A confronto
con una super-civiltà
Capitolo 1
(parte sesta)
(fine parte sesta)
(parte sesta)
Un egoista si perpetua nell'atteggiamento egoista di altri, ed è di nuovo presente nei posteri per cogliere i frutti amari dell'egoismo. Allo stesso modo, in altruista è nuovamente presente per coglierne i frutti dolci.
Per una legge cosmica, la creatività materiale non potrà mai raggiungere la meta finale dell'evoluzione umana e gli egoisti saranno relegati in un binario morto che potremmo definire "dannazione". Ci sono due modalità perché ciò avvenga.
1. L'autodistruzione della specie umana;
2. L'annientamento dell'egoismo attraverso la selezione educativa e matrimoniale.
Chi si perpetua in un mondo che ha raggiunto la stabilità sociale? Solo gli altruisti.
La scienza medica dominerà le leggi dell'ereditarietà e la selezione matrimoniale sarà orientata nello sviluppo dell'intelligenza, del carattere ed anche della bellezza fisica. Quando questo processo si sarà affermato, l'egoismo scomparirà e l'umanità potrà raggiungere l'integrazione cosmica. Gli egoisti che hanno dominato ilmondo saranno relegati in quello che la Bibbia chiama "fuoco eterno".
Attorno al pianeta aleggerà esclusivamente la cosiddetta "esisfera" che è la facoltà di amore disinteressato, ciò che sulla Terra potrebbe essere definito "amore cristiano". Dunque sarebbe "Dio" stesso, ovvero la cosiddetta "onnicreatività" che si manifesta nell'uomo come atteggiamento mentale stabile dicendo agli egoisti: "Via da me, dannati, nel fuoco eterno!" e agli altruisti che si perpetueranno nell'esisfera: "Venite a me, benedetti!".
Bandire l'egoismo, quindi, non rappresenta una forma di idealismo utopistico, ma è questione di vita o di morte.
Se ben osserviamo Gesù Cristo non ci ha trasmesso valori "religiosi", ma valori sociali. L'uomo può raggiungere l'onnicreatività solo dopo aver pienamente realizzato la stabilità sociale. L'ideologia universale non è più una "fede" o una "religione", ma una "conoscenza".
La "conoscenza", nelle diverse società, si realizza dopo un processo complesso e lungo che necessariamente passa attraverso un'interpretazione propria e quindi attraverso una "fede".
Questo processo inevitabile giustifica e può mettere d'accordo cristiani con buddisti e con seguaci di altre religioni ed anche con gli atei. Nel tempo, però, lo sviluppo scientifico, in continua evoluzione, restringe i limiti dell'interpretazione e consente di analizzare tutti i dettagli della struttura immateriale. Le diverse interpretazioni, quindi, inizialmente sono inevitabili. Da ciò si conclude che una fede in atto non deve mai venire infranta, perché ciò sarebbe una discriminazione grossolana.
A detta degli Iargani, a noi mancano la modestia e la saggezza per capire che nessuna ideologia o religione può pretendere di rappresentare la verità. Solo sapendo che tutti percorriamo il sentiero lungo e tortuoso verso l'integrazione cosmica può consentirci di superare ogni contrasto. Dunque è l'arroganza che ci separa e che rende più difficile il cammino.
Su questo argomento, verso la fine dell'incontro, gli Iargani affermano:
"Per il fatto che le nostre spiegazioni sono state date con l'aiuto di testi biblici, non devi concludere che consideriamo da meno altre ideologie e religioni. al contrario, se avessimo incontrato invece di un cristiano, un buddista, un comunista o un umanista avremmo fornito una spiegazione da latri punti di vista, forse con minore fatica."
Abbiamo appreso che su Iarga la società si fonda sui valori di "efficienza", "giustizia" e "libertà". Essa è una società estremamente uniforme: stesse case, stessi mezzi di trasporto, stessi diritti e accesso ai beni, stessa politica, cultura, razza, ecc. i valori di "giustizia" ed "efficienza", in un mondo come questo, non v'è dubbio che siano pienamente realizzati, ma del valore della "libertà" e della creatività, si può dire altrettanto?
Sulla Terra chiunque ha la libertà di creare e diffondere una sua politica, una sua visione economica, culturale, religiosa, medica, estetica, ecc., ma su Iarga tutto questo non ha senso perché qui sembra già tutto stabilito.
In realtà la libertà e la creatività su Iarga non riguarda più quelli che per noi sono "bisogni primari" - per loro ormai totalmente soddisfatti - ma riguarda altri bisogni di natura sociale e spirituale oggi per noi distanti e in molti casi inconcepibili.
Un'altra obiezione che i detrattori possono fare sull'uniformità sociale di Iarga è che in tutte le scuole del pianeta s'insegnano le stesse cose. Sembrano quasi indottrinati e quindi non più liberi. In realtà la scuola è orientata alla trasmissione delle conoscenze, preparando i giovani alla vita e rendendoli sempre più capaci e liberi. L'indottrinamento non è applicabile alle conoscenze, ma solo alle ideologie e alle fedi religiose. Esso rende gli uomini più insicuri, intolleranti e quindi meno liberi.
Ma allora le ideologie e le fedi religiose sono qualcosa dii negativo?
No, non lo sono; anzi sono l'unico strumento possibile in assenza di conoscenze. Dovrebbero, però, essere considerate alla stregua delle ipotesi e degli assiomi in campo scientifico, e quindi essere seguite da una tesi che ne dimostri la validità e le trasformi in conoscenze. Si tratta di un processo lunghissimo, ma deve essere affrontato e questo nostro trattato va in questa direzione, anche se l'obiettivo è molto lontano. Fin tanto che esistono le ideologie e le fedi, come dicono gli Iargani, si dovrebbe conoscerle per poterle rispettare e soprattutto rispettare chi le pratica. Infatti, se nessuna persona avrà mai nulla da dire sui principi matematici e scientifici in genere, grandi tensioni possono nascere invece se parliamo di Dio, Buddha, Allah o di capitalismo e comunismo. Ecco perché non bisognerebbe mai inculcare un'unica fede o un'unica ideologia.
Alla fine di queste affermazioni sulle ideologi terrestri, Stefan pone alcune domande su come loro sono riusciti a superare le tante difficoltà e a realizzare questo progetto di salvezza che a lui pare così utopistico.
Gli Iargani si sono limitati a qualche risposta senza però approfondire. Alla fine hanno detto a Stefan che era ora di chiudere questa prima giornata, di riflettere su quanto ascoltato e di riposare bene, così da essere pronto a continuare il programma dell'indomani mattina.
(fine parte sesta)
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