sabato 11 ottobre 2014

LA VITA CONSISTE NEL MORIRE (parte quarta)


La vita consiste


nel morire


Chi non è andato abbastanza lontano nella propria trasformazione interiore non può capire la differenza radicale che esiste fra il mondo del desiderio, o mondo della forma, e il mondo senza desideri. L'essenza degli insegnamenti spirituali si fonda sulla cancellazione non solo dei desideri, ma del desiderio in sé. Dal punto di vista indù, questo dimostra l'inutilità del suicidio. Il suicida provoca la distruzione di una forma, ma se sussiste un desiderio ci sarà un'altra forma. Poiché ii desideri sono molti, una forma permetterà di soddisfare un desiderio, ma sussisteranno altri desideri in profondità allo stato latente, che cercheranno di essere soddisfatti in un'altra esistenza o sotto un'altra forma. Il Desiderio si esprime sotto forma di desideri diversi che si rafforzano l'un l'altro, si contraddicono, si annullano, e grazie ai quali la corrente della Manifestazione continua indefinitamente.

Avrete sentito dire che gli indù distinguono tre corpi: il corpo causale, il corpo sottile e il corpo fisico. Che cos'è il corpo causale? Il Desiderio, al singolare. Che cos'è il corpo sottile? L'insieme dei desideri al plurale. E che cos'è il corpo fisico? Il veicolo che permette ai desideri di tentare di soddisfarsi, lo strumento indispensabile della loro attualizzazione nell'esistenza. Se il desiderio di volare risulta molto potente, avrà bisogno di un corpo di uccello. Ecco la sorprendente risposta di Swamiji mi diede un giorno.
Suicidandovi non risolvete niente. semplicemente distruggete una forma fisica alla quale succederà immediatamente un'altra forma, come dovunque testimonia la legge universale. Certo, per noi che non siamo altro che desideri, questo linguaggio della saggezza è quasi insopportabile. Potete essere convinti ammiratori di Ramana Maharshi o di Ma Anandamayi o del più grande saggio indiano, e affermare con tutto il cuore: "Voglio la liberazione". Ma siete davvero sinceri? "Sì, io non vengo all'ashram per risolvere i miei problemi di eiaculazione precoce o di frigidità, ci vengo perché cerco la liberazione". Ma siete pronti a dire: "Cerco la sparizione del desiderio e la sparizione della necessità delle forme"? Perché questa è la liberazione! Se siete sinceri, dovete riconoscere che questo non corrisponde a ciò che cercate, tanto il desiderio è potente e tanto i desideri al plurale, sono coercitivi. ecco l'origine del malinteso che spesso ho segnalato, cioè la confusione fra due piani completamente diversi: le richieste egocentriche raffinate o 'spirituali' e lo stato senza ego.
Certo, bisogna tenere ben conto dei desideri, ma il fine sta nella sparizione del Desiderio, la non identificazione con le forme e la stabilità nella Coscienza pura. Finché ci sarà forma, ci sarà molteplicità delle forme, dunque contraddizione fra queste forme, attrazione e repulsione, felicità coinvolgente e sofferenza, e il fatto inevitabile di far soffrire gli altri. Quest'ultimo punto fa parte di una convinzione indù su cui dobbiamo riflettere: ogni forma fa inevitabilmente soffrire le altre forme. Non basta dire: "io sono vegetariano" per sfuggire a questa legge. Anche se mangiate carote o riso, che lo vogliate o no, uccidete una forma di vita. Non potete fare un passo senza schiacciare una formica o un insetto, anche se scopate il terreno davanti a voi con un piumino come fanno i jainisti. Non potete animare una forma senza scontrarvi con altre forme.
La manifestazione delle forme nel mondo appare molto appare molto crudele: mangiare ed essere mangiato, uccidere ed essere ucciso. In un barile d'acqua come in una giungla ci sono animali di tutti i generi che si divorano fra di loro e, quanto a noi, potremmo trovare mille esempi che dimostrano come siamo soggetti alla stessa legge. fino a che c'è forma, facciamo soffrire gli altri. Ma sì! Pur facendo del bene facciamo soffrire. Inevitabilmente, io, Arnaud, faccio soffrire coloro che mi scrivono per venire al ritiro di una settimana e ricevono una risposta in fotocopia che dice che non posso accoglierli. Inevitabilmente anche il più grande saggio, dal momento che anima una forma fra altre forme, fa soffrire. La coscienza di questo ha molto toccato alcuni indù, che si sono chiesti che cosa potevano fare per cessare di essere una causa di sofferenza per altre creature viventi. A questa domanda ci sono due risposte: non manifestarsi più nel mondo delle forme oppure ritornarci ammettendo che farò soffrire degli esseri, che distruggerò della vita per mantenere la mia propria forma, ma anche che potrò aiutare. E' il caso del buddhismo mahayana, i cui aderenti fanno voto di incarnarsi finché ci saranno esseri viventi nell'errore.

Ho detto molte cose insieme, ma sono tutte legate, da un pensiero sul suicidio, al poter cessare di reincarnarsi, fino alla storia di un uomo che scompare in una stanza e riappare in un'altra. Ciò che viene, va, ciò che viene, proviene da qualche parte, ciò che va, arriva da qualche parte. Ciò che nasce è appena morto, e ciò che muore nascerà. di qualcuno che è appena morto diciamo: "Se ne è andato". Se è partito da un luogo, è di certo arrivato in un altro. Non si è mai visto nessuno che svanisce mentre cammina, a parte nei film di fantascienza. Non si è mai visto nessuno che. lasciato un salone, si volatizzi nell'aria appena passata la porta. E' legge universale.

Cambiamento, cambiamento, cambiamento, evanescenza oppure niente sussiste, neppure per un istante; ecco il mondo delle forme. E, sottesa a questo mondo delle forme o che si esprime attraverso queste forme, si dispiega l'Unica energia Infinita. Il primo accesso che possiamo avere a questa Unica Energia Infinita è attraverso la parola Desiderio. al di là si situa il Testimone, immutabile, senza nascita, senza morte, senza inizio, senza fine, senza forma.



Arnaud DesjardinsLa via del cuore, Ubaldini editore, Roma, 2001, pp. 203-205.




Nessun commento: