La via semplice
Ho scelto di percorrere la via della semplicità; ho scelto di battere strade sterrate, il più possibile lontane dal clamore degli umani e questo l'ho fatto non per fuggire dal mondo, ma per concedermi il tempo e il cuore di amarlo, guardandolo apparentemente da lontano, in realtà per guarirlo e concedergli pace più da vicino di quanto potrei fare se vi fossi ancora completamente immerso.
Non arrivi a questo proponimento se fin da giovane non senti battere il cuore di fronte al proscenio del mondo che ti si para davanti in tutte le sue sfaccettature: quando ti sentivi rapito dalla bellezza e dalla passione per una donna che ti struggeva il cuore fino a farlo fermare; quando conquistavi una meta ardita superando tutte le tue paure, quando stavi ore al pianoforte, godendo della musica che suonavi; quando condividevi con gli amici momenti di svago e di divertimento assoluto.
E poi tutte le disillusioni, la fatica di esistere, l'accettazione di una realtà così distante da te e dai tuoi sogni, la rabbia e la frustrazione per non sentirti ricambiare l'amore, per non sentirti riconosciuto, visto, accolto; la scoperta di un mondo che gira le spalle a chi è nel bisogno, che giudica con sprezzo il diverso da sé, che tace di fronte all'ingiustizia, che si omologa alla maggioranza supina alle convenzioni sociali, che ha sempre bisogno di papà e mamma, riprodotti all'infinito ora nella scuola, ora nell'autorità dello Stato, attraverso le sue leggi, i suoi diktat, di un'umanità che ha sempre necessità di un cane pastore che la guidi e l'ammaestri.
La vita che scorre e gli anni che passano non possono obnutilare tuttavia una coscienza desta, interrogativa, dubbiosa, aperta, solidale, capace di empatia e desiderosa di condividere la gioia dell'esistere, il dramma dell'esistere, la noia dell'esistere coi propri simili.
Esiste una nota, un colore, una vibrazione persistente, duratura, eterna che ci rende unici e che rappresenta il nocciolo dello Spirito che ci anima. Come il legno che invecchiando matura e si stagiona, offrendo di sé le più nobili qualità sostanziali ed estetiche, così in noi il tempo che passa affina la coscienza che ci inabita aggiungendo sfumature e nuovi colori attorno al nucleo fisso e costante che di vita in vita accresce, integra e affina la propria determinata funzione in relazione a tutte le contaminazioni necessarie che l'universo con tutte le sue creature apporta per il raggiungimento di rinnovate consapevolezze.
Ecco perché il bisogno di tornare alla "via semplice" assomiglia alla stagionatura del legno: rimanendo nel silenzio, dà voce al canto dell'anima. Lontano dalla complessità e dai rumori del mondo, l'anima ritrova il senso delle stagioni della vita; rivive ogni passo sudato come ogni pietra preziosa che adorna la corona che pone a se stessa sul capo.
Natura madre mi assiste, mi coccola, mi cura, mi sferza, mi affatica, mi ricorda la mia fragilità di fronte alla sua potente e invincibile energia.
Da poco ho scoperto la bellezza di tagliare l'erba con la falce: questo strumento altamente tecnologico, che parla della saggezza degli antichi, pulito, ecologico ed economicissimo, mi permette di danzare con il corpo, accompagnando il suono della lama sui fili d'erba ai miei pensieri o semplicemente riuscendo a farne il vuoto.
Appoggiare i piccoli semi sulla terra ricoprendola del soffice fieno tratto dalla stessa erba tagliata dei nostri prati accende in me una tenerezza infinita per il miracolo della vita e della morte che sempre si avvicendano nel corso ciclico della creazione. Attendere il momento della germinazione, accompagnare la loro crescita nell'orto elementare diventa un onore per me e un regalo immenso che Madre ci fa ogni volta che attingiamo forza e vigore dai suoi frutti.
La dolce primavera partorisce la magnificenza dei suoi fiori colorati, mentre la calda estate irrompe trasformando la delicata bellezza del quadro fiorito che ci avvolge, nella sostanza zuccherina di cospicui e meravigliosi frutti.
Autunno e inverno raccolgono il cuore e i sentimenti tra le mura domestiche, riscaldate dal crepitìo della legna che brucia nella stufa, concedendo il riposo e favorendo la meditazione, insieme alle letture, allo studio del manuale di Permacultura, di Maestri dello Spirito e alla relazione amorosa con la mia dolce compagna.
La via semplice, percorsa da Francesco di Assisi, da Gandhi, da Sri Aurobindo, da Anandamayi Ma, da Lahiri Mahasaya, da Lorenzo Milani e da tanti altri "cercatori" della Verità che hanno calpestato le vie di questo mondo, ci hanno lasciato la mappa che conduce alla sapienza del cuore, all'umiltà (la cui radice della parola viene da "humus", lo spirito fecondo della terra che crea e nutre) e alla saggezza.
Essere testimonianza di autenticità in alleanza con la natura e con gli esseri che la popolano, visibili ed invisibili, offre l'opportunità a chi percorre questa via di ricongiungersi in modo più fluido all'unità primigenia, sentendosi parte individua della creazione, ma in comunione con tutti gli esseri, animati e inanimati.
Mi rimase impressa una scena tratta dal film di Liliana Cavani su San Francesco (interpretato da Mickey Rourke) quando nella piana di Santa Maria degli Angeli, in occasione del grande raduno che vide partecipare circa cinquemila frati provenienti da tutta Europa (30 maggio 1221 - il Capitolo delle Stuoie) il santo di Assisi rinunciò alla guida dell'Ordine delegando a Superiore generale uno dei suoi primi compagni, Pietro Cattani; alla richiesta impellente di istruzioni da parte dei frati sul come comportarsi di fronte alle tante sfide che la sua difficile regola imponeva, Francesco, stesosi a terra stropicciandosi gli occhi con erba e terra rispose: "Silenzio. impariamo dai sassi"!
Seguire la via semplice non significa dunque rinunciare alla vita, ma anzi saperne cogliere il senso più profondo, accettandone tutte le sfumature che la natura insegna a riconoscere; essere ricettivi, integrando tutte le sfide (il femminile) e saper agire a tempo debito, imparando dai cicli di natura in concerto con i suoi ritmi e non coi propri capricci o il proprio "sentire" (il maschile).
In questa epoca storica di passaggio può voler dire prepararsi a lasciar andare il superfluo, a staccarsi da tutti quei condizionamenti e da quelle abitudini che più non rispondono ai bisogni dell'anima che geme. Cari lettori e lettrici, amici e compagni di viaggio, abbiate fiducia in voi stessi, sperimentate nuove vie se quelle vecchie non vi appartengono più e ruotate con i cicli del tempo, lasciatevi portare dal flusso delle stagioni della vita con arrendevolezza e fiducia. Siamo sostenuti dall'energia cosmica, siamo sospesi nello spazio infinito su questo piccolo pianeta azzurro che ruota attorno al suo sole. Come può accaderci qualcosa di male, se solo cominciamo a sentirci parte del suo respiro?
Dinaweh
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