sabato 19 marzo 2016

La tecnica di Armonizzazione o di Rilascio psico-emozionale


Dopo l'interessante conferenza sul significato della vita dell'uomo sulla Terra,
è necessario addentrarsi nel lavoro interiore, o almeno in una delle tecniche che Gaetano Pedullà ha ricevuto dagli Esseri Cosmici: la tecnica di "Armonizzazione", o di Rilascio emozionale. 
Come spiegato da lui stesso in questa registrazione tenutasi a Leivi (GE) il 18 novembre scorso, si tratta di scaricare a terra le emozioni e le forme pensiero che inibiscono la nostra salita verso il raggiungimento di una vibrazione più elevata, seguendo un processo 'discensionale', attraverso il quale possiamo liberarci di quelle forze interiori che, se non liberate, impediscono l'evoluzione dell'anima e la sua liberazione dal lungo ciclo ininterrotto delle reincarnazioni. Liberarsi di quelle forze significa accelerare il processo di apprendimento dell'anima, evitando di "tornare" milioni di volte a rivestire un corpo fisico nella dimensione. 
Ciò significa stabilire un processo di connessione sempre più forte col nostro Sé Superiore, per rivelare a noi stessi in modo sempre più chiaro lo scopo della nostra missione d'amore sulla Terra.
Per lavorare su se stessi è necessario uno sforzo di volontà, una determinazione costante. Si tratta qui di una tecnica "attiva", dove anche la postura del corpo fisico si dispone ad un processo faticoso, attivando un canale di scarico che si compie attraverso l'unione del dito indice col pollice delle due mani, simile al mudra dell'Om, se possibile stando seduti nella posizione del loto; le due dita devono compiere una fortissima pressione tra loro, in modo da attivare il circuito energetico di rilascio. Al contempo vengono 'urlate' silenziosamente le vocali, ognuna delle quali lavora sui chakra corrispondenti. 

Tutto questo lo troverete nelle righe seguenti, spiegato per esteso da Gaetano Pedullà, prima della sperimentazione vera e propria della tecnica che ne è poi seguita.  

Buona lettura.
Dinaweh                


LA TECNICA 
DI 
ARMONIZZAZIONE





O  

"RILASCIO EMOZIONALE"

con Gaetano Pedullà

18 novembre 2015





Ci sono vari passi:

il primo passo è vivere e sperimentare quella che noi chiamiamo “vacuità”, uno stato di totale assenza di pensieri, emozioni, percezioni fisiche e visioni di ogni tipo; uno stato dove si manifesta un Amore, una Pace, una Tranquillità profonda. 

Il secondo passo è risvegliare la mente Superiore, o Coscienza; 

il terzo passo è concretizzare quello che la nostra Coscienza o Mente Superiore o Voce del cuore spirituale ci comunica.

Quindi nel momento in cui manifestiamo quello che il nostro Spirito ci manifesta nella vita quotidiana, noi stiamo compiendo la nostra missione spirituale su questo corpo, in questa incarnazione, in questo ciclo di vite sul pianeta Terra.
Questi tre punti però causano inevitabilmente anche il dover vivere, il dover imparare ad esprimere quello che è il dolore. Perché? Perché dove ci sono incomprensioni, inconsapevolezze derivate da ricerche equivoche di aspetti veri che sono dentro di noi ma magari li abbiamo ricercati all’esterno, in altre persone, in un ideale, in qualcosa che è all’esterno di noi, la ricerca è stata equivoca e quindi si è rivelata una ricerca illusoria e nel momento in cui l’illusione si è andata a rompere, a spezzare, si è generato un TRAUMA e ogni trauma che viene generato ha come conseguenza un KARMA e poi degli stati psico-emozionali, cioè del DOLORE.

Il DOLORE in una certa forma ha un impatto istintivo, nel nostro istinto, quindi il nostro istinto a livello comportamentale tende a rifuggire da certe esperienze che possono ricordare dei traumi, da certe situazioni; quindi parliamo di chiusure, di atteggiamenti automatici, non controllabili e nemmeno consapevoli, l’istinto: quello che forma la personalità inferiore di una persona.

Dall’altra parte gli stati psico-emozionali hanno come effetto emozioni e pensieri negativi apertamente evidenti, per cui non è sufficiente fare tecniche di ascensione o elevazione, come la respirazione; non è sufficiente risvegliare la Coscienza Superiore; è anche molto, ma molto importante imparare a integrare, ad amare e a vivere il dolore. Quindi il dolore non va mai cercato, come nessun tipo di esperienza, nessun aspetto, non va mai cercato; ma se si presenta bisogna sapere come muoversi; quando si lavora internamente il dolore si presenta in modo potente, sia sotto forma di pensieri, sia sotto forma di emozioni, cioè nel senso che sotto l’influsso del dolore o di un condizionamento che deriva da un trauma di questa o di una precedente incarnazione in pratica noi abbiamo una visione alterata della realtà, quindi tendiamo a vedere distorto tutto quello che abbiamo intorno, con degli occhi che non sono i nostri e quindi abbiamo una parte di pensieri, di concezioni negative e dall’altra una vera e propria emozione, un insieme di stati emozionali che caratterizzano questo stato di malessere che c’è dentro di noi, Più in generale si parla di emozioni e pensieri di un certo tipo disarmonici e, vedendola ancora da un punto di vista più generale, questi stati che viviamo, in realtà, sono degli avvisi, dei messaggi. In generale se io mi sento male, non mi sento felice in un luogo è perché devo in qualche modo comprendere un messaggio che riguarda quel luogo specifico; se non mi sento felice o a mio agio con una persona e mi arrabbio o mi sento triste, certamente magari cerco di non farlo pesare all’altra persona o di non reprimerlo, però comunque dietro c’è un messaggio, c’è una comprensione profonda; quindi le emozioni e i pensieri non sono soltanto delle cose che vengono quando uno ha un trauma, ma in realtà è un senso del tatto che ci dice qual è lo stato del nostro essere in una determinata situazione; è un aiuto. Se io non sto male in un luogo, come faccio a capire che non mi trovo bene? Se io non sento tristezza a stare con una persona, come faccio a capire che non voglio più stare con quella persona? Sono esempi concreti, per cui l’emotività e le modalità di vedere certe situazioni, al di là che quando ci dominano creano un processo distruttivo, però in realtà se si impara a viverle in una modalità costruttiva sono un importante avviso per muoversi nella vita quotidiana; quindi diciamo che non sono conseguenze di un trauma, perché stiamo facendo un lavoro intensivo su di noi; chiaramente, se stiamo facendo un lavoro intensivo su di noi, non solo le emozioni e i pensieri derivati ci danno segnali sulla vita quotidiana, di quello che viviamo giorno per giorno, ma possono essere anche emozioni e pensieri che derivano dal lavoro che stiamo facendo e quindi a maggior ragione sono avvisi, segnali che c’è qualcosa su cui dobbiamo lavorare; quindi il punto non è cercare di tappare o anestetizzare le nostre emozioni e i nostri pensieri negativi, ma è quello di imparare a viverli e a manifestarli in una forma costruttiva e poi andare a comprendere qual è il messaggio che c’è dietro. 


  • Perché io ho un pensiero negativo? 
  • Perché provo questa emozione? 
  • Qual è l’apprendimento? 
  • Qual è il messaggio che mi sta trasmettendo il mio veicolo astrale o il mio veicolo mentale? 
  • Cos’è che devo cogliere? 

Ecco, alla fine ci vuole la coscienza, quindi non è sufficiente esprimere l’emozione che comunque è la prima fase, e in questa fase dove dobbiamo manifestare i pensieri negativi vanno manifestati in una modalità aperta, senza inibizioni, senza nessun freno e senza cercare di capire. Quindi c’è una fase solo espressiva e in questa fase espressiva non c’è comunicazione all’esterno, non c’è comprensione, non c’è niente: c’è solo esprimere! Finché questa parte non è completamente espressa e armonizzata. Dopodiché c’è una seconda fase di quiete che consegue a un grande processo liberatorio espressivo e di armonia e infine c’è una fase di comprensione, che non è detto che sia immediata; può darsi che impieghi giorni o mesi, ma piano piano arriva la comprensione di quello che stiamo vivendo. Quindi la comprensione deve arrivare sempre e solo in uno stato di pace, di armonia, di serenità; non dev’essere una congettura mentale. Arriva con più intuizioni, di colpo un messaggio, anche un sogno potrebbe essere, per chi non sta ancora facendo un lavoro intensivo con la mente Superiore.

Infine il passaggio della concretezza; quindi a volte il messaggio implica quasi sempre un’azione nella quotidianità o comunicare all’esterno il mio disagio, però in modo armonico, senza le emozioni, senza quindi scaricare addosso alla persona quello che è il nostro stato emotivo, oppure semplicemente prendere una decisione. Quindi sono varie fasi: 

la prima fase è LIBERARE, MANIFESTARE, L’ESPRIMERE; 

la seconda fase è LA CENTRATURA, LA PACE;

poi c’è una fase di COMPRENSIONE;

poi c’è una fase di AZIONE. 

Quindi l’emozione e i pensieri disarmonici contengono un messaggio importante di vita o di lavoro interiore, che comunque alla fine impatta sempre nella vita, magari non subito, ma dopo un po’ sicuro.

Torniamo al punto focale di oggi: oggi impareremo attraverso la tecnica specifica che qui non abbiamo mai fatto in gruppo una tecnica di scarica emozionale, di scarica intesa come scarica di pensieri e emozioni disarmoniche, silenziosa! Che quindi può essere applicata in qualunque momento, cioè anche quando uno sta meditando o anche quando uno sta in presenza di altre persone, perché, essendo silenziosa e basandosi su un principio di scarica fisica diverso da quello del suono o del grido, consente un’azione immediata, che normalmente quando si grida o si urla o si fanno delle danze particolari non è possibile perché uno è in ufficio, perché uno è con i figli, o non si può allontanare o non ha la macchina o non ha un luogo silenzioso dove può andare nell’immediato, però il lavoro è ugualmente efficace e oggi lo verificheremo.

Come si manifesta quindi uno stato emotivo? Uno stato psico-emotivo si manifesta facendolo esprimere da un piano che è il piano mentale e il piano astrale, farlo scendere in quello che è il piano materiale, quindi è una discesa; c’è un’energia che per essere pacificata, perché la sua evoluzione possa avere un termine, dev’essere portata nel piano terreno. 
Questo è un significato molto importante che poi andremo a vedere bene più nel dettaglio il 14 dicembre, nella conferenza che farò per spiegare certi processi in modo molto più chiaro, più dettagliato, più che altro… 

Vedremo che ci sono due tendenze nell’universo: c’è una TENDENZA DISCENSIONALE, c’è una TENDENZA ASCENSIONALE.  

La tendenza discensionale c’è in tutto quello che è inteso come materia, cioè materia non animata, non dotata di intelligenza o comunque dove non si sta manifestando la scintilla divina; cioè in altre parole quello che è il corpo universale della Madre; quindi tutto ciò che viene dalla materia, dai piani più sottili, quindi dalla settima dimensione fino alla prima dimensione ha un moto discensionale, cioè di differenziazione; quindi da un piano che è un piano unico, divino perfetto, assolutamente coerente, piano piano si crea come una differenziazione sempre più grande, sempre più grande, fino ad arrivare a quello che noi conosciamo come piano materiale e questa è proprio la tendenza intrinseca, proprio di crescita, legata proprio alla Creazione che l’Universo ha avuto dall’inizio dei tempi.

Poi c’è un secondo processo che non è più discensionale, ma è Ascensionale, per cui qui invece sono le scintille di vita che si incarnano approfittando del fatto che si è formato un substrato fisico dell’Universo; e quindi quando per esempio è pronto un Pianeta per la formazione della vita, eccolo che le prime scintille divine in attesa di poter fare esperienza, ecco che cominciano a sperimentare il mondo minerale, e dopo ecco che cominciano a sperimentare il mondo vegetale e dopo, ecco che cominciano a sperimentare il mondo animale e poi, il mondo umano e poi il mondo superumano e poi il mondo angelico, arcangelico, sempre più fino a salire ai Logos Kosmikos, praticamente quelli Universali. 
Quindi c’è un’evoluzione ascensionale per quelli che sono i punti di coscienza; mentre invece la materia che in questo senso non è legata a un punto di coscienza, ha un moto discendente per il suo proprio processo creativo e di differenziazione, quindi evolve, differenziandosi. Noi invece evolviamo ritornando all’infinito e sfruttando il corpo della Madre. Anche noi abbiamo un corpo della Madre, che è questo [indica il corpo fisico]; in fondo è un’estensione geometrica, come esattamente il Pianeta è un’estensione geometrica della Coscienza più profonda. 

Ecco, per cui, quando si scarica un’emozione, l’emozione non siamo noi, neanche i pensieri negativi siamo noi, ma semplicemente è un substrato, una parte di materia che appartiene al piano astrale e al piano mentale, che noi abbiamo generato e abbiamo prodotto come conseguenza di un’esperienza di vita precedente e viene continuamente alimentata, questa parte di materia che andiamo a generare e quando c’è un eccesso molto forte porta anche proprio alla costituzione di quelle che vengono chiamate ”forme pensiero”, che sono proprio forme completamente autonome a un certo punto e, questa parte di materia per essere portata a un livello evolutivo di trasmutazione deve essere portata quindi in un moto discensionale, proprio per assecondare quello che è il moto dell’Universo, Se invece si cerca di ascendere, si cerca dii ignorare questa materia che si va a creare su un piano astrale e su un piano mentale, è come creare un accumulo; è come un ignorare, è come un atto di non-amore; è come un problema che rimane lì in sospeso, ma non lo affrontiamo. La modalità con cui devono essere espressi gli stati psico-emotivi è di portarli a terra. Ecco perché nelle culture sciamaniche e nelle culture primordiali esiste sempre una tecnica di portare a terra certi stati; di solito attraverso una danza, una danza selvaggia, una danza tribale dove si urla, dove si scalcia, dove si colpisce la terra, dove c’è una fase ipercaotica; superata questa fase ipercaotica, poi c’è una fase ascensionale.

Quindi la scarica psico-emozionale ha proprio questo funzionamento; prima porta una discesa, quindi una fase ipercaotica, dove esce fuori tutto, senza nessun controllo: ma non facciamo male a nessuno, perché non grido in faccia a te, non scarico addosso a te quello che io sto vivendo, come non me lo tengo dentro; lo esprimo fino in fondo, lo porto a terra e poi arrivo a un punto in cui l’ho espresso veramente tanto che sono in perfetto equilibrio. Il principio della scarica emozionale è questo: è esprimere, portando a terra.

D. Questa tecnica funziona per esempio per i traumi da vite passate? Per esempio, uno in una vita passata è annegato e quindi, sin da piccolo non riesce a toccare l’acqua, oppure… la fobia dei ragni, cioè qualsiasi cosa che insiste in questa incarnazione. Quindi, è qualcosa che è rimasto su quei piani astrali e che non è stato affrontato e quindi può servire questa pratica?

R. Diciamo, non è esattamente così. Quello che accade nelle vite passate viene registrato sul piano causale, poi si ri-propaga da quel piano sul piano astrale e sul piano mentale. Sul piano astrale e sul piano mentale non si mantiene nulla perché muore il tuo corpo astrale, come muore il tuo corpo mentale ad ogni incarnazione, però si riforma, perché alimentato da un piano superiore, che si chiama piano causale. Però diciamo di sì: rimane sul piano causale. Ma poi si ritrasmette, si ricodifica nei piani sottostanti. Certo. E quando è una cosa di questo tipo, se è arrivato il momento di lavorarci perché è il tuo Sé Superiore che te lo sta comunicando, allora, certo: se ti viene fuori quella paura o quella fobia allora ci puoi lavorare, attraverso un processo di armonizzazione emozionale; però ci dev’essere una presa di coscienza che ti arriva. I segni, se uno fa il lavoro interiore, ti arriva il messaggio dal Sé Superiore che è ora che puoi ricominciare a fare il bagno in mare e affronti la paura; ti arriva proprio. Puoi chiedere; lanci il messaggio.




Bene. Allora come si fa: parliamo di sperimentazione diretta. Il lavoro si manifesta in questa modalità: il principio è semplice; parte proprio da quelle che sono le modalità più spontanee e arcaiche che ci sono nell’essere umano. I bambini come liberano le emozioni quando stanno a scuola, o in un luogo dove magari è troppo tempo che stanno e non ce la fanno più? Urlano, gridano, sbraitano, fanno casino. Sono pazzi? No, semplicemente è un gesto spontaneo che fanno perché dà loro liberazione. Poi cosa accade? Che il bambino cresce e gli viene insegnato che è sbagliato urlare perché dà fastidio, che è sbagliato arrabbiarsi perché può creare problemi agli altri, che è sbagliato essere triste perché sennò poi tutto va male e quindi, quello che inizialmente era un atteggiamento spontaneo dove il bambino urlava e subito dopo stava bene come se niente fosse accaduto, improvvisamente il bambino si trova ad essere completamente bloccato; di solito avviene dopo gli otto anni. Dipende anche in che Paese nasce, dove nasce, in che cultura, se è una cultura in cui c’è poco insegnamento a livello di mente razionale il bambino rimane libero per più tempo; ci mette un po’ più di tempo a strutturare la mente razionale; se  invece è un processo di ristrutturazione pesante, normale come nell’Occidente dopo gli otto/nove anni già è abbastanza chiuso, anzi si vergogna proprio a urlare; diventa rosso, si guarda in giro… Per cui una delle modalità è l’urlo. Come funziona l’urlo? 


L’urlo dev’essere un urlo che non è un urletto o un urlo così finto, ma dev’essere un urlo proprio grottesco, forte, un urlo selvaggio, non un urlo così, fatto tanto per urlare… Innanzitutto l’urlo dev’essere un urlo per davvero, sennò è una presa in giro; poi l’altro aspetto è il seguente: ogni urlo, ogni sonorità ha una funzione specifica nel nostro corpo astrale-mentale; cioè stiamo lavorando su due piani: su quello delle emozioni, cioè astrale e sul piano dei pensieri, quindi il mentale. Quando si fa la “O” si manifesta rabbia, angoscia, ansia, paura (anche se la paura può essere trasversale), irritazione, inquietitudine, anche il nervosismo. Però in realtà il nervosismo è generico; non è detto: può darsi anche ci sia dolore. Dietro si nasconde…, come un cavallo di Troia, dietro c’è un altro tipo di emozione, però di solito il nervosismo con la “O”. Dipende. Ci possono essere delle differenze, non è una suddivisione rigida, c’è una certa flessibilità. Quando si urla la “O” dev’essere urlata proprio come se uno stesse partorendo, quindi dev’essere un sentire che l’urlo non viene dalla gola, ma viene dalla bocca dello stomaco, due, tre dita sopra l’ombelico, dove c’è il plesso solare e dev’essere un grido che proprio viene da là; è come se uno stesse partorendo, quindi ci dev’essere una pressione fisica in quel punto preciso del corpo. Questo è molto importante. Poi c’è la “A” che viene dal plesso cardiaco, da quel punto del petto e quando manifestiamo la “A” manifestiamo dolore, sofferenza, solitudine, mancanza, senso di tradimento, senso di abbandono, sentirsi incapaci di amare… tutto ciò che è legato alle emozioni di cuore. E anche qui dev’essere un urlo come un parto: uno sta partorendo dal centro del petto. Poi c’è la “E”. La “E” invece è l’impotenza che viene in questo caso urlata proprio dalla gola; l’impotenza e l’incomunicabilità: non riesco a farmi capire, non sono capito, cioè l’impossibilità di dire o aver detto delle cose a qualcun altro: l’incomunicabilità e l’impotenza. Dopodiché c’è la “I” e la “I” è molto importante al pari della “E” perché lavora al centro della testa, tra il sesto e il settimo chakra e la “I” lavora sul senso di colpa. Lavora su una serie di emozioni che non sono così esplicite, perché io dico: “Beh, faccio la scarica emozionale però solo quando sono arrabbiato e solo quando sento dolore”. Questo è quello che succede spesso: un dolore forte. Invece in realtà questo tipo di lavoro, di portare a terra, di amare, in definitiva di armonizzare una parte di noi, va fatto tutte le volte che abbiamo uno stato psico-emotivo, non solo emotivo, ma anche psichico alterato; quindi tutte le volte che abbiamo pensieri negativi, tutte le volte che ci accorgiamo che abbiamo una visione distorta della realtà, che incominciamo a vedere delle cose, ma ci accorgiamo che in quel momento non siamo obiettivi; ci accorgiamo che in quel momento sentiamo una melanconia, sentiamo il senso di inevitabilità, oppure un senso di demotivazione: “non va bene niente di quello che sto facendo, non vado bene, ho sbagliato tutto, non avanzo, sono bloccato”… Tanta emotività, soprattutto per chi ha represso per così tanto tempo, non si manifesta in un modo chiaro e netto, ma tende sempre di più a sublimare. In alcuni casi, per esempio, una forma tipica della rabbia sublimata è quella del pettegolezzo o è quella del sarcasmo; invece di arrabbiarmi con te, faccio del sarcasmo su di te, magari neanche con te presente… di fronte a un’altra persona o parlo continuamente di te a un’altra persona insistendo, insistendo, insistendo e magari faccio anche un lavoro spirituale e cerco e so quindi che non devo parlare male di te e cerco di non farlo in modo aperto però escono comunque delle parole che colpiscono, che sono proprio delle frecce. Questo è un caso tipico di scarica emozionale sublimata, praticamente in pensieri. In generale se è un’arrabbiatura verso di noi possono essere pensieri cinici, giudizio verso di noi: “io non sono capace, io non so farlo, io non so amare, io non so fare questo, non sono in grado di fare quest’altro”, cioè il ‘Giudice interiore’ praticamente. Anche quella è una forma di autofustigazione, di pretendere di avere questa visione alterata di noi stessi dove pretendiamo; dove ci giudichiamo, perché non riusciamo, perché non facciamo e quella è anche una visione distorta della realtà ed è una forza psico-emotiva fortemente sbilanciata verso la parte alta delle nostre auree astrali e mentali. Quindi questo lavoro non va fatto solo quando uno è incavolato come una iena, perché uno che lavora normalmente quasi mai è incavolato come una iena, a meno che non gli succede una cosa fuori dal normale, ma tutte le volte ci sono quegli stati promiscui, mezzi e mezzi, dove uno si sente un po’ giù però non è così tanto giù, dove uno si sente melanconico, però comunque non è che si sente così male, dove uno ha quei pensieri cinici, un po’ grigi, che però non sono abbastanza neri inizialmente, da far pensare a qualcosa di forte o di denso; quindi questo lavoro poi va applicato nella quotidianità, ogniqualvolta si manifestano questi stati; chiaramente all’inizio uno non se ne accorge, ci casca completamente, poi dopo un po’ comincia ad accorgersene e lo applica e magari all’inizio applichi una volta ogni dieci, poi due volte ogni dieci, poi tre volte ogni dieci e questo poi dopo ha come risultato, se uno non ha subito il contatto con la mente Superiore comunque ha già un grande risultato perché in pratica tutte le relazioni dove prima buttavamo fuoco contro persone vanno migliorando, perché non esplodiamo più con la persona e perlomeno glielo diciamo in un secondo momento con molta più calma e quindi c’è anche possibilità che la persona comprenda quello che stiamo comunicando; magari non è esattamente quello che sente la nostra mente Superiore, però è già un passaggio intermedio. Già il fatto di imparare ad esprimere i pensieri e le emozioni è un grandissimo aiuto.
Avete capito tutti su questo discorso delle emozioni che tendono a sublimarsi in pensiero? È importante, soprattutto per chi lavora da tempo! …Di non farsi ingannare: a volte uno pensa di pensare e quello che in realtà sta pensando è una forza interna, una specie di maschera che si sovrappone a noi e agisce al posto nostro; però non è una cosa negativa: è sempre una parte di noi, che però tende a prendere il dominio, magari non ci riesce con l’emozione più densa, però ci riesce con una visione alterata della vita; quindi laddove c’è l’emozione riusciamo bene a lavorare, laddove invece c’è quella parte di pensiero che àltera la nostra visione, che fa sempre parte di quello stesso dolore, invece ci frega…, ci fa cadere.

D. Anche una persona “illuminata“ ha sempre questo combattimento, quindi nell’astrale le si formano sempre…

R. Non è un combattimento. Il combattimento è nel momento in cui tu reprimi o ti fai dominare; se invece tu non ti reprimi e non ti fai dominare le emozioni ti attraverseranno sempre. È il veicolo astrale…

D. Anche il Cristo, per dire…?

R. E certo: Cristo ha detto: “Dio mio perché mi hai abbandonato”… Quando tu hai un corpo astrale, il corpo astrale comunque risponde agli stimoli; poi dopo dipende il potere che tu dai agli stimoli. Per spiegare questo fatto, degli stimoli, io faccio sempre l’esempio dell’accendino e della mano: lo stimolo è che se io accendo l’accendino e avvicino la mano alla fiamma, la mia mano si brucia; il senso del tatto mi avvisa che la mia mano sta bruciando, quindi lo stimolo io ce l’avrò sempre finché ho il corpo fisico. Se io vedo che sgozzano un bambino di fronte a me… e certo che provo dolore! Mi attraversa tutto, certo! Però, la differenza fra una persona che è aperta da una persona che non è aperta è che chi è aperto non è condizionato assolutamente da quelli che sono questi stati, quindi rimane nel centro.

D. Istantaneamente…?

R. Beh, istantaneamente no, però ha una piccola fase in cui deve comunque vivere quello stato e poi rimane veramente nel centro, cioè la sua vita quotidiana non è condizionata da questi stati e non c’è nemmeno un atteggiamento repressivo.

D. Però, in ogni caso deve mettere in atto questa tecnica?

R. Soprattutto per chi è in un percorso di crescita spirituale sì, poi piano piano i tempi si riducono; quindi quello che lo impiegavi  in mezz’ora, dopo lo impieghi in un minuto, poi trenta secondi, poi due secondi… è sempre di meno, sempre di meno, sempre di meno… Però ci sono alcune cose che sono molto forti dove comunque, anche se tu hai sciolto un mare di cose, hai bisogno comunque di uno sfogo e anche per questo – per dire – lo stesso Gesù tante volte andava nel deserto; non è un segreto, lo sanno tutti. Quando aveva un accumulo forte prendeva e andava là. Certo che c’è più resistenza, però comunque di lì devi passare, se c’è un accumulo forte devi portarlo a terra, o con una modalità come questa o con una modalità che abbia un effetto simile; non è che questo sia l’unico modo, ovviamente. Questa è una tecnica che è utile in questo percorso, ma non è che sia unica al mondo, o che abbiamo la sfera della verità in mano; è una tecnica, poi sicuramente in passato ce n’erano delle altre, non ho dubbi.
Ecco, come funziona, se non si urla, qual è la modalità con cui si manifesta a terra tutto lo stato psico-emotivo? Come può avvenire? Attraverso LE DITA; quindi, invece di usare l’ugola o le corde vocali, tutta la scarica avviene con le dita fisiche delle mani: quindi l’indice si unisce al pollice e (non è un mudra, tolgo subito il dubbio, non c’entra nulla con i mudra; questa è una tecnica che mi è stata passata proprio da Adoniesis, che è un’Entità solare, del Roseto solare); le mani si tengono dritte. La scarica fisica avviene attraverso il contatto fra le due dita; quindi il veicolo che porta dal piano astrale al piano fisico è questo contatto qua; per cui il contatto delle dita è fondamentale. Le dita non vanno incrociate, non vanno unite, le mani vanno lasciate separate la pressione sulle dita dev’essere FORTE, COSTANTE; PRESSANTE; dev’essere un qualcosa di molto, molto, molto potente. È proprio che a un certo punto le dita cominciano a vibrare e fanno male le mani. Possono far male, ma se fanno male, non fanno male per le dita fisiche; fanno male perché si sta creando una densificazione da un piano all’altro e quindi se l’energia non è abituata a passare da un certo punto, questo si traduce in una stanchezza dell’organo corrispondente, per cui la mano può far male, ma se fa male non staccate le dita, anzi, continuate a tenere la stessa tensione, come il discorso degli occhi con l’allaccio di cuore. Vi ricordate? Quando trema l’occhio non dovete chiudere; dopo un po’ si calma e lo stesso è con le dita. Quando fanno male le dita, non le staccate! Lasciatele continuare e non diminuite mai l’intensità della stretta fra le due dita, mai! Ecco, questo è fondamentale: se si lasciano le dita si stacca la connessione, poi bisogna ripristinarla e il lavoro è indebolito; non dico che è compromesso, ma sicuramente è indebolito. Il corpo si manifesterà in modo potente; vuol dire che si moltiplica per duecento; quindi è una tecnica molto forte. Non è una tecnica che si può fare con l’idea di non farla o di farla ‘così’… Quando l’andremo a fare adesso, non c’è possibilità di fuga. Uno perché, in pratica io seguo uno per uno ed è un continuo incalzare. In pratica il lavoro non è pensare alla rabbia, non è pensare al dolore, non è pensare all’impotenza o ai sensi di colpa. Proprio per niente! 



È solo urlare. 
È urlare, è urlare, è urlare, è urlare, è entrare in un grido ipnotico e mano a mano che tu entri in un grido ipnotico si crea una connessione potentissima con le dita e da sole escono le emozioni; si manifesta tutto da solo, senza che voi vi preoccupiate di controllare nulla. E se vi vengono in mente immagini con la famiglia, con i figli, con il lavoro, lasciatele scorrere senza dargli importanza; durante l’espressione si fa solo espressione; durante la parte di espressione attraverso i suoni, si fa solo quello; un suono continuo: qualunque pensiero, qualunque visione, qualunque cosa ci grido sopra, ci grido sopra; è come un grido ipnotico: tun–tun–tun–tun…tenendo e dando al massimo. Quindi non è una tecnica di rilassamento, non è un tipo di lavoro dove uno appoggia la schiena o si stende, anche se poi quando uno lo impara lo può fare anche da steso, quando non si perde e non se la racconta, ma non è una tecnica che si fa distesi; è una tecnica che si fa da seduti, in una posizione ginnica, quindi con il busto leggermente in avanti, non rilassata; è impossibile farla da rilassati; non viene. È  l’opposto di quella che è la tecnica del respiro, quindi mentre nel respiro ti rilassi, qui almeno fino a che non finisce la tecnica è il contrario, è una continua tensione, un continuo bum-bum-bum-bum-bum-bum-bum-bum…


D. Quanto dura?

R. Adesso durerà circa un’ora.

D. Un’ora?????

R. E certo, certo! Deve uscire fuori tutto, deve uscire fuori tutto. Deve durare almeno un’ora. Se si fa in gruppo deve durare almeno un’ora, mezz’ora, tre quarti d’ora. Io vi guido uno per uno e vi guido anche nel cambio delle vocali, però dico subito questo: se voi cominciate a lavorare con le vocali e incominciate per esempio a fare la “O” e sentite che a un certo punto vi viene una nausea… a parte che se vi viene nausea,… ho il secchio…
Se uno è molto bloccato, può succedere che vomiti. È normale, succede. Raramente succede, ma è capitato a volte che se la persona è completamente bloccata, non ha mai espresso emotività, può darsi che abbia un’esplosione di quel tipo; succede con i suoni, succede con il ballo, succede con questa tecnica. Quindi voi cominciate a urlare la “O”, incominciate a sentire nausea o incominciate a sentire un cerchio alla testa; spesso accade così. Bene! Se si verifica questo vuol dire che state lavorando bene e quindi dovete insistere di più. È proprio così, schiacci di più e spingi internamente, tipo modalità di parto e a un certo punto, dopo un po’ che tu spingi e continui imperterrito/a il senso di nausea e il senso di cerchio alla testa, dopo un po’ si calma da solo; perché la nausea viene perché non sei abituata a esprimere e anche il vomito se viene perché hai un malloppone gigantesco che ti porti da anni, magari una situazione tosta in famiglia.

Può succedere che voi cominciate a sentire sintomi nel corpo: bene! Se sentite sintomi ci avete azzeccato: andate  con più forza, con più energia e come un guerriero andate avanti, piano piano i sintomi del corpo cominciano a sedarsi. Poi può succedere questo: a seconda di quanto uno è represso o non represso succede che accanto a queste cose che percepisce sul corpo (che non è detto che percepisca, perché magari percepisce direttamente lo stato emotivo, come succede con le altre tecniche) o se percepisce direttamente lo stato emotivo, continuate a urlare fino a che lo stato fisico non si calma. Fate conto che fate la “O” e vi esce una rabbia atavica, continuate a fare la “O” finché la rabbia non si esprime completamente; non passate all’altra vocale: è inutile. Passare dalla “O” alla “A”, quando sono nel furore della rabbia, o quando ho ancora nausea, non va bene, quindi vado avanti con la “O” finché la situazione a livello del plesso non si è completamente armonizzata e allora a quel punto passo alla vocale successiva. Questo perché io adesso vi dirò di cambiare la vocale e di andare avanti col lavoro, quindi quando io vi dico: “passiamo alla “A”” però voi ancora sentite che c’è da continuare sulla “O”, continuate, non vi fermate, finché non c’è un passaggio di armonizzazione, allora a quel punto passate alla “A”! non importa se fate meno vocali: l’importante è che capite com’è questo lavoro.

Può accadere talvolta che sentiate nel corpo, ma non sentite l’emotività. Perché questo? Perché uno è represso e allora magari sente la somatizzazione, quindi la parte che incide sul corpo sottile, ma non è cosciente dell’emozione che sta provando, perché non se lo permette di essere cosciente, perché la nega e c’è anche questa fase qua. Quindi può capitare che non sentite nessuna emozione, ma sentite un dolore boia nello stomaco o nel cuore. A quel punto, state lavorando bene, quindi continuate a fare il suono finché quel dolore non si esprime completamente e poi piano piano si sederà, si armonizzerà. È chiaro? Importante è mettercela tutta. La scarica emozionale non è un gioco, non è una tecnica tanto per farla, ma è un lavoro dove uno deve dare tutto, tutto fino in fondo. Il luogo è protetto, l’energia è protetta, non vi preoccupate. Munitevi di un numero abbondante di fazzoletti e metteteci tutta l’energia che avete dentro, altrimenti il lavoro non è efficace. Vi ricordo che questa tecnica è fondamentale per imparare a manifestare il dolore quando si presenta, non perché uno sia sadomasochista, ma quando si presenta sotto forma di pensieri negativi e di emozioni negative, quindi è una tecnica che permette di farlo in qualunque momento. Cercate in questo momento di dare tutto, il massimo, assolutamente il massimo, senza risparmiarvi,, altrimenti il lavoro non è efficace. Questa è una tecnica che permette di affrontare le difficoltà fino in fondo, quindi bisogno che uno vada oltre, tanto non succede niente. Bisogna che ci mettiate tutta la grinta possibile: questo dev’essere il lavoro spirituale, sennò non funziona. C’è paura? Eh esprimi ‘sta paura!
Chiudiamo gli occhi:



INIZIO TECNICA



Entriamo in connessione con il nostro essere, chiediamo al nostro Sé di aprirsi, di manifestare tutto ciò che non è manifesto.


Chiediamo Protezione all’Arcangelo Michele, a tutti gli Esseri di luce, chiediamo Protezione e Presenza.



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