mercoledì 29 gennaio 2014

Ciò che si vede nasconde la visione



Ciò che si vede
 nasconde la visione

 Dinaweh


Viviamo nell'epoca dell'immagine a tutti i costi, sempre e comunque. Che sia la tivù, il cinema, la carta stampata, il telefonino o internet, siamo sempre e comunque immersi  in un folto susseguirsi di immagini a colori in movimento oppure ferme, stampate sulla carta, e poi ancora sui manifesti pubblicitari lungo le strade del centro e nelle  periferie delle nostre città... 
Ormai abituati a vedere sempre e ad ogni costo ogni cosa che ci venga propinata da chi ha deciso per noi cosa farci vedere e cosa no, abbiamo perso l'abitudine alla visione!

Ma cosa si cela al di là dell'inganno di ciò che appare alla vista, o di ciò che udiamo o leggiamo? Cosa nasconde la realtà illusoria agli occhi di chi vuol vedere veramente? Il fine ultimo del cercatore rimane quello di scoprire il significato recondito che si cela all'uomo comune distratto dai sensi (tatto, vista, udito, gola...), come filo conduttore per la vera interpretazione delle cose manifeste. 

Per lo più occorre un cammino di spogliazione di sé, delle proprie convinzioni, di ogni attaccamento alle cose e alle persone, poiché il vero tesoro apparirà sempre più alla vista interiore come qualcosa di intangibile, per lo più non svelato alla vista dei sensi, ma fortemente percepibile col sentire del cuore.     

Persino la saggezza popolare prende le distanze dalla credulità di chi si lascia facilmente attrarre dalla superficialità dei luccichii e delle pajettes della civiltà del consumo, indicando la strada retta come quella irta di  prove e difficoltà, l'unica a garanzia di felicità e pace duratura. Al contrario ciò che appare spesso può trarre in inganno, manifestazione illusoria di qualcosa di effimero e quindi di non affidabile oppure, come anche succede in natura, appare come una cosa per l'altra, secondo una funzione di mimetismo psicologico e comportamentale che molti individui innescano in ogni loro relazione, come veri e propri spacciatori di falsità, di inganno e di finzione. Si potrebbe dire che la vera visione è di chi vede come se non vedesse! In qualche modo è necessario "sparire" alla vista di se stessi; arrivare a vedere come "il vedere" e non come chi vede...

E' la distanza tra sé e ciò che si vede senza considerarsi soggetto, né considerando il "veduto" come qualcosa di proprio, come una parte riflessa di sé, speculare al proprio "Io", bensì come essente di per sé: parte di uno scenario avulso da qualsiasi senso di proprietà, di appartenenza, di possesso. E' questa dunque la visione del "Risvegliato", che sa di non essere altro che Essente come Esistenza, Coscienza e Beatitudine (Sat - Chit - Ananda).   Significa essere in questo mondo, ma non del mondo, secondo la modalità evangelica; questo è sufficiente per discostarci dall'illusione di appartenere del tutto all'esistente, lasciando alle cose, alle situazioni e alle persone il giusto valore, senza sconvolgerci più di tanto nemmeno di fronte alle tragedie che incombono spesso nella nostra vita. Tale visione delle cose ci riporta piuttosto "al centro" lasciando trapelare il sospetto che ciò che è là fuori non sia altro che un'immagine riflessa e velata di qualcosa che muove dentro di noi, ancor più di ogni parola o decreto noi possiamo fare con la bocca attraverso il suono delle nostre stesse parole. 

Dinaweh




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