mercoledì 21 dicembre 2016

ULISSE DAI BIONDI CAPELLI




ULISSE DAI BIONDI CAPELLI

Traggo spunto da un'interessante documento che introduce il saggio di Felice Vinci, (che sarà pubblicato successivamente a questo post), di professione ingegnere nucleare, ma con la passione per lo studio dei poemi omerici, che sostiene - prove alla mano - che la collocazione geografica e storica dei fatti narrati nei poemi omerici non corrisponda affatto alla Grecia, bensì all'Europa del Nord e che la stessa datazione storica sia diversa da quella che ci è stata tramandata sino ad oggi, cioè risalga a tempi molto più remoti. La fonte da cui traggo ispirazione è il sito "La nuova umanità" e la mia revisione proviene dal testo il cui autore è Ben Boux.

La teoria di Felice Vinci è molto più attendibile di quella che solitamente siamo propensi ad accettare come veritiera, se si pensa che anche la scoperta di una città antica come Troia in Turchia ha potuto condurre gli studiosi di tutti i tempi a delle certezze inequivocabili.  Ecco cosa dice in un estratto del suo saggio lo stesso Vinci:
Già gli studiosi dell'antichità avevano notato che la geografia omerica presentava enormi incongruenze, rispetto alla realtà del mondo greco-mediterraneo. Ma la geografia omerica è stata motivo di perplessità anche in tempi molto più recenti, allorché la decifrazione della scrittura micenea, la cosiddetta "lineare B", graffita sulle tavolette provenienti da Cnosso, Pilo e a Micene, ha permesso di confrontare il mondo di cui esse erano espressione con la realtà descritta nei due poemi. Ne è emersa, come rileva il prof. Moses Finley, "la completa mancanza di contatto tra la geografia micenea come ora la conosciamo dalle tavolette e dall'archeologia, da una parte, ed i racconti omerici dall'altra."
La recente scoperta del cosiddetto "disco di Nebra" (un villaggio a circa 50 km ad ovest dalla città di Lipsia, nella Germania orientale) e delle spade, di tipo miceneo ritrovate nello stesso sito, porta una ulteriore prova a sostegno della tesi dello studioso.




"Il disco di Nebra è un manufatto in bronzo datato al 1600 a. C., di fattura circolare, dal diametro di 32 centimetri, con raffigurati il sole la luna e stelle (tra cui si distinguono nettamente le sette Pleiadi. Esso è il perfetto pendant dei versi del XVIII libro dell'Iliade in cui Omero illustra le decorazioni astronomiche fatte dal dio fabbro Efesto sullo strato di bronzo posto al centro dello scudo di Achille: "Vi fece la Terra, il cielo e il mare, / l'infaticabile sole e luna piena e tutti quanti i segni che incoronano il cielo, / le Pleiadi, le Iadi, la forza d'Orione / e l'Orsa [...]". I reperti di Nebra insomma mostrano lo stretto rapporto, per così dire "triangolare" che, attraverso l'archeologia si puòò stabilire tra il mondo nordico della prima età del bronzo, quello miceneo (le spade) e quello omerico (lo scudo)."
Supponendo che la tacca sul bordo alle ore 2:00 simboleggi la direzione di Orione, il raggruppamento di 7 stelle sono le Pleiadi, le 7 sorelle e il Grande Carro è rappresentato alle ore 8:00, questo disco mostra come le costellazioni sarebbero raggruppate attorno al Sole il 25 marzo 1600 a. C., completo del quarto di luna. Questo è vero per la Germania, il paese di origine, o per la Summeria/Iraq, l'antico Paese che si presume avesse questa conoscenza.

La circostanza con cui viene confutata questa teoria è il clima. Quale ragione avevano quei popoli per migrare sino in Grecia?




Dai racconti omerici il clima di allora non era certo quello attuale e, nello stesso tempo, soltanto un brusco e profondo cambiamento climatico può spingere un intero popolo, o buona parte di esso, a cercare lande più favorevoli, abbandonando tutto ciò che aveva costruito nella propria regione.
Una parte della popolazione si è adattata ed ha poi dato origine alla civiltà dei Vichinghi e agli altri popoli di quella zona, forse la parte di popolazione che aveva maggiore confidenza e conoscenza del mare, mentre quelle interne hanno abbandonato i loro siti, portandosi dietro i racconti tramandati oralmente che poi Omero ha raccolto nella saga dell'Iliade e dell'Odissea. Non sappiamo nemmeno con certezza se Omero fosse una persona o se fosse stato un gruppo di persone ad aver assemblato, per così dire, i poemi. E' indubbio che la descrizione dei luoghi e dei tempi non corrisponde in alcun modo alla Grecia e alle isole attorno.

Ciò che si vuole mettere qui in evidenza è che il pianeta abbia subito un evento catastrofico nel periodo di tempo collocato circa nel 1600 a. C. e che questo evento abbia avuto enormi ripercussioni su tutte le civiltà del pianeta. La Terra ha subito, nel corso della sua storia plurimillenaria, una serie di tali eventi, circa ogni 3600 anni, tra cui il mitico "Diluvio Universale", che non è per nulla mitico, come gli stessi archeologi cominciano ora ad ammettere. 

ROMA - Una spedizione sottomarina guidata da Robert Ballard, lo scopritore del relitto del Titanic, ha annunciato oggi di aver individuato nel Mar Nero, a 91 metri di profondità, i resti di un insediamento umano risalente a 7.500 anni fa. Secondo gli archeologi, si tratta della prima, importantissima conferma che quello che ora è un fondale marino un tempo ospitava fattore e villaggi, sommersi di colpo da una gigantesca inondazione che sarebbe all' origine del racconto biblico del Diluvio Universale.


Mar Nero: ecco il villaggio sommerso dal Grande Diluvio. a 91 metri di profondità tracce di un insediamento di 7500 anni fa

"E' una scoperta incredibile", ha detto Ballard, il cui battello da ricerca, il Northern Horizon, sta operando a circa 12 miglia dalla costa turca. "I manufatti del sito sono chiaramente ben conservati, ci sono travi, rami e utensili di pietra lungo tutta la matrice di fango della struttura". 



L'area del sito, di forma rettangolare, per una lunghezza di 4 metri e una larghezza quasi doppia, è stata individuata da "Little Hercules", il robot subacqueo della spedizione, la mattina del nove settembre, vicino ad una valletta marina. Attraverso gli schermi collocati a bordo della nave, gli scienziati hanno visto apparire le rovine di un edificio fatto di canne impastate con fango ed argilla.


Non è da ritenere tuttavia che questo ritrovamento sia una prova del "Diluvio universale", perché altre scoperte tendono a spostare la data di quell'evento più in là nel tempo, forse a 11.000 o a 15.000 anni fa. Tuttavia la data stimata dell' evento, 7500 anni or sono è praticamente il doppio di quei 3600 anni che abbiano visto prima, e dimostra una ciclicità di eventi disastrosi.

Nella figura sono presentati vari ritrovamenti sottomarini di chiara origine artificiale. Le datazioni sono varie, ad esempio la strana forma circolare in alto a destra è stata datata a circa 15.000 anni. La sua immersione corrisponde quindi al ciclo presentato sopra. Gli altri ritrovamenti sono avvenuti in varie parti del pianeta, Baltico, Cuba, Giappone, Bermuda, ecc. Da notare lo scheletro di un gigante, che darebbe concretezza al ciclope dell' Odissea.





                      

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