lunedì 31 agosto 2020

LA PORTA D'ORO - VIVERE LA PROSPERITA' IN UN PERIODO DI CRISI - TECNICHE DEL LATO OSCURO - PARTE 1 - Salvatore Brizzi

 

Voglio qui dar seguito ad una serie di scritti tratti da una conferenza di Salvatore Brizzi che ho trovato sul web. 

Nonostante la conferenza risalga al 13 aprile 2020, ho ritenuto comunque interessante seguire il ragionamento del nostro relatore sul significato recondito che sta dietro tutte le manovre messe in atto dai governi in questo periodo di crisi "epidemiologica", ma soprattutto democratica, lesiva della libertà di scelta individuale e del primato della coscienza su tutti i fronti: politico, sanitario e culturale. A questa seguiranno altre tre parti, in modo da non appesantire troppo la lettura e stancare il lettore. 


Dinaweh

  

LA PORTA D'ORO

VIVERE LA PROSPERITA' IN UN PERIODO DI CRISI



TECNICHE DEL LATO OSCURO

(Parte prima)

SALVATORE BRIZZI


Lunedì 13 aprile 2020

Alcuni mesi fa, nei piani alti del Lato Oscuro si è deciso di dare un'importante accelerata ad un processo che è già in atto da alcuni decenni nella sua fase terminale. Tale fase terminale [...] va dal 1975 al 2025, dopodiché potrà avvenire una lenta, progressiva risalita. Questa è la fase terminale d'un ciclo più vasto che prevede l'avvicendamento delle ere (Pesci e Aquario si sovrappongono per 50 anni, creando una sorta di "terra di mezzo").

Tale fase consentirà alla cosidetta "speciazione" di aver luogo. Ciò significa che chi vibra con l'era entrante dell'Aquario si sentirà in futuro sempre più diverso e £fuori sincrono" rispetto al resto della massa, la quale invece prenderà in modo decisivo la via della sottomissione totale al Sistema. La paura - e la conseguente richiesta di maggior sicurezza - segnerà per molti la condanna alla psico-prigionia. 

Alcuni mesi fa, dicevamo, 12 maghi neri (gli Apostoli Neri) hanno creato una forma-pensiero - una cappa oscura che adesso aleggia nei piani astrale e mentale del pianeta - con lo scopo di sferrare un attacco all'umanità sul piano psicologico e spirituale. Ricordiamo che il loro scopo non è distruggere gli esseri umani (a chi gioverebbe?), bensì creare degli schiavi obbedienti da sfruttare sul piano energetico come "batterie organiche". Resta il fatto che uno dei loro obiettivi sia ridurre la popolazione che non è produttiva e rappresenta unicamente un costo: gli anziani soprattutto.

Questi maghi neri sono degli iniziati che si sono votati al Lato Oscuro e che quindi prendono ordini da - e canalizzano - entità che si trovano su altri piani. Per maggiori informazioni leggete la sezione IV del libro La porta del Mago. Quando essi creano delle forme-pensiero, queste hanno poi un comportamento meccanico che si sviluppa a cascata su tutti gli ambiti della vita umana. Le conseguenze sono quindi meccaniche, non volontarie. Per esempio, tutti i personaggi in vista dello sport e dello spettacolo cominciano all'unisono a invitare le persone a stare a casa oppure indossano la mascherina a scopo dimostrativo, anche se si trovano a casa da soli.

Spesso mi ponete la domanda: "Ma Brizzi, secondo te i grandi finanzieri e i politici sono consapevoli di quello che fanno e del perché lo fanno?" La risposta a questa domanda è no. Uno come Conte è davvero convinto di essere nel mezzo di una pandemia e di aver scelto la soluzione migliore per salvare gli Italiani. I virologi da parte loro sono convinti di stare esprimendo pareri oggettivamente scientifici e in buona fede. I giornalisti che creano i servizi "terrorizzanti" e nostrano bare che si spostano da una città all'altra, sono convinti che incrementando la paura collettiva stiano facendo qualcosa per aiutare i cittadini.

D'altra parte, non tutti i politici, non tutti gli scienziati, i giornalisti o gli artisti sono adatti a canalizzare una certa forma-pensiero. L'energia della forma-pensiero segue le linee di minor resistenza ed entra quindi in risonanza con chi è più predisposto per esprimere quell'energia, cioè chi aderisce meccanicamente al pensiero collettivo. tali personaggi, senza nemmeno rendersene conto si ritroveranno ad agire in maniera naturale in perfetto accordo con la forma-pensiero dilagante... e faranno di tutto per difenderla.

Nessuno di loro è "cattivo" nel senso comunemente inteso del termine, mentre ognuno di loro è "cattivo" nel senso reale del termine: dal latino captivus = prigioniero, deriv. di capĕre = prendere; il significato odierno ha avuto origine dalla locuzione del lat. crist. captivus diabŏli = prigioniero del diavolo. Mai significato fu più azzeccato.

La finalità del Lato Oscuro è sempre quella di creare addormentamento e sottomissione. Il loro traguardo finale è ottenere una sorta di stato semi-ipnotico all'interno del quale gli esseri umani si limitano ad obbedire, passando da una situazione d'emergenza all'altra e da una paura all'altra, perennemente storditi da eclatanti vicende esteriori che catturano la loro totale attenzione. Come dico in La Porta del Mago, per loro siamo ancora ciò che siamo sempre stati nel corso dei passati millenni: mucche da mungere. Siamo sempre stati privi di una reale libertà... se non quella di RISVEGLIARCI INTERIORMENTE, grazie agli insegnamenti che la Fratellanza di Shamballa riesce periodicamente a diffondere sulla Terra per mezzo dei suoi inviati. Tenete conto del fatto che in queste occasioni il Lato Oscuro interviene immediatamente per tentare di stravolgere e corrompere tali insegnamenti.

L'essere umano, che viene fatto entrare in maniera progressiva in questo stato di istupidimento, a un certo punto non desidera neanche più la libertà in quanto non sa più cosa significa. Il cittadino medio di oggi dichiarerebbe anche sotto tortura di essere libero e di vivere all'interno di una democrazia. L'idea infantile di cosa è una dittatura che viene trasmessa a scuola, fa sì che tutto ciò che non somiglia alle dittature del secolo scorso venga considerato democrazia.

Basterebbe utilizzare il piano mentale ad un livello poco sopra l'ordinario per realizzare che viviamo già in una dittatura dove alle masse viene letteralmente ordinato... non tanto cosa  fare, quanto cosa pensare, cosicché il fare sarà poi unicamente una diretta conseguenza del pensare. Se lo show mediatico ti ripete che è in corso una pandemia che fa centinaia di vittime ogni giorno, allora sarai tu stesso a chiedere maggiori restrizioni della libertà e più controlli da parte di polizia ed esercito. Se lo show mediatico ti convince che il morbillo fa migliaia di morti, allora sarai tu stesso a volere il vaccino per i tuoi figli e chiederai che diventi obbligatorio anche per i figli degli altri. Lo spauracchio di un fantomatico ritorno di un despota cattivo, serve proprio a trattenerci nella dittatura reale. E questo è il senso dell'attuale anti-fascismo di stampo mediatico.

Gli Apostoli Neri sono stati come sempre geniali. Hanno tutto il mio rispetto e la mia ammirazione: concentrati, focalizzati sull'obiettivo, con un'ottima gestione dell'apparato psicofisico e capaci di reagire rapidamente alle mosse dell'avversario (la gerarchia di Shamballa). Esattamente il contrario di chi bazzica nell'ambiente della spiritualità!

In questa occasione hanno superato se stessi. Questa forma-pensiero è basata sul "distanziamento sociale". Le indicazioni fondamentali - quelle che vengono impartite con più insistenza dai media - riguardano infatti il non uscire di casa, non avere rapporti ravvicinati e, soprattutto, non toccarsi. Il punto è che abbracciarsi o potersi almeno dare la mano è energeticamente fondamentale per un essere umano. Soprattutto i bambini hanno un bisogno fisiologico di toccare altri bambini, in particolare nei primissimi anni di vita. I bambini giocando si toccano in continuazione, perché in questo modo si scambiano informazioni sui piani sottili che servono a una crescita più rapida. E' risaputo persino dalla scienza profana che in bambino tenuto lontano dai suoi coetanei per un certo periodo di tempo sviluppa dei ritardi nelle capacità mentali, emotive e addirittura fisiche, il che da adulto gli consentirà di svolgere unicamente mestieri come il presidente di una Regione o il giornalista de La Repubblica.

Cosa accade a un bambino al quale non viene permesso di giocare e avere rapporti ravvicinati con altri bambini per... per quanto? Impossibile stabilire per quanto tempo ancora. Sicuramente per i prossimi 4 mesi. E due mesi sono già passati. Beh... cosa accade lo scopriremo in futuro, quando questa generazione sarà cresciuta. Il Lato Oscuro ovviamente lo sa già, perché non si muove mai a caso, ma sempre solo per ottenere risultati precisi nella psiche umana, agendo sul breve, medio e lungo termine. L 'ADDORMENTAMENTO DELLA COSCIENZA E IL DOMINIO DELLA PSICHE UMANA SONO I VERI OBIETTIVI guerre, crisi economiche e virus sono solo dei mezzi. Non è mai in gioco l'aspetto fisico, bensì quello psicologico e animico, per cui se nel trovare delle soluzioni ci focalizziamo unicamente sull'aspetto fisico (salvare i corpi a tutti i costi) ignorando le modificazioni psicologiche che stanno avvenendo nella società, facciamo esattamente il loro gioco.

 

IL FENOMENO DEGLI ORTI COLLETTIVI: L'ORTO COLLETTIVO DI GENOVA, IL PIU' GRANDE D'EUROPA


 IL FENOMENO DEGLI ORTI COLLETTIVI



L'ORTO COLLETTIVO DI GENOVA,

IL PIU' GRANDE D'EUROPA


L'orto collettivo più grande d'Europa è quello di Genova. Genova ospita l'orto urbano collettivo più grande d'Europa, un progetto che in pochissimo tempo ha fatto innamorare tutta la città. Merito del Comitato 4 valli che nel 2015 ha intrapreso questa iniziativa dopo aver ricevuto in concessione 7 ettari di terreno abbandonato nella zona tra Campi e Coronata, di proprietà del gruppo Lavazza, lasciato in comodato d'uso gratuito: un suolo scosceso, ricoperto da un bosco spontaneo nato da decenni di abbandono.

Questo ambiente collinare lasciato a se stesso da decenni è stato bonificato e restituito alla città e oggi più di 300 persone collaborano spalla a spalla per coltivare e realizzare i terrazzamenti nascosti tra la boscaglia.

Il Comitato 4 valli decise di recuperare l'ambiente che in passato Stendhal decantò per la produzione del vino Bianchetta, con un intervento di ingegneria naturalistica capace di limitare le frane e di rendere produttivo il terreno; il tutto all'insegna della solidarietà e dell'amore per la città e la natura.



Sin dall'inizio, i volontari che si sono dati da fare nell'impresa sono stati tantissimi, molto più di quanto ci si aspettasse. Sono state 300 le persone che si sono messe all'opera gratuitamente per realizzare quel che molti avevano solo sognato. Sotto la guida di Andrea Pescino, una vita da ingegnere alle spalle, i volontari hanno cominciato con l'abbattimento degli alberi pericolanti, preservando la legna per i lavori di terrazzamento, in modo da realizzare piani coltivabili a fasce da gestire comodamente in piedi. Non solo, grazie alle competenze di Andrea, è stato realizzato un sistema di canalizzazioni sull'esempio di quelle che furono le sistemazioni idriche dell'antica Mesopotamia. Vasche e corsi d'acqua che permettono di irrigare le zone coltivate, ma anche di trattenere e conservare l'acqua in eccesso per utilizzarla quando serve.

Il tutto su terrazzamenti creati utilizzando solamente il materiale vivo trovato nella boscaglia.


Lavorare tutti e lavorare meno, possibilmente a piedi nudi



L'orto collettivo è uno spazio aperto a tutti, e proprio tutti possono portare a casa un cesto di verdura con qualche ora di lavoro a settimana, perché "qui la terra è di chi la lavora", proprio come suggeriva una vecchia canzone.

Nell'orto collettivo , a differenza di moltissime altre esperienze di condivisione attiva, lo spazio è di chi lo coltiva e non è diviso in parcelle, bensì è condiviso in tutto e per tutto. E quando qualcuno non può portare avanti le proprie mansioni, c'è sempre qualcun'altro pronto a sostituirlo senza nemmeno che serva a domandare: l'orto nel bosco è di tutti e tutti se ne prendono cura, sempre con il sorriso sulle labbra.

E con tutti, intendiamo proprio con tutti, nessuno sta con le mani in mano: se l'essere umano coltiva gli ortaggi, le galline regalano quotidianamente le loro uova, protette dai gatti che controllano la zona 24 ore su 24, scongiurando la presenza di topi e contrastando i predatori che fiutano il pollame. La grande partecipazione e lo spirito che si è andato a formare attorno all'iniziativa sono il vero e proprio motore, valori che hanno permesso al gruppo di realizzare oltre all'orto anche un'aula all'aperto e un teatro in cui poter svolgere moltissime attività, rivolte a giovani e meno giovani.

Così, lungo le pendici collinari si possono vedere scolaresche impegnate a divertirsi "nel bosco a pè": un percorso nella vegetazione da compiere a piedi nudi lungo sentieri composti da frasche, fango o pigne; un'attività che permette di scoprire il contatto attivo con la natura.

Le iniziative rivolte alla città sono molte e hanno attirato moltissima gente, ma sono le numerose proposte di integrazione sociale che rendono ancor più speciale questo orto.


L'integrazione passa per un percorso di studi e un vitigno antico da recuperare



Le attività verdi nel bosco tra Coronata e Campi sono d'esempio e a breve si pensa che possano essere replicate in altre zone marginali della città, sempre e solo grazie a volontari, meglio se bisognosi.
Ed è proprio in questo contesto che l'Orto collettivo di Genova ha svolto un'azione a dir poco importante: le attività pratiche vengono affidate a chi ha più bisogno, coloro che solitamente vengono iscritti nelle "classi deboli" della società.

Uno degli obiettivi dell'Orto collettivo è proprio essere solidali e aiutare il prossimo e, in un periodo storico come questo, in cui accoglienza e immigrazione sembrano correre su binari diversi, le attività di inclusione attiva messe in atto da questo gruppo sembrano proprio andare controcorrente. 

Come è accaduto agli orti didattici di comunità di Castelnuovo Bocca d'Adda, anche qui a Genova gli immigrati hanno la possibilità di mettersi in gioco in prima persona con lavori pratici, nozioni e competenze che acquisiscono e utilizzano per sé e per gli altri, portando avanti per primi lo spirito che caratterizza l'iniziativa.
Nei mesi scorsi molti di loro hanno conseguito il diploma di "costruttori di paesaggio", proprio grazie alle ore passate a lavorare a contatto con la terra.
Questo è il vero significato di integrazione ed è un piacere sapere che i ragazzi sono impegnati a vangare e zappare anche fuori dai confini del bosco-orto: chi ha un terreno ma non riesce più a seguirlo, può adottare un contadino a domicilio, pronto a coltivare le verdure in cambio di un'offerta. Ed è così che i ragazzi provenienti dalle zone difficili del mondo riescono a conquistarsi la fiducia e l'affetto dei Genovesi, si integrano nel tessuto sociale del quartiere e possono dimostrare a tutti quanto siano un valore aggiunto per la società.

E c'è una soluzione anche per i più pigri, chi non può proprio dare una mano, può sovvenzionare le attività dell'Orto collettivo di Genova e ricevere ogni settimana una cesta di verdura di stagione e delle uova a chilometro zero.

A proposito delle tecniche di coltivazione, gli ortaggi coltivati qui non sono biologici, ma naturali. Ciò significa che, a differenza della coltura bio, in questo orto le piante non vengono mai e poi mai a contatto con agenti chimici: in ambiente spontaneo le piante, verdure comprese, riescono a trovare un equilibrio tra loro e crescono sane e produttive senza alcuno sforzo, o quasi, del coltivatore.

Cos'altro? Sì, negli ultimi tempi si sono proposti di riportare alla luce un antico vitigno, il Bianchetto Genovese. Hanno cominciato seguendo 500 piante e sono pronti a produrre la Bianchetta, un vino rinomato che a Ponenteha acquisito la certificazione DOP con il nome di "Val Polcevera".

Qui a Genova le idee non mancano mai e le iniziative si susseguono una dietro l'altra a ritmo vertiginoso. Non possiamo allora che invitarvi all'orto. Andrea e Valentina, la presidentessa dell'associazione saranno felicissimi di accogliervi e di accompagnavi tra alneri, ortaggi e sorrisi amici.



Foto: Orto Collettivo di Genova



sabato 29 agosto 2020

GRANDE MANIFESTAZIONE DI POPOLI UNITI CONTRO LA DITTATURA A BERLINO

GRANDE MANIFESTAZIONE DI POPOLI

UNITI CONTRO 

LA DITTATURA 



Berlino vieta le manifestazioni dei negazionisti del ...


A BERLINO


Il Popolo tedesco non ci sta! Insieme a loro, tutti gli Europei (ci sono anche bandiere degli Stati Uniti d'America) liberi e liberati dicono NO alla dittatura sanitaria intrapresa dai Globalisti del Nuovo Ordine Mondiale. Altro che "negazionisti" o "di destra"! 

La neo-lingua impone la mistificazione del linguaggio per etichettare il libero pensiero con il rovesciamento del significato delle parole.

Il tentativo di impedire la manifestazione di oggi a Berlino è fallito, grazie anche all'intervento e al sostegno degli eserciti alleati che hanno vinto la guerra per far cadere questo governo. Forse oggi ci sarà finalmente la firma del Trattato di pace con la Germania, che non era mai stato stipulato, dopo la fine della guerra!

A quel punto la Germania federale crollerà e con lei tutto il castello criminale dell'Europa! Sosteniamo con tutto il nostro affetto e il nostro cuore la manifestazione di oggi!

Guardate i visi dei pericolosissimi manifestanti di destra, negazionisti e fascisti! 

Sono talmente ridicoli i giornalai di regime, che viene persino da sorridere di fronte a tutte le loro bugie! Faranno finta di non aver udito nessuna voce, di non aver visto alcuna bandiera, di sminuire e infangare l'onestà e il coraggio della verità in milioni di persone scese per le strade d'Europa!? 

Lo faranno, ma sarà la storia a cancellarli e la voglia di libertà dei popoli a smascherarli. Non credano di poter durare a lungo questi governi criminali e impostori e soprattutto chi li foraggia, li fomenta e li sostiene!   

https://youtu.be/MONa8dRYs0I





https://youtu.be/GiBcDOBwizo




LONDON NOW

⇩ 

https://youtu.be/1Tgx7W-aqfk

parla David Icke dal palco 
di Trafalgar Square 

https://youtu.be/sScuD-nTlPA

Manifestazioni a Zurigo e Londra



I LIBERI LIGURI

 

I    L I B E R I     L I G U R I 


 

Divisi in tre caste principali (la milizia, gli sciamani e la popolazione produttiva) erano raggruppati in tribù urbanizzate (pagu) collegate tra loro da legami di parentele e condotte ciascuna da un re (rix). I Liguri possedevano uno spiccato spirito egualitario e, a parte il condottiero, la restante popolazione non si poneva in contrasto con differenze di privilegi. 

Il senso dell'ospitalità era sacro, da come raccontano nell'epopea di Massalia i Greci nell'invito che il re Ligure Nanno rivolge ai nuovi venuti, i Focesi Simos e Protis.

La scelta dello sposo da parte delle donne, nel corso di una cerimonia e di un apposito banchetto, rivela informazioni preziose sull'emancipazione femminile. A tal proposito, sempre Diodoro Siculo nel I secolo a.C. scrive che le donne prendono parte ai lavori di fatica accanto agli uomini. Narrazioni di Tacito, presenti nelle Historiae, ma anche di Strabone, raccontano di coraggiose donne dedite al lavoro. 



Si presentavano in battaglia seminudi o nudi per mostrarsi il più possibile vicino allo stato animale selvaggio e per incutere timore ai Romani con i loro corpi robusti; si mostravano dipinti su tutto il corpo, portavano lunghe chiome impastate e rese rigide con argilla e/o gesso e acconciate a guisa di criniera di cavallo; spesso tutto ciò che indossavano era un paio di calzari di cuoio, un cinturone per fermare un mantello e un collare mistico di metallo ritorto, detto torque, che serviva loro per catalizzare l'energia nella testa. Erano armati principalmente con lunghe lance dette bug, uno scudo bislungo, una spada spesso scadente perché fatta con metalli dolci e molto raramente con arco e frecce che venivano considerate disonorevoli perché poco adatte allo scontro fisico faccia a faccia. Attaccavano con fanti e su carri corazzati, ma alcune tribù avevano carpito l'uso delle armi romane adattandosi a queste con nuove tecniche belliche.


Monte Bego, Alpi Marittime


Adoratori di divinità animiste e guidati da sciamani (o druvid), principalmente erano devoti al dio Belanu, dio della luce (da Bel luce), per il quale si eseguivano sacrifici e riti collegati ai solstizi e perciò ai cicli solari dell'anno. Un altro nome di rilievo era Cicnu (il cigno), che rappresenta forse la divinizzazione di un mitico re antico. La sepoltura, come ritrovato in una tomba a Chiavari (Genova), era approntata in un carro da battaglia nel quale venivano riposte le armi e il corpo del defunto, che poi venivano interrati in un sepolcro-tumulo. Esemplificativi ne sono i reperti di carro funebre conservati nella collezione privata Bocconi.

Anello della Faggeta del Monte Zatta (Appennino Ligure ...


La natura e i boschi erano considerati i luoghi magici per eccellenza e per questo sacri e rispettati; così le cerimonie ed i riti sciamanici venivano ufficiati nei boschi in siti occultati dalla vegetazione, preparati ad hoc con menhir particolari. Queste particolari pietre oblunghe conficcate nel terreno dei boschi terminavano con teste umane, probabilmente rappresentavano la nascita dal grembo materno e simboleggiavano la provenienza della loro razza scaturita direttamente dal grembo materno della natura. Le teste, così rappresentate, per i Liguri erano la sede dell'anima, il centro delle emozioni ed il punto del corpo dove erano concentrati tutti i sensi, di conseguenza l'essenza del divino e da qui il suo culto.

I costumi e le attività dei Liguri prima della colonizzazione romana sono stati descritti da storici antichi illustri ed attendibili come Tito Livio e, in epoche recenti, queste testimonianze sono state confermate dai numerosi ritrovamenti archeologici. Le popolazioni liguri, dai Balzi Rossi alla Palmaria, alle sommità dell'Appennino, vivevano di caccia, dei prodotti della pastorizia e dell'agricoltura, usavano manufatti litici ed ossei lavorati con notevole abilità. Il lavoro degli archeologi ha riportato alla luce stupende asce di pietra, levigate con incredibile perizia, talmente affilate e robuste da poter abbattere i grandi faggi appenninici, frammenti di corda e di stoffe di lino.

L'uso dei metalli è piuttosto tardo, risale al 600 a.C., periodo nel quale iniziarono a fabbricare utensili in bronzo; il ferro fu sfruttato quasi esclusivamente per scopi ornamentali. Tito Livio ci parla di una stirpe indomita, rude e fiera, che passava la vita tra le foreste, in lotta con gli elementi e le belve. I Liguri non erano conquistatori di terre e uomini, amavano vivere in sedi fisse, coltivando lino e orzo, melo, nocciolo e castagno. Gli storici romani affermano che la bevanda più diffusa fra i Liguri era la birra, la coltivazione della vite fu introdotta con la romanizzazione. Vivevano in oppida  e castella, tenevano conciliabula in apposite piazze e in campi di riunione [Liv. XXI,33,2; XXV, 3,6; XXIX, 32,2] dimoravano in vici o viculi presso sorgenti e posti, in genere lungo vie frequentate [Liv. XXI,32,7, XXXV,11,XXXIX,2,7].

Le tribù liguri vivevano isolate le une dalle altre, come clan autonomi retti da un capo che presiedeva anche a riti religiosi. La proprietà privata non era in vigore [Giustino XLIII,3,8], nei nuclei familiari esisteva una tendenza al matriarcato, anche se i figli erano riconosciuti dai padri, in caso di grave pericolo i vari clan si associavano per combattere ma, finita l'emergenza, riprendevano la loro vita indipendente.

Esiste una scarsa documentazione a proposito delle credenze religiose degli antichi Liguri, rappresentata soprattutto da epigrafi di epoca romana, provenienti dalle regioni alpine ed appenniniche. Venivano venerate le vette delle montagne, le piante e, soprattutto, le sorgenti  [Plin. XXXI,4]. Il culto delle vette era spesso associato a quello dei venti e diverse iscrizioni ricordano la venerazione per il faggio, alto e forte, in grado di sopravvivere a chi lo ha piantato. Il corvo ed il serpente sono spesso raffigurati nella pietra dagli antichi Liguri, erano probabilmente oggetto di culto insieme a tutto ciò che pareva animato o generatore di vita: il sole, la luna, la stella del mattino e quella della sera, la terra ed il fuoco. Il legame con la propria terra, quello che spingerà intere tribù a suicidarsi, piuttosto che affrontare la deportazione ad opera dei Romani, appare chiaramente connesso all'adorazione per gli elementi che di quella terra-madre fanno parte.

I testi classici forniscono elementi sufficienti per connotare fisicamente e caratterialmente gli antichi Liguri. Diodoro Siculo descrive una razza di individui 

"tenaci e rudi, piccoli di statura, asciutti, nervosi... Costoro abitano una terra sassosa e del tutto sterile e trascorrono un'esistenza faticosa ed infelice per gli sforzi e le vessazioni sostenuti nel lavoro. E dal momento che la terra è coperta di alberi, alcuni di costoro per l'intera giornata, abbattono gli alberi, forniti di scuri affilati e pesanti, altri, avendo avuto l'incarico di lavorare la terra, non fanno altro che estrarre pietre... A causa del continuo lavoro fisico e della scarsezza di cibo, si mantengono nel corpo forti e vigorosi. In queste fatiche hanno le donne come aiuto, abituate a lavorare nel medesimo modo degli uomini. Vivendo di conseguenza sulle montagne coperte di neve ed essendo soliti affrontare dislivelli incredibili sono forti e muscolosi nei corpi... Trascorrono la notte nei campi, raramente in qualche semplice podere o capanna, più spesso in cavità della roccia o in caverne naturali... Generalmente le donne di questi luoghi sono forti come gli uomini e questi come le belve... essi sono coraggiosi e nobili non solo in guerra, ma anche in quelle condizioni della vita non scevre da pericolo" [Diod. IV,20,1,2].

Lucano descrive la capigliatura lunga e irsuta dei Liguri, mentre Livio parla della loro resistenza alla fatica, dell'agilità e velocità nella corsa [Liv. XXIX,2,3; XXXIX,16,4; XL,27,12].

Cicerone narra di uomini attivi, forti e intrepidi [De lege Agraria] e del medesimo avviso è Virgilio, nelle Georgiche, anche se, poi, nell'Eneide descrive i Liguri in modo assai poco lusinghiero, facendoli apparire come astuti, mendaci e perfidi, in grado di trarsi d'impaccio con trovate abili ed insidiose. Il medesimo quadro del carattere ligure ci viene fatto da Catone e dalla maggior parte degli storici romani ed ancora si sente in questi scritti la voce del popolo dominatore, troppo spesso e troppo a lungo beffato da bande di rozzi montanari.

Vincitori o vinti i Liguri furono sempre dei ribelli [Liv. XXXIX,1; XL,18], tanto da non riconoscere capi carismatici che li guidassero nelle lotte per l'indipendenza. Rispettosi della libertà altrui come della propria, non si ricorda nessuna spedizione di conquista partita dai loro monti, ci appaiono attraverso i secoli quasi fatti ad immagine delle loro aspre montagne, duri e stabili come esse.


fonte di riferimento: E. Curotto, La Liguria dalla preistoria alla fusione con Roma, Studi romani, 1942. 

 


mercoledì 26 agosto 2020

I DESAPARECIDOS... CHI LI HA (PIU') VISTI?


I DESAPARECIDOS...



CHI L'HA (PIU') VISTI ?



Dinaweh




⇨ Greta Thunberg  con la mascherina!??? 

Nessuna nostalgia degli assembramenti finanziati dalle élites? Quelli per cui si muovevano masse quasi oceaniche di adolescenti e di giovanotti imberbi in tutto l'Occidente lobotomizzato, con cartelli al seguito scarabocchiati a pennarello, durante le ore rubate alla scuola, ignari spesso persino delle motivazioni che li spingevano a seguire lei, la pifferaia magica, uscita dal scintillante e sempre strabiliante cilindro delle teste coronate e di quelle massoniche bardate..., un po' come un'Alice nel paese delle meraviglie?! 
Loro, sempre loro, i Padroni del mondo, avevano fatto sognare ancora un po' le masse inebetite e credulone con il penultimo spettacolo mediatico globale, quello della bambina svedese che ne canta quattro a Trump e a tutto il consesso dei Grandi in seduta plenaria all'ONU, prima dell'ultimo macabro show inscenato ieri, nel 2020, ma di cui ci avevano già dato anticipazione durante l'apertura dei Giochi olimpici di Londra nel 2012!
E come mai la bambina ormai cresciutella e quindi si presupporrebbe ancor più consapevole e agguerrita, non proferisce più parole!? 
Sempre viva, ci auguriamo! Non certo falcidiata da un virus intelligente che in genere preferisce solo vecchi e poveri diavoli...
...E come mai nulla dice dell'inquinamento mondiale acuito da miliardi e miliardi di inutili mascherine-museruole, farcite allo zinco-piritione, da miliardi di guanti di plastica, da visiere e paratie in plexiglass che debordano sul pianeta e che vengono inesorabilmente gettate per le strade o nei miliardi di cassonetti sparsi per il mondo civilizzato, per finire magari in mare? 
...E come mai non proferisce parola sui rischi altissimi per la salute di tutti gli esseri viventi del pianeta provocati dalle onde pulsate della tecnologia militare 5G e dei milioni di satelliti che circondano la Terra in una gabbia elettromagnetica capace di stravolgerne irreversibilmente l'intero suo equilibrio?!
Forse che i Signori del Gioco possono ormai fare a meno dei suoi servizi? Forse che ormai siamo già al passaggio successivo? Eh già! Quello che, obbligando il 99% dell'umanità a mettere la maschera, smaschera le reali intenzioni di quell'1% che crede impunito di poter eliminare dal pianeta la popolazione giudicata eccedente, lasciando tuttavia in vita un numero sufficiente di schiavi transumanizzati, utili a servirli senza alcun effetto collaterale a loro danno. 
Ma, siccome esiste solo quello che passa in televisione mentre tutto il resto è condannato alla "damnatio memoriae", possiamo giudicare scomparsa per sempre dalla scena di questo mondo la povera ragazza, nonostante lei continui a respirare, a muoversi, con mascherina o senza (magari quando va in bagno); un po' come quando non si denuncia la nascita di un figlio all'anagrafe: lui esiste, ma allo stesso tempo non è mai esistito. 

Che dire? C'è di che credere che la stessa "damnatio memoriae" non abbia risparmiato nemmeno il nostrano  Mattia Santori . Ve lo ricordate? Sì, certo, molti lobotomizzati da televisione faranno già fatica a ricordarselo, visto che anche lui nessuno lo ha più visto in televisione! 
Forse anche il suo show è ormai superato e desueto per l'élite nostrana... 
Lui, un altro semplice ragazzo che, da solo o al massimo con quattro amici, ha dato vita a quel moto "spontaneo" delle "Sardine..." Ma pensa! Un po' come Bill Gates e Steve Jobs, tutti ragazzi da garage, spuntati dal nulla, così nudi e puri-self-made-men..!!!  
Ma, per tornare al pesce, perché scomodare proprio la sardina? Forse perché i burloni che l'hanno pensata ed evocata a simbolo dell'indignata popolazione catto-progressista di sinistra, hanno voluto stigmatizzare loro stessi proprio come sardine che si muovono in banchi, senza alcuna individuale personalità né spirito d'iniziativa, che non sia quella del capo-banco, pronti a seguirne il movimento senza meta né direzione?

Se qualcuno facesse fatica a mettere tutti i fili della matassa insieme, voglia avere la cortesia di consultare la bibliografia qui sotto, in modo da evitare il ripetersi tedioso di discorsi già menzionati in precedenza dalle pagine di questo blog. Anche la lettura di un blog dovrebbe non fermarsi all'ultimo post pubblicato, altrimenti si rischia di scadere nel medesimo meccanismo mentale del "chiodo schiaccia chiodo" così funzionale al mainstream! 
Dal 2013, la data dell'inizio di questa mia avventura ad oggi, il lettore di ⇨ Incantodiluce ⇦ avrà modo di trovare una varietà di argomenti, analisi, riflessioni, informazioni e conoscenze che difficilmente potrà trovare tutte insieme in un unico contenitore virtuale.




Oggi ahimè, serve piuttosto la paura, fa più "audience" terrorizzare la gente con lo spauracchio della morte da Covid, occorre andare giù più duro; l'élite non ha tempo da perdere. Facce pulite da chierichetti come Greta e Mattia non sono più utili, né aiuterebbero a raggiungere lo scopo, peraltro ormai svelato senza pudore dai fautori del NWO, tutto alla luce del sole in più d'una occasione mediatica, comprese le anticipazioni che da tempo ci forniscono i film di Hollywood. 
Non ci resta che rimanere desti, spegnere e buttare la televisione, usare i giornali unicamente come carta da bruciare nel camino o nella stufa per chi ce l'ha, uscire all'aria aperta, respirare in natura, essere gioiosi e centrati e costruire una nuova realtà parallela con amici e compagni di viaggio affini al nostro sviluppo di coscienza. 
Da questo stesso blog troverete molti spunti ed esempi di realtà già esistenti sia in Italia che all'estero, dedicate allo sviluppo di una nuova coscienza e alla creazione fattiva di un nuovo modo di stare al mondo. 
Divertitevi dunque a navigare sul blog, perché...
...NAVIGARE NECESSE EST!

Dinaweh



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venerdì 21 agosto 2020

L'ALTRA VERITÀ, QUELLA VERA!

 

L'ALTRA VERITÀ


QUELLA VERA...


Dinaweh


Ex chaos ordo

Traggo spunto dalle parole di Mohammed Konarè che potrete ascoltare qui sotto (sempre che youtube non lo censuri, come è solito fare molto democraticamente) per ricordare a tutti coloro che sostengono la carità pelosa dei finti buonisti in salsa dem-5stalle, che non è proprio possibile dar credito alle ONG e alle loro navi costosissime pagate dal loro padrone, ⇨ George Soros ⇦, mentre continuano a consumare lo scempio di africani costretti o "pagati" a riversarsi sulle nostre coste e Dio solo sa se tra questi ci siano pure dei tagliagole pronti a tutto qualora, ridotta l'Italia e gli Italiani alla miseria con la scusa della finta pandemia, venga loro dato il segnale di confondersi alla massa inferocita degli immiseriti autoctoni, creando caos, distruzione e morte per le strade e le piazze del Belpaese. Non sarebbe certo questo lo scenario che potremmo auspicare per i prossimi disastrati mesi post-estate-covid.  Sempre secondo lo stesso copione PROBLEMA - REAZIONE - SOLUZIONE allora gli Ita-lidioti invocherebbero la protezione dell'esercito per le strade con tanto di legge marziale, dopo qualche gola sgozzata e qualche centinaia di morti per le strade. E, ancora una volta, i manovratori nemmeno tanto occulti, avrebbero segnato un altro punto a loro favore...

Eppure, a scapito di essere male interpretato dai soliti caproni, ora pure ammuseruolati, che affollano questo Paese sciagurato, con l'accusa di essere io un razzista, mentre i veri razzisti come al solito sono quelli che incendiano il pagliaio e poi nascondono la mano, denuncio forte e chiaro l'ipocrita benevolenza di un sistema criminale, che finge di soccorrere masse di uomini e donne, andandoli a raccogliere come si raccolgono gli avanzi dalla tavola del ricco opulone, sradicandoli dalla loro terra e riversandoli come bestie affamate sulle coste di quello stesso Occidente predatore e assassino! 


Lo scopo? 

Quello di resettare cultura, tradizioni, storia degli uni e degli altri: dei migranti 'ospiti indesiderati' e degli europei autoctoni, riducendo il tutto ad un ammasso informe di individui sempre più isolati da se stessi e da un contesto irriconoscibile, senza identità, diventato più simile ad un contenitore di un'umanità disumanizzata, senza nome e senza storia. Tutto si sacrifica sull'altare del Grande Moloch, ormai intronizzato dai satanisti che governano la Terra (pianeta sotto embargo cosmico dagli esseri più evoluti che abitano l'Universo) persino davanti al Colosseo, simbolo indiscusso, ancorché da dimostrare storicamente, del sacrificio dei martiri cristiani.

E così, mentre  tutti si inginocchiano davanti alla nuova divinità del Male, da una parte all'altra del Mare oceano, fingendo solidarietà con le masse dei diseredati neri d'America, si continua a seminare divisione e separazione, bianchi contro neri, fomentando caos, guerre e rivolte telecomandate dai gregari-servitori del signore di questo mondo! 


Un'altra verità!

Fa bene Konaré, autentico alfiere della causa africana, a ricordare quale sia il vero razzismo, quale l'ipocrita mano che prima affossa, ammazza, depreda e poi fa finta - spostando l'attenzione mediatica delle masse inebetite davanti alla televisione - di salvare e soccorrere chi non dovrebbe aver necessità di essere salvato in mare ma che, prima ancora di salire sulle odiose e fatiscenti imbarcazioni della disperazione, chiede di essere rispettato nella propria terra, di essere padrone a casa sua, senza più dover fuggire da governi neri, fantocci nelle mani dei potentati occidentali e delle multinazionali che da seicento anni spolpano l'Africa, il giardino del mondo, la terra dell'Eden perduto!

Auguriamo ai nostri beneamati fratelli africani di essere davvero all'inizio di una nuova primavera (non di quelle fasulle promosse e sostenute dai fautori del Nuovo Disordine Mondiale); che davvero si possa realizzare il progetto tanto auspicato da  Sankara ⇦ (l'ultimo discorso sul debito di Sankara, prima che venisse ucciso): riconsegnare l'Africa ai suoi legittimi "custodi", gli Africani! Potrà partire dall'Africa il segnale di un nuovo cambiamento, l'inizio di un mondo non più fondato sull'esclusione, sulla povertà e sullo sfruttamento delle risorse e degli uomini, delle donne e dei bambini di questo pianeta.

Dico un sentito grazie a Mohammed Konarè per tutto l'impegno accorato, per la sua preziosa opera di informazione e soprattutto per l'aiuto morale e materiale che da sempre offre instancabilmente ai fratelli neri sparsi per il mondo. Grazie Konarè!


Dinaweh


          

https://youtu.be/NxyWYqMn0y0

giovedì 6 agosto 2020

ESSERE E DIVENIRE


ESSERE E DIVENIRE


Dinaweh

Buonamico Buffalmacco, pittore fiorentino del Trecento toscano è l'autore di questa sinopia conservata a Pisa, che ritrae "l'incredulità di san Tommaso" di fronte alla vista di Cristo, poco dopo la Resurrezione...
Durante i miei studi liceali, quando avevo il piacere di ascoltare il mio prof di storia dell'arte raccontarci le meraviglie degli artisti italiani che hanno costellato delle loro opere ogni scorcio della nostra bella Italia, mi ero subito chiesto il significato di quella strana parola "sinopia", alzando la mano per chiedere lumi e poter finalmente disvelare a me stesso quel frammento di conoscenza alla vista e alle orecchie ancor preclusa.  
"Sinopia": termine che sta ad indicare 'il rosso di sinopia', appunto (da Sinope, la località sul mar Morto da cui si estraeva questo rosso), che serviva per essere impresso sull'arriccio (per mezzo della tecnica dello spolvero), l'ultima intonacatura con calce, acqua e polvere di marmo, su cui successivamente si dipingeva l'affresco...  

...Nel post precedente abbiamo avuto modo di leggere le profetiche parole di Bill Mollison sull'ipotetico futuro dell'umanità, nel caso non cambiasse radicalmente rotta, non tenesse conto della fine ineluttabile di un ciclo oltre il quale non le sarebbe dato di proseguire, pena l'annichilimento di se stessa e della vita sul pianeta.
Questi giorni sto leggendo le parole ispirate di un uomo che dedicò la sua esistenza all'insegnamento e per ispirazione divina scelse di farsi tramite tra il Cielo e la Terra, un medium nel senso etimologico del termine, tra la conoscenza umana e quella di Entità spirituali molto evolute che, in comunicazione costante con lui, poterono dipanare davanti ai suoi occhi l'affresco glorioso della Creazione e delle leggi che la governano.
Attraverso pagine convulse e totalmente ispirate, si percepisce e traspare una conoscenza davvero ultramondana, che va oltre tutti gli schemi e i pregiudizi tipici della mente umana, figli di una visione miope, limitata e distorta perché condizionata dal contenitore spazio-temporale entro cui necessariamente si inscrive. 
In quelle pagine ove sembra sgorgare zampillante la corrente impetuosa di un torrente con la sua corsa incessante, a volte impedita da massi giganti e da anse imprevedibili che le si frappongono da cima a valle, si ha l'impressione di leggere tutto il processo che, similmente alla preparazione di un grande affresco, porta alla creazione e poi alla dissoluzione del mondo per come lo conosciamo, ripartendo il tempo e lo spazio in cicli e in miriadi di eventi e successioni, fino a quando ognuno di quelli non abbia sviscerato e sviluppato il suo corso, non ne sia giunto finalmente a compimento, nelle menti degli uomini prima ancora che nella densa materia; frutto dolce e per lo più amaro di tutte le lotte fratricide, le guerre, le rivoluzioni e le tregue armate con le susseguenti rappacificazioni. 


L'uomo di cui parlo è Pietro Ubaldi (1886-1972), filosofo, scienziato, mistico, laureato in giurisprudenza a Roma e insegnante di lingua e letteratura inglese nelle scuole di stato italiane. Visse e viaggiò negli Stati Uniti d'America e in Brasile, dove si trasferì con la moglie dopo l'attività lavorativa e dove infine si spense.
Le pagine che riporto qui alla vostra attenzione sono tratte dal suo libro La nuova civiltà del terzo millennio. Verso la nuova era dello Spirito, scritto nel 1945, appena dopo la fine della seconda guerra mondiale; fu proprio un'opera intesa a segnare un nuovo inizio, la ricostruzione della civiltà per una espansione di coscienza dell'uomo, che si dirigesse verso la sua evoluzione etica, sociale e spirituale. 
In effetti, l'impressione che personalmente ho avuto leggendo queste due pagine, estrapolate dal capitolo "Errori e ascensioni umane", è quella che parlasse proprio di questi tempi, non così dissimili da quelli e da ciò che già allora il nostro autore evidentemente presagiva; e davvero il suo parlare, ispirato da quegli Esseri straordinari che vivono in Dimensioni più elevate della nostra, lasciava trapelare tutti i sintomi di quella decadenza civile, morale e spirituale di questo nostro tempo, disegnando quell'affresco straordinario che delinea la genesi, lo svolgersi e il compimento di ogni civiltà, quando essa si appropinqua infine al termine del suo obiettivo evolutivo.
Mai parole apparvero più coincidenti con la descrizione dei tempi attuali, a rinforzo dell'intuito e dell'esperienza che, su un piano diverso ma non meno nobile e coerente, abbiamo potuto leggere nel post precedente, tra le righe del visionario Bill Mollison, creatore della Permacultura!
Ecco che questo nostro scrivere coincide con il prosieguo di un ragionamento che potrebbe andare avanti all'infinito, trovando sempre coerenza e coincidenza su vari piani di coscienza e consapevolezza che si concedono alla comprensione dell'essere in divenire.

Uno dei concetti fondamentali qui dibattuti è la primaria importanza dell'essere sul possedere, dell'essere sull'apparire. La differenza tra l'essere umano involuto e quello evoluto sta infatti proprio in questo discrimine: l'aver riposto la propria forza e la propria ricchezza nel possesso di cose materiali e nella conoscenza di una scienza non guidata dalla saggezza dello spirito, oppure la capacità di metterla a suo servizio, la capacità di accogliere il cambiamento secondo le leggi dell'evoluzione che non badano al mutare delle forme, ma alla necessità di avanzare e di espandersi incessantemente, sia come individui che come specie. 
Ci viene ricordato come, in ogni modo, sia gli uni che gli altri (gli Evoluti e gli Involuti) determinino e collaborino, seppur inconsapevolmente, al moto universale dell'evoluzione. Prima di costruire è necessario distruggere e in tal senso i distruttori "adempiono ad una funzione biologica come i ricostruttori; ma ognuno al suo posto". Esaurita la loro funzione, credendosi padroni e illudendosi di poter arrestare l'evoluzione, i distruttori verranno spazzati via, avendo ultimato il loro scopo secondo il piano evolutivo. In questo senso anche quelli, pur essendone inconsapevoli, sono strumenti della Legge e adempiono allo scopo.

Nell'eterno susseguirsi degli opposti, si opera il processo evolutivo in ogni angolo dell'Universo: mondi, regni e dimensioni partecipano attraverso lo stesso moto di espansione e ritenzione allo sviluppo e all'espansione di coscienza dell'intera Creazione.
Così, periodi difficili come quello che l'umanità sta vivendo adesso, possono essere meglio compresi e letti proprio come comprenderemmo il senso di quella sinopia da cui era partito il nostro discettare: lo schizzo e la trama sottile di un disegno appena abbozzato che si tramuta infine in un affresco chiaro e coerente nel suo meraviglioso insieme di forme e colori. La comprensione delle leggi che governano l'evoluzione ci aiuta persino a sospendere il giudizio sugli attori che si avvicendano sul palcoscenico del mondo: ognuno infatti, secondo il proprio piano evolutivo, svolge il suo compito, collaborando alla fine, all'opera unitaria e collettiva di cui tutti siamo parte.
Vi lascio dunque alle parole ispirate di questo scrittore instancabile, che ha dedicato la propria vita al servizio della verità.

Dinaweh



§ Errori e ascensioni umane

L'uomo attuale crede di essere solo nel caos, mentre invece fa parte di un immenso organismo. Essendo involuto, quindi insensibile, incosciente e ignorante, non vede che il disordine che è alla superficie in cui egli vive e non sospetta l'ordine che è nelle cause, nel profondo delle cose. L'uomo evolvendo deve imparare a diventare cittadino di questa più grande patria che è l'universo, collaboratore cosciente in questo grande organismo, armonizzandosi con tutti i fenomeni fratelli e le creature sorelle, con i propri simili, con le forze della Legge. La felicità e il paradiso consistono appunto in questa armonizzazione. Seminando, come ora, in ignoranza e ribellione, non si può raccogliere che reazione e dolore. Ma seminando in saggezza ed armonia, si può raccogliere pace e felicità. Questo significa civilizzarsi sul serio, non l'aver imparato a far macchine senza poi saperle adoperare. Bisogna passare in ogni campo, politico, sociale, scientifico, filosofico, morale, dal sistema caotico al sistema organico. Il sistema dell'universo è perfetto. Siamo noi gli imperfetti che in esso non sappiamo muoverci. Quel sistema contiene la possibilità di ogni nostra felicità. Eppure, con la nostra incoscienza, noi non ne sappiamo trarre che dolore. Questo viene dall'uomo, non da Dio. Il dolore può essere eliminato e, nella divina sapienza, è fatto per essere eliminato. Ma per giungere a questo bisogna capire. 


L'universo come uno strumento
musicale

L'universo è come un istrumento musicale da cui si può trarre una musica divina, una gioia infinita. Ma bisogna saperlo suonare. Noi strappiamo le corde e camminiamo sulla tastiera. Che cosa ne possono cavare simili suonatori? E allora ce la prendiamo con l'istrumento che suona male e non con la nostra animalità che non lo sa suonare. E chi inveisce, inveisce contro se stesso, suona sempre peggio, sempre più sbaglia e si allontana dall'ordine e allora sempre più dolore raccoglie. La Legge fa di tutto per salvarci e difatti, nonostante tutti i nostri errori e dolori, ci salva. Ma siamo liberi e, sbagliando e soffrendo, dobbiamo imparare perché dobbiamo capire, perché siamo destinati a prendere le redini del comando della vita e un giorno, faticosamente conquistata la saggezza, potremo e dovremo prenderle.
Mentre per il saggio che si armonizza, che sa uniformarsi, come si suol dire, con la volontà di Dio, la Legge si manifesta come un aiuto amoroso e spontaneo, come una musica colma di bontà, di protezione, di previdenze; per l'incosciente che si ribella, che seguendo Lucifero sostituisce la propria alla volontà di Dio, la Legge si manifesta come una gabbia di ferro in cui egli si dibatte prigioniero. Più egli recalcitra e più quella punge, più egli si dibatte e più i suoi nodi stringono. Egli potrà battere il capo contro le sue muraglie invisibili: il capo si spezzerà e le muraglie resteranno immobili e intatte. 
La via per risolvere i problemi non è nella violenza e nella imposizione, ma è nell'armonizzazione e nell'ubbidienza. Basta aver compreso questo, perché si spostino tutte le concezioni di cui abitualmente si vive. L'uomo crede troppo facilmente che si possa fare il male impunemente. No! L'impunità è una illusione figlia dell'ignoranza umana. La menzogna è una trappola ai danni di chi l'adopera. Dal male non si può trarre vantaggio e la menzogna finisce con l'ingannare anche se stessi. Chi ruba sarà derubato, chi uccide sarà ucciso, chi inganna sarà ingannato, chi odia sarà odiato. Questo vuole la Legge, questa è la struttura del sistema che regge l'universo. Si tratta di un organismo di forze intelligenti, potenti, invisibili, onnipresenti, indistruttibili. L'uomo per quanto si agiti non può nulla contro di esse e ogni rivolta è dolore. L'uomo deve capire che l'espansione che gli spetta non la può ottenere a danno altrui, perché questo è anche il proprio. Egli crede nell'usurpazione, nella stabilità degli squilibri e la Legge lo lascia fare e poi pagare soffrendo, perché impari; ma poi lo riconduce inesorabilmente alla giustizia e all'equilibrio.
L'involuto nella sua ignoranza ha la presunzione di dominare e invece sempre ubbidisce. La Legge tanto più saggia di lui non gli permette che quelle violazioni ed errori che sono utili alla sua dolorosa esperimentazione.


Solo chi è, possiede la causa
e ha il seme delle cose

[...] Essere, importa, non possedere o apparire. Solo chi è, possiede la causa, ha il seme delle cose, cioè la potenza e il modello per ricostruirle all'infinito. Non vi è altro mezzo per possedere, nel trasformismo universale in cui nulla si mantiene, che tale dominio sulle forze genetiche del fenomeno. Nel possesso delle capacità intrinseche, l'evoluto in mezzo a tanta avidità di furto e precarietà di ogni posizione sociale, finalmente trova l'indistruttibile. L'uomo più progredito dell'avvenire, saprà apprezzare di più ciò che non si ruba e non si distrugge e molto meno ciò che si può perdere; si attaccherà più alla potenza intrinseca che tutto genera e regge, che alle sue effimere manifestazioni esteriori. L'evoluto non si allarma nelle ore cupe del disordine, esso è prevenuto e preparato quando una strigliata impartita agli arrivati ed accomodatisi giunge dai bassi fondi sociali, la accetta come una energica spazzata alla sporca casa della vita e continua indisturbato, perché ha già trovato e possiede l'indistruttibile. I nodi umani che si legano e si sciolgono, la ricchezza e ogni potere come furono acquistati si possono perdere. 


Ciò che nasce deve morire.
Ciò che è eterno resta senza fine 

Tutto ciò che ha un principio, per questo solo fatto deve avere una fine. Tutto ciò che nasce deve morire. Solo ciò che è eterno resta senza fine, solo ciò che non nasce non muore. Solo l'involuto può credere il contrario. E di eterno noi non abbiamo che il nostro spirito con le sue qualità, quali vivendo vi imprimemmo, con il fascio di forze del suo destino, quali noi mettemmo in moto.
Quanto sia involuta l'umanità attuale e mancante di una saggezza direttiva lo dimostrano i fatti del nostro tempo. Tutto il progresso meccanico frutto della scienza del nostro secolo e trionfo della nostra civiltà, si è risolto in una immane distruzione. La superba tecnica, conquista e vanto dei nostri tempi, fu intesa come fine e non come mezzo e non fu guidata dalla saggezza dello spirito. La macchina senza guida non ha costruito, ma ha distrutto. E' mancata in testa la saggezza, il predominio dei valori morali gerarchicamente superiori. L'uomo ha sovvertito l'ordine naturale e paga.
Il materialismo moralmente distruttore, ha così raggiunta l'ultima sua fase di realizzazione concreta. La negazione partita dallo spirito è giunta nella materia; l'ateismo nietzschiano ha dato il suo frutto. La superproduzione industriale, invece di portare l'abbondanza, è giunta alla miseria. Nemesi spaventosa, logica conseguenza delle forze immesse nel sistema. L'orientamento spirituale negativo dell'odierna civiltà meccanica, la lega alla distruzione fino in fondo. Gli imponderabili che essa negò e, negando, mosse in senso negativo, ora la legano, la incatenano, la incalzano e non potrà fermarsi finché essa non avrà esaurita la sua stessa spinta. Solo dopo, si potrà ricostruire meglio e più in alto, con uomini più evoluti, dalle ceneri del mondo attuale.


Gli odierni distruttori saranno 
esclusi dal domani che appartiene ai ricostruttori

Gli odierni distruttori saranno esclusi dal domani, che appartiene ai ricostruttori. L'ora dei primi sta per passare ed essi saranno espulsi dalla vita del mondo. La nostra miseria sarà un deserto, ma anche un terreno libero per ricostruire meglio e più grande. Quel deserto attrae le potenze inesauribili della vita. Mai come nel profondo della distruzione la vita tanto si rinnova, mai come nell'abisso del bisogno tanto si manifesta la potenza creatrice di Dio. E' nella necessità che addolora e redime che appare, per i figli del Padre, la sua Provvidenza. 

Così la vita incessantemente cammina. Per quanto l'uomo cerchi di cristallizzare le sue posizioni con legami giuridici, di stabilizzare le sue conquiste con convenzioni sociali pubbliche e private, di fissare il suo stato in istituzioni e forme definitive, tuttavia l'evoluzione non si può fermare e, ad ogni nuova maturazione, la vecchia costruzione cresciuta si trova a disagio nel vecchio guscio e lo spezza per formarsi un guscio più ampio. Una forma è sempre necessaria perché le posizioni siano definite, ma questa forma, che in principio è un comodo alloggio, diventa poi una prigione. E' così necessaria anche la continua distruzione e ricostruzione della forma, unica via per poter conciliare la necessità di avanzare ed espandersi imposta dall'evoluzione, con la necessità di albergare in una forma che esattamente esprima le caratteristiche raggiunte ad ogni nuova maturazione evolutiva. Non solo in questo caso, ma in tutta la vita vi è lotta tra forma e sostanza, la prima immobile allo scopo di definire, la seconda fluida allo scopo di evolvere, la prima per necessità di cose costituente un involucro continuamente spezzato per interna pressione dalla seconda. E' appunto da questo contrasto di opposte e necessarie funzioni, che nasce la instabilità di tutte le forme della sostanza, la caducità dei corpi della vita. Le forme non sono che tappe nel cammino dell'evoluzione, che soste in cui ogni fase si definisce e si esprime. Poi, quella veste non si adatta più al corpo cresciuto ed è necessario distruggerla per farne una più ampia e più adatta. Così le rivoluzioni distruggono le istituzioni e le leggi, rovesciano le costruzioni giuridiche e le impalcature sociali, come la morte distrugge i corpi perché la vita possa farsene dei migliori, più rispondenti al nuovo grado di evoluzione raggiunto.


La distruzione precede la costruzione

[...] La distruzione precede la ricostruzione, momenti successivi ed ambedue necessari del processo evolutivo. I distruttori adempiono ad una funzione biologica come i ricostruttori; ma ognuno al suo posto. Quando i primi hanno compiuto il loro lavoro, credendosi padroni della situazione ed illudendosi di poter arrestare l'evoluzione nel loro piano per prosperarvi, ecco che la fase è superata ed essi che, puri istrumenti della Legge, hanno ormai esaurita la loro funzione secondo le loro capacità, vengono spazzati via. Prima loro qualità è l'ignoranza, loro naturale retaggio è l'illusione. L'evoluzione, che essi non capiscono, incalza e li caccia. Essi, per quanto si aggrappino alle loro posizioni, non possono fermarla. Così le rivoluzioni divorano i propri uomini. Fatalmente la vita poi impone la ricostruzione e per questa sceglie un tipo biologico diverso ad essa adatto, come aveva fatto per il lavoro di distruzione. E così, in sostanza, i nemici che si combattono e i rivali che si odiano, sono compagni di lavoro, affratellati senza saperlo nella stessa opera di progresso, che essi, ignari l'uno dell'altro, attuano nelle sue fasi successive. E il loro stesso antagonismo non è che istintivo e inconscio bisogno di adempiere al massimo la propria funzione, bisogno spinto fino alla rivalità e alla gelosia di mestiere. Siamo tutti, ognuno al nostro posto, esecutori della legge e servi di Dio.


L'evoluzione non si può
arrestare

L'ascesa evolutiva non si può arrestare. Le masse non hanno la sensazione dei prossimi tempi futuri. Ma oggi assistiamo veramente allo scardinamento della storia come ai tempi di Cristo. Si può ripetere con Virgilio: "Magnus ab integro saeclorum nascitur ordo". L'avvenire appartiene ad una nuova progenie di uomini di tipo biologico più elevato. E' inutile attardarsi tra gli avanzi del vecchio mondo. L'ignoranza, l'egoismo, la pigrizia non possono fermare la vita. La legge di progresso sfonderà tutte le resistenze, perché essa è anche una potenza di espansione divina che è centro e principio dell'universo. Sempre così ha camminato la storia, salendo di passo in passo, e in essa è normale la realizzazione progressiva di ideali in principio utopistici. Così sempre nuove forme di vita fioriscono dall'intima potenza del seme. Il nuovo già freme nell'aria, nello stato fluido ed incorporeo di vibrazione, di dinamismo che è causa delle forme, pronto a prender corpo, in cui fissarsi e definirsi. Un tipo biologico più evoluto, dotato di una coscienza nuova, dovrà formare la classe dirigente. Dopo lo sviluppo meccanico che conclude con l'opera della distruzione, deve avvenire un proporzionato sviluppo spirituale che ne renda utilizzabili i risultati in opere costruttive. Gli equilibri della vita e la logica del progresso impongono che, dopo che si è prodotto l'istrumento per il dominio materiale del mondo, si produca anche la coscienza direttiva capace di adoperare utilmente questo istrumento. Ciò perché nella vita nessun passo è inutile, nulla si spreca e tutto tende organicamente ad uno scopo. Solo così il progresso tecnico non sarà stato inutile e l'uomo potrà giungere, come gli spetta, al dominio intelligente e completo del pianeta, e non solo meccanico e materiale. Per dominare sul serio è necessario un principio di ordine, centrale e direttivo, e questo non può essere che nello spirito. Solo questo può conferire carattere di organicità alla conoscenza scientifica e alla potenza tecnica. La caratteristica fondamentale della nuova civiltà sarà una affermazione di ordine. Partendo dalla conoscenza della Legge e coscienza del divino ordine in tutte le cose, si giungerà ad una nuova più completa armonizzazione degli atti della vita con i suoi principi, e con ciò ad un nuovo superamento del dolore e approssimazione di felicità. Le forme di vita individuali e sociali, così lumeggiate e disciplinate dall'interno, si trasformeranno e l'esistenza acquisterà un nuovo significato. Le odierne distinzioni, domani non avranno più senso. Il capo vero di tutte le rivoluzioni e di tutti i poteri è la Legge di Dio che manovra i capi-esponenti, a cui non è possibile comandare se non in quanto essi ubbidiscono alle leggi del progresso e alla volontà di Dio. E' la Legge che, per gli scopi dell'evoluzione umana, stabilisce le posizioni e attribuisce le funzioni, abbatte i grandi ed esalta gli umili fino ai posti di comando e tutti poi liquida con giustizia, cioè con intimo onore se essi adempirono alla missione, come un rifiuto della vita se essi la tradirono. E' l'ascesa di tutti che importa, della quale tutti siamo servi e da cui tutti siamo serviti. Per quanto quasi ciascuno voglia tutto riportare con egoistico separatismo solo a se stesso, ogni nostro atto è funzione collettiva e ogni vita è missione.

L'odierna lotta è, come sempre, tra il vecchio e il nuovo. Il primo si annida tra le gigantesche costruzioni del passato ma ha contro di sé le leggi della vita. Non ci insegnano queste ogni giorno il superamento del passato? Non vediamo ogni giorno, solo in omaggio al progredire della vita, i giovani sostituirsi ai vecchi nelle loro posizioni? Ciò avviene nella pianta e nell'animale, come nell'uomo. Non si può resistere a questa volontà di rinnovamento. La vita non può esistere che in forma di ascesa, se non come un mezzo per andar sempre più verso il divino centro dell'universo. Si tratta di imponderabili e si potrà negarli e riderne; ma intanto essi ci trascinano e noi li seguiamo. La vita appartiene a chi sale e non a chi sosta o a chi scende, il domani è sempre più alto. 
La vita è fatta di costruzione, anche se deve attraversare la distruzione. L'universo è un funzionamento immenso e perfetto, diretto dal pensiero di Dio, mosso da forze titaniche e imponderabili, sempre e dovunque presenti e attive. Tutto vi è ordinato, preveduto, tutto in esso tende a risolvere in ascesa.




  

Pietro Ubaldi, La civiltà del terzo millennio. Verso la Nuova Era dello Spirito, Edizioni Mediterranee, Roma, 1988, pp. 40-46.