venerdì 3 ottobre 2014

LA VITA CONSISTE NEL MORIRE (parte seconda)


La vita consiste 


nel morire

[...] Non consideratevi più un'entità fissa, e scoprirete la vera entità fissa, non illusoria, che è in voi, che voi siete: la Coscienza suprema. In questo gioco di morti e di nascite, che cos'è che stabilisce il legame, che cos'è che fa la continuità di queste forme incessantemente nate, che siano forme fisiche o forme più sottili, come pensieri ed emozioni? Che cosa fa sì che una donna dia vita a un'altra forma? Osservate! Utilizziamo il metodo antico, che non usava apparecchiature scientifiche, per esaminare ciò che possiamo vedere più facilmente, per poi proseguire con l'investigazione in modi via via più sottili. La scienza moderna ha proceduto con lo stesso metodo, non ha cominciato con la conoscenza dei protoni, degli elettroni e dei neutroni, ma con lo studio della materia così come i nostri cinque sensi ce la fanno inizialmente scoprire. Dopo essersi occupata delle molecole, poi degli atomi, ha affrontato la composizione stessa dell'atomo grazie a una visione sempre più penetrante. Prendiamo un esempio qualunque, basandoci su quel principio che conferma l'esperienza di tutti coloro che si sono impegnati su questo genere di via: le grandi leggi si rivelano dovunque le stesse e ciò che è vero a un livello è vero anche a un altro livello; una realtà materiale può essere l'immagine di una realtà spirituale, da cui l'uso dei simboli che sono, nella maggior parte delle tradizioni, i segni visibili di realtà di ordine superiore. In virtù di questa legge di correlazione, si capisce come, per comprendere la psicologia umana gli antichi si siano serviti dei quattro elementi di natura: fuoco, terra, aria, acqua, che hanno molte cose da dirci su noi stessi. C'è quindi, a differenti livelli di realtà, una trasposizione dei principi essenziali. Cerchiamo ciò che fa la continuità di questo cambiamento incessante con un esempio semplice: un uomo è nella stanza. L'uomo che è nella stanza sparisce per far posto a quello che è nel corridoio. Che cosa sottintende questa metamorfosi, questa 'andata via' e questa 'venuta'? Oppure: sono in un certo stato fisico e improvvisamente cambio, ad esempio per una contrazione muscolare; o mi trovo in un certo stato mentale ed ecco un pensiero che sorge, e mentalmente non sono più lo stesso; oppure qualcosa mi fa improvvisamente agitare, l'uomo calmo che ero qualche istante fa è sostituito da un uomo agitato: ero in un certo stato emotivo ed ecco che emotivamente sono un altro. 
Che cosa c'è dietro questo cambiamento? Tutto ciò che potete osservare si può esprimere con una semplice parola: 'desiderio'. Il desiderio, al singolare, che si manifesta sotto la forma di tutti i desideri al plurale. Se non ci fosse il desiderio, non ci sarebbe cambiamento. Questa continuità di morti e nascite, di sparizioni e apparizioni, è l'espressione del desiderio. Se avete seguito ciò che ho detto fino ad ora, possiamo fare un passo oltre. Perché l'uomo ha lasciato la stanza per andare nel corridoio? Perché è stato mosso da un desiderio. Non sappiamo quale desiderio, ma è un desiderio che lo ha fatto muovere; quello di andare a passeggio, quello di andare in ufficio, quello di scendere a comprare il giornale o quello di andare da suo figlio malato nella stanza accanto per controllare che tutto vada bene...
Dovunque e sempre troverete il desiderio. Alcune forme di desiderio vi saranno comprensibili immediatamente perché la vostra richiesta è manifesta; altre dapprima vi sembreranno meno evidenti, a causa della loro complessità. E tuttavia non c'è altro che il desiderio che muove qquesto universo. Comprendetelo metafisicamente, ontologicamente o psicologicamente, considerate che si tratta di una realtà del tutto concreta o semplicemente di un principio filosofico. Le Upanishad dicono: "L'Uno prova il desiderio di divenire molteplice".
Prima cosa: desiderio. Seconda cosa: cambiamento. C'è un desiderio nell'infinitamente piccolo come nell'infinitamente grande: un desiderio biologico a livello delle cellule, un desiderio fisiologico. C'è anche un desiderio planetario dal momento che c'è manifestazione nel mondo delle forme grossolane o sottili. Se non ci fosse il desiderio, il flusso incessante del samsara cesserebbe. Potete considerare il mondo come l'espressione del desiderio di Dio. Il desiderio crea la Manifestazione, è il desiderio che perpetua questo movimento di incessante cambiamento, è il desiderio che vi fa nascere, ed è sempre il desiderio che continuerà dopo la vostra morte.
Se ammettete che l'idea secondo cui non c'è niente dopo la morte ha qualcosa di assurdo, in quanto contraddice tutta la legge universale, se ammettete che un'altra coscienza apparirà nel momento in cui sparirà quella in cui vi trovate per lo stato civile, sappiate che è il desiderio che perpetuerà questa corrente di forme evanescenti. Esso muove la ruota del mondo. Se il desiderio cessasse, la manifestazione nella forma si arresterebbe. Sussisterebbe solo la Coscienza, assoluta, infinita, eterna, quella a cui si accede nelle meditazioni più profonde o negli stati detti tecnicamente samadhi.

La vostra incarnazione è dovuta al vostro desiderio di nascere. Se conoscete qualcosa dei 'samskara delle vite anteriori', sapete del desiderio che avete portato con voi nascendo e che ha condotto la vostra vita in direzioni più o meno armoniose o caotiche, felici o dolorose. E finché il desiderio durerà, il desiderio avrà bisogno di forme per esprimersi. Il desiderio in se stesso cesserà e non sarà più necessaria una forma umana per soddisfarlo solo raggiungendo il compimento totale, sintetizzato da queste parole di Swamiji: "Ho fatto quello che dovevo fare, ho ricevuto quello che dovevo ricevere, ho dato quello che dovevo dare". 
Certo, se vi limitate ad ascoltarmi, buona parte di ciò che dico può sembrare una serie di affermazioni magari interessanti, ma in conclusione piuttosto gratuite. Sta a voi provarle, verificare in tutta certezza la loro portata attraverso lo studio delle forme intorno a voi, e soprattutto attraverso lo studio di voi stessi, perché voi siete un riassunto dell'universo. Cosa sapete del corpo sottile di un albero? Non molto! Ma del vostro, sì. Potete veramente avere coscienza del gioco degli elettroni nel libro che tenete in mano? No! Ma del gioco della coscienza e delle forme assunte dalla coscienza in voi, sì. E quando comincerete a cercare in voi stessi per conoscervi, troverete il desiderio.
Poco a poco, cercate di scoprire dietro i desideri al plurale il desiderio al singolare, il DESIDERIO, nel relativo. Non parlo dell'atman, del 'non-nato, non-fatto, non-divenuto, non-composto'. Parlo del mondo fenomenico, del mondo manifestato, la cui apparente continuità ha come substrato il desiderio. I desideri non cessano mai di cambiare, ma il Desiderio resta fisso. E se volete capire qualcosa di quell'energia infinita racchiusa in un seme, che produrrà un albero, che a sua volta produrrà migliaia di semi che potranno generare migliaia di alberi se le condizioni lo permettessero, se volete comprendere questa energia infinita, cercate di vederla come 'desiderio'.
Molti insegnamenti spirituali non vi dicono dove posare il piede per fare il primo passo: pare che il Cammino cominci sempre duecento metri più avanti rispetto a dove ci troviamo. Qui avete un collegamento per fare quel primo passo. 'Desiderio' è la parola chiave di tutta la saggezza, perché è a partire dal desiderio che il non-manifestato, l'assoluto, si manifesta, e che la parola stessa 'desiderio' possiede un senso così concreto per voi. I due temi di questo capitolo sono strettamente legati. 

Quando siete in meditazione, se non si tiene conto per un momento del metabolismo e dell'invecchiamento, siete immobili e silenziosi, ben fermi a voi stessi. Che cos'è che mette fine al vostro stato di meditazione, di rilassamento muscolare, di silenzio dei pensieri, di pace del cuore? E' il sorgere di un qualunque desiderio, magari il desiderio di andare nella stanza accanto.
Il desiderio è per prima cosa legato al corpo. I desideri cominciano col corpo sotto forma di bisogni. "L'uomo che era nella stanza è morto, quello che è nel corridoio è appena nato", perché ha provato un bisogno fisiologico, il bisogno di orinare, o di bere un bicchiere d'acqua o di uscire a prendere aria se la stanza è piena di fumo. Queste necessità fisiologiche corrispondono a un desiderio del corpo fisico. Se non ci fosse un corpo non ci sarebbe bisogno di aria pura o di fare pipì.
Certe meditazioni permettono di intravedere una coscienza sempre più libera dal corpo. Possiamo considerare una coscienza del tutto indipendente dal corpo? Quando moriamo, il nostro corpo non sparisce d'improvviso. si trasforma, magari nella sostanza dei vermi che brulicano in una bara; i vermi che si nutrono di un cadavere producono la metamorfosi del cadavere in vermi. Ma cosa diventa la coscienza di essere? abbiamo visto come sarebbe davvero strano se sparisse senza che nulla prendesse il suo posto, perché la legge universale mostra che  ogni sparizione genera un'apparizione, e viceversa. Possiamo immaginare o supporre una coscienza senza corpo? sì. Tutti gli insegnamenti tradizionali lo affermano.
Ma bisogna considerare anche il corpo sottile composto dall'insieme dei desideri. esso sussiste dopo la morte e prende precisamente la forma di un desiderio che avrà bisogno di perpetuare il gioco morte-nascita per essere soddisfatto, sia che si tratti chiaramente del desiderio sotto una forma sottile (come può essere il credere in un inferno, un purgatorio, un paradiso o in uno stato intermedio), sia che si tratti di una nuova nascita.
In altre parole: non scoprirete che due realtà in questo mondo, dove tutto è continuamente mutevole ed evanescente, dunque irreale. Una è la Coscienza pura, la Vita eterna, l'Atman, la Natura-di-Buddha, che non conosce nascita né morte, che non ha bisogno di nascere n di morire. Che E'. L'altra è il Desiderio, che è sotteso a tutte le forme passeggere e che orienta il loro succedersi. Ciò che chiamiamo causalità è riconducibile al desiderio. La successione delle forme, fisiche o sottili che siano, non è che l'espressione del desiderio, di un desiderio particolare. 


Arnaud DesjardinsLa via del cuore, Ubaldini editore, Roma, 2001, pp. 198-201.










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