Riporto le più che condivisibili riflessioni del filosofo Giorgio Agamben, che richiamano all'azione concreta, più che a tante parole e teorizzazioni di un mondo che non c'è... E' finita l'epoca dei convegni e del pensiero, a meno che il pensiero non sia accompagnato poi dall'azione concreta che spegne il pensiero e lo porta a conclusione, nel calarlo dal mondo delle idee a quello della trasformazione. Il filosofo ci ricorda, a questo proposito, come "concreto" etimologicamente significhi "che cresce insieme" e per questo sia inseparabile dal suo oggetto.
Laddove un sistema politico abbia cancellato a priori ogni parvenza di democrazia, abbia calpestato il diritto e la Costituzione, come la legge fondamentale in cui un popolo si riconosce, a cosa serve ricordare a quello stesso regime quanto lontano si sia posto da tutto ciò che è la base e il fondamento di ogni dialettica e confronto?
Sarebbe come se durante il regime di Hitler o di Stalin si fosse cercato di invocare quegli stessi diritti che quei regimi avevano calpestato a priori per potersi ad essi sostituire con la forza dell'imposizione violenta e intimidatoria!
Ma, ascoltiamo le sue ispirate parole, che condivido con voi e che possono davvero diventare per tutti una pietra miliare per una resistenza attiva e pragmatica; la sola che possa davvero intralciare l'abominio di un piano genocida come quello messo in atto a livello globale dalle élites, ai danni dell'umanità per così come l'abbiamo conosciuta finora.
Occorre dunque passare ad azioni concrete, erodendo concretamente ogni margine di credibilità e falsa autorevolezza alla narrazione globalista su tutti i fronti: dalla questione dell'emergenza climatica all'emergenza sanitaria ed energetica. Significa dunque non farsi intrappolare nella roulette russa della paura ma, soprattutto, esimersi dal lavoro ed autosospendersi da ogni attività sulla quale questo impianto teorico di sistematica follia si avvale, sapendo bene di tenere sotto sequestro la mandria di umanoidi in gabbia e dentro il recinto, creando viceversa una comunità parallela di Esseri umani empatici, solidali e sinergici.
Solo se staremo uniti strategicamente e tatticamente, potremo spezzare le reni e le gambe a questo mostro dai piedi di argilla.
Dinaweh
"Non mi sembra che sia ora il momento per convegni. Non credo si possano organizzare convegni per la resistenza: immaginate che sotto Hitler si organizzasse un convegno per resistere?
No, dobbiamo passare ad altre forme di azione, più concrete, e la concretezza non si oppone alla teoria, poiché 'concreto' etimologicamente, significa 'che cresce insieme' ed è inseparabile dal suo oggetto.
Come si insegna all'università, non esiste un metodo che valga per tutti gli oggetti e noi dobbiamo cercare di aderire strettamente al nostro oggetto. Quindi ci vuole una particolare lucidità per aderire alla nostra situazione e trovare il metodo adatto ad essa. Ecco, io credo che non è detto si possa continuare a comportarsi come s'è fatto finora, cioè a combattere ed agire in nome di principii e concetti come la democrazia, la Costituzione, il diritto, tutte cose che già da tempo avevamo visto come avessero perso il loro senso. E' possibile continuare a praticare battaglie in nome dei diritti, ma lo si può fare tatticamente, strategicamente penso sia inutile, nel senso che, di fronte ad un governo che ignora la legalità mi sembra un po' vano invocare dei diritti.
Che senso avrebbe avuto invocare dei diritti a Hitler o Stalin, cioè cercare di controbattere con i diritti chi ha abbandonato ogni legalità? Noi siamo di fronte ad un governo che ha abbandonato ogni legalità, se non si capisce neppure in quale situazione ci troviamo. Non c'è alcuna legalità. Naturalmente l'avversario che abbiamo di fronte può apparire, ed è, sicuramente irrazionale, forse lui stesso confuso, forse non sa bene dove vuole andare, certamente è di basso profilo. Io credo anche, e questa forse sarebbe l'unica speranza positiva, che questo avversario rappresenti una civiltà, o meglio un'inciviltà, alla sua fine, e questo sembra confermato dai mezzi estremi che ha scelto: come ha potuto un governo scegliere mezzi così infami, estremi, distruttivi, come questo governo? Il fatto però che abbiamo di fronte un avversario spiritualmente morto non è detto che renda le cose più facili. Badate che lottare contro un avversario morto è più difficile che farlo con uno vivo, con il quale si possono controbattere argomenti, temi, ragioni. Con un avversario spiritualmente morto non si possono usare argomenti, né si può cercare di convincerlo, per cui ci aspetta l'invenzione di nuove strategie.
Conclusioni non posso farne, il pensiero non può concludere, perché il pensiero si esaurisce e si toglie da mezzo una volta raggiunto il suo obiettivo. Posso solo augurarvi di continuare a pensare, perché il bene che veramente penserete e desidererete in qualche modo lo otterrete, anzi credo che l'abbiate già ottenuto."
GIORGIO AGAMBEN
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