mercoledì 9 marzo 2016

La Nuova Scienza dello Spirito: il significato della vita dell'uomo sulla Terra - parte terza


La Nuova Scienza dello Spirito


Il significato della vita dell'uomo 
sulla Terra

(parte terza)


Io non condivido questo termine perché per me è incompleto, perché una carica emotiva non esiste da sola. Esiste una carica mentale psico-emotiva; non esiste l’uno senza l’altro, a meno che non sia ‘amore incondizionato’. Ma l’amore incondizionato non è una carica.

Gli stati psico-emozionali 

Gli stati psico-emozionali che sono? Sono di due tipi: il primo tipo: sono subconsci, sono nascosti, istintivi. 

Cosa vuol dire?

Fate conto che io perda una persona: perdo un padre, perdo il partner, perdo il riferimento maschile esterno: il mio istinto, nell’esperienze successive mi porta a chiudere: divento brusco/a, fuggitivo/a, mi allontano, mi comporto in un modo che nemmeno me ne accorgo. 
Io posso dire a me stesso/a che sto bene. Non mi sento arrabbiato, non mi sento triste, ma ho degli atteggiamenti istintivi che sono più potenti di me, di cui io nemmeno sono consapevole che mi portano a chiudermi, ma io non lo so. Quindi nella prima fase la parte subconscia è molto potente, è molto forte; all’inizio il trauma è stato veramente forte che noi abbiamo un rifiuto, una chiusura potente; come uno che rimuove e quindi poi ha degli atteggiamenti istintivi. 

Poi c’è anche una parte che è conscia di emozioni o pensieri negativi. 

Facciamo un esempio: fate conto che io ho ricevuto una bastonata così potente che sono andato in una depressione fortissima perdendo il mio riferimento maschile esterno e passano dieci vite oppure anche dieci anni, perché sono molto bravo/a; sono riuscito in qualche modo a riprendermi e piano piano mi apro; vivo una nuova storia di coppia, oppure in un nuovo corpo con un altro padre e quindi non c’è solo l’atteggiamento istintivo di chiusura che poi pian piano si va calmando, mano a mano che passa il tempo, ma ci sono proprio degli strati emotivi e mentali che prendono possesso di me, in modo che io li vivo più o meno inconsciamente. 
Faccio un esempio concreto: fate conto che io viva la coppia e improvvisamente, siccome ho sempre perso un riferimento maschile, comincio a pensare quando esce di casa mio marito o mia moglie (anche la moglie può essere un riferimento maschile, non è una questione di sesso), comincio a sentire paura che gli/le succeda qualcosa, comincio a fare dei pensieri negativi, o a vedere le cose in modo alterato e comincio a pensare male, a fare dei pensieri grigi, cioè una visione alterata della realtà. 
Ecco: questo è un caso classico di stato psico-emozionale di angoscia, in questo caso, più consapevole, lo vivo proprio direttamente, che è la conseguenza di un trauma e che è uno degli aspetti che svegliano una forza interna disarmonica. 

Questa è la parte di pensiero, poi c’è la parte di emozione, cioè di astrale, per cui mi incavolo: divento violento, divento possessivo, oppure se sono di carattere più remissivo, magari tendo a reprimermi, tendo a sentirmi vittima, sento che mi manca l’aria, ecc. …Sono esempi, per farvi capire che non succede a tutti come esempi, ma è il principio, di come si muovono le cose dentro di noi. 

Il principio, quindi, è che quando si vive un trauma (il trauma determina nel nostro corpo causale un registro, una forza interna disarmonica), poi si hanno come conseguenza questi stati psico-emozionali: consapevoli e non consapevoli. 

Quindi tirando le somme: l’Essere umano, nella vita quotidiana, la persona qualunque, una persona di tutto rispetto, non per sminuire, che sta nell’ufficio o che fa un lavoro qualsiasi, ha una personalità, ha un modo di vivere che è dato da una somma di atteggiamenti istintivi; una somma di atteggiamenti istintivi non controllati, da una parte (quella inconscia) e dalla parte conscia di emozioni o pensieri invece espressi, magari esterni o interni (anche lì ci può essere una differenza, perché uno se li tiene dentro), che caratterizzano tutti gli aspetti della personalità e della vita di una persona. 
Il risultato di quello che noi siamo adesso è proprio il risultato di tanti processi come questi; tanti processi conoscitivi, tante peregrinazioni che noi stiamo facendo, abbiamo fatto, per imparare a manifestare un aspetto divino nella vita quotidiana. La vita quotidiana che, oltre ad essere fortemente influenzata da tutti questi aspetti interni che derivano da esperienze precedenti, è influenzata anche – ovviamente -  dai trauma e quindi dagli eventi che si ripetono; ci sono tantissimi filoni per ogni persona: c’è il maschile, c’è la maternità, ecc.
Ogni passo tiene una collocazione precisa in un piano dimensionale come in una densità. In fondo il mio Essere vuole solo manifestare una parte di sé. Tutto è partito da quello. 
Nel piano causale c’è un’inconsapevolezza, che poi si approfondisce a causa di una sperimentazione, si approfondisce sempre di più e un giorno diventerà consapevolezza, quindi diventerà un passo libero per il sole interiore che viene dai piani superiori. Quando io imparo a manifestare il Maschile nel modo solare, in un modo sano, in un modo costruttivo e mi viene veramente dal cuore, non faccio sforzo, qualcosa che proprio mi appartiene, allora a quel punto il passaggio è completo. Se viviamo il piano mentale-astrale che sono assimilabili in questo processo, perché un’emozione corrisponde sempre ad un pensiero, specie se si parla del desiderio, della pulsione… desiderio e pulsione è un desiderio emotivo; può essere un’infatuazione fisica, che viene sempre comunque dal piano astrale e mentale. E lo stesso per gli stati psico-emozionali: si realizzano sempre sul piano astrale-mentale; poi viviamo gli effetti di tutto questo nel piano fisico, ma il piano emotivo è questo!

Questa è più o meno una diagnosi di come è il processo evolutivo, cioè come accade che si crea una personalità, così come la sperimentiamo adesso e quali sono i vari processi. Col tempo, piano piano, un Essere della terza dimensione evolve e quindi tutto ciò che inizialmente era inconsapevole, tutte le nebbie, piano piano, tendono a diradarsi grazie all’arricchimento che uno ha, di esperienza in esperienza. Poi si continua a crescere anche dopo, anche quando non si ha più bisogno di vivere nella terza dimensione, allora si va a salire nella quarta, poi nella quinta, poi nella sesta e poi nella settima. Cioè, “il corpo di base” (quello fisico per noi oggi) cambia. Quando io evolvo nella quarta dimensione allora il mio “corpo di base” è il corpo astrale; non ho più un corpo fisico, ma lo posso ricostruire, se voglio, come fanno alcuni extraterrestri, come fanno gli Esseri di quinta e sesta dimensione che sono gli Arcangeli o deità cosmiche.

D. A quel punto si esce dalla dualità e quindi dalla relazione “maschile-femminile”?

R. Dalla quinta dimensione in poi.

D. Uno questo stato può raggiungerlo anche in terza?

R. Devi passare sempre dalla terza alla quarta; non puoi passare dalla terza alla quinta, a meno che non vieni accompagnato da qualcuno che è più evoluto e allora trasforma il tuo corpo e, per un tempo limitato, allora te lo permette; il passaggio dalla terza alla quinta, o perché già avviene dalla quinta e allora si può farlo, ma se si viene dal cammino naturale, devi passare dalla quarta; non è possibile che passi alla quinta, non è proprio possibile. I passaggi uno li deve attraversare. Si vede dai fatti, dalle opere, non dalla vibrazione; dalla vita quotidiana… Come sono nella vita quotidiana? Se ancora continuo a combattere con le stesse cose è già tanto se passo in quarta, figuriamoci in quinta! Però vabbè, il pianeta sta passando in quarta.

Abbiamo finito una parte. 

Dopo parlerò di come si lavora; parlerò un po’ del “lavoro interiore”, ma anche di altri tipi di tecniche, altri tipi di lavori che sono stati utilizzati, perché negli ultimi cento anni sono stati portati tantissimi percorsi dalla Fratellanza Bianca in modo da permettere a tutti in modo massivo di risvegliarsi, perché prima si poteva risvegliare soltanto uno che decideva di essere monaco e siccome in sette miliardi di persone i monaci sono veramente pochi e si tratta di un passaggio planetario, non è possibile chiedere a sette, otto miliardi di persone di farsi monaci, anche perché non nascerebbero figli, tra l’altro e, quindi, non evolverebbe il pianeta, per cui ci sono dei percorsi che permettono a più persone di qualunque estrazione, con qualunque tipo di vita, di evolvere e c’è proprio un piano della Gerarchia Cosmica, in cui ogni tipo di percorso ha un suo perché, ogni tipo di tecnica ha una sua funzione, che vale entro certi limiti e non in altri.

D. Quando avviene il salto dentro una persona che gli fa vivere la sua solarità, non più come benessere e tornaconto personale (esempio si cerca la moglie, mette su famiglia, ha il suo lavoro) e invece sente il richiamo dello Spirito ad una missione più elevata?

R. Allora: non c’è una risposta certa; dipende da persona a persona; normalmente l’essere umano, nella sua condizione di vita media e di grado culturale è piuttosto “sordo” e ha bisogno di parecchie, parecchie legnate, prima di arrivare ad esprimere questo aspetto in semplicità. Torniamo all’esempio della ricerca del maschile – che non vuol essere una regola generica, ma soltanto un esempio – inizialmente io cado nell’illusione di trovarlo in una persona esterna, dopodiché vivo un primo trauma e, a quel punto, siccome non faccio il lavoro spirituale dentro di me, il percorso prosegue… E allora succederà una seconda tranche di vite, di esperienze di vita dove quella solarità non la cerco più all’esterno, perché ormai sono ferito da quel punto di vista; c’è già un primo trauma e allora comincio a cercare il maschile con quella solarità, non all’esterno, ma all’interno di me, ma in un modo equivoco, cioè soggetto a un’idea esterna del maschile: un maschile forte, un maschile che controlla, un maschile che opprime, un maschile che esercita un potere e quindi inizia tutta la seconda fascia di vite successive, a una prima fascia di vite precedenti dove cercavo il maschile all’esterno; ora lo cerco in me, ma lo cerco in un modo equivoco: divento un capo autoritario, divento opprimente, non faccio respirare le persone, non permetto loro di esprimersi, perché io cerco di fare le cose bene, voglio che le cose vengano fatte in una certa maniera e mi preoccupo di ogni dettaglio e alla fine non faccio respirare le persone; sto manifestando sì il maschile, ma in un modo assolutamente disarmonico; quindi ho un secondo trauma. 
All’inizio riuscirò a vivere anche una vita o due in questo modo e non avrò nessuna ostilità, ma dopo, a un certo punto, arriva il redde rationem; se anche in quel caso non imparo la lezione e quindi non comincio a vedere dai segni, da tutte le crepe del muro, da tutte le cose che cominciano a non fluire che c’è qualcosa che non va, allora a quel punto vivrò un secondo trauma; quindi la gente mi lascerà da solo, mi ghettizzerà, comincerò a prendere una profonda avversione, una profonda rabbia, perché mi ero illuso di aver trovato quell’aspetto lì nell’esterno, ma ancora una volta non era il vero aspetto che era dentro di me. 
...E poi questa cosa può ancora continuare: se non lavoro dentro di me, se non c’è un processo di coscienza e non è qualcosa che non scatta dentro, sì scatta dentro; prima o poi prenderò coscienza, fra un milione di anni, però se non parte uno stimolo nel crescere questo processo è molto lento e quindi tende a peggiorare sempre di più. Si creano – sul piano causale – più ispessimenti; si possono creare più ispessimenti nel cuore destro, un altro nel braccio, quindi io esercito il potere all’esterno e un altro ancora, magari rinuncio a cercare la solarità in me e all’esterno; non ci credo più proprio e quindi comincerò a drogarmi, a diventare alcolizzato, fino a che non mi tolgo la vita e quindi vivo la rinuncia; vivo anche il karma che consegue la rinuncia, una volta che mi tolgo la vita.

Quindi, se uno fa il lavoro su di sé ha tutti gli strumenti per potersi accorgere che c’è qualcosa che non va, ancora prima del trauma. In effetti gli Esseri già di quarta dimensione o anche alcune persone di terza dimensione che stanno lavorando dentro di sé, se sono soggetti a una pulsione, sanno veramente lavorare dentro di sé, sì arrivano a prendere una tranvata, arrivano a vivere un malessere forte, a vivere certe esperienze, ma riescono a cogliere l’insegnamento, prima che si generi un trauma grave. In questo caso si può risalire direttamente all’insegnamento, ma solo se si fa un lavoro serio su se stessi, altrimenti non ce l’ho e comunque bisogna sperimentarla la pulsione, di lì non si scappa! Se uno non fa un lavoro su di sé reitera, finché prima o poi non imparerà. Si impara anche, ma ci vuole veramente tantissimo, tantissimo tempo.

D. Si può entrare nel piano Cristico?

R. Sì, si può entrare nel piano Cristico. Nel piano Cristico si entra attraverso molte tecniche di ascensione; si può entrare nel piano Cristico. Nella sesta dimensione si entra per davvero in uno stato di vacuità e in uno stato di estasi, di amore incondizionato, quando hai un’espansione di coscienza, un amore immenso che vivi dentro di te, un’esplosione di gioia che puoi vivere anche attraverso la meditazione, il respiro, la recita di un mantra, una danza sacra…, in miliardi di modi ascensionali diversi. 
Puoi accedere al livello Cristico pur mantenendo il tuo corpo fisico. Puoi anche accedervi nel momento in cui senti la missione, senti il tuo compito, ma non perché ti auto-convinci o te lo domandi in modo capriccioso ogni cinquanta secondi; quando proprio lo senti, allora tu contatti quella dimensione. Si sta in tutti i piani contemporaneamente, noi siamo esseri multidimensionali, è solo questione di essere svegli. Dipende quanto tu sei in grado di amare, di espandere, di amare l’Universo; allora ti si aprono degli spazi nuovi, se no, no. Sono iniziazioni che avvengono quando il grado di apertura, la taratura interna è pronta per viverle. Ci sono delle tecniche che guidano in questo. Tu puoi vivere contemporaneamente in più dimensioni allo stesso momento. Questa stanza la posso ‘vedere’ sia sul piano fisico, che su quello astrale, che su quello mentale, nello stesso momento. Posso invece abbandonare questo corpo, entrare in quel corpo specifico, quindi a quel punto sono su quel piano direttamente, in prima persona in una modalità più invasiva, che è l’uscita; però comunque anche in quel piano lì posso avere percezione di quello che accade negli altri piani, da sopra a sotto. Sono esperienze diverse; non ce n’è una unica.


Come si lavora su di sé?

Alcuni di voi   conoscono già il lavoro perché lavorano con me da tempo. Non posso spiegare tutto in modo esaustivo, ma cercherò di essere il più preciso possibile.
Col lavoro spirituale, che consente di poter lavorare completamente su quello che è il nostro percorso di espansione, di divenire coscienti attraverso l’esperienza umana, ha bisogno di passare almeno da tre punti: il primo punto è quello di vivere la VACUITA’, uno stato di espansione, di amore, di immensa pace, di immensa armonia; uno stato dove non sono presenti pensieri, emozioni, percezioni fisiche e nemmeno visioni. 

Quando si vive lo stato di vacuità, si accede al piano Cristico, quindi immaginate che nelle stanze sotto (questo è un palazzo di sette piani), dal quinto piano in poi è un casino, c’è un inferno incredibile, pieno di emozioni, pieno di casini: non trovo lavoro, ho problemi nella coppia, non funziona niente. All’inizio quello che fa una persona che è disperata, che non sa da che parte incominciare, impara delle tecniche, o anche con delle terapie che fa qualche Curandero, qualche guaritore che è in grado di farlo, riesce ad accelerare questo piano ed entrando in questo piano si distacca da tutto quello che è la bolgia o il casino della vita che sta vivendo, quindi, in pratica, va oltre e ritrova uno stacco che piano piano permette di ricostruire con calma, con pace, con serenità almeno uno strato di tranquillità, per poi veramente affrontare i problemi. 

Quindi all’inizio, la persona che viene da un trauma, da una situazione drammatica e non ce la fa subito a fare un lavoro di coscienza, come fa? 

All’inizio deve vivere comunque pace, serenità, calma, luce, deve proprio staccarsi da tutto, da tutti ed entrare in uno spazio bianco e in quello spazio fortificarsi, sentirsi a suo agio, cominciare a ricostituire quello strato di pace e di serenità che gli consente di lavorare, di poter fare i successivi lavori dentro di sé e quindi il primo passaggio, la prima tecnica che viene insegnata nel lavoro interiore è il respiro base, che aiuta in questo delicato processo, perché ci vuole un po’ per imparare poi a integrare e andare oltre, grazie all’integrazione. 

Questo è il primo aspetto; poi il secondo aspetto, una volta che uno riesce ad essere più calmo, più centrato, riesce a meditare per ore, a stare nel silenzio per ore, senza nessuna interferenza, allora a quel punto può incominciare ad affrontare quelli che sono gli stati psico-emozionali e quindi c’è una seconda tecnica che aiuta ad affrontare in modo costruttivo gli stati psico-emozionali, ma anche la parte delle emozioni e quindi abbiamo una seconda tecnica che ci assiste completamente quando si verificano questi stati psico-emozionali che sono gli effetti di un trauma e quindi in fondo c’è una ricerca autentica.

fine terza parte

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