mercoledì 29 gennaio 2014

PIN...OCCHIO, l'occhio della Pineale



PIN...OCCHIO


l'occhio della PIN...eale

di Salvatore Brizzi

Mi capita spesso di ascoltare con interesse le conferenze su youtube di Salvatore Brizzi
che ho avuto il piacere di conoscere personalmente proprio a Genova,
durante un suo incontro, diversi anni fa.
Nel frattempo Salvatore ne ha fatta di strada e, come ben sappiamo, 
il suo compito era da sempre quello di aiutare le anime a riconoscere chi sono, 
per il risveglio della loro coscienza; 
ad ognuno infatti viene consegnato un dono, un talento. 
Credo che la preghiera più bella che ognuno di noi possa fare
al proprio Maestro interiore sia quella di scoprire chi sia veramente
e quale sia il proprio compito esistenziale,
qui in questa incarnazione e su questo piano di esistenza.
Credo che uno dei compiti di Salvatore
sia proprio quello di aiutare le persone che a lui si rivolgono
per far loro scoprire chi sono e per compiere al meglio quello per cui sono venuti a fare o ad essere.

Riconosco in lui la maestria della Guida propria dell'Era dell'Aquario, 
ove il riconoscimento dell'autorità viene conferito in base alla capacità di 
stimolare una vera e spontanea crescita interiore, all'autorevolezza
di un suggerimento sussurrato, mai nella misura dell'ordine cattedrattico o della presuntuosa certezza di avere tutte le risposte!

E poi nella capacità di leggere tra le righe, 
di andare al di là di ciò che appare, 
ove "Tà Phenomena" (le cose manifeste) vengono interpretate semplicemente come 
il pretesto o meglio il veicolo attraverso il quale si celano
importanti e a volte scomode denunce e verità.
Salvatore ci spiega dunque con arguzia speculativa come anche 
la fiaba apparentemente più semplice, più amata e conosciuta dai bambini italiani
e forse non solo da loro, possa celare importanti significati,
contenere semi sapienziali di saggezza, 
nascosti però dietro le scenette più sagaci e persino più innocenti che tutte le generazioni di genitori
hanno letto per i propri figli. 
Così Collodi ebbe il genio
di porre sulla carta le istruzioni di un vero e proprio 
cammino iniziatico di purificazione e di ascesa verso la perfezione.
Pin...occhio, l'occhio della Pin...eale, come suggerisce la lettura
di Salvatore, rappresenterebbe quindi il percorso in salita 
dell'uomo in quanto individuo e dell'umanità in quanto specie
(filogenesi e ontogenesi) verso il compimento di ogni sforzo, per arrivare 
al senso profondo dell'esistenza: in fondo la chiave di lettura 
che "il massone" Carlo Collodi voleva restituire alle coscienze assopite
degli uomini del suo tempo consisteva semplicemente nell'AMORE!
E' infatti nell'amore che Pinocchio il burattino ha infine per Geppetto
(il Padre) che tutto si ricompone e lui finalmente
si trasforma in bimbo in carne ed ossa; compie un passaggio iniziatico
che lo conduce al sentire della carne, alle emozioni del cuore: ascende la scala dell'evoluzione e si accinge a diventare uomo.
Godetevi dunque questa bellissima lettura inedita di Pinocchio, come forse non l'avete mai letta.




Dinaweh 



...Pin-occhio (l’occhio della pineale) è a tutti gli effetti la rappresentazione del percorso di risveglio. Il Padre, Geppetto, ne è il Creatore, infatti non è un vero padre nel senso comune del termine, ma Colui che lo trae dalla materia e gli dà forma. 
Pinocchio non nasce da una donna, e questo è il primo fatto extra-ordinario. 
Geppetto lo scolpisce nel legno, lo crea burattino, cioè un essere “meccanico”, “addormentato”, come direbbe Gurdjieff, in grado di parlare e camminare, ma non dotato di coscienza, quindi non ancora umano.

Collodi, massone, ha un’idea semplicemente geniale 
per illustrare una parabola esoterica!

Appena creato, Pinocchio diviene subito ingestibile, in quanto non ha ancora ritrovato né la sua anima (la Fata Turchina) né tantomeno il Padre, dal quale dovrà prima separarsi per conoscere le insidie del mondo, proprio come accade al figliol prodigo nell’omonima parabola evangelica. Lungo il suo cammino iniziatico impara a conoscersi, a gestire il corpo, le emozioni e la mente, sorvegliato a distanza dalla sua anima, la quale – nonostante le menzogne del burattino – lo aiuta nei momenti più bui e lo rimette sempre sulla “retta via”.



Incontra il Gatto e la Volpe (il corpo emotivo e il corpo mentale) che lo illudono e lo ingannano. A causa loro Pinocchio crede di poter moltiplicare facilmente i suoi soldi anche senza possedere ancora la vera Conoscenza, quella che dovrebbe acquisire frequentando la Scuola che lui sempre rifiuta.

Il Gatto e la Volpe – i suoi corpi, il suo apparato psicosomatico – a un certo punto prendono il sopravvento e lo impiccano. Pinocchio muore e resuscita.




Mangiafuoco è l’equivalente del termine evangelico “mammona”, è il burattinaio, ossia la potenza del mondo (“non puoi servire a Dio e a mammona” dice Gesù) che ti fa lavorare e ti sfrutta insieme agli altri burattini, i quali possono venire sacrificati e gettati nel fuoco in qualunque momento.





Lucifero/Lucignolo è colui che lo distrae dalla Scuola, cioè dall’autentica Conoscenza, quella che lo metterebbe in contatto con i “maestri” e lo farebbe diventare finalmente Uomo, come vuole la Fata Turchina. Lucignolo lo indirizza invece verso il Paese dei Balocchi, dove tutti gli abitanti sono bambini (animicamente) cioè poco evoluti, inclini al vizio e immersi nell’ignoranza (“lì non vi sono scuole, lì non vi sono maestri, lì non vi sono libri”). Questa esperienza simboleggia il massimo della dissoluzione umana, infatti Pinocchio viene precipitato nel mondo infraumano (viene trasformato in asino), cioè ha una temporanea esperienza di retrocessione animica, che però gli consente l’ennesima successiva trasmutazione.

Infine Collodi descrive l’avventura nella pancia della balena, dove Pinocchio, al termine del suo ciclo evolutivo e delle sue esperienze iniziatiche, incontra nuovamente il Padre che l’ha creato. Anche qui è evidente il parallelismo sia con la parabola del figliol prodigo sia con il Libro di Giona, dell’Antico Testamento, dove il protagonista trascorre tre giorni e tre notti nella pancia del cetaceo e alla fine prega Dio nella sua afflizione e si impegna a onorarlo e a pagare quello che ha promesso. Allora Dio comanda al pesce di vomitare Giona.










Pinocchio si ricongiunge col Padre e onora il volere della Fata Turchina, ossia la sua anima.




Salvatore Brizzi

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