domenica 22 giugno 2014

Civiltà extraterrestre: a confronto con una super-civiltà (parte decima)



Credere o non credere?


Capitolo 2

Tesi a sostegno dell'incontro

(parte decima)

Tutti coloro che non concepiscono e quindi non credono che il fenomeno UFO sia, almeno in parte, di origine extraterrestre, hanno fondato le loro ragioni almeno su queste incomprensibili argomentazioni: 1) Non è impossibile coprire le enormi distanze che ci separano da altri sistemi solari, neanche viaggiando alla velocità della luce, già di per sé considerata irraggiungibile? 2) Se anche fosse possibile viaggiare alla velocità della luce, si parla di decine, centinaia e migliaia di anni luce: com'è possibile coprire queste distanze? E soprattutto perché affrontare questi lunghissimi viaggi? 3) Supponendo che si tratti veramente di extraterrestri, perché non comunicano con noi? Siamo forse indegni o troppo primitivi?
Il libro di Denaerde e altri libri e studi compiuti su questi argomenti consentono varie risposte, alcune delle quali, pur non avendo il crisma scientifico, meritano di essere prese in considerazione.

Non è impossibile coprire le enormi distanze che ci separano da altri sistemi solari, neanche viaggiando alla velocità della luce, già di per sé considerata irraggiungibile?

Poco più di 100 anni fa si viaggiava a cavallo e si pensava che volare fosse una cosa impossibile per l'uomo. In questo brevissimo tempo abbiamo fatto progressi inimmaginabili in questo campo, al punto che riusciamo a viaggiare nello spazio e inviare sonde anche fuori del nostro sistema solare. Quali conoscenze e tecnologie nei voli spaziali potremmo sviluppare nei prossimi 100 anni? Qualche ipotesi la potremmo anche azzardare, ma se volessimo spingerci fino ai prossimi 1000 anni, allora ogni ipotesi è impossibile. Può essere che la velocità della luce rappresenti un limite, ma potrebbe anche essere che il limite sia proprio in questo assunto teorico della scienza attuale. Per dare un'idea di come la scienza sia in continua evoluzione, ricordiamo che alcune decine di anni fa si sosteneva che non c'era alcuna evidenza dei pianeti simili alla Terra, se non ipoteticamente e comunque distanti migliaia di anni luce. Negli ultimi anni invece si stanno intensificando le scoperte di pianeti che di dimostrano compatibili con la vita e sono sempre meno lontani di quanto si riteneva in precedenza. 
Dobbiamo obiettivamente riconoscere che la scienza, al momento, non dispone di conoscenze e strumenti adeguati per elaborare una mappa dei pianeti abitabili prossimi al nostro sistema solare. A dimostrazione della inadeguatezza delle conoscenze e dei mezzi attuali, basta ricordare che gli scienziati non sono nemmeno concordi sul numero di pianeti presenti nel nostro sistema solare, che stanno ancora discutendo se su Marte ci siano o meno forme di vita e da pochissimo hanno scoperto che sulla Luna (che è a un tiro di schioppo), ritenuta completamente arida, ci sono enormi quantità di acqua sotto forma di ghiaccio.
A fronte di queste osservazioni, con tutto il rispetto che si deve avere per la scienza e gli scienziati, crediamo di poter affermare che escludere il fenomeno ufologico perché insostenibile dalle attuali conoscenze,, sia un atto di presunzione poco qualificante.

2) Se anche fosse possibile viaggiare alla velocità della luce, si parla di decine, centinaia e migliaia di anni luce: com'è possibile coprire queste distanze? E soprattutto perché affrontare questi lunghissimi viaggi? 

Riferendoci a Denaerde e alla letteratura ufologica in genere, risulta che le società extraterrestri viaggiano nel cosmo da sempre. Hanno colonizzato lo spazio costruendo basi di appoggio sia su pianeti abitati che su quelli dove non c'è vita. Anche la Luna, Marte, Venere ed altri pianeti del nostro sistema solare sono utilizzati come basi d'appoggio. Si sostiene che basi d'appoggio ci siano anche sulla Terra, in punti perfettamente nascosti. Il mare e gli oceani, ad esempio, sono punti molto sicuri e ben celati; i dischi volanti, infatti, sono perfettamente anfibi e l'esperienza di Denaerde ne è un esempio. Hanno colonizzato pianeti dove in origine non c'era vita, ma che presentavano le condizioni (atmosfera, acqua, ecc.) per poterla ospitare. I lunghi viaggi vengono compiuti utilizzando queste basi come facciamo noi con le navi, attraccando nei vari porti del mondo. Costruire basi di appoggio per estendere il proprio campo di azione è insito nella natura di qualsiasi specie vivente, compresi gli animali ed i vegetali. Noi terrestri lo abbiamo fatto sin dal primo momento, spingendoci nei freddi e inospitali ghiacci dei poli, finanche nello spazio costruendo stazioni orbitali, nella prospettiva di istallarle anche sulla Luna e su Marte. Paragonate a quelle extraterrestri, le nostre attuali tecnologie appaiono primitive e rischiosissime.

Le società super-civili, che si sono integrate cosmicamente, hanno una vita media molto più lunga della nostra. Compiere viaggi che durano cento anni o una vita intera, spostandosi tra i pianeti e le basi planetarie, è un fatto del tutto normale. Bisogna tener conto, inoltre, che il loro viaggiare avviene su navi spaziali che sono come dei piccoli pianeti molto ospitali , con gravità, atmosfera e luce perfettamente controllati, che consentono un livello di vita analoga a quella del pianeta di origine. Dal loro punto di vista, mettersi in viaggio non rappresenta un sacrificio, ma una gioia, per i tanti incontri e le tante esperienze possibili. I mezzi utilizzati e i pianeti di appoggio, infatti, sono attrezzati e garantiscono grande sicurezza e conforto. Nelle mappe interstellari oltre alle popolate basi di appoggio sui pianeti morti, ci sono pianeti abitati da altre civiltà extraterrestri, parimenti evolute, che sono perfettamente organizzate per l'accoglienza dei viaggiatori interstellari. Da sempre esiste una perfetta e fitta catena di basi che consentono di viaggiare in sicurezza ovunque nell'universo. Nell'universo ci sono sostanzialmente due categorie umane, quelle che non hanno superato la fase vegeto-animale fondata necessariamente sull'egoismo (come noi terrestri), e quelle che questa fase l'hanno superata. Per precise leggi cosmiche, le due categorie umane non possono entrare in comunicazione. Le seconde perché applicano queste leggi, le prime perché non hanno le conoscenze per i viaggi cosmici, possibili solo con le tecnologie delle ruote solari descritte da Denaerde. Queste tecnologie implicano conoscenze che, alle società non integrate cosmicamente, sono assolutamente fuori portata. Se una società che non ha superato la fase vegeto-animale avesse accesso alle energie che consentono i viaggi cosmici, inevitabilmente le utilizzerebbe per finii bellici e si autodistruggerebbe, eliminando così sul nascere il rischio di corrompere gli equilibri cosmici. A sostegno di questo concetto è sufficiente pensare ai rischi che stiamo correndo sulla Terra a causa dell'energia nucleare. Ci sono nazioni e fasce sociali che, se l'avessero a disposizione, non esiterebbero a utilizzarla contro intere nazioni, anche a rischio della propria vita e del proprio popolo (i kamikaze ne sono in tipico esempio). L'energia atomica, se confrontata alle energie e alle conoscenze necessarie ai voli spaziali, è poco più dii nulla. Si capisce così che un'umanità che non ha completamente risolto la sua propensione ai conflitti, abbattendo i confini, le lingue, le discriminazioni sociali e ogni genere di divisione, non potrà mai disporre delle conoscenze e delle energie necessarie ai viaggi cosmici.

Un fondamentale assioma cosmico, quindi, è che una società in grado di costruire un disco volante e di viaggiare nello spazio, appartiene sicuramente a un'umanità super-civile che ha superato la fase vegeto-animale e quindi cosmicamente integrata e rispettosa di tutta la vita e quindi mai pericolosa o aggressiva.

I mezzi e le rotte per viaggiare nello spazio sono collaudati e molto sicuri. Non sono piccoli gruppi di astronauti, ma comunità intere che sii spostano nello spazio. sui pianeti di appoggio ci sono o vengono predisposte condizioni ottimali di vita, naturali o costruite artificialmente. Se l'umanità terrestre riuscirà a raggiungere l'integrazione cosmica e non si autodistruggerà, anche la Terra diventerà un punto di appoggio e di partenza per le società o i grandi gruppi che si muoveranno nello spazio. verrà dotata di adeguati astroporti che accoglieranno questi viaggiatori, che potranno anche fermarsi da noi, e noi accordarci sulle rotte cosmiche.

Uno degli scopi dei viaggi cosmici è la creazione di porti per rendere possibili i viaggi spaziali abbattendo i problemi delle grandi distanze. Tali porti e tali sforzi sono finalizzati alla diffusione della vita nello spazio e ad allargare e garantire le possibilità di vita della specie umana e di tutte le specie viventi. Un'umanità che vive su un pianeta il cui sole si sta spegnendo o che per eventi cosmici non è più adatto alla vita, deve essere in grado di poter migrare su un altro pianeta e continuare ad esistere.

I pianeti che vengono utilizzati come porti nei viaggi interstellari possono essere dei seguenti tipi:
a) inospitali per temperatura, gravità, atmosfera, ecc. Questi pianeti, oltre ad essere studiati, possono essere utilizzati come base d'appoggio costruendovi stazioni perfettamente attrezzate. E' un po' quello che noi facciamo ai poli o sulle stazioni orbitali, con la differenza che gli alieni viaggianti nello spazio sono in grado di riprodurre esattamente le condizioni fisiche di gravità, atmosfera, temperatura, pressione, luce, ecc., adeguate ai loro organismi.
b) Provvisti di atmosfera e condizioni che potrebbero ospitare la vita.  In questo caso, con mezzi a noi sconosciuti e sulla base di regole che noi ignoriamo,innescano e favoriscono lo sviluppo della vita vegetale, animale. 
c) Hanno già vita vegetale ed animale, ma non umana. se ritenuto opportuno, vi si stabiliscono edificando delle colonie stabili. E' un po' quello  che anche noi facciamo sulla Terra colonizzando ambienti nuovi e spesso inospitali.
d) Hanno già vita vegetale, animale, ed umana primitiva. Non possono interferire se non secondo regole e condizioni definite, mirando esclusivamente ad accelerare i processi evolutivi di quelle specie per portarle all'integrazione cosmica. Tali interventi devono essere fatti nel pieno rispetto del processo evolutivo, quindi in modo nascosto. L'evoluzione ha i suoi tempi e saltare le tappe in modo artificioso non consente di costruire basi solide sulle quali poggiare e raggiungere la super-civiltà e l'integrazione cosmica. Questo lo possiamo ben capire partendo anche dalle nostre conoscenze. Se pensiamo ai criteri dello sviluppo delle conoscenze dei nostri bambini, capiamo benissimo che se vogliamo che nostro figlio diventi ingegnere, non lo mandiamo all'università a sei anni. Per dimezzare i tempi non raddoppiamo le ore di scuola, ma lasciamo che tutto avvenga secondo i ritmi consoni di ogni età e momento storico. Normalmente, dopo qualche migliaio d'anni e se non si autodistrugge, l'umanità di quel pianeta raggiunge l'integrazione cosmica e il pianeta non è più solo una base di appoggio, ma un porto interplanetario a tutti gli effetti.
e) Hanno già vita vegetale, animale ed umana super-civile e quindi cosmicamente integrata. In questo caso quel pianeta è rappresentato sulle mappe cosmiche come porto interplanetario. Rifacendosi all'esempio delle nostre navi, quel pianeta è un porto dove si può sbarcare e girare a visitare i musei, le città e conoscere e vivere con la gente del posto.
I pianeti presentano condizioni di gravità, temperatura, atmosfera spesso molto diversi. Le innumerevoli specie umane possono quindi decidere dove sbarcare scegliendo pianeti con condizioni più vicine ed adeguate alle loro caratteristiche oppure basi attrezzate a riprodurre le condizioni necessarie.

3) Supponendo che si tratti veramente di extraterrestri, perché non comunicano con noi? Siamo forse indegni o troppo primitivi?

Come anticipato al punto precedente, non possono comunicare con noi perché non siamo ancora una società super-civile, infatti noi apparteniamo ancora ai pianeti del tipo "d", citati sopra.

L'etica cosmica si muove su regole che noi non conosciamo e che al momento probabilmente non potremmo comprendere. Dal libro di Denaerde, però, si capisce che una delle regole base, per ogni razza extraterrestre che ci osserva, è tenerci lontano dalle conoscenze e dall'uso di tecnologie evolute perché determinerebbero sicuramente la nostra autodistruzione. Una società extraterrestre che andasse contro quest'etica, si macchierebbe di un crimine cosmico non concepibile in una super-civiltà. Tale rischio comunque non esiste perché, come anzi detto, una società che si fonda sull'egoismo (proprietà, confini, diseguaglianze, denaro, potere, ecc.), per precise leggi cosmiche non riuscirà mai a viaggiare nello spazio interstellare. 

L'esperienza di contatto raccontata da Denaerde, sottolinea molto bene questo aspetto. Citiamo, ad esempio, la risposta degli abitanti di Iarga, quando Stefan ha chiesto perché non ci trasmettono la loro tecnologia di apprendimento basata sull'irradiazione di onde:


"Rabbrividiamo al pensiero di rivelarvi il metodo di trasmissione della conoscenza tramite radiazione immateriale. In breve tempo l'umanità lo impiegherebbe come arma, con conseguenze immaginabili di annientamento. Inoltre, chi potrebbe trarre profitto della maggiore conoscenza? Solo le nazioni sviluppate, perché l'apparecchiatura è tecnicamente difficile da realizzare, laboriosa e costosa. Ciò significherebbe mettere la razza bianca in una posizione discriminante ancora più forte rispetto alle altre razze. Una razza che non ha il senso della responsabilità non deve essere aiutata". 

In tutti i pianeti in cui esiste vita, esiste anche perché società extraterrestri l'hanno voluta, accompagnata e costantemente monitorata. Anche sulla Terra la vita è stata voluta, accompagnata e monitorata da società extraterrestri. Sono innumerevoli le razze extraterrestri che da sempre ci accompagnano nel nostro percorso di crescita, ciò avviene con la loro presenza fisica manifesta (soprattutto nel nostro lontano passato), con un controllo a distanza, quindi nascendo come figli in normali famiglie terrestri. In rarissimi casi razze super-civili, fisicamente molto simili a noi e da cui noi deriviamo, nascono e crescono sulla Terra dopo una gestazione seguita all'inseminazione artificiale di una donna terrestre. Non sappiamo con certezza quali e quanti siano i casi di questo genere, ma abbiamo molte ragioni di pensare che quello di Gesù Cristo sia sicuramente il più importante assieme a quello di Krishna, Buddha, Lao Tsu, Mitra, Sargon, Toth e degli altri "Avatara", "divinità in Terra" o uomini saggi che hanno fornito all'umanità i giusti principi morali per il raggiungimento di alti livelli di civiltà.

Riguardo alla domanda se noi siamo indegni e primitivi, la risposta è a questo punto semplice: non siamo indegni, ma fortemente degni della loro attenzione e del loro amore, ma primitivi sicuramente lo siamo.

Stefan Denaerde si è molto soffermato sul concetto dii "disinteresse" che caratterizza ogni singolo individuo di una super-civiltà. I cosmonauti iargani hanno affermato che alla base di tutti i problemi che rendono socialmente primitiva la nostra umanità terrestre è l'egoismo, che è, appunto, il contrario di "disinteresse" e che ci nega la possibilità di diventare una super-civiltà. 

Ovviamente in questo non c'è niente di nuovo, ed è esattamente quello che è venuto, in altra veste ed in altro contesto, ad insegnarci Gesù Cristo circa duemila anni fa (e Bhddha, Lao Tsu ancora circa cinquecento anni prima o altri "avatara" nel corso di tutta la storia umana). Infatti, egli sottolineava come il cosiddetto "Regno di Dio in Terra" sarebbe diventato realtà soltanto se e quando l'uomo avesse sconfitto l'egoismo e fatto trionfare l'AMORE tra tutti gli uomini e per il creato. Analoga indicazione era stata data da Buddha, avendo insegnato il principio della "compassione", ovvero il sentimento (di amore) che unisce tutti gli esseri. Altre perle di saggezza le abbiamo avute da Lao Tsu, secondo il quale il vero uomo deve essere libero dalle passioni, dall'egoismo, dal desiderio di ricchezze acquisite furbescamente a scapito altrui. Il vero uomo non deve contrastare l'armonia dell'universo, ma uniformarsi ad essa. E, come anche Gesù Cristo affermerà dopo circa cinquecento anni, l'uomo vero deve essere semplice e puro come un fanciullo.

L'elemento di novità, nel concetto di "disinteresse" riportato da Denaerde, è la risposta sociologica, argomentata in modo razionale e pratico. Gli Iargani hanno dimostrato con immagini e parole come tutta la loro società sia fondata su questo "valore".

A noi sembra impossibile che questo valore possa concretizzarsi, in particolare, qui sulla Terra. Ma sicuramente non è così; il seme di questo "atteggiamento disinteressato" è presente in tutti noi,, anche nei più malvagi. Pensiamo ad esempio a quello che un padre o una madre riesce a fare per un figlio, anche il più scapestrato. Nessun padre (salvo rare eccezioni al confine con la patologia) ha mai avuto dubbi se deve o meno comprare vestiti, dar da mangiare, far studiare, far viaggiare, spendere soldi ed energie per il proprio figlio. Mentre la stessa cosa, purtroppo, non pare così ovvia da fare per uno che non sia suo figlio; anzi, sta ben attento a che nulla vada in mani altrui. Ciò è molto spiegabile e normale in una società primitiva come la nostra, soggetta ancora alla lotta per la sopravvivenza tipica della dimensione vegeto-animale e ad essa necessaria.

Con la dimostrazione pratica del loro modo di vivere, gli Iargani ci hanno dimostrato che con la stabilità sociale, il governo unico, l'unica lingua, l'unico ideale, la sicurezza del proprio futuro, ecc., è possibile commutare l'atteggiamento egoistico in atteggiamento disinteressato, come quello dei genitori verso i propri figli.

Su Iarga, come in tutti i pianeti in cui vive un'umanità super-civile o integrata cosmicamente, ogni individuo è come arte di un'unica grande "buona famiglia", dove tutte le energie vengono utilizzate, senza titubanza alcuna, per il bene di tutti i suoi componenti. 




I "Grigi" robot biologici o società super-civili?



Nella vasta letteratura ufologica, un posto importante è occupato dagli incontri con esseri dalle sembianze e dai comportamenti molto strani e poco conciliabili con la realtà delle società super-civili descritte da Stefan Denaerde. Premesso che questi rari casi appartengono spesso alla parte più deteriore della fenomenologia ufologica, quella che afferisce al paranormale,e e a personaggi equivoci e poco credibili, ci sono molti casi che invece hanno livelli di credibilità più elevati, che meritano di essere presi in considerazione e studiati.

Come sostiene anche Denaerde nella sua premessa, inevitabilmente l'interpretazione e i racconti fatti dai contattati sono dipendenti da filtri culturali soggettivi degli stessi. Ad essi, poi, si aggiungono i filtri interpretativi, a volte preconcetti, di coloro che documentano i vari casi e li riportano sui media. Il peso di questi filtri è molto variabile, ma sono inevitabili e ci sono sempre. Il lettore ne deve tenere conto e li deve a sua volta mediare con i suoi filtri. Questa è una riflessione che vale anche per questo nostro trattato e per il racconto di Denaerde. Lui stesso infatti afferma nella sua premessa: "Come ho detto, io non intendo ottenere convinzioni per fede, io chiedo ai miei lettori di essere critici, ma di tenere presente che l'argomento è talmente complesso per cui non mi sarebbe ragionevole aspettarsi che la mia storia sia impeccabile". Infatti, quanto lui ha realmente visto ed ascoltato ha dovuto essere interpretato e trasmesso tramite filtri culturali e intellettivi tipici di un terrestre. Quindi egli dubita di aver riportato fedelmente il comunicato degli Iargani. A parte i legittimi scrupoli di Denaerde, possiamo affermare che queste logiche, comunque, sono applicabili a tutto ciò che viene trasmesso nei vari ambiti culturali, da quelli storici a quelli scientifici.

Ritornando a questi esseri dalle sembianze e dai comportamenti molto strani che viaggiano a bordo di dischi volanti, una casistica molto diffusa in ambito ufologico è quella dei "Grigi". Essi sono spesso associati alle cosiddette "abductions": determinate persone vengono da loro rapite e sottoposte ad esperimenti di vario tipo spesso all'insaputa o contro la volontà degli "addotti" stessi.

Denaerde e gli Iargani non hanno affrontato questo argomento, ma c'è una vasta letteratura che se ne occupa. La corrente di pensiero che noi condividiamo, perché compatibile con la visione sostenuta in questo trattato, è quella che tali esseri siano dei robot biologici, creati e programmati dagli extraterrestri.

Con ciò intendiamo dire che le società extraterrestri super-civili che seguono il progetto Terra, si avvalgono di robot biologici di forma umanoide, per raggiungere gli scopi da loro prefissati. Un fatto apparentemente sconcertante è che questi esseri, oltre a prelevare materiale biologico dagli addotti sottoponendoli a svariati esami clinici, praticano fecondazioni artificiali anche operando incroci tra la specie umana e quella extraterrestre. Col termine "robot biologici" non intendiamo fare differenze sul piano fisico, Anche il nostro corpo umano è in parte un robot biologico", con la differenza che quest'ultimo è integrato con un essere spirituale capace dii attingere alle due sfere della Creatività, di cui hanno ben spiegato gli Iargani. Un essere spirituale che eleva il "robot biologico" facendolo diventare "essere umano".

I cosiddetti "Grigi" e gli altri umanoidi che la letteratura ufologica racconta, sono esclusivamente robot biologici. Essi si muovono sulla base di un programma memorizzato nel loro DNA e possono comportarsi come esseri umani, guidare i dischi volanti prodotti dagli extraterrestri e svolgere alla perfezione le attività che costoro hanno programmato.
Non dobbiamo stupirci che un robot biologico possa muoversi e svolgere attività con la massima precisione al punto da essere confuso con un essere umano. Pensiamo ad esempio a cosa riescono a fare le api! Un'attività affascinante, praticata con una precisione e una qualità che nessun uomo saprebbe imitare; ma sono solo macchine biologiche che sanno fare quello e basta.

Ciò che apparentemente spiazza nell'attività dei "Grigi" è che il rapporto con gli addotti non nasce da una libera scelta di questi ultimi. Il caso di Giovanna, che riportiamo sul nostro sito www.iarga.it , ne è un'evidenza. Ella ha prestato il suo corpo ed i suoi ovuli per gli scopi dei "Grigi", ma non è stata una sua libera scelta. Questo non è molto comprensibile, ma crediamo che gli obiettivi stabiliti e le finalità di chi li ha programmati, siano eticamente accettabili come "male minore" *** 


***[n.d.r. In merito alla disquisizione sui Grigi e sul fatto che gli autori del saggio considerino questi esseri facenti parte di "società super-civili", nutro personalmente serissimi dubbi. Essi potranno  sicuramente essere il prodotto di civiltà extraterrestri più evolute dal punto di vista della tecnologia e della conoscenza delle leggi che regolano e muovono l'Universo, ma non ritengo facciano comunque parte di società cosiddette "super-civili". Una delle leggi fondamentali di tali super-civiltà infatti, è il non-interferimento con civiltà meno evolute come la nostra, meno che meno, usando sistemi che operano in netto contrasto con il libero arbitro individuale e collettivo. E' certo comunque che di questi cosiddetti "Grigi" non se ne abbia più traccia nel nostro universo, poiché essi sono stati confinati all'interno del loro sistema, senza più la facoltà di interferire con la Terra, grazie all'intervento della flotta della Federazione Galattica, il cui coordinatore supremo è Ashtar Sheran, emanazione del raggio di San Michele arcangelo. Con questo non si vuole screditare la teoria che la Terra sia sempre stata visitata e anche "sfruttata" in passato da razze extraterrestri ostili (gli Annunaki e i Rettiliani, per esempio, ma anche gli Orionesi e i Pleiadiani) e che il genere umano così come è oggi non sia che il prodotto di esperimenti genetici di altre razze provenienti dal cosmo. Uno degli autori che più hanno studiato il fenomeno è senz'altro il russo Zecharia Sitchin].  









  












Tiziano Terzani, da "giornalista di guerra" a "cercatore di Verità"


Tiziano Terzani



da "giornalista di guerra"
a "cercatore di Verità"


Ho sempre amato quest'uomo, da quando per la prima volta mi sono capitati in mano
alcuni dei suoi libri, dal sapore e dal colore vivido,
frutto delle impressioni che emergono dalle pagine di ogni suo scritto;
una smania - la sua - di una scrittura spesso focosa, 
quasi "parlata", che traspare sempre, anche nell'incanto che emerge
quando con fluida mano e con lo stupore di un fanciullo ti fa vedere un tramonto sull'Himalaya,
anche se non ci sei mai stato e ti sembra di essere lì con lui,
o quando descrive in modo altrettanto deciso e fermo
la realtà del mondo,
ove a qualsiasi latitudine sembrano prevalere
i soliti meccanismi di avidità dei pochi,
di miseria e di distruzione dei molti, 
tipici dell'impronta umana sulla Terra, da che mondo è mondo!
Nulla sembra cambiare, tutto si appiattisce su uno sfondo grigio,
costellato com'è del dolore e della sofferenza della parte maggiore 
della popolazione che abita, suo malgrado, questo ostile e tuttavia bellissimo pianeta.

In lui rivivo i forti contrasti che spesso costellano
la mia stessa vita,
che fanno parte delle cose del mondo
e che cercano tuttavia come dentro ognuno di noi,
una spiegazione e, chissà, un domani si spera prossimo,
una soluzione. 
Ma quale ultima soluzione, sembra ricordarci Tiziano,
se non quella dell'Amore,
perseguito e raggiunto piano piano,
attraverso la contemplazione di tutto l'esistente?
Nulla quindi che non sia alla fine Perfetto, così com'è,
nella sua essenza e tragicità,
poiché ogni scalino in salita ci porta necessariamente sempre più in alto,
a guardare del mondo anche quello che non vorremmo vedere
e che non riusciamo a digerire con tanta disinvoltura;
eppure anche nelle situazioni più desolate e buie,
egli, seppure a tratti, ha saputo riconoscere la bellezza,
come nelle donne islamiche completamente coperte dal burka,
sotto il quale si possono nasconderne di bellissime o di bruttissime,
azzerando così  ogni femminile competizione di presunta bellezza,
piuttosto che nelle parole di un Muezzin che a tal proposito
dice che sono gli occidentali a non aver alcun rispetto delle loro,
immortalandole seminude per la pubblicità del dentifricio 
o di un'auto di grossa cilindrata...

Il suo è stato un percorso di autenticità,
sin da quando, come lui stesso ricorda,
da Normalista alla Scuola di Pisa,
si appresta a diventare impiegato all'Olivetti,
"per campare la famiglia",
o quando, una volta apprezzato giornalista per testate straniere e all'estero, 
rifiuta contratti importanti per giornali italiani...

Anche la malattia che lo ha colpito rappresenta e in effetti è
il frutto della sua autenticità: 
quel non sapersi ritrovare in un mondo
idealizzato da giovane e non più o non mai ritrovato da adulto,
soprattutto dopo la disillusione del Comunismo
e, susseguentemente, 
a causa del morbo della globalizzazione,
che sembra aver infettato tutto il pianeta,
togliendo ad ogni popolo il suo vero e autentico volto,
privandolo delle proprie antiche tradizioni;
quali inganni, prima nel nome di ideologie rivoluzionarie che si sono poi rivelate bugiarde e distruttive,
poi nel nome di un'economia di mercato famelica e violenta
che disprezza in altro modo l'uomo e uccide il pianeta. 
Eppure anche da essa, dalla malattia, Tiziano ha saputo GUARDARE OLTRE,
suo malgrado, dimostrando a se stesso, prima che ai suoi vicini e ai tanti lettori,
che tutto ciò che la vita ci offre
anche la malattia,
può diventare una chiave verso la ricerca di sé,
l'ultima e la prima grande ricerca che ogni uomo o donna sulla Terra
dovrebbe compiere,
prima ancora di cercare la di fuori 
ogni verità, ogni umana spiegazione.




Il suo razionalismo "fiorentino", come amava definire di sé la sua scettica approssimazione all'Assoluto, lo ha comunque portato, se non alla guarigione del corpo,
a quella dell'anima, nel momento in cui la forza da leone 
che lo aveva sempre contraddistinto
cominciava ad abbandonarlo,
ha potuto aprire un'altra porta dentro di sé,
che altrimenti non avrebbe forse mai aperta,
quella dell'abbandono e della contemplazione della vita,
tanto da portarlo non più a percorrere le autostrade trafficate e rumorose dell'esistenza,
ma a preferirgli le stradine di campagna e quelle che si inerpicano su per i monti
dell'anima, a rivelar se stessa; nel silenzio e nello splendore della natura,
quella selvaggia e forte, immagine lei pure di quell'Intelligenza sapiente
che mette insieme tutte le cose e le fa vibrare,
senza che nulla crolli su se stesso.
Fu ed è la forza dell'Amore che Tiziano
è riuscito ad incontrare e a ri-conoscere
piano piano, 
come cercatore silente,
Anam, il senza nome,
come amava definirsi
durante gli ultimi e preziosi passi della sua percorrenza terrena.


Sono grato a Tiziano Terzani,
per l'amore e la passione forte che ha lasciato a noi,
qui ancora a baccagliare con i rumori e i fetori
di questo orrifico e magnifico mondo,
copia imperfetta e sbiadita di un'altra casa,
quella ove l'Amore universale riempie di sé ogni anfratto,
ove il leone pascola con l'agnello
e i figli dell'uomo sono pane e nutrimento gli uni per gli altri. 

Per questo voglio lasciarvi alle sue parole,
ancora un attimo,
ancora una volta,
come se vibrassero ancora dalla sua voce, 
quelle che lo hanno spinto a dedicare a sua figlia Saskia,
in occasione del suo matrimonio con Christopher, 
quel "tardo pomeriggio del 17 gennaio 2004",
nella basilica della Santissima Annunziata di Firenze,
un augurio e una benedizione.


Traggo queste righe dall'ultimo libro edito da Longanesi,
un'insieme di lettere e scritti fino ad ora inediti, tratti dagli innumerevoli files del suo portatile,
o da appunti e lettere in cartaceo, che Tiziano aveva
assemblato e conservato nella sua casa-studio di Firenze. 
Dobbiamo senz'altro questo lavoro ad Angela Terzani Stauder,
la sposa e compagna che ha voluto ricordare il suo caro Tiziano  
nel decennale della sua dipartita e che approfitto per ringraziarla personalmente, sperando di fare cosa gradita a lei e a tutti coloro che come me hanno amato Tiziano.


Dinaweh



Niente succede mai per caso. Se siamo qui deve esserci un senso. Vedere come ognuno di noi ha una sua ragione di esserci e rintracciare che cosa ci ha portato qui è un bellissimo esercizio di umiltà e d'ammirazione per quell'Intelligenza che tiene assieme il mondo.
Siamo qui per condividere la gioia di oltrepassare la sacra soglia del matrimonio.
La più grande sofferenza dell'uomo è il senso di solitudine e separatezza, e la sua più grande aspirazione è di essere parte dell'Uno, di ricongiungersi con l'Uno. Quindi il matrimonio è la quintessenza di tutto ciò, come l'OM che unisce tutti i suoni. Per poter riconoscere l'altra metà occorre attraversare il processo di tutte le religioni e di tutte le filosofie: conoscere se stessi, conoscere chi si è.
Un giorno un uomo andò da un Maestro sufi per chiedergli cosa è bene e cosa è male. Il Maestro rispose: "Bene è ciò che unisce, male è ciò che divide".
Ci vuole tempo per trovare l'altro pezzo, c'è voluto del tempo a queste due anime. Ma, come dice il poeta urdu, "troverai la tua strada se prima avrai avuto il coraggio di perderti".
Mi fa piacere che Saskia entri a far parte di una famiglia numerosa, con vecchie tradizioni e valori religiosi. Le religioni sono un buon modo per cominciare, soprattutto se sono lo strumento per migliorare se stessi (il problema comincia quando le religioni vogliono migliorare gli altri).
C'è una cosa con cui quell'Intelligenza ha giocato: il lato tedesco. Io ho riconosciuto la mia altra metà nella figlia di un pittore tedesco e un'architetta tedesca che avevano scelto Firenze come Heimat della loro anima. David, il padre di Christopher, l'ha riconosciuta nella figlia di una signora tedesca, che stasera qui ci manca, anche lei venuta dalla Germania.
La Germania e Firenze. Lasciate che vi parli di questa città. Saskia e Firenze, la storia della mia famiglia. Nobili fiorentini costruirono questa chiesa, i miei antenati ne tagliarono le pietre... senza tabù, senza pregiudizi, questa è stata una grande città, ha dato all'uomo la dignità di "signore". Oggi è diventata una città di bottegai senza anima, senza ideali, senza valori se non quello dell'ingordigia. A distanza di secoli potrebbe perfino essere vista come l'origine della discesa dell'uomo, perché con quella sua idea di dominare la natura, l'uomo ha perso il contatto con quella Intelligenza che potete chiamare Dio.
Per un vecchio signore come me la gioia di partecipare al più antico di tutti i riti, il matrimonio, è grande, anche se dovete capire che come padre provo una gioia dolorosa nel vedersene andare la parte più preziosa di me, il datore di vita.

Il matrimonio è un mito, uno dei più grandi, forse il più antico. Il matrimonio non è una storia d'amore, perché una storia d'amore è una relazione di piacere e quando diventa spiacevole è finita, chiusa. Il matrimonio non è una questione di convenienza, di ammassare due proprietà, di aggiungere pezzi di terreno o un vigneto all'altro, un regno a un altro: il matrimonio è il tuo impegno con ciò che sei. L'altra persona è la tua altra metà, e tu e l'altra non siete due.
Il matrimonio è il riconoscimento di un'identità spirituale. E se conduci una vita come si deve basata su valori interiori e non semplicemente sui sensi, allora sposerai la persona giusta e insieme a quella persona ricostruirai l'unità, che è divina.
Il matrimonio è un impegno per la vita, "finché morte vi separi", dice il sacramento... e, oserei dire, anche oltre. Io so, per esempio, che quando lascerò il mio corpo diventerò rugiada del mattino su una foglia che sarà quel che Angela è oggi.
O un cristallo incastonato in una roccia.
Il matrimonio è un impegno per la vita e come tale diventa la priorità nella vita. E se il matrimonio non è la prima delle tue preoccupazioni, allora non sei sposato, sei soltanto partner di un contratto che un bravo avvocato riuscirà sempre a rescindere. Il matrimonio è il riconoscimento simbolico dell'unità degli opposti caratteri, femminili e maschili, della vita. Due aspetti della stessa cosa. Yin e yang: ora voi siete ciò, non questo e non quello, bensì l'unione di entrambi. Siete questo rapporto e i sacrifici che dovrete fare, le sofferenze che dovrete superare non le affronterete in nome dell'altra persona o di voi stessi, bensì in nome di questa unità.
Il matrimonio non è una questione di due ego dove ciascuno fa i fatti suoi; bensì di due anime che hanno riconosciuto la loro identità. Voi vi siete già imbarcati per la più naturale e meravigliosa attività che una coppia possa intraprendere: la procreazione, avere figli.
Sono certo che vi rendete conto dell'immensa responsabilità che questo comporta, specialmente nel mondo d'oggi.
Mai il mondo si è trovato dinanzi a scelte più drammatiche. Noi, gli umani, siamo in mezzo a una fase di grande decivilizzazione. In nome della civiltà il mondo occidentale, guidato da una superpotenza che non ha ancora imparato le grandi lezioni della Storia - che tutte le superpotenze sono transitorie, impermanenti, effimere come ogni altra cosa -, sta distruggendo la pace raggiunta attraverso un incivilimento che era stato lungamente mediato e per il quale si era combattuto. Nel giro di un anno si è visto questo smantellamento, questo disfacimento delle Nazioni Unite con la crisi irachena, dell'Europa, della sua costituzione, del piano di pace per il Medio Oriente, del trattato di non proliferazione nucleare, nonché la rinuncia a trattati che già erano stati firmati, come quello di Kyoto per la protezione dell'ambiente.
In un mondo così instabile occorre che le sue componenti fondamentali siano salde. L'umanità aveva lavorato con enormi difficoltà, dopo le due più catastrofiche guerre del secolo scorso, per rendere illegale la guerra, per trovare altri modi di risolvere i conflitti internazionali, al punto che molti Stati hanno incluso questo principio nelle loro costituzioni. 
Oggi la guerra è tornata ad essere un fatto accettato. La guerra non è più un tabù non soltanto per coloro che hanno deciso di romperlo, ma - fatto ancor più inquietante - per i tanti cosiddetti intellettuali, diventati lacchè dei potenti, che provano gusto a lodare la guerra; o per quelli che si servono della guerra e in nome del "realismo" godono della sconfitta di quelli che continuano a credere nella possibilità della pace. Per loro il pacifismo è una degenerazione dell'uomo, di cui dicono che è bellicoso per sua natura, che sempre è stato e sempre sarà violento.
Ma vi prego, vi prego, riflettete su tutto ciò e rendetevi conto che non c'è futuro nella violenza. Vi esorto a educare i vostri figli alla non-violenza, a educarli al rispetto della vita, di tutta la vita, a rispettare i comandamenti della religione nella quale vi siete sposati e che dice: "non uccidere", senza fare eccezioni. Forse intendeva dire addirittura: non uccidere  nessun altro essere vivente.
L'ingordigia e la violenza dominano sempre di più le nostre vite, siatene coscienti. Le comodità sono diventate il solo valore sul quale ci orientiamo e l'educazione moderna mette in risalto i valori della violenza e dell'attaccamento alle cose più inutili. Competere vuol dire che chi vuole essere il primo della classe deve desiderare la sconfitta degli altri. Questo non è sano. Ai vostri figli insegnate altri valori. Avete scelto una religione. Bene, approfonditela e insegnatene il valore vero. Insegnategli a rispettare gli animali, insegnate a esser parte della natura anziché a vedere la natura come qualcosa che l'uomo domina.
Insegnategli a essere se stessi... Insegnategli a condividere. Perché siamo nati nudi e moriamo nudi e tutto quel che accumuliamo nella vita lo abbiamo tolto ad altri. Insegnate il valore dell'amore.
Amore e libertà, fiducia, lealtà. Amore è il laccio che non lega, è come l'elefante legato a un albero da un filo di seta. E' il felice rapporto di fiducia in cui non vi è paura. 
Paura, paura, paura. La paura è il grande ostacolo che blocca ogni altro sentimento. Non c'è amore dove c'è paura.

Non insegnate ai vostri figli ad adattarsi alla società, ad arrangiarsi con quel che c'è, a fare compromessi con quel che si trovano davanti; dategli dei valori interiori con i quali possano cambiare la società e resistere al diabolico progetto della globalizzazione di tutti i cervelli. Perché la globalizzazione non è un fenomeno soltanto economico, ma anche biologico, in quanto ci impone desideri globali e comportamenti globali che finiranno per indurre modifiche globali nel nostro modo di pensare.

Il mondo di oggi ha bisogno di ribelli, ribelli spirituali.
Christopher, ricordati della storia del topolino! Gli elefanti erano in festa per celebrare un matrimonio. Ballavano tutti quando si accorsero che c'era anche un topolino che ballava in mezzo a loro.
"Ehi tu", gli fece un elefante, "perché sei qui a ballare con noi? "
"Perché ero un elefante anch'io prima di sposarmi! " rispose il topolino.

E ora, secondo l'antichissimo rito della condivisione, mangiamo, beviamo e brindiamo, per invocare con le nostre energie congiunte quella forza intelligente dell'universo che ci tiene tutti assieme, affinché mantenga saldo questo matrimonio come simbolo dell'unità del mondo.
Perché questa non è una festa: è una cerimonia di morte e rinascita di cui siamo tutti testimoni.







sabato 14 giugno 2014

Spettatori impotenti di un crimine contro il pianeta Terra e i suoi abitanti



Spettatori impotenti
di un crimine


contro il pianeta Terra
e i suoi abitanti

Dinaweh

Quanta amarezza nel cuore mi pervade ogni volta che alzo gli occhi al cielo! 
E' inevitabile rendermi conto che il cielo come l'ho conosciuto da bambino e per come è stato fotografato nelle cartoline di diversi decenni fa, non esiste più. Sì, mi rendo conto, di fronte all'evidenza, che il cielo non c'è più...

Al suo posto una massa aerea lattiginosa informe a coprire il bel disco dorato che da sempre, da quando la Terra gira su se stessa, dà la vita ad ogni forma vivente sul pianeta.


La foto qui sopra e quella appena sotto l'ho scattate stamattina; ritraggono uno dei posti più belli al mondo: il golfo del Tigullio, con in faccia il promontorio di Portofino e la sua bellissima baia. L'ho scattata dalle belle alture di Zoagli, in frazione San Pietro. 


Una volta si sarebbe potuto notare con estrema definizione la linea che separa il mare dal cielo e il colore di entrambe sarebbe stato - a quell'ora del giorno - di un blu intenso, mentre il sole sarebbe apparso nitido nel suo splendore, attorniato da una cornice azzurra e sempre più blu via via che lo sguardo si fosse allontanato dal disco dorato. 
Oggi, così come ieri e tutti i giorni a seguire, questo fenomeno naturale non è più visibile, per via delle continue irrorazioni chimiche perpetrate da una banda di criminali al potere che hanno a quanto pare ancora in pugno le sorti del pianeta.

Le scie chimiche, o chemtrails, come vengono definite in inglese, rappresentano il più grande crimine contro l'umanità e contro tutto l'ecosistema terrestre, perpetrato impunemente dalla Cabala e da tutte le sue diramazioni occulte. Se non ci fosse il mare sembrerebbe di essere in una giornata invernale e nebbiosa da pianura Padana, mentre oggi è il 13 giugno, ci sono ben 28°c e il barometro segna "alta pressione"... E cosa sono quelle "nubi" che coprono il sole? Come si spiega quella nebbia sull'orizzonte, se non come una coltre lattiginosa "di ricaduta" da metalli pesanti, rilasciati in atmosfera da aerei appositamente allestiti, insieme alla complicità delle compagnie aeree civili?


Quando mi capita, ormai sempre più raramente, di far presente alle persone ignare di tutto, a partire dal cibo e dalle pseudo informazioni che allo stesso modo ingoiano, che tutto ciò non è normale, mi guardano come se fossi un extraterrestre, proprio come se venissi da un altro mondo e, stupiti, mi dicono che è normale, perché da che mondo è mondo gli aerei hanno sempre lasciato le scie dietro di loro, senza rendersi conto di tutta una serie di fattori che non tornano, nemmeno se ce la metti tutta per farli tornare. E' infatti a questo punto che un occhio attento noterebbe che certi fenomeni fisici in atmosfera non si spiegano più come "naturali", ma che sono anzi il frutto di manipolazione e artifizio a nascondere intenti ben precisi, che non sto qui ora ad enumerare, dal momento che esistono siti web dedicati e decisamente autorevoli al riguardo..., uno fra tutti quello degli amici Rosario e Antonio Marcianò www.tankerenemy.com.






Quello che invece vorrei fare con voi, cari amici del blog, è un altro tipo di riflessione, visto e considerato il punto critico dell'evoluzione/involuzione del genere umano in questo momento. A cosa serve infatti continuare a proiettare su qualcun altro tutti i mali del mondo, se non siamo così onesti con noi stessi da ammettere che ogni cosa che si manifesta all'esterno non è altro che  la "manifestazione" di un pensiero/azione che avviene prima di tutto dentro di noi?

A poco servirebbe continuare a invocare rivoluzioni se la prima rivoluzione non fosse quella interiore; da quella e solo da quella scaturirebbero altre manifestazioni, altri accadimenti, sia nel micro che nel macro-cosmo.


Quello che vediamo in cielo e che ormai è sotto gli occhi di tutti, sia di quelli che si ostinano a non voler vedere, che quelli che come me rimangono costernati e persino "offesi" di un simile scempio, non è altro che la manifestazione di ciò che l'umanità, nel suo sommarsi di insipienza, mancanza di coraggio e amore, ha prodotto. Tutto perpetrato nel segno della paura e dell'ignavia della moltitudine. 

Quei veleni dal cielo, come recita l'immagine qui sopra, in realtà non sono altro che i veleni che sono dentro di noi, dentro le generazioni che ci hanno preceduto, dentro l'incapacità di amare, dentro la complicità che ci rende schiavi di un sistema che abbiamo voluto e che ci rende succubi, seppur in cambio di qualche comodità, da pagare con la malattia e la morte, il più delle volte.

A che giova infatti continuare a cercare di continuo dei capri espiatori se poi non siamo noi i primi a ribellarci di fronte alla nostra stessa ignavia, alla nostra pigrizia, al far finta di niente, come se tutto andasse bene? 
Quei veli, quelle nubi, seppur finte, sono prima di tutto dentro di noi, ci appartengono e poi si manifestano nell'atmosfera, come condizione ovvia e non simulata, di ciò che noi abbiamo accettato di essere dentro!

Tutto sommato dovremmo persino ringraziare quei piloti che coi loro aerei di morte spargono in atmosfera alluminio, cadmio, sali di bario, stronzio, ossido di zolfo, nitrato di argento, spore di virus, vaccini e quant'altra schifezza può accogliere la nostra paziente Madre! 

In realtà anche loro stanno svolgendo un compito che ha a che fare con il nostro "Risveglio", costringendo ognuno di noi ad interrogarsi, a farsi delle domande, a darsi delle risposte, prima di tutto interiori - ripeto - non esteriori!

E' vero che la forza della preghiera e di una meditazione collettiva riescono a pulire il cielo e a far calare in modo significativo  il tasso di criminalità di una grande metropoli! E' già accaduto ed accadrà ancora, se solo prendiamo coscienza della nostra forza e della nostra capacità di muovere gli eventi a nostro vantaggio.




Perché non cominciare da qui, da dove ci troviamo, con tutte le nostre contraddizioni, le nostre paure, le nostre infinite resistenze, a cambiare dall'interno, se questa è la sola chiave per cambiare il mondo?  

Una volta ho sentito dire che ogni popolo ha il Governo che si merita; oggi potremmo ampliare il detto affermando: "Ogni popolo ha i cieli che si merita!"... 
Triste, ma vero... 



Il cielo, da sempre considerato la patria degli Dei, la sede dell'Inconoscibile e del Divino, il punto verso il quale gli uomini stanchi del loro faticoso errare alzavano lo sguardo, ad invocare benevolenza e pace, ora è diventato la pattumiera aerea di tutte le contraddizioni umane, di tutto l'odio, la prevaricazione, l'inganno e l'astuzia dei pochi a danno dei molti. In realtà esso è l'istantanea, lo specchio fedele di ciò che abbiamo permesso accadesse nella nostra vita, nelle nostre relazioni separate, nella non accettazione dei nostri limiti, nel non essere capaci di perdonare né di perdonarci, nel continuo cicaleccio della mente che prevale sul sentire del cuore... Come potevamo pensare che tutto ciò non si palesasse anche di fuori?! 

Siamo pur sempre nel Regno delle possibilità, ove ad ogni passo ci è dato di compiere una scelta, di svoltare da una direzione all'altra, di invertire la rotta, di scegliere per il bene e non per il male. In fondo questi sono davvero "Gli ultimi tempi" e per questo sono così duri per tutti; siamo vicini a tirare le somme e a scegliere finalmente da che parte stare: se accendere e tener viva la fiammella dell'amore dentro di noi, o se scegliere di spegnerla definitivamente, dandola vinta alla paura e alla separazione.


Non dico di benedire le scie chimiche e gli Illuminati che scientemente le hanno pianificate, con il fatale e venefico effetto di ridurre la popolazione allo stremo delle forze fisiche psichiche e mentali, ma di riconoscere che attraverso questo orrifico specchio noi si possa fare mente locale, scendere nel cuore e cambiare decisamente rotta, scegliendo l'amore, la compassione e la bellezza! Se in molti e sempre di più si cominciasse a benedire e a non maledire, il mondo tutto ad un tratto cambierebbe e sparirebbero alla nostra vista simili sciagure, perché prima sarebbero sparite dalla vista dei nostri cuori. 






(segue poesia)
     



 RIPRENDIAMOCI IL CIELO






Una volta,
quando ero ragazzo
i cieli erano blu

Potevi rimanere ore e ore
col naso all’insù
e godere di quel colore intenso,
scuro e nitido

in compagnia
di un sole giallo
caldo e gentile.

Il mare
in fondo allo specchio degli occhi
si stagliava all’orizzonte
come una linea curva
dolce e costante,

mentre le vele
issate qua e là
come steli di fiori
sugli scafi
trapuntavano di bianco smeriglio
la tavola azzurra
d’un colore marcato e netto

parte di un disegno
cucito addosso al blu arioso
dell’altra metà dello sguardo di sopra

Capitava allora
di accompagnare i pensieri
all’andirivieni
di nuvole paffute
bianche e bitorzolute,
più simili a batuffoli di cotone
in movimento armonico
tra loro
…vederle ondeggiare nel cielo
a percorrere gli infiniti spazi
di traiettorie libere
talvolta velocissime

fino a coprire la sfera
di luce infuocata
che per attimi rimaneva in apnea
oscurata dalla loro
pachidermica leggerezza

Simili passaggi
lasciavano giù ombra e freddo
repentini
e lo sguardo tutt’intorno
cambiava di luce
i contorni delle cose,
natura e case apparivano d’un tratto
come usciti da una pellicola
in bianco e nero

Qualche brivido trapassava
la pelle per quell’inusitato
collasso di calore
e lo scuro che piombava di sotto
lasciava di nuovo la presa,
ridonando colore e calore intensi
come quando si accende di nuovo la lampadina
in una stanza buia
per un improvviso black-out elettrico…
Ora non più!
Quale sia il bimbo
che oggi voglia trastullare
il suo sguardo
con quel concerto aereo di lassù
e mirare poi giù
a scorgere nitidi paesaggi
infarciti di blu
più non potrebbe

e neppure saprebbe
di una luce e un colore
che i suoi freschi occhi giovani
non potrebbero ricordare

Riprendiamoci il Cielo,
specchio vaporoso
dell’ignobile fatalismo degli Umani
che nemmeno si accorgono
dell’’orribile ziz-zagare
di orribili mosconi con ali di ferro,
dipinti di bianco,
invisibili ai radar
senza egide o bandiere,
clandestini e ingannevoli

che vanno in giro ogni minuto
a frotte su nei cieli
a intessere fili di ragna
a spandersi lassù
fino a sporcare di bianco
irreale e lattiginoso
la cupola celeste

mentre il disco dorato
rimane tutto appannato, lui stesso ingannato
e orfano, senza più contendersi il gioco
con quelle nuvole bianche e paffute,
ricordo d’altri tempi
ormai,
lasciando trapelare
un bagliore irreale e caldissimo
ad accecare gli occhi
e confondere i pensieri
di là sotto
di chi pensa per non pensare
che si tratti di normali
voli di linea

che sian pazzi coloro che
vedono oltre il velo
dell’ignobile indifferenza
della cattedratica scienza

pronta a sputar sentenze
a dar goffe e interessate
indicazioni
all’umana gente
attraversata da tubi catodici
e digitali terrestri
nuovi pulpiti di verità nascoste
e assopite.

Ma il cielo è cambiato!
Dove siete andati
bei batuffoli di cotone
bianchi e immacolati,
oh, giocosi cumuli,
non siete più tornati!

D’un tratto mi sovvien Leonardo,
il sommo genio visionario
che vide di questi giorni
ciò che la moltitudine si ostina a non vedere
e anche gli Hopi
che indicarono quelle scie
come tele di ragnatela
a infestare il cielo,
segno prossimo
del giorno della Grande Purificazione.

Riprendiamoci il Cielo, ora o mai più!
Riprendiamoci la Terra!
Riprendiamoci la Gioia!

da Luca Peirano, Incanto e disincanto. Versi poetici di luoghi comuni e metafisici, www.ilmiolibro.it, Gruppo editoriale L'Espresso, Milano, 2014.                              

Vinci (FI), 10 marzo 2011