sabato 14 giugno 2014

Spettatori impotenti di un crimine contro il pianeta Terra e i suoi abitanti



Spettatori impotenti
di un crimine


contro il pianeta Terra
e i suoi abitanti

Dinaweh

Quanta amarezza nel cuore mi pervade ogni volta che alzo gli occhi al cielo! 
E' inevitabile rendermi conto che il cielo come l'ho conosciuto da bambino e per come è stato fotografato nelle cartoline di diversi decenni fa, non esiste più. Sì, mi rendo conto, di fronte all'evidenza, che il cielo non c'è più...

Al suo posto una massa aerea lattiginosa informe a coprire il bel disco dorato che da sempre, da quando la Terra gira su se stessa, dà la vita ad ogni forma vivente sul pianeta.


La foto qui sopra e quella appena sotto l'ho scattate stamattina; ritraggono uno dei posti più belli al mondo: il golfo del Tigullio, con in faccia il promontorio di Portofino e la sua bellissima baia. L'ho scattata dalle belle alture di Zoagli, in frazione San Pietro. 


Una volta si sarebbe potuto notare con estrema definizione la linea che separa il mare dal cielo e il colore di entrambe sarebbe stato - a quell'ora del giorno - di un blu intenso, mentre il sole sarebbe apparso nitido nel suo splendore, attorniato da una cornice azzurra e sempre più blu via via che lo sguardo si fosse allontanato dal disco dorato. 
Oggi, così come ieri e tutti i giorni a seguire, questo fenomeno naturale non è più visibile, per via delle continue irrorazioni chimiche perpetrate da una banda di criminali al potere che hanno a quanto pare ancora in pugno le sorti del pianeta.

Le scie chimiche, o chemtrails, come vengono definite in inglese, rappresentano il più grande crimine contro l'umanità e contro tutto l'ecosistema terrestre, perpetrato impunemente dalla Cabala e da tutte le sue diramazioni occulte. Se non ci fosse il mare sembrerebbe di essere in una giornata invernale e nebbiosa da pianura Padana, mentre oggi è il 13 giugno, ci sono ben 28°c e il barometro segna "alta pressione"... E cosa sono quelle "nubi" che coprono il sole? Come si spiega quella nebbia sull'orizzonte, se non come una coltre lattiginosa "di ricaduta" da metalli pesanti, rilasciati in atmosfera da aerei appositamente allestiti, insieme alla complicità delle compagnie aeree civili?


Quando mi capita, ormai sempre più raramente, di far presente alle persone ignare di tutto, a partire dal cibo e dalle pseudo informazioni che allo stesso modo ingoiano, che tutto ciò non è normale, mi guardano come se fossi un extraterrestre, proprio come se venissi da un altro mondo e, stupiti, mi dicono che è normale, perché da che mondo è mondo gli aerei hanno sempre lasciato le scie dietro di loro, senza rendersi conto di tutta una serie di fattori che non tornano, nemmeno se ce la metti tutta per farli tornare. E' infatti a questo punto che un occhio attento noterebbe che certi fenomeni fisici in atmosfera non si spiegano più come "naturali", ma che sono anzi il frutto di manipolazione e artifizio a nascondere intenti ben precisi, che non sto qui ora ad enumerare, dal momento che esistono siti web dedicati e decisamente autorevoli al riguardo..., uno fra tutti quello degli amici Rosario e Antonio Marcianò www.tankerenemy.com.






Quello che invece vorrei fare con voi, cari amici del blog, è un altro tipo di riflessione, visto e considerato il punto critico dell'evoluzione/involuzione del genere umano in questo momento. A cosa serve infatti continuare a proiettare su qualcun altro tutti i mali del mondo, se non siamo così onesti con noi stessi da ammettere che ogni cosa che si manifesta all'esterno non è altro che  la "manifestazione" di un pensiero/azione che avviene prima di tutto dentro di noi?

A poco servirebbe continuare a invocare rivoluzioni se la prima rivoluzione non fosse quella interiore; da quella e solo da quella scaturirebbero altre manifestazioni, altri accadimenti, sia nel micro che nel macro-cosmo.


Quello che vediamo in cielo e che ormai è sotto gli occhi di tutti, sia di quelli che si ostinano a non voler vedere, che quelli che come me rimangono costernati e persino "offesi" di un simile scempio, non è altro che la manifestazione di ciò che l'umanità, nel suo sommarsi di insipienza, mancanza di coraggio e amore, ha prodotto. Tutto perpetrato nel segno della paura e dell'ignavia della moltitudine. 

Quei veleni dal cielo, come recita l'immagine qui sopra, in realtà non sono altro che i veleni che sono dentro di noi, dentro le generazioni che ci hanno preceduto, dentro l'incapacità di amare, dentro la complicità che ci rende schiavi di un sistema che abbiamo voluto e che ci rende succubi, seppur in cambio di qualche comodità, da pagare con la malattia e la morte, il più delle volte.

A che giova infatti continuare a cercare di continuo dei capri espiatori se poi non siamo noi i primi a ribellarci di fronte alla nostra stessa ignavia, alla nostra pigrizia, al far finta di niente, come se tutto andasse bene? 
Quei veli, quelle nubi, seppur finte, sono prima di tutto dentro di noi, ci appartengono e poi si manifestano nell'atmosfera, come condizione ovvia e non simulata, di ciò che noi abbiamo accettato di essere dentro!

Tutto sommato dovremmo persino ringraziare quei piloti che coi loro aerei di morte spargono in atmosfera alluminio, cadmio, sali di bario, stronzio, ossido di zolfo, nitrato di argento, spore di virus, vaccini e quant'altra schifezza può accogliere la nostra paziente Madre! 

In realtà anche loro stanno svolgendo un compito che ha a che fare con il nostro "Risveglio", costringendo ognuno di noi ad interrogarsi, a farsi delle domande, a darsi delle risposte, prima di tutto interiori - ripeto - non esteriori!

E' vero che la forza della preghiera e di una meditazione collettiva riescono a pulire il cielo e a far calare in modo significativo  il tasso di criminalità di una grande metropoli! E' già accaduto ed accadrà ancora, se solo prendiamo coscienza della nostra forza e della nostra capacità di muovere gli eventi a nostro vantaggio.




Perché non cominciare da qui, da dove ci troviamo, con tutte le nostre contraddizioni, le nostre paure, le nostre infinite resistenze, a cambiare dall'interno, se questa è la sola chiave per cambiare il mondo?  

Una volta ho sentito dire che ogni popolo ha il Governo che si merita; oggi potremmo ampliare il detto affermando: "Ogni popolo ha i cieli che si merita!"... 
Triste, ma vero... 



Il cielo, da sempre considerato la patria degli Dei, la sede dell'Inconoscibile e del Divino, il punto verso il quale gli uomini stanchi del loro faticoso errare alzavano lo sguardo, ad invocare benevolenza e pace, ora è diventato la pattumiera aerea di tutte le contraddizioni umane, di tutto l'odio, la prevaricazione, l'inganno e l'astuzia dei pochi a danno dei molti. In realtà esso è l'istantanea, lo specchio fedele di ciò che abbiamo permesso accadesse nella nostra vita, nelle nostre relazioni separate, nella non accettazione dei nostri limiti, nel non essere capaci di perdonare né di perdonarci, nel continuo cicaleccio della mente che prevale sul sentire del cuore... Come potevamo pensare che tutto ciò non si palesasse anche di fuori?! 

Siamo pur sempre nel Regno delle possibilità, ove ad ogni passo ci è dato di compiere una scelta, di svoltare da una direzione all'altra, di invertire la rotta, di scegliere per il bene e non per il male. In fondo questi sono davvero "Gli ultimi tempi" e per questo sono così duri per tutti; siamo vicini a tirare le somme e a scegliere finalmente da che parte stare: se accendere e tener viva la fiammella dell'amore dentro di noi, o se scegliere di spegnerla definitivamente, dandola vinta alla paura e alla separazione.


Non dico di benedire le scie chimiche e gli Illuminati che scientemente le hanno pianificate, con il fatale e venefico effetto di ridurre la popolazione allo stremo delle forze fisiche psichiche e mentali, ma di riconoscere che attraverso questo orrifico specchio noi si possa fare mente locale, scendere nel cuore e cambiare decisamente rotta, scegliendo l'amore, la compassione e la bellezza! Se in molti e sempre di più si cominciasse a benedire e a non maledire, il mondo tutto ad un tratto cambierebbe e sparirebbero alla nostra vista simili sciagure, perché prima sarebbero sparite dalla vista dei nostri cuori. 






(segue poesia)
     



 RIPRENDIAMOCI IL CIELO






Una volta,
quando ero ragazzo
i cieli erano blu

Potevi rimanere ore e ore
col naso all’insù
e godere di quel colore intenso,
scuro e nitido

in compagnia
di un sole giallo
caldo e gentile.

Il mare
in fondo allo specchio degli occhi
si stagliava all’orizzonte
come una linea curva
dolce e costante,

mentre le vele
issate qua e là
come steli di fiori
sugli scafi
trapuntavano di bianco smeriglio
la tavola azzurra
d’un colore marcato e netto

parte di un disegno
cucito addosso al blu arioso
dell’altra metà dello sguardo di sopra

Capitava allora
di accompagnare i pensieri
all’andirivieni
di nuvole paffute
bianche e bitorzolute,
più simili a batuffoli di cotone
in movimento armonico
tra loro
…vederle ondeggiare nel cielo
a percorrere gli infiniti spazi
di traiettorie libere
talvolta velocissime

fino a coprire la sfera
di luce infuocata
che per attimi rimaneva in apnea
oscurata dalla loro
pachidermica leggerezza

Simili passaggi
lasciavano giù ombra e freddo
repentini
e lo sguardo tutt’intorno
cambiava di luce
i contorni delle cose,
natura e case apparivano d’un tratto
come usciti da una pellicola
in bianco e nero

Qualche brivido trapassava
la pelle per quell’inusitato
collasso di calore
e lo scuro che piombava di sotto
lasciava di nuovo la presa,
ridonando colore e calore intensi
come quando si accende di nuovo la lampadina
in una stanza buia
per un improvviso black-out elettrico…
Ora non più!
Quale sia il bimbo
che oggi voglia trastullare
il suo sguardo
con quel concerto aereo di lassù
e mirare poi giù
a scorgere nitidi paesaggi
infarciti di blu
più non potrebbe

e neppure saprebbe
di una luce e un colore
che i suoi freschi occhi giovani
non potrebbero ricordare

Riprendiamoci il Cielo,
specchio vaporoso
dell’ignobile fatalismo degli Umani
che nemmeno si accorgono
dell’’orribile ziz-zagare
di orribili mosconi con ali di ferro,
dipinti di bianco,
invisibili ai radar
senza egide o bandiere,
clandestini e ingannevoli

che vanno in giro ogni minuto
a frotte su nei cieli
a intessere fili di ragna
a spandersi lassù
fino a sporcare di bianco
irreale e lattiginoso
la cupola celeste

mentre il disco dorato
rimane tutto appannato, lui stesso ingannato
e orfano, senza più contendersi il gioco
con quelle nuvole bianche e paffute,
ricordo d’altri tempi
ormai,
lasciando trapelare
un bagliore irreale e caldissimo
ad accecare gli occhi
e confondere i pensieri
di là sotto
di chi pensa per non pensare
che si tratti di normali
voli di linea

che sian pazzi coloro che
vedono oltre il velo
dell’ignobile indifferenza
della cattedratica scienza

pronta a sputar sentenze
a dar goffe e interessate
indicazioni
all’umana gente
attraversata da tubi catodici
e digitali terrestri
nuovi pulpiti di verità nascoste
e assopite.

Ma il cielo è cambiato!
Dove siete andati
bei batuffoli di cotone
bianchi e immacolati,
oh, giocosi cumuli,
non siete più tornati!

D’un tratto mi sovvien Leonardo,
il sommo genio visionario
che vide di questi giorni
ciò che la moltitudine si ostina a non vedere
e anche gli Hopi
che indicarono quelle scie
come tele di ragnatela
a infestare il cielo,
segno prossimo
del giorno della Grande Purificazione.

Riprendiamoci il Cielo, ora o mai più!
Riprendiamoci la Terra!
Riprendiamoci la Gioia!

da Luca Peirano, Incanto e disincanto. Versi poetici di luoghi comuni e metafisici, www.ilmiolibro.it, Gruppo editoriale L'Espresso, Milano, 2014.                              

Vinci (FI), 10 marzo 2011


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