giovedì 10 ottobre 2019

LA NUOVA FRONTIERA - MARGINALI CREATIVI CERCASI


LA NUOVA FRONTIERA


 - MARGINALI CREATIVI -
CERCASI

Vogliamo condividere con voi, amici del blog, la straordinaria esperienza che abbiamo avuto modo di vivere quest'estate io e la mia compagna, partecipando al Corso preliminare di Permacultura, il Permaculture Design Course (PDC) che prevede 72 ore di lezione e pratica da svolgersi in un contesto idoneo di natura; questo corso, accreditato dall'Accademia Italiana di Permacultura, è riconosciuto in tutto il mondo nel circuito delle Accademie di permacultura, sorte con la nascita di questa 'disciplina' grazie ai suoi fondatori, Bill Mollison e David Holmgren. Il corso si prefigge di formare in chi lo pratica una nuova visione del mondo, una nuova capacità di osservare l'esistente e di interagire con la natura, con gli esseri umani e l'ambiente in cui vivono. 
Ma che cos'è la Permacultura? In Italia è ancora poco conosciuta, per ovvie ragioni; i suoi fondatori sono australiani e quando l'hanno portata fuori dall'Australia, si sono diretti in Inghilterra, sviluppando questa pratica soprattutto nei Paesi di lingua anglosassone, già a partire dagli anni Ottanta. Nonostante si sia sviluppata una fitta bibliografia, molti testi in inglese non sono ancora stati tradotti in italiano, anche per la difficoltà nel trovare editori disposti a investire in questo nuovo segmento editoriale, considerato di nicchia e quindi finora poco appetibile. 

Per fortuna in lingua italiana abbiamo la traduzione della "Introduzione alla permacultura", scritta a quattro mani da Bill Mollison e Reny Mia Slay, da cui voglio trarre per voi qui per intero la "Prefazione all'edizione italiana", scritta a cura dell'Accademia Italiana di Permacultura per le edizioni 'Terra Nuova' (Firenze) e l'ultimo paragrafo del libro, scritto dai nostri due autori, Bill e Mia. Non me ne vorranno, né gli uni, né gli altri per questa piccola licenza, la quale altro scopo non ha, se non quello di incuriosire chi legge e di indurlo all'acquisto del libro, essendo informato che ogni copia acquistata contribuisce per una parte del prezzo di copertina (50 centesimi di dollaro australiano) a sostenere le iniziative del "Permaculture Institute" che destina questi fondi alla piantagione di alberi e sostiene economicamente l'attività di associazioni attive nella riforestazione permanente.
Inframmezzate al testo potrete godere di alcune delle foto sulle belle giornate toscane trascorse in compagnia di un sacco di amici durante il PDC, con la speranza di invogliare qualcuno di voi a iniziare il per-corso permaculturale, che sicuramente cambia la vita e il modo stesso di concepirla.

A conclusione del nostro excursus, le interviste ad alcuni dei docenti di permacultura che abbiamo avuto modo di conoscere, amare e stimare durante il corso e l'intervista a Francesco e Giorgia di Tertulia Farm, che hanno reso possibile, gradevole e stupendo il corso di permacultura.  
Buona visione a tutti!

Dinaweh



Prefazione all'edizione italiana
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a cura dell'Accademia Italiana di Permacultura


"Tutti riconosciamo che il nostro lavoro è modesto, 
ma la somma dei nostri modesti lavori è straordinaria" 
(Bill Mollison)

"Masanobu Fukuoka, Bill Mollison, David Holmgren, Emilia Hazelip, i coniugi John e Nancy Jack Todd, Claude e Lydia Bourguignon... grandi studiosi e lucidi visionari, maestri nella teoria e nella pratica, hanno offerto a tutti noi un incredibile contributo! Chi ne ha seguito le tracce è potuto emergere dalle confuse ed inquietanti nebbie in cui sono immerse le nostre società e la nostra quotidianità per poter guardare al di là, al mondo di domani e iniziare subito a costruirlo.
Nel 1978 esce Permaculture One di Bill Mollison e David Holmgren, trradotto in italiano da Giannozzo Pucci e Andreas Perschke e pubblicato dai Quaderni d'Ontignano nel 1982. Da allora in italiano non più tradotto nulla. Eppure il movimento della permacultura è cresciuto nel mondo, si è esteso nei diversi continenti, si è evoluto. Difficile capire da quel primo testo che cosa sia oggi la permacultura, tanto che Bill Mollison in Australia lo ritirò dal commercio perché non lo riteneva più rappresentativo.
Ma che cos'è la permacultura? La parola permacultura deriva dalla contrazione dei termini "agricoltura" e "cultura" permanente. La permacultura è un sistema di progettazione per realizzare e gestire una società sostenibile, è allo stesso tempo un sistema di riferimento etico-filosofico ed un approccio pratico alla vita quotidiana: in essenza, la permacultura è ecologia applicata.
L'italiano è l'unica lingua che consente due possibili traduzioni del termine "permaculture": perma-coltura (adottata nella traduzione di Permaculture One) e perma-cultura. La scelta di utilizzare questa seconda versione è stata presa nell'ufficio di Torri Superiore* dopo lunghe discussioni precedentemente avviate con Declan Kennedy (una delle persone che ha portato la permacultura in Europa) e Richard Wade. La decisione ha voluto sottolineare l'evoluzione del pensiero e del movimento permaculturale mondiale.

Leggendo il libro scopriremo che contiene un corpus di attitudini e principi di progettazione identificati e messi a punto dopo lunghe, accurate e approfondite osservazioni della natura e dei suoi cicli. Principi e attitudini che sostanziano una disciplina non dogmatica, al cuore della quale troviamo una sola regola: "take your own responsability", "prenditi la tua responsabilità".

Solo la pragmatica cultura anglosassone poteva condensare in quattro parole un "invito di prassi", che, sorretto da un articolato sistema di principi di riferimento, con sconcertante semplicità racchiude in sé la ricerca di tutta una vita.
Accoglie l'invito la cultura classica della nostra terra antica, la cultura del Mediterraneo, e lo recepisce creativamente per trasformarlo in donne, uomini e comunità, in prodotti della terra, in paesaggio. Il nostro territorio è questo, una inestricabile e complessa trama di umanità, storia e ambiente naturale.
La permacultura è l'arte di tessere relazioni utili, ed è un approccio cosciente al mondo della complessità. La vita è una rete di relazioni e scambi di energia, materia e informazioni, che si rigenera e si mantiene nel tempo. Il libro suggerisce una società che impari dalla natura a valorizzare la biodiversità, ad intessere relazioni utili, a rigenerare se stessa, a mantenersi nel tempo e a creare reti produttive e di scambio ricche e articolate.


Il paesaggio italiano è complesso, presenta molti ecosistemi distribuiti in piccoli, a volte piccolissimi, spazi. Mostra stratificazioni millenarie degli aspetti sociali, storici ed economici che il territorio ha incorporato in sé insieme ai molteplici fattori ambientali.
Che cosa può offrire la permacultura a questo territorio complesso, antico ed ora in affanno?
La permacultura può lavorare a diversi livelli. 
Ai singoli può offrire un sistema di riferimento etico e pratico, che li aiuti a capire il territorio che li circonda e li guidi nei primi passi della pratica quotidiana.


Per i giovani può rappresentare una porta d'accesso che li aiuti a tornare alla campagna, ed in particolare ai territori marginali dimenticati dalla struttura economico-sociale; che li motivi ad investire le proprie capacità lavorative ed ideali per costruire ecosistemi produttivi che conservino e mantengano il paesaggio.



Per i progettisti, gli architetti, i paesaggisti e gli amministratori pubblici può diventare un punto di riferimento progettuale per affrontare le difficoltà del nostro presente, all'interno di una cornice che aiuti ad indirizzare ogni scelta, ogni decisione verso la costruzione di un futuro equilibrato e giusto. La permacultura propone loro di progettare recuperando la capacità di uno sguardo aperto verso il pianeta di oggi e quello di domani, sapendo osservare e capire ciò che il territorio locale offre e chiede.



L'Italia si presta ad una progettazione agricola, territoriale ed urbana che ne sottolinei la diversità e ne valorizzi la struttura, storicamente basata sulla piccola scala. Il paesaggio toscano che ripete all'infinito il modello della mezzadria, del podere e del piccolo borgo ha reso l'Italia famosa in tutto il mondo. Il modello agricolo post-bellico della monocultura e della provincia industrializzata ha creato un paesaggio e un sistema di vita invece monotono e globalmente impersonale.
L'Italia che ha visto nascere il movimento di Slow Food, l'Italia della cultura del buon cibo e della socialità si presta ad accogliere e a sostenere produzioni di piccola scala e di alta qualità. Ed in ultimo, l'Italia delle cento città rinascimentali, nelle quali la dicotomia città-campagna veniva risolta con una geniale compenetrazione e interdipendenza, si presta ora ad una nuova progettazione del paesaggio dove la produzione agricola, il bosco produttivo e i corridoi per la fauna selvatica si avvicinino alle città e dove è possibile si inseriscano nelle cinture urbane.
Introduction to permaculture è stato scritto in Australia. Molte piante e animali usati negli esempi appartengono ai tropici e ai sub-tropici e non crescono nei nostri climi. Non troviamo però alcuna ragione per definire superflue le parti del libro che le trattano: l'Italia, come tutti i paesi del "ricco nord" del mondo, è strettamente dipendente dai suoli delle zone subtropicali per i prodotti agricoli e per il legname, oltre che per le risorse umane e le estrazioni minerali del sottosuolo.
E' importante che ognuno di noi capisca i cicli della materia e della fertilità che regolano gli eco-sistemi produttivi di quei paesi. Un uso più corretto delle nostre pianure e montagne ci renderebbe meno dipendenti dai paesi subtropicali e quei territori potrebbero produrre per soddisfare i bisogni locali, utilizzando metodi di produzione più consoni al proprio clima, eliminando inoltre i costi energetici connessi al trasporto di alimenti da un continente all'altro.

Gli antichi Romani, affamati di legname pregiato, campi di grano e pascoli, hanno portato alla desertificazione di ampie parti delle isole mediterranee e delle coste dell'Africa del nord. Oggi come ieri stiamo ripetendo nella fascia subtropicale le stesse azioni e gli stessi errori, con conseguenze analoghe.
Riteniamo doveroso quindi porre un interesse particolare a queste regioni che da più di un secolo sostengono, senza averlo mai veramente scelto, la straordinaria inefficienza energetica e il folle spreco di risorse che la nostra società perpetua ogni giorno.
Onorare la vita e la complessità dell'esistente. Prendersi la propria responsabilità, abbattere i consumi e le dipendenze. Contribuire a ricreare gli ecosistemi e a mantenerli nel tempo. 



Produrre ovunque possibile una parte del cibo che consumiamo tutti i giorni, o comunque entrare coscientemente nella catena di produzione e distribuzione alimentare. Chiunque può farlo, coltivi! Chi può coltivare in città, anche solo simbolicamente sul proprio balcone, lo faccia! Chi non può, scelga con consapevolezza da chi acquistare e privilegi e sostenga chi avvicina la produzione agricola alle città e alle cinture urbane.




La permacultura è portatrice di una cultura di pace e di cooperazione, è una ricerca di equilibri permanenti e ci invita tutti ad essere artefici e sostenitori di un'agricoltura per cui la gestione e la distribuzione delle risorse sia equa e permanente.
Prendendo spunto dai preziosi suggerimenti che questo libro ci offre possiamo aprire la mente ad una nuova visione e vivere una nuova quotidianità iniziando "dalla porta di casa nostra", come dice Mollison.

Ringraziamo gli autori, Bill Mollison e Reny Mia Slay, ringraziamo tutti coloro che lavorano alla costruzione di un mondo migliore. 
Ringraziamo i progettisti di questo mondo che hanno avuto la visione prima degli altri. Ringraziamo chi nel tempo ha custodito pazientemente le ricchezze naturali, la biodiversità e la fertilità dei suoli, i contadini di ieri e quelli consapevoli di oggi e tutti i permacultori.
Ringraziamo Giannozzo Pucci che ha pubblicato il primo libro di permacultura in Italiano, Francesco Tedesco per aver tradotto il presente volume, Saviana Parodi, Eduardo Montoya e Giuseppe Chia per averne curato la revisione, Mimmo Tringale e AAM Terra Nuova per averlo pubblicato e immesso sul mercato italiano.
Ringraziamo Richard Wade e Ines Sanchez Ortega per aver per primi insegnato in Italia un modulo di permacultura di 72 ore e aver invitato i loro primi studenti-apprendisti a continuare la formazione e a fondare l'Accademia italiana. 

Note:

* Storico ecovillaggio italiano situato vicino a Ventimiglia (IM).

Bill Mollison e Reny Mia Slay, Introduzione alla Permacultura, Terra Nuova edizioni, Firenze, 2014, Prefazione all'edizione italiana, a cura dell'Accademia Italiana di Permacultura, pp. 3-5.








LA COMUNITÀ PERMACULTURALE


Bill Mollison

"Nell'ultimo decennio si è sviluppata la comunità del villaggio globale. Si tratta della più straordinaria rivoluzione del pensiero, dei valori e della tecnologia che si sia mai sviluppata. Questo libro non ha l'intenzione di far "correre più velocemente l'aratro", quanto piuttosto di fornire la filosofia di un nuovo e diverso approccio al territorio e al vivere, che renderà obsoleto l'aratro stesso.
Per quanto mi riguarda non vedo altra soluzione (politico-economica) ai problemi dell'umanità se non la formazione di piccole comunità responsabili, impegnate nell'applicazione della permacultura e di tecnologie appropriate. Credo che i giorni del potere centralizzato siano contati e che una nuova tribalizzazione della società sia un processo inevitabile, anche se in qualche modo doloroso.
Nonostante la scarsa volontà di agire di alcuni, noi dobbiamo trovare i modi per farlo per la nostra stessa sopravvivenza. Non tutti dobbiamo o abbiamo bisogno di essere contadini e coltivatori. Infatti, ognuno ha capacità e forze da offrire e può formare partiti ecologisti o gruppi di azione locali per cambiare le politiche dei nostri governi locali e statali, per richiedere l'uso delle terre pubbliche a beneficio della gente senza terra e unirsi a livello internazionale per spostare le risorse dallo spreco e dalla distruzione verso la conservazione e la costruzione.
Credo che dobbiamo cambiare la nostra filosofia prima di poter cambiare il resto: cambiare lo spirito di competizione che ora pervade anche il nostro sistema educativo, in quella della cooperazione in libere associazioni; mettere al posto del petrolio le calorie e al posto del denaro i prodotti.
Ma il cambiamento più grande che dobbiamo fare è dal consumo alla produzione di cibo, anche se su piccola scala, nei nostri orti. Se anche solo il 10% di noi lo facesse, ce ne sarebbe a sufficienza per tutti. Da qui deriva la futilità dei rivoluzionari che non hanno un orto, che dipendono dal sistema stesso, che attaccano e che producono parole e pallottole e non cibo e protezione. Talvolta sembra che sulla terra tutti noi siamo irretiti, coscientemente o incoscientemente, in una cospirazione che ci mantiene impotenti. E tuttavia le cose di cui le persone hanno bisogno sono pur sempre prodotte da altre persone: solo insieme, possiamo sopravvivere. Noi stessi possiamo porre rimedio alla fame, all'ingiustizia e a tutta la stupidità del mondo. Possiamo farlo comprendendo il modo in cui funzionano i sistemi naturali, attraverso l'attenzione alla forestazione e alla coltivazione in generale e attraverso la contemplazione e la cura della terra.
Le persone che forzano la natura in realtà forzano se stesse. Quando coltiviamo esclusivamente frumento, diventiamo pasta. Se cerchiamo solo quattrini, diventiamo denaro; se restiamo ancorati agli sport di squadra dell'adolescenza, diventiamo palloni gonfiati. Attenzione ai monoculturalisti nella religione, nella salute, nell'agricoltura o nell'industria. La noia li conduce alla pazzia; possono dare inizio a una guerra o impadronirsi del potere proprio perché sono persone incapaci e inermi. Per diventare persone complete dobbiamo percorrere molti sentieri; per possedere davvero qualcosa è necessario prima di tutto dare. Non si tratta di un controsenso: solo chi condivide le proprie multiple e diverse capacità, la propria vera amicizia, il senso di comunità e la conoscenza della terra, sa di essere al sicuro ovunque vada.
Ci sono molte battaglie e avventure da affrontare: la lotta contro il freddo, la fame, la povertà, l'ignoranza, la sovrappopolazione e l'avidità; avventure nell'amicizia, nell'umanità, nell'ecologia applicata e nella progettazione avanzata. Tutto ciò potrebbe creare un'esistenza molto migliore di quella attuale, che potrebbe significare anche la sopravvivenza dei nostri figli.
Per noi non c'è altro sentiero che quello della produttività cooperativa e della responsabilità comunitaria. Imboccate quel sentiero e la vostra vita cambierà in un modo che ancora non potete immaginare."

Bill Mollison, La comunità permaculturale, in, Introduzione alla Permacultura, ibidem, pp. 189-190. 



Contributi video



Alessandro Caddeo



Fabio Pinzi
presidente dell'Accademia Italiana di Permacultura



corso di permacultura 2017 a Tertulia Farm




intervista a Francesco e Giorgiail cuore pulsante di Tertulia Farm 
"Laboratorio vivente di sostenibilità"





...noi a Tertulia, 
corso di Permacultura (PDC) agosto 2019




FINE


  

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