì dov’era; me la ritrovo al prossimo episodio dii vita quotidiana e tenterà un’altra volta di trovare una strada, ma io gliela blocco, mi assento… le tecniche di ascensione, come i mantra, come tutte le tecniche che vengono insegnate nelle scuole iniziatiche sono bellissime, sono fondamentali, la persona senza quella tecnica è persa, ma se vengono assimilate per anni in modo consistente per assentarsi, diventa una fuga; io non evolvo, perché non permetto a questa parte di me di esprimersi, non la amo, non ci sto insieme e quindi non posso poi dopo nemmeno avere l’arricchimento che c’è dietro. 

Queste sono le prime due tecniche; poi  c’è la terza tecnica iniziale, che è l’ascolto del Sé Superiore. È la tecnica che chiude il cerchio, perché ci permette di avere delle comprensioni non con la mente razionale, ma con la mente Superiore.  Finito il lavoro di messa a terra, di discesa, a quel punto entro in contatto con la mia mente Superiore e chiedo che cos’è che devo imparare da questo stato e allora piano piano mi arriva la consapevolezza di quella che è la vera causa di quello che muove gli effetti. Non lavoro sull’effetto; la mia attenzione non è tesa a rimuovere l’effetto, a calmarlo; la mia attenzione è tesa ad ascoltare l’effetto, lasciandolo andare fino in fondo e trarre l’insegnamento. Quello è un effetto che è mosso da una causa. Ecco perché è fondamentale conoscere la divisione in piani, se no uno non li capisce questi concetti; è impossibile, è tutto mescolato; invece così si ha una visione completa. Il primo passo è raggiungere la VACUITA’, l’assenza di pensieri, uno stato di pace, il secondo  è quello di affrontare il dolore nella sua accezione mentale ed emotiva, il terzo passo ci permette di trarre l’insegnamento. Quindi, piano piano, noi siamo in grado, in base a quello che è il nostro momento evolutivo e le spinte spirituali che impariamo a riconoscere, di lavorare su tutto. Avere infine la comprensione sull’inconsapevolezza e ci verrà data la comprensione di come esprimerla. Mi viene da dentro. 

Affrontare tutto quello che ho dentro e poi piano piano, nel momento in cui si va alleggerendo questo albero, si crea dentro di me uno spazio di libera espressione.

Ci sono tantissime altre tecniche, come la pranoterapia, come il Reiki, come il Deeksha, come il Tetha Healing…, che sono state proprio portate dagli Esseri Cosmici per dare alle persone strumenti di risveglio; però se le tecniche, come anche il respiro, come anche la scarica emozionale, vengono usate fuori dal loro raggio di azione, creano ostacoli, non creano discernimento. Quindi se uso il respiro, ma scappo dalle emozioni, non va più bene; se uso la scarica emozionale e me la faccio tutti i giorni per un’ora la mattina e poi non lavoro sulla causa, sto scappando; quindi anche se io comincio a fare tutti i giorni pranoterapia e pulisco il mio corpo mentale, il mio corpo astrale, il mio corpo eterico, sto benissimo, sto in pace, però rimango fermo, perché il mio corpo astrale, mentale ed eterico, se sono fuori fase, mi vogliono dire qualcosa! Io posso star meglio, ma non sono arrivato alla causa. 
Nel momento in cui non si lavora sulla causa, la ricodifica verrà di nuovo rimandata alla prossima fase non armonica, quindi, piano piano, ci sarà una nuova discesa e quindi si riformeranno gli stessi effetti, oppure effetti leggermente diversi. Il terapeuta, una tecnica mi possono aiutare a star meglio, ma nel momento in cui io non lavoro sulla causa, la ricodifica fatta dal terapeuta o dalla tecnica, la ricodifica verrà di nuovo rimandata alla prossima volta…

Le terapie quindi sono utili come una spinta, come un aiuto, ma se io non faccio niente per arrivare alla causa, è assolutamente inutile, anzi è dannoso; sto perdendo il mio tempo e anzi, se il terapeuta è veramente in gamba ad un certo punto vi dice: “senti non venire più perché è inutile”.  Ve lo dice proprio!

Anche la psicoterapia, se cercate attraverso la mente razionale di andare a curare quelli che sono gli stati emotivi difficili, è una fase intermedia, va bene; ha dato risultati interessanti… La persona perlomeno si calma e perlomeno se è un omicida o una persona estremamente violenta che non è assolutamente pronta per fare un lavoro interiore, perlomeno va avanti. Chiaramente non è un lavoro completo, perché la mente razionale non è uno strumento idoneo per poter lavorare su questo tipo di struttura, però può migliorare la percezione della vita quotidiana. 
A lungo andare, se poi non c’è un cercare di risalire alla causa, rimango fermo, cioè non vado né su, né giù. Uno strumento molto utile, meraviglioso sono i decreti: “Io sono”, “Io sono un’anima aperta”…, ecc., soprattutto per persone che hanno una bassa autostima o che hanno difficoltà ad accettarsi, anche in quel caso si hanno degli effetti positivi. Sostituendo pensieri negativi a pensieri positivi si sta meglio, un pochino meglio…, controllando la forma pensiero in ogni singolo dettaglio permette di calmare il sottobosco. Però attenzione, perché in questo caso, se io sostituisco il pensiero negativo a quello positivo e lo faccio per alcuni anni, se poi non cambio rotta, mi blocco, perché divento come una sorta di automa, dove, ogni volta che penso male, emetto un pensiero contrario, ma poi? Qual è la causa che stimola quel pensiero? Quindi, anche questo è uno strumento valido, ma entro ceri limiti, altrimenti diventa un blocco che non finisce più…

Se dietro un pensiero positivo, c’è un pensiero negativo è perché c’è un problema dietro, non perché è sbagliato il pensiero negativo… certo che il pensiero negativo influenza la realtà esterna e quindi tenderà a condizionare la mia realtà esterna, ovvio, ma è così perché dentro di me c’è una parte irrisolta che tende a stimolare tutto questo flusso. Si può usare in stati di emergenza, quando uno  non è pronto ad affrontare il dolore, almeno così un po’ si calma. Fino ad un certo punto funziona, oltre un certo punto non funziona.

Ci vuole tempo. 

Ci vogliono dai cinque ai dieci anni, se uno fa il lavoro interiore quotidiano, con serietà. Piano piano tutto si muove, applicando dei metodi, delle tecniche. Arrivare alla causa è un processo che ha bisogno di tempo; non è uguale per tutti, poi: per alcuni è più lungo, per alcuni è più breve, dipende. Per alcuni è molto rapido all’inizio, poi dopo arriva qualcosa che blocca… quindi non è che qui uno in un giorno, prende e risolve tutto, però si va in quella direzione. Già uno impara a non prendersi in giro: perché quella parte di me è bloccata? Dov’è che scappo? È più difficile raccontarsele… se vedi che la mente Superiore non si sblocca, è più semplice e più veloce riconoscere dove c’è il blocco e perché, per chi fa il lavoro interiore intensivo e giornaliero. Poi dopo non ci sarà più bisogno di tutto questo. 
Già nella quarta dimensione non ce ne sarà più bisogno, perché il corpo astrale e mentale se ne accorgono prima, quindi sarà tutto più semplice.
Una volta che arrivo alla causa e una volta che la Mente Superiore ha compreso la causa, allora sono pronto ad agire nella vita quotidiana. 
  
D. Ma si deve per forza vivere miliardi di vite?

R. Stai parlando di te? [risate]… hai bisogno di sperimentare e per sperimentare devi passare da quella strada. Sta parlando in te la parte psico-emozionale, non sei tu che parli. Stai vivendo momenti di sconforto, di tristezza e di sfiducia. Che cos’è, che è in atto? Uno stato psico-emozionale che si manifesta con un pensiero e con un’emozione. In realtà è un processo di apprendimento, ma le parole che tu dici, le dici da una prospettiva distorta; non è il tuo vero “IO” che sta facendo questa domanda, ma invece il tuo stato che tu confondi con quello che tu pensi e invece non è quello che tu pensi, il tuo vero IO, ma è una parte di te, che deriva da una tua esperienza di dolore che non hai superato e allora ti fa pensare in questo modo. Attraverso un processo di amore profondo allora, piano piano, viene consentito un passaggio in alto.

Mano a mano che si lavora su di sé si aprono degli stati di beatitudine e di consapevolezza sempre più intensi, anche se poi si vivono i momenti di bassa. Quando c’è uno stato psico-emozionale ci sono entrambe gli aspetti: quello mentale e quello emozionale. Si manifestano in questa doppia forma. Invece generalmente, noi pensiamo di stare male solo quando si manifesta l’emozione, ma quando si manifesta il pensiero grigio, non lo riconosciamo; pensiamo di essere noi, invece in quel momento siamo sotto influsso di uno stato psico-emotivo. Appena ci calmiamo ci rendiamo conto che non era così.

VOLONTA’ – AMORE e COMPRENSIONE-AZIONE

La volontà è fondamentale; è un bene prezioso, limitato, che non va sprecato in mille rivoli, in mille fiumi in contemporanea, ma va alimentato in una direzione. Usando la metodologia giusta, per esempio usando la scarica psico-emozionale (armonizzazione), allora Uno questi pensieri grigi li affronta e permette loro di trovare uno sbocco, una soluzione, una manifestazione. Piano piano arrivo a scoprire qual è la causa che li provoca. Quando si esercita la volontà in modo dispersivo, è perché in fondo Uno ha paura e quindi alla fine è una forma di fuga. È un processo lento, un processo di amore, non è un processo freddo, è un processo caldo, che richiede un grande atto di amore, di volontà, di dedizione; Uno deve proprio avere la volontà di volersi bene, di stare nella luce, se no non lo fa, non lo affronta; se ne frega e continua a vivere come si presenta la vita. Affrontare il lavoro interiore deriva da una voglia di stare bene, di vivere amore, di vivere pace, dev’essere proprio chiaro questo; è un atto di amore, non è un atto rigido.

D. Il perdono è il quarto cardine o fa parte dell’Amore?

R. Il perdono è una conseguenza dell’Amore, non è un cardine principale. Mentre la volontà, l’Amore e la comprensione-azione sono tre aspetti assolutamente scissi e indipendenti, sono autonomi l’uno dall’altro, il perdono deriva proprio da un processo di amore che avviene dentro di noi.
Faccio un esempio concreto: immaginate che io cercavo il riferimento esterno del maschile e l’ho trovato in una persona e poi a un certo punto arriva Uno che me l’ha tolta (gli ha sparato, lo ha ammazzato…). Allora cosa fai? Nel momento in cui mi permetto di vivere tutti questi stati, che sono l’odio, il rancore, la paura, insieme ad atteggiamenti di fuga dove mi chiudo, ecc., nel momento in cui mi permetto di vivere tutti questi stadi, gli dò voce, ci sto insieme, come un bambino, è tutto un processo di emersione e di amore, il fatto proprio che mi permetto di vivere…, quando si sblocca la vera comprensione, il vero insegnamento che quella situazione mi sta dando e che devo dare spazio alla parte solare, allora, piano piano, si crea lo spazio per il perdono; diventa un atto spontaneo, non un atto forzato, come conseguenza del fatto che ho amato quella parte di me, ho cominciato a cambiarla nella vita quotidiana.

D. Il lavoro interiore è solo un lavoro di volontà dell’individuo o c’è poi una comunicazione con il mondo Superiore in modo tale che la comprensione è anche il frutto di qualcosa che viene dall’alto, come “Grazia” o è, appunto, solo il frutto di un lavoro di volontà, dii amore per se stessi?

R. Sì certo. Non è un atto di presunzione dove faccio tutto io. 'Faccio tutto io' non è possibile. Quello che posso fare è utilizzare la volontà nella direzione precisa; non posso impormi di perdonare una persona: non esiste! La volontà non è a tutti i costi avere la comprensione, ma è invece imparare a muoversi con amore dentro di sé e le varie situazioni si presentano una dietro l’altra, non perché Uno le cerca o le forza, ma perché è il momento per affrontarle e quindi usare la volontà aiuta a ottimizzare i tempi, se no diventerebbe un atto freddo forzare, che non porta a nulla, a nessun vero cambiamento.

D. Sì, io ti chiedevo se c’è proprio un atto di “tenerezza" da parte del Sé Cosmico che vede il Figlio sbattersi, muoversi verso di Lui…C’è una comunicazione? Non è un lavoro a senso unico?

R. Certo. È continuamente un atto di tenerezza. C’è una comunicazione, certo che c’è, non è un lavoro a senso unico. Tante Grazie avvengono, perché Uno ad un certo punto vede che le situazioni si sbloccano, che ha la possibilità di stare più tranquillo. Vive dei momenti di Grazia, come se ci fosse proprio un dialogo. Ovviamente non va confuso il dialogo interiore con il dialogo con  altri Esseri.

D. No, no, un dialogo con l’esistenza…

R. Un dialogo con te stesso, alla fine.

Tutto quello che ho spiegato fa parte di una nuova scienza che verrà sempre più approfondita; questo è solo l’inizio. Fa parte di una scienza nuova, nel senso che noi siamo abituati a un concetto di scienza inteso come la ripetizione di certi eventi nella materia che tendono a portare sempre gli stessi risultati. Quello che la scienza terrestre ora non è in grado di fare e che quello che avverrà invece grazie alle nuove emozioni che stanno avvenendo sul piano fisico è rendere ripetitivo un processo spirituale, solo che la ripetitività non coinvolge solo il piano fisico, ma anche altri piani. Chi si mette a lavorare seriamente su di sé riesce nel giro di quattro o cinque anni a migliorare notevolmente la propria esistenza. Questa conoscenza cui ora abbiamo accesso, prima era nascost
a, si leggeva nei libri in termini piuttosto enigmatici; si parlava di scienza occulta, scienza esoterica, nel senso letterale della parola, cioè “nascosta”. Quindi si trattava il più delle volte di narrazioni, dii mitologie, di cose espresse come allegorie, come cose quasi romanzesche, come la Bhagavad Gita. Tutto questo ora è stato svelato, come è stato svelato il messaggio extraterrestre, quindi è stata chiarita completamente la natura degli interlocutori galattici. Senza lasciare spazio al dubbio. In quest’epoca verrà chiarita quello che è il lavoro dentro l’essere umano.

Sto scrivendo un libro, che poi divulgherò; sarà libero, sarà messo in un sito internet e tutto sarà manifesto in tanti settori, non solo in questo. Accadrà sempre di più che sarà tutto di una chiarezza e di una trasparenza estrema; prima doveva essere nascosto, perché la coscienza umana non era pronta per accogliere certe sfumature, non era proprio in grado di arrivarci, come una cosa fantascientifica; Uno non ci avrebbe capito nulla, ma adesso stiamo entrando in un tempo dove la gente può comprendere.



FINE