lunedì 23 settembre 2019

QUELLO CHE I MEDIA NON CI DIRANNO MAI - PER UN'ERMENEUTICA DELLA CONGIUNTURA INTERNAZIONALE


QUELLO CHE I MEDIA 
NON CI DIRANNO MAI




PER UN'ERMENEUTICA 
DELLA CONGIUNTURA INTERNAZIONALE


Proviamo a fare il punto sulla situazione internazionale, estrapolando le nostre riflessioni dall'intervista a Simone Lombardini, del dipartimento ricerca dell'Università di Genova ed esperto di politica internazionale, rilasciata durante una puntata de Il vaso di Pandora, una web tv del nord Italia.

settembre 2019: Hong Kong


Hong Kong è stata per cinquemila anni sotto la sovranità dell'impero cinese. Nel XIX secolo l'Inghilterra comincia a commerciare con al Cina tè in cambio di oppio: comprava tè dalla Cina e rivendeva alla Cina oppio; quando l'impero; cinese si rese conto degli effetti devastanti che stava producendo il consumo di oppio sulla sua popolazione, decise di vietarne il commercio. A quel punto, l'Inghilterra che non poteva fare a meno di comprare il tè, avrebbe dovuto pagarlo alla Cina direttamente in oro, causando un pesante deficit commerciale verso la Cina; nel 1842 l'Inghilterra decise così di muovere guerra contro la Cina, obbligandola all'imposizione del commercio dell'oppio. Gli Inglesi non solo vinsero la guerra, ma acquisirono anche il controllo sull'isola di Hong Kong. Nel 1898 si stipulò una convenzione per l'estensione del territorio di Hong Kong, corrispondente a quella attuale, che ne prevedeva poi di nuovo la cessione alla Cina, dopo 99 anni, quindi nel 1997.


La collocazione della Francia nello scacchiere geopolitico internazionale

Queste ultime settimane siamo stati bombardati dalle notizie in televisione e sui giornali su ciò che sta avvenendo ad Hong Kong. E' da diversi mesi infatti che in questa località dell'Estremo Oriente sta reiterandosi una protesta che, soprattutto in queste ultime settimane, ha suscitato una sempre crescente attenzione mediatica. Cerchiamo di fare il punto della situazione e di darci ragione dei veri motivi di quella protesta, senza ingoiare come oro colato quello che ci viene propinato dalle televisioni e dai giornali di regime.


La storia che ci viene raccontata dal mainstream infatti esiste soltanto nei notiziari, senza minimamente corrispondere alla realtà dei fatti.
Ci vogliono convincere che la Cina abbia voluto far approvare un trattato di estradizione da Hong Kong per prelevare i dissidenti politici che vivono lì e imprigionarli nelle carceri della Cina continentale. Da ciò sarebbe scaturita una reazione uguale e contraria di manifestanti che ha invaso tutte le strade della città per chiedere libertà civili, democrazia e rispetto dei diritti umani. Nulla di tutto ciò corrisponde a verità! 
Perché nessuno di loro signori si degna di ricordare al pubblico dei lettori e dei telespettatori ignari da dove scaturisca storicamente l'origine delle tensioni di Hong Kong? 
Risulta oltremodo artefatto il quadro della situazione attuale così come ne viene dato conto dai media, se non si parte da questa imprescindibile considerazione storica degli avvenimenti per una comprensione veritiera dei fatti di oggi.
Se la Cina ha chiesto di firmare un trattato di estradizione con Hong Kong, del tutto equivalente a quelli che sta già facendo l'Inghilterra, la sua difficoltà sta nel fatto che Hong Kong ha firmato soltanto 20 trattati di estradizione con il resto del mondo (ricordiamo che nel mondo ci sono 186 Paesi); Ciò vuol dire che per 166 Paesi non esiste trattato di estradizione da Hong Kong e questo ha reso nel tempo Hong Kong un ricettacolo della delinquenza cinese, quindi un problema interno della Cina, ma anche un ricettacolo della delinquenza internazionale di ogni specie (dagli assassini di alto bordo, ai contrabbandieri, ai mafiosi, ai meri truffatori finanziari, a chi fa commercio della prostituzione, commercio di organi umani) oltre ad essere anche un Paradiso fiscale. Si spiega così l'interesse dell'Occidente a lasciare che le cose rimangano così come sono e a controllare direttamente Hong Kong, rappresentando una spina nel fianco per il governo cinese, direttamente sotto il controllo occidentale. Rappresenterebbe quindi la quinta colonna americana dentro la Cina, prestandosi a sguinzagliare i propri agenti segreti e a fomentarne rivolte, come si sta vedendo succedere ora. Sotto le mentite spoglie della richiesta di libertà civili (in realtà la libertà dei contrabbandieri e dei mafiosi), i manifestanti si sono visti sfilare con il vessillo della bandiera a stelle e strisce, senza farne nemmeno troppo mistero, insieme ad un gigante striscione che inneggiava ad un intervento di Donald Trump per liberarli! 
Di nuovo, anche in questo caso, quello che fa male al cuore è che siano state mobilitate frotte e frotte di giovani per promuovere questa causa. Pare non sia proprio la prima volta! Come non tornare al caso di Greta Thunberg, che continua a coinvolgere giovani in tutto il mondo, dietro ad un progetto del tutto imperiale e capitalista, di rilancio dell'economia globalizzata inneggiante il "Green New Deal"... stessa cosa l'abbiamo vista accadere in Ucraina durante la rivoluzione europeista o nelle "primavere arabe" in Africa. In ogni dove nel XXI secolo i giovani vengono manipolati e strumentalizzati in battaglie conservative e di retroguardia per mantenere in vita gli interessi del cartello finanziario internazionale, al contrario di come accadeva nel XX secolo, quando i giovani erano in prima linea per combattere il potere costituito. Occorre tenere ben presente questa, che sfumatura non è, per capire il nostro tempo: come i giovani da elemento di contraddizione rispetto al sistema presente oggi sono diventati perfettamente manipolati e funzionali al potere, utili al sistema combattono per l'impero. 
Rispetto a quanto si è detto e spiegato sin qui sulla questione di Hong Kong, nessuno ha mai spiegato nulla, anzi! Tutti i cosiddetti "progressisti" non fanno che sostenere Hong Kong, ovvero un Paradiso fiscale, l'impunità di delinquenti che si arricchiscono con traffici illeciti, truffatori finanziari, a dimostrazione che per un Impero che sta perdendo l'egemonia, la malafede e l'agire sotto falsa bandiera costituiscono una pratica obbligata!
Quest'estate, poco prima del G7, Macron ha ospitato Putin, rilasciando dichiarazioni sconcertanti e chiarificatrici sulla collocazione della Francia nello scacchiere geopolitico. I due si sono incontrati già 7 volte, da quando cioè il presidente francese è entrato in carica, il che rappresenta quasi un record storico... Sconcertante a dir poco è quanto Macron ha dichiarato su quella che vuole essere la politica estera francese in relazione alla Russia e in generale in relazione all'Europa. 

Macron testualmente esordisce dicendo: "L'Europa si estende da Lisbona a Vladivostok. La Russia è un Paese molto profondamente europeo" e prosegue dicendo: "Credo che riusciremo a creare una nuova architettura della sicurezza tra Unione Europea e Russia. Penso che saremo in grado di lavorare insieme sulla sicurezza del nostro Continente". Con la parola sicurezza intendono la messa in campo di un esercito, collaborazioni militari, qualcosa di estremamente serio. Viene ad essere riconfermata quindi l'idea di una stagione di grande apertura della Francia verso la Russia; stagione di apertura che si può spiegare soltanto leggendo il Trattato di Aquisgrana (vedi il video: "Patto Francia-Germania. L'Unione europea è già superata: https://www.youtube.com/watch?v=DdGrmVkdt70). Possiamo qui brevemente ricordare che in questo trattato, firmato tra Francia e Germania, c'è un accordo di fortissima integrazione economica, ma anche della costituzione di un nuovo esercito europeo con una dottrina di autonomia da Washington. All'interno di questo processo di autonomizzazione dalla NATO in generale intrapreso da Francia e Germania, la Francia è perfettamente consapevole di dover cercare dei partner internazionali sufficientemente forti e credibili per potersi smarcare lentamente da Washington. Ovviamente la Russia rappresenta un partner obbligato su questa strada.

E' assolutamente importante non confondere Macron con un populista, sovranista, socialista in lotta per l'indipendenza del popolo francese dalla dominazione NATO: assolutamente no. Il desiderio di emancipazione da Washington è in realtà espressione degli interessi capitalistici del Capitale franco-tedesco che ad Aquisgrana ha avviato un nuovo processo per una nuova Europa indipendente da Washington, ma altrettanto ordo-liberale e altrettanto imperialista, ad esempio verso i territori africani. Di là dal pensare che la realizzazione di questo progetto migliorerà la condizione dei popoli e dei lavoratori: cambierebbero soltanto padrone ma non perderebbero sicuramente le catene.

Qui potremmo azzardare dicendo che se le élites al governo negli USA fossero razionali avrebbero capito da tempo, quantomeno per mero realismo politico, che un'alleanza con la Russia è necessaria per combattere il vero nemico degli Stati Uniti d'America, la vera minaccia all'unipolarismo americano, che in questo momento è rappresentato dalla Cina. Qui è possibile introdurre qualche elemento di novità importante: c'è una parte dell'élite americana, rappresentata in questo momento dall'ala trumpiana, che da sempre è stata aperta al dialogo con la Russia, che ha cercato il dialogo, nonostante tutti i sabotaggi prima di tutti gli incontri del G20 e che quindi vuole allearsi con la Russia, smarcare la Russia dalla Cina, acquisire il controllo del Venezuela (infatti Trump sostiene il golpista Guaidò in Venezuela), sostenere il golpe in Iran e in questo modo controllando Iran, Venezuela e Russia, praticamente tagliando gli approvvigionamenti di petrolio alla Cina, gli ferma la crescita, impone i dazi, contenendo in questo modo il colosso cinese. C'è quindi un'ala trumpiana che non vuole la guerra totale alla Russia e alla Cina, ma vuole un'alleanza con la Russia in funzione di fermare la Cina. Poi, c'è l'altra ala, il Deep State, che possiamo identificare come clintoniana, che invece ritiene non realistico che la Russia si distacchi dall'alleanza storica con la Cina e che la Russia e la Cina vadano annientate come nemico; per questo motivo, come scrivono anche nel Provider for the Common Defense, ritengono di dover arrivare allo scontro con queste due potenze. 

Quindi, per la prima volta nella storia il Capitale americano non ha una linea comune; ha due linee: quella trumpiana e quella del deep state, clintoniana.

E' fondamentale acquisire queste informazioni perché si comprenda come mai sia potuto nascere lo spazio per una terza via (il trattato di Aquisgrana), in alternativa alla linea americana, divisa al suo interno. Aquisgrana dunque è stata possibile solo perché c'è stata una divisione, un gap all'interno del Capitale americano. Nel suo complesso il Capitale occidentale è diviso in almeno due grandi bande: la banda trumpiana (aperta alla Russia, ma chiusa alla Cina), la banda clintoniana (chiusa alla Russia e alla Cina, per la guerra) e la banda di Aquisgrana che si smarca da Washington e si apre alla Russia e, come vedremo, alla Cina. 

Solo in questo modo il quadro nella sua complessità inizia a formarsi e a dare spiegazione di ciò che sta accadendo in questi ultimi mesi nel mondo.
L'iniziativa di Macron in chiave anti-USA e la sua nonchalance nel proporsi alla Russia come nuovo partner economico e militare si spiega sicuramente anche in relazione al fatto che la Francia dopo la seconda guerra mondiale figurava tra i Paesi vincitori, potendo così dotarsi di un armamento atomico non indifferente (attualmente possiede 300 testate nucleari), a differenza di quanto fu possibile per Italia e Germania, entrambe sconfitte dalla guerra. 
La Francia può alzare la testa in questo frangente più di altri Paesi europei, compresa la Germania, sia perché è un Paese economicamente e demograficamente ancora molto forte, sia perché, essendo uscita dalla guerra tra le potenze vincitrici, non è mai stata invasa militarmente da basi militari NATO, rimanendone fuori per diversi decenni del XX secolo. La Germania, pur condividendo con lei gli stessi interessi di Aquisgrana, e avendo più basi militari NATO sul suo territorio di noi, ha una capacità di manovra oggettivamente minore. Per questo motivo deve appoggiarsi al partner europeo più simile a lei che ha gli stessi interessi ma che, più di lei, è autonomo.
La Francia quindi, è bene ricordarlo, è sempre stata indipendente dal Capitale americano e dalla presenza NATO sul suo territorio.


La crisi del dollaro e le dichiarazioni del Governatore della Banca d'Inghilterra, Mark Carney


Recentemente, il Governatore della Banca d'Inghilterra, Mark Carney, ha suggerito che il dollaro potrebbe essere sostituito da una cripto-valuta, sostenuto peraltro in questa sua dichiarazione da un folto gruppo di nazioni, tra cui la Cina che in tutto ciò avrebbe un ruolo da protagonista. 

Si tratta di una breaking news incredibile, considerando che sia stato il Governatore della Banca Centrale d'Inghilterra a suggerirla, notizia peraltro riportata dal Financial Times. Tale proposta sembra essere stata da lui stesso presentata in maniera ufficiale al Fondo Monetario Internazionale "per cambiare le regole del gioco". Ciò significherebbe ripensare ad una nuova valuta internazionale, fondata su una valuta sintetica, che potrebbe essere la libra valuta di Facebook, sostenuta da diverse banche centrali, tra cui quella cinese che avrebbe un ruolo da protagonista insieme alle altre.
Nella premessa al suo discorso costui fa un'analisi cristallina sulla situazione del sistema monetario internazionale, dicendo chiaramente che gli USA rappresentano ormai il 10% del commercio globale e il 15% del PIL globale, e che, nonostante questo, la metà delle fatture commerciali sono denominate in dollari e due terzi di titoli finanziari commerciati sui mercati sono denominati in dollari. Ciò significa che, mentre l'ordine mondiale è cambiato, l'ordine monetario è rimasto fisso al 1971, esattamente come quando si era usciti da Bretton Woods. Questo stato di cose - afferma Mark Carney - è un problema anche per noi Occidentali, poiché siccome tutta l'economia mondiale è così fortemente legata al dollaro, è sufficiente che si viva una crisi interna all'economia americana, che questa si riverbera immediatamente ai livelli internazionali, come abbiamo visto accadere nel 2008. "Anche una conoscenza superficiale della storia monetaria suggerisce - afferma il Governatore - che questo sistema non può più reggere".
L'Inghilterra è la piazza Affari numero Uno nel mondo, il mercato finanziario più sviluppato a livello mondiale ed è pensabile che il Capitale inglese, unito a quello europeo, siano evidentemente preoccupati, sia perché si rendono conto che il potere del dollaro è in declino - e sono tutti ripieni di titoli denominati in dollari, sia perché queste guerre valutarie che si prospettano e queste guerre commerciali che sono già in atto con i dazi, non fanno che arrecare danni agli stessi alleati. In un'ottica di lungo termine occorre valutare l'importanza della Cina ed è quindi indispensabile pensare ad un nuovo sistema oggi per ingabbiare la potenza cinese; se si aspettasse di più, tra dieci anni non sarebbe più possibile avere lo stesso potere contrattuale di adesso e la Cina sarebbe prevaricante. La posizione che quindi si va delineando produce una ulteriore spaccatura nella compagine occidentale, considerando che la proposta arriva da un alleato storico degli Stati Uniti, come la Gran Bretagna e tutto ciò spiegherebbe anche la questione della Brexit; mai come ora il capitale inglese è contrario alla Brexit, perché ha dei vantaggi a restare in questa Europa a restare aperto alla Russia e alla Cina. Anche la Gran Bretagna con questa mossa sembra appoggiare in parte il progetto Aquisgraniano e smarcarsi lentamente dagli Stati Uniti. Se si dovesse davvero uscire dal sistema monetario internazionale fondato sul dollaro, gli Stati Uniti avrebbero difficoltà enormi a collocare i titoli di debito pubblico all'estero, avrebbero un deficit sulla bilancia commerciale che esploderebbe (già oggi è altissimo: è a 750 miliardi di dollari, ma se il valore del dollaro crolla, arriva fino a 3000 miliardi di deficit) e quindi non riuscirebbe più a importare tutti i beni che vuole importare grazie al vantaggio del signoraggio del dollaro che può opporre al resto del mondo e, infine, non ha più un'economia manifatturiera forte (un quarto delle manifatture americane sono state delocalizzate nel terzo mondo e nel secondo mondo in nome della globalizzazione e della finanziarizzazione dell'economia) e quindi andremmo incontro ad una crisi che farebbe crollare il PIL a due cifre peggio di quella del 1929, che rischiò di far saltare in aria l'intero sistema capitalistico.
Naturalmente queste dichiarazioni rispecchiano la crisi di quel mondo unilaterale voluto e preteso a tutti i costi sinora dalla politica degli Stati Uniti d'America.
Tutto ciò naturalmente porta con sé il grave rischio che gli Stati Uniti non siano disposti a perdere la loro posizione di potere e che quindi si vada piuttosto spediti verso l'ineluttabilità di una guerra, nel momento in cui fossero costretti a rinunciare al privilegio che finora gli ha dato la supremazia del dollaro. Più perdono consenso e controllo sugli alleati, più l'esigenza della guerra diventa urgente, poiché se aspettano troppo, poi ne perdono l'appoggio!


Il cavo internet sottomarino tra Los Angeles e Hong Kong


Mentre una parte degli interessi americani spingono per indebolire la Cina facendo pressione su Hong Kong, c'è un'altra parte del Capitale occidentale americano che sta addirittura completando la connessione tra Los Angeles e Hong Kong attraverso un lunghissimo cavo internet sottomarino.


Occorre ribadire che la nuova vera tecnologia del XXI secolo è internet; una tecnologia partorita dal Pentagono, quindi una tecnologia americana. Oltre alla struttura "virtuale" che riconosciamo da subito come propria di internet, esiste anche una struttura "materiale" imponente e ben definita, costituita proprio dai cavi sottomarini. Il 99% dei dati oggi naviga proprio attraverso questi cavi sottomarini e il mondo ne  è pieno! In larghissima parte questi cavi sono di proprietà di aziende nord-americane. L'impero quindi si regge, oltre che sul dollaro, sulle armi e sugli alleati, anche sul controllo di queste infrastrutture di internet. Esiste un progetto che si chiama Pacific Light Keyboard Network che punta a costruire il primo cavo internet che collega direttamente gli Stati Uniti e la Cina: da Los Angeles arriverebbe ad Hong Kong. Occorre ricordare che all'interno della Cina internet è oscurato. Esiste un sistema di internet creato dalla Cina autonomamente per i suoi cittadini ai quali però è negato l'accesso a Google o a Facebook. Ora si vuole fare arrivare proprio ad Hong Kong, la ex colonia britannica, un cavo sottomarino, lungo 12.800 km e costato già 300 milioni di dollari, supportato da tre grandi compagnie: due americane, Google e Facebook e un'azienda cinese, la Peng Telecom & Media Group, collegata direttamente con il governo. All'improvviso, a pochi chilometri dalla fine del progetto, arriva una decisione della Corte di Giustizia americana che blocca il progetto vietando il completamento dell'operazione. Il pretesto? Sarebbero a rischio i dati sensibili degli Americani. Nel frattempo la Cina ha già completato la posa di tre cavi internet sottomarini in tre aree diverse del pianeta: si tratta della Pakistan and East-Africa Connection, cioè di dodicimila chilometri per collegare Europa e Africa, cioè proprio l'area che viene toccata dalla via della seta - e non è un caso - , il collegamento tra Messico e Golfo della California e seimila chilometri per collegare Brasile e Camerun, per consolidare gli interessi cinesi in Africa e anche in Sudamerica. Questo sta a significare un inizio di competizione tra Cina e Stati Uniti anche sulla posa dei cavi sottomarini internet. La Peng Telecom ha firmato nel 2014 un accordo di cooperazione con la Huawei, azienda di Stato cinese, sotto diretto controllo della Cina per la ricerca congiunta sul cloud computing, di intelligenza artificiale e per il 5G, cioè le tre grandi frontiere tecnologiche del momento che stabiliranno poi il primato delle potenze che riusciranno a raggiungere per prime l'efficienza tecnologica. Dietro questo progetto c'è anche la longa manus del governo cinese che sembra interessato al controllo di questo cavo sottomarino tra Hong Kong e Los Angeles. E' in corso una guerra sotterranea per il dominio dei dati sensibili (dei nostri dati) tra USA e Cina che si gioca sui cavi sottomarini, sul controllo dei mari (ricordiamo che l'America è una talassocrazia, un impero talassocratico) e anche sull'acquisizione del 5G. Le élites americane sono divise, forse addirittura tripartite: l'area trumpiana, l'area clintoniana e probabilmente c'è una parte del capitale americano che è "aquisgraniano", cioè è aperto al commercio anche con la Cina. Facebook e Google sono ad esempio fortemente interessate in questo momento al commercio con la Cina, che per loro rappresenta un mercato potenziale da 1 miliardo e trecentomila cittadini. Sulla posa in opera del cavo di Hong Kong probabilmente sono state d'accordo sia la linea trumpiana che quella clintoniana perché entrambe hanno interesse a fermare la Cina: l'élite clintoniana vorrebbe distruggerla e arrivare alla guerra; l'élite trumpiana fermarla economicamente, ma comunque su questo punto convergevano. Evidentemente l'élite aquisgraniana ha perso, essendo comunque minoritaria in America.



Terroristi islamici trasferiti dagli Stati Uniti all'Albania


Cosa ci fanno oltre 4.500 terroristi islamici appartenenti ad un'organizzazione poco nota, trasferiti dagli Stati Uniti all'Albania all'inizio del 2019?

Margherita Furlan di Pandora tv ha scritto un lungo articolo al riguardo. Si tratta di un'organizzazione terroristica nata nel 1963 (MEK) in Iran come una componente del movimento rivoluzionario che poi ha abbattuto lo Scià, compiendo la rivoluzione degli Imam in Iran. Tuttavia si tratta di un'organizzazione particolare dal punto di vista ideologico, perché mescolava elementi di marxismo a elementi di femminismo e di islamismo. Questa è la ragione per cui è stata messa all'angolo dal nuovo governo della rivoluzione, al punto da dover ripiegare fuori dal territorio iraniano in Francia; qui nel 1981 cambia casacca, cambia ideologi e finanziatori ed è trasformata dalla CIA in un'organizzazione terroristica sotto il suo diretto controllo. Già nel 2016 Voice of America scriveva che l'Albania aveva accettato di ricevere 20 milioni di dollari in cambio di ospitare sul suo territorio duemila di questi terroristi. All'inizio di quest'anno (notare la tempistica), poco dopo la firma del Trattato di Aquisgrana, arrivano con un ponte aereo straordinario, giustificato come un'operazione umanitaria dalla Siria, dai 4500 ai 5000 terroristi Mujaiddin e Kalk in Albania a 12 km a nord-est di Durazzo, quindi a pochissimi chilometri dall'Italia.

Perché mai la CIA si sarebbe premurata di spostare 4500 terroristi nel territorio dell'Albania, Paese facente parte della NATO?

La risposta ce l'ha data qualche anno fa quasi inconsapevolmente in un video di Pandora tv il signor George Friedman che, citando il Council on Global Affaire, affermava testualmente: "La tecnologia tedesca e il capitale tedesco assieme alle risorse russe e alla manodopera russa rappresentano l'unica combinazione che spaventa da secoli gli Stati Uniti d'America".
Come andrà a finire? Gli Stati Uniti hanno già piazzato sul tavolo le loro carte: si tratta del corridoio del Baltico sino al mar Nero. Viene così svelata la strategia e il punto fondamentale della questione: gli Stati Uniti temono un'alleanza strategica tra la Germania e la Russia, ovvero proprio quello che sta succedendo con il Trattato di Aquisgrana, ove si riscontra una progressiva autonomizzazione da entrambe le parti e un riavvicinamento alla Russia che, proprio nelle parole di Macron di quest'anno con Vladimir Putin, per lui "l'Europa va da Lisbona a Vladivostok..." "la Russia è un Paese profondamente europeo", prospettando di fare una politica di cooperazione strategica sulla sicurezza comune tra Europa e Russia. Questo farebbe dell'Eurasia un polo fortissimo nel mondo multipolare, rendendo del tutto velleitaria qualsiasi prospettiva imperialistica, unipolare degli Stati Uniti d'America.
Partendo da questo, è evidente che gli Stati Uniti cercheranno di fermare questo processo di autonomizzazione, soprattutto la componente clintoniana del Deep State. Come? vogliono disporre di una forza capace di intervenire per invertire i rapporti di forza in Europa, qualora questa decidesse di smarcarsi definitivamente dagli Stati Uniti; per farlo hanno intenzione di costruire un cuneo islamico al centro dell'Europa, ovvero un vero e proprio stato islamico in Europa, il primo stato islamico in Europa da cui far partire i terroristi (l'Albania è già il quarto esportatore mondiale di terroristi), per andare a colpire Bruxelles che rappresenta emblematicamente l'Europa, la Francia, come è già successo, la Germania e, probabilmente forse, anche l'Italia. Quindi vogliono creare uno stato islamico che rappresenti la spina nel fianco del vecchio continente e, data la sua collocazione strategica, fare da tappo per impedire che parta la via della seta. D'altronde il progetto della 'Grande Albania' è un progetto non nuovo, cominciato con la guerra alla federazione socialista di Jugoslavia nel 1999, una guerra terribile, giustificata come la prima guerra "umanitaria" che ha fatto decine di migliaia di morti, che ha visto bombardare la popolazione con armi al plutonio, per cui ancora oggi muoiono molte persone. Questo progetto vede un'Albania ormai sempre più forte; il confine con il Kossovo già adesso è largamente non rispettato, la stessa Macedonia ha un primo ministro che sta lavorando per abbattere i confini con l'Albania e poi verrà il turno del Montenegro. Verrà esclusa soltanto la Serbia, che è cristiano-ortodossa e che ha buoni rapporti con Mosca, ma che in questo momento finirebbe isolata e quindi, creare questo grande cuscinetto pieno zeppo di terroristi da utilizzare ad uso e consumo della CIA, sarebbe il massimo. 

Tutti questi approfondimenti fin qui svolti ci saranno utili per meglio comprendere quello che è accaduto in casa nostra, in Italia; non si capirebbero altrimenti i fatti ultimi: la caduta del governo giallo-verde e il governo Conte-bis giallo-rosso. Cerchiamo di capire alla luce di questi avvenimenti globali la caduta del governo giallo-verde e quali saranno le conseguenze di questa caduta per gli Italiani e per l'Europa.


La caduta del governo giallo-verde in Italia e le conseguenze future


La crisi del governo giallo-verde andrebbe letta da un punto di vista molto più grande di quello cui siamo abituati a pensare. Essa supera di misura i confini nazionali e di misura il potere irrisorio delle marionette che occupano i posti in Parlamento. Entrare nel merito di vane discussioni se Salvini ha fatto bene a far cadere il governo, se Di Maio è stato furbo o poco furbo a fare l'alleanza col PD, se il PD ha giocato bene le sue carte, sono tutte questioni che non hanno molto valore, partendo da un presupposto implicito che è sbagliato, quindi le conclusioni saranno ovviamente distorte. Tale presupposto implicito è che i politici italiani in questa fase storica siano donne e uomini liberi. Non lo sono perché l'Italia non è - soprattutto in questa fase storica - un Paese libero e sovrano; è un Paese che non ha sovranità militare, perché ha 113 basi militari straniere che occupano il suo suolo tutti i giorni; è un Paese che ha perduto la sua sovranità monetaria concessa a una banca centrale autonoma privata con poteri assoluti indipendenti a Bruxelles; è un Paese che ha perso la propria sovranità parlamentare demandata alla Commissione europea, un organo non eletto da nessuno, composto da 28 membri che governa su tutta l'Europa, emettendo regolamenti e decisioni vincolanti sulle stesse costituzioni degli Stati membri..., dunque è un Paese senza alcuna sovranità o libertà. Quindi, credere che i parlamentari italiani facciano quello che fanno in ragione delle proprie ragioni personali è del tutto inverosimile: devono obbedire ai potentati internazionali che sovrastano anche il nostro Paese. Quindi per capire la crisi del governo giallo-verde e capire la nascita del governo giallo-fucsia, bisogna partire dal contesto internazionale in cui questa crisi si è sviluppata. Il contesto internazionale è quello descritto nei paragrafi precedenti. Siamo alla vigilia di uno scontro militare devastante tra due opposte visioni del mondo e due opposte forze: da una parte la visione unipolare americana, liberale; dall'altra parte la visione multipolare. Questo scenario generale è stato negli ultimi anni complicato da una serie di elementi.

- Vince le elezioni Trump in America e a gennaio scorso viene  firmato il Trattato di Aquisgrana. 
Questo ci mette tutti di fronte ad una situazione ove il Capitale occidentale per la prima volta nella sua storia è diviso in almeno tre componenti: 1) la componente che fa capo ai trumpiani che vuole riaprire il dialogo con la Russia per smarcare l'alleanza tra la Russia e la Cina e allo stesso tempo impedire e frenare la crescita cinese, tagliandole i rifornimenti di petrolio, prendendo quindi il controllo su Iran e sul Venezuela e anche sulla Russia e attraverso la politica dei dazi che le soffoca le esportazioni, impedendole la vendita della sovrapproduzione all'estero. 2) La componente clintoniana, del Deep State, quella del Neo-con, del Project for the American Century, la componente che ha scritto il Providing for the Common Defense che vuole andare allo scontro totale con la Russia e con la Cina perché ritiene impossibile qualsiasi mediazione, quella che pensa che vanno fermate perché il XXI secolo deve rimanere un secolo Americano; in Italia ai clintoniani si associa Forza Italia, fondamentalmente..., mentre ai trumpiani si associano la Lega e i Fratelli d'Italia, che infatti hanno sempre avuto posizioni relativamente aperte alla Russia, ma molto chiuse con la Cina. 3) La terza posizione è quella dell'europeismo tranchant, forte, centrale, mittel-europeo, l'europeismo di Aquisgrana che vuole smarcarsi progressivamente dagli Stati Uniti d'America per aprirsi alla Russia e per aprirsi alla Cina, soprattutto; capeggiata in questo momento dal capitale franco-tedesco. Ricordiamo che per la prima volta dal 2008 la Germania entrerà in recessione con meno 5% sulla produzione industriale interna! Sappiamo perfettamente che questo è dovuto alle sanzioni che sono state imposte alla Russia e ai dazi imposti alla Cina; manovre tutte che la Germania ha dovuto subire a causa della sua alleanza con gli Stati Uniti d'America. Quindi il capitale occidentale è tripartito; poi c'è il capitale non occidentale, quello russo-cinese, che ha una linea abbastanza comune, condivisa sulla costruzione di un mondo multipolare e lo hanno detto a più riprese. 
Questo è lo scenario internazionale e ovviamente, all'interno dell'Italia lo schieramento europeista tout-court aquisgraniano è composto e rappresentato riflesso dai 5 stelle e dal Partito Democratico il quale in tempi non sospetti, già nel 2016, con Gentiloni fu l'unico governo del G7 ad andare al forum mondiale della via della seta, quando in quell'occasione Gentiloni dichiarò: "l'Italia può essere protagonista in questa grande operazione in cui la Cina tiene molto. Per noi è una grande occasione e la mia presenza qui significa quanto la riteniamo importante".

Ecco che possiamo leggere con le giuste lenti gli ultimi avvenimenti del governo giallo-verde. Tale governo metteva insieme due componenti capitalistiche che si stavano fronteggiando a livello internazionale: la componente più tranquilla trumpiana e la componente aquisgraniana, escludendo la componente clintoniana. C'erano interessi diversi, profondi, in parte collimanti come per esempio sulla Russia, ma in altre parti come sulla Cina, assolutamente distanti. Infatti i tre principali eventi che hanno poi portato alla caduta del governo sono quelli che abbiamo commentato nei paragrafi precedenti: l'incontro di Xi Jinping nel suo tour europeo; in Italia è arrivato con una delegazione di 500 persone a firmare un memorandum, un'intesa sulla via della seta; lo stesso l'ha firmato con la Francia e con la Germania, appena dopo che Francia e Germani avevano firmato il Trattato di Aquisgrana: Su questo punto Salvini, rappresentante della componente trumpiana, ventilava il pericolo di diventare una colonia cinese; sul Venezuela i 5 stelle erano per non riconoscere il governo di Guaidò e invece la Lega sì; infine, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il Decreto Golden Power sul web secondo cui il governo aveva deciso che le concessioni sul 5G si potevano dare soltanto alle imprese occidentali. I 5 stelle all'ultimo non approvano la legge e fa saltare il banco, asserendo che non fosse giusto per gli altri competitor internazionali, praticamente offrendo una spalla alla Huawei cinese.

Ad un certo punto le élites che sostenevano questo governo riflesso in Italia arrivano ad uno scontro diretto, non si poteva più tollerare questa divergenza geo-politica così fondamentale su questioni così importanti, fondamentalmente sulla questione cinese e quindi quando Salvini è stato convocato a Washington (si era piegato completamente agli interessi americani, quando aveva sostenuto Guaidò in Venezuela, quando aveva sostenuto le sanzioni all'Iran, aveva sostenuto gli Ucraini, aveva sostenuto Gerusalemme capitale e soprattutto aveva sostenuto la lotta italiana per fermare la via della seta e poi aveva promesso di prestare supporto logistico ad eventuali operazioni internazionali che dovessero partire dal nostro territorio) c'è da credere che gli sia stato ordinato dal Deep-State americano, dalla parte clintoniana e in parte anche da quella trumpiana, di far saltare il governo, con l'intesa e la promessa che sarebbe stato sostenuto nuovamente quando sarebbe diventato nuovo premier. Ahimé, non avevano fatto i calcoli con l'altra componente, quella aquisgraniana che ha approfittato di questa crisi di governo per fare subito pressioni sul partito democratico affinché non approvasse la mozione di sfiducia e in un colpo solo prendere il controllo anche dell'Italia. In questo modo l'élite clintoniana esce sconfitta dalla battaglia (non dalla guerra) in favore degli interessi aquisgraniani franco-tedeschi. 

Ora dunque abbiamo Francia e Germania, le principali locomotive europee, orientate su Aquisgrana; la seconda economia manifatturiera, quella italiana, si è adesso schierata, perché 5 stelle e PD sono entrambi sul fronte aquisgraniano, europeista tout-court aperto alla Cina e hanno messo all'angolo i clintoniani e pure i trumpiani.

L'Inghilterra si sta smarcando, chiedendo  un nuovo sistema internazionale della valuta per uscire dall'unilateralismo del dollaro e quindi gli Stati Uniti stanno perdendo letteralmente terreno. La parte clintoniana, quella che vuole arrivare alla guerra, sa che gli sta scivolando il terreno da sotto i piedi; tutti gli alleati come Francia, Germania, Inghilterra, Italia hanno iniziato a prendere posizioni autonomiste e sono tutti e quattro aperti alla Cina che, in questo momento, è il principale avversario e competitor degli Stati Uniti.
Cosa ci si può aspettare da questa complicata situazione? Può accadere una stagione di nuovo terrorismo di massa partito proprio dall'Albania; tenteranno di destabilizzare Aquisgrana con questa operazione e se non ci riuscissero o anche ci riuscissero, non appena prendessero un po' di forza, c'è da credere che attaccheranno. Se aspettano troppo tempo, che gli alleati si smarchino da loro non potranno più fare questa guerra; per questo motivo è pensabile che la vogliano fare prima che questo accada. Se il capitale tedesco si allea alle forze naturali russe e l'Europa si compatta tra Lisbona e Vladivostok, gli Stati Uniti sono messi fuori. Il tempo dell'unipolarismo è finito e quindi purtroppo ci aspetta una stagione di tensioni terroristiche o alla peggio si scende direttamente in guerra. 
Sono questi conflitti a livelli geo-politici più alti ad aver causato la crisi di governo. A nulla contano i Salvini e i Di Maio della situazione... Contano questi equilibri geo-politici internazionali.

Cosa significherà questo nuovo governo in Italia


Più che fare pronostici, parliamo di dati. Hanno nominato come ministro dell'economia Gualtieri che è un alfiere del capitale europeista, è un alfiere della globalizzazione, un uomo che prima ancora di diventare ministro è stato sponsorizzato dalla stessa Christine Lagarde, che è stata la presidente di un'organizzazione omicida, il Fondo Monetario Internazionale: l'organismo che impone debiti ai Paesi del terzo mondo e austerità; l'organizzazione che impedisce da decenni lo sviluppo dei Paesi dell'Africa e del terzo mondo. E' l'uomo che ha ricevuto la benedizione da questa signora; è l'uomo che ha sostenuto la costruzione stessa del MES, uno degli architetti del Meccanismo Europeo di Stabilità, a cui abbiamo dovuto decine di miliardi; un meccanismo per cui tu dai i soldi a questo sistema europeo e poi gli puoi chiedere indietro soltanto un prestito se sei in difficoltà per salvare le banche; è stato uno degli uomini che ha monitorato il Financial Assistent Working Group, è stato nella commissione che doveva valutare l'applicazione delle austerità in Grecia (ultima notizia: le 700 morti bianche per mancanza di risorse negli ospedali per cui sono morti 700 bambini perché non c'erano obiettivamente le risorse per curarsi, per andare in ospedale...). Quindi, al di là dei proclami e delle etichette (è un comunista perché viene dalla Fondazione Gramsci o perché canta "Bella ciao"?!) è l'uomo dell'austerità totale, oggi al governo dell'Italia. Il ministro della sanità Speranza, che ha già fatto capire che non si tocca la legge Lorenzin sui vaccini; un presidente del Consiglio Giuseppe Conte che nel discorso di parlamentarizzazione della crisi di governo si è riferito a un "Nuovo Umanesimo" che assomiglia molto ai progetti del Grande Oriente d'Italia [con riferimento al famigerato Transumanesimo!? n.d.r.], una strizzatina d'occhio alla Loggia massonica italiana...

Un presidente del Consiglio che si riferisce anche al Green New Deal gretino che lascia trasparire cosa c'è dietro il fenomeno di Greta Thunberg e al falso ecologismo e ambientalismo. Si riferisce dunque al New Climnate Economy, documento già proposto alle Nazioni Unite che prevede 90 trilioni di dollari di investimenti in 15 anni per rilanciare il capitalismo mondiale attraverso operazioni come la decarbonizzazione totale rapida che cattura l'anidride carbonica nell'atmosfera - ammesso che questa sia un problema -  e la mette sotto il livello del mare, facendo pagare a tutte le imprese tasse per pagare queste altre imprese che fanno queste operazioni. Questo sarebbe il loro ambientalismo, senza una parola sulla impronta ecologica e sull'uso ciclico delle risorse. Questa nuova forma di ecologismo non sarà solo un nuovo modello economico, ma sarà proprio una nuova filosofia che predicherà l'uguaglianza radicale di tutto il creato, dove l'uomo non vale più degli animali, delle rocce e delle piante, dove il suo rapporto di interdipendenza col mondo non è significativo di alcuna forma di gerarchia (sottile ma importante considerazione questa!).
Infine, questo sarà il governo delle grandi nomine, perché da marzo prossimo ci saranno circa 400 nomine come dirigenti di società pubbliche e saranno nominati da questo governo che in qualche modo brinderà la burocrazia italiana, così che se in futuro salisse un governo inviso, avrebbe tutta la burocrazia che gli rema contro. Sarà il governo delle autonomie, che distruggerà progressivamente il sistema sanitario nazionale e l'integrità stessa dello Stato; sarà il governo della legge elettorale, fortemente proporzionale, ricorderà la legge mussoliniana dove chi prendeva il 25% prendeva la maggioranza del Parlamento e sarà il governo della riduzione del numero dei Parlamentari, esattamente come voluto dalle Logge massoniche della P2.
Per concludere risulta abbastanza chiaro che non esiste nessuna democrazia.
Ci sarà speranza solo quando in Parlamento ci sarà una forza che si dichiarerà contro la NATO, contro la globalizzazione, contro Aquisgrana, contro il capitalismo. Tutti gli schieramenti che sono ora rappresentati in Parlamento sono tutti riflessi di interessi altri, non di interessi italiani e ci stanno spingendo, chi di più, chi di meno, verso la guerra totale o verso una stagione di ordo-liberismo, di dittatura finanziaria, di nuova schiavitù ulteriormente implementata per le classi lavoratrici.
Abbiamo necessità quindi di incontrarci, come nella manifestazione del 12 ottobre prossimo, e, soprattutto di mettere intorno ad un tavolo le menti migliori del nostro Paese che ripensino il pensiero economico, sociale, politico, umano, l'antropologia, che pensino ad una nuova spiritualità; serve una nuova narrazione, diversa da quella dominante, che sappia descrivere e smascherare le contraddizioni del nostro tempo e sappia proporre un nuovo manifesto con una prospettiva desiderosa, desiderabile, realistica, di emancipazione vera, democratica, popolare, di tutte le nazioni.

fonte: https://youtu.be/93x0komWfAs


Simone Lombardini




 

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